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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Grateful Dead - Anthem of the Sun
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( 4187 letture )
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Uscito in pieno periodo "Summer of Love", Anthem Of The Sun è la seconda release dei Grateful Dead e vede molteplici differenze rispetto al debutto omonimo: una di queste riguarda la line-up della band, alla quale si aggiunge infatti un secondo drummer, Mickey Hart, figlio di genitori anch'essi batteristi (!) i quali evidentemente gli trasmisero la passione per lo strumento; la sua entrata nel gruppo è dovuta all'amicizia nata ad un concerto con lo stesso Bill Kreutzmann. Da parte sua Phil Lesh, di ritorno dalla Berkley University, portò con sé un pianista assai dotato, Tom Constanten; quest'ultimo entrerà ufficialmente nella band nell'autunno del 1968. È inoltre il primo disco composto interamente di brani originali e per realizzarlo il gruppo impiegò diversi mesi, mentre la realizzazione di Grateful Dead fu assai meno curata; i pezzi sono lunghi, il sound più psichedelico e soprattutto sperimentale (un mix che vede rock, bluegrass, folk, blues, country, jazz e chi più ne ha più ne metta) composto sotto l'effetto di acidi -la band intendeva trascrivere in musica ciò che "vedeva" durante i trip- suonerie, campanelli e rumori vari fin dall'open track, per non parlare dei testi no-sense, la maggior parte dei quali incomprensibili anche agli stessi anglofoni: ma anche questo è psichedelia!
I solchi sono permeati da un certo jam-style per cercare di ricreare le atmosfere tipiche dei leggendari live dei Grateful Dead ma a ben guardare la cosa non riesce appieno: per rendere il tutto più veritiero si ricorre all'escamotage di fondere alle parti suonate in studio degli estratti dal vivo e la cosa -visti anche i limiti tecnologici del tempo- sa un po' di posticcio; ciò comunque non oscura i pregi di quella che si può sicuramente definire la prima vera prova di personalità della band: semmai si palesa in maniera ancor più evidente la difficoltà di trasmettere in studio i colori e le sfumature delle note dei Grateful Dead, da sempre -e giustamente- identificati con la dimensione live. La suite That's It for the Other One parte rilassata e cantilenante per poi rivelarsi verso il finale come un'orgia di effetti audio, suoni che sembrano provenire dallo spazio e campanacci vari e quindi defluire nella seconda traccia, New Potato Caboose, qualitativamente migliore e più interessante rispetto alla precedente; chiude il lato A la breve Born Cross-Eyed, mentre l'altra facciata del LP è aperta da Alligator (cantata da Pigpen) molto divertente e "variopinta" con le sue reminescenze jazz che fanno capolino di tanto in tanto e la jam percussionistica; probabilmente il brano più rappresentativo e valido del lotto. Chiude il disco Caution (Do Not Stop on Tracks), un cocktail di performance live che non convince del tutto, non riuscendo a trasmettere appieno il clima del concerto e anzi risultando inutilmente prolisso in certi punti.
La sensazione è che manchi quel qualcosa che potrebbe elevare ulteriormente l'album di livello (gli stessi musicisti ai tempi non furono del tutto soddisfatti del risultato finale), ma come detto ci troviamo di fronte alla prima vera produzione targata 100% Grateful Dead e quindi si può capire che la voglia di fare e sperimentare abbia portato a soluzioni non sempre convincenti; Anthem Of The Sun è un buonissimo album, ma non certamente il capolavoro della band -il meglio deve ancora arrivare, vedi i successivi Aoxomoxoa o Workingman's Dead- e soprattutto non è un disco per tutti: per apprezzarlo non è necessario essere dei Deadheads convinti, ma bisogna tener conto della particolarità della proposta (jam infinite e soluzioni piuttosto spiazzanti) con tutti i rischi del caso, non ultimo quello della "pesantezza" delle composizioni stesse; se invece amate incondizionatamente i Grateful Dead questo disco è un must.
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2
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Per me è da 95....bellissimo. Da qui i Dead diventano i Dead.. |
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1
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Altro tassello importante nella storia del rock psichedelico che denota anche una crescita rispetto al pur promettente esordio. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. That's It for the Other One I. Cryptical Envelopment II. Quadlibet for Tender Feet III. The Faster We Go, The Rounder We Get IV. We Leave the Castle 2. New Potato Caboose 3. Born Cross-Eyed 4. Alligator 5. Caution (Do Not Stop on Tracks)
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Line Up
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Jerry Garcia (Chitarra Solista, Chitarra Acustica, Kazoo, Vibraslap, Voce) Bob Weir (Chitarra Ritmica, Chitarra 12 Corde, Chitarra Acustica, Kazoo, Voce) Ron "Pigpen" McKernan (Organo, Celesta, Clave, Voce) Phil Lesh (Basso, Tromba, Clavicembalo, Güiro, Kazoo, Piano, Timpani, Voce) Bill Kreutzmann (Batteria, Campane Tubolari, Gong, Crotales, Pianoforte Preparato, Zill) Mickey Hart (Batteria, Campane Tubolari, Gong, Crotales, Pianoforte Preparato, Zill)
Musicista Ospite Tom Constanten (Pianoforte Preparato, Pianoforte, Basi Registrate)
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RECENSIONI |
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