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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
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DEATH BY METAL - La Recensione
22/03/2014 (3803 letture)
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PARLARE DI CHUCK SCHULDINER Parlare dei Death e di Chuck Schuldiner in particolare non è mai un compito facile. Troppo è il rammarico per la scomparsa di uno dei personaggi più importanti della nostra musica e troppo l'amore per i dischi che ci ha lasciato in eredità. Un vero e proprio libro su di lui non è mai stato scritto, anche se in più tomi generici ha fatto capolino la sua figura e la sua creatura. A colmare questa lacuna ci ha pensato il nostro Rino Gissi, storica "penna" di Metallized che con Death By Metal fa il suo esordio nelle biblioteche. La storia di Chuck viene ovviamente raccontata in ordine cronologico ed è divisa in capitoli, ognuno dei quali porta il titolo di una delle opere discografiche di Schuldiner, eccezion fatta per gli ultimi due, Land Of No Return e Together As One, i quali raccontano rispettivamente la battaglia (purtroppo persa) contro la malattia e tutto ciò che è avvenuto dopo la sua morte. Il libro è anche composto da racconti e testimonianze delle persone che sono state intorno a Chuck oltre alle sue dichiarazioni, tutte contestualizzate nel giusto periodo e questo ci permette di avere una visione totale di quello che succedeva prima, durante e dopo la pubblicazione di ognuno dei masterpiece del cantante/chitarrista. Così abbiamo la possibilità di conoscere i retroscena della scelta dei musicisti e degli abbandoni, oltre ai vari problemi con le label e con i tour, assieme alle puntuali spiegazione dei testi.
Una delle cose che personalmente mi ha colpito di più è il ritratto che viene fuori di Schuldiner, molto spesso disegnato come dispotico (anche da suoi colleghi) oppure cordiale ed amichevole. In realtà nel corso del libro Rino ci mostra in maniera equilibrata entrambi i lati, mettendo a nudo anche una certa fragilità di fondo che si è manifestata ad esempio in occasione dei tour lontani da casa interrotti o saltati, contrapposta alla voglia di rivalsa che veniva fuori ogni volta che un ciclo si apriva. Non ho mai ritenuto che fosse un caso, infatti, che nei titoli degli ultimi due dischi del nostro artista compaiano le parole "perseverance" e "fragile", entrambe rappresentative del modo di essere di Chuck. È inoltre possibile notare anche la maturazione della persona, dal ragazzino esuberante all'uomo riflessivo, passando per il ragazzo irrequieto scottato anche da diversi tradimenti. Purtroppo la malattia ci ha portato via Chuck nel momento in cui pareva aver raggiunto una certa stabilità, con dei musicisti amici al suo fianco (molto belli a tal proposito i ricordi legati a Steve Di Giorgio e Richard Christy) ed ancora tanto da dire. Maturazione che ha viaggiato di pari passo con l'evoluzione dei Death, musicale, testuale e visuale con il cambiamento graduale del logo, parte integrante e rappresentativa della crescita, non solo un font da appiccicare a delle locandine o su di un telone da palco.
Il libro si snoda attraverso diversi passaggi, ripercorrendo l'ingenuità degli esordi dell'epoca Mantas e dei primi Death (memorabile a tal proposito una sfrontata dichiarazione di Chuck su Vince Neil dei Motley Crue) e le vicende spinose della storia, come il famigerato tour europeo dei Death senza Schuldiner o la controversia Zero Tolerance che ha visto contrapposti la famiglia dell'artista alla Hammerheart/Karmageddon, vicenda meno pubblicizzata e conosciuta ma altrettanto sconcertante e della quale è difficile a tuttoggi dire qualcosa in merito e prendere una posizione, specie dopo la caterva di ristampe della Relapse Records. Ma sicuramente per le persone come me, che hanno vissuto tramite la cronaca delle riviste specializzate l'annuncio della malattia, l'ottimismo della prima operazione e la tragica fine di Schuldiner, rileggere tutto il calvario sopportato dal cantante/chitarrista, con il suo tentativo di aggrapparsi alla vita e l'aiuto che amici e familiari hanno cercato di dargli, non può che far stringere il cuore.
Oltre al racconto delle vicende raccontate da Rino ci sono anche un paio di gustose appendici (ad aggiungersi alla prefazione ed alle conclusioni di Angelo Mora): nella prima Angelo Fumi della Night Of The Vinyl Dead parla delle varie edizioni in vinile dei Death, molto interessante per i collezionisti e gli appassionati di quel formato. La seconda è invece il resoconto degli incontri con Chuck, Gene Hoglan e Steve Di Giorgio di Joe Laviola, batterista dei Gory Blister, storica formazione death metal italiana. Laviola (che ha anche contribuito con del materiale fotografico) mostra uno spaccato ancora più umano di Schuldiner, quello dell'appuntamento con i fans e del professionista che ci tiene al suo lavoro. È forse questo aspetto l'unico difetto che sento di trovare al libro: per quanto le vecchie dichiarazioni siano interessanti e calzino alla perfezione nella cronistoria, si sente un po' la mancanza di testimonianze dirette come queste.
Nonostante questo difettuccio, il lavoro di Rino è stato comunque ottimo. Tutti noi sappiamo della passione che nutre per il lavoro di Chuck Schuldiner, ma il libro non è scritto nella maniera faziosa dei fan accecati, bensì tesse le giuste le lodi di un musicista straordinario ma evidenzia anche le contraddizioni e le debolezze di una persona come noi, un appassionato di heavy metal, mantenendo il giusto distacco e raccontando da esterno i fatti. Sarà il lettore a farsi poi una propria idea, come è giusto che sia. Death By Metal è un mezzo per conoscere una storia poco conosciuta, ma di grande spessore. Una storia della quale difficilmente verrà fatto qualche special per la tv, ma non per questo meno importante o non degna di essere raccontata. L'importante è però abbinare questo racconto all'ascolto dei dischi, solo così si potrà entrare veramente in questa Storia da Raccontare.
To you I am past, a story to tell Tell it
INTERVISTA ALL’AUTORE Dopo aver letto il libro ho scambiato alcune parole con Rino col quale abbiamo sviscerato alcuni retroscena sulla scrittura e qualche mia osservazione venuta fuori dalla lettura. Ecco a voi il resoconto:
Diego: Ciao Rino e benvenuto dall'altra parte della barricata! Dunque partiamo dalla domanda più banale, com'è nata l'idea di scrivere un libro su Chuck Schuldiner? Rino: Ciao Diego e grazie, naturalmente, alla redazione per l'opportunità -un po' strana per la verità!- di passare dall'altra parte della barricata e poter parlare del mio libro! Beh, da quando ho scoperto la musica di Chuck Schuldiner questa mi ha letteralmente rapito ed è diventata parte inscindibile di me: a livello di testi, musica ed atmosfera, Schuldiner ha suscitato qualcosa di indescrivibile in me, fin dalla prima ora, tanto che di getto ho iniziato a scrivere appunti sui suoi dischi e interpretazioni dei testi, cercando di pari passo informazioni sulla sua vita e sul suo pensiero; sentivo un bisogno fisiologico di fissare tutto su carta anche se all'inizio non pensavo certo che sarei arrivato a pubblicare un libro! Volevo semplicemente fare ordine sulle vicende e sulla vita di Chuck, più per sfizio personale che che per altro; quando poi il materiale ha iniziato a diventare consistente ho sentito quasi una sorta di 'missione' da compiere, non essendoci nessun libro su Schuldiner in commercio, che io sappia. Questo vuoto era ingeneroso e sentivo doveroso dover colmare questa lacuna per celebrare la memoria di questo mio idolo, se non addirittura modello di vita! Quando si è profilata l'opportunità di farlo in veste ufficiale, con un libro vero e proprio...beh è stato come toccare il cielo con un dito, ancora adesso a volte riguardo il mio nome stampato sulla copertina e mi sembra un sogno, un onore indescrivibile.
Diego: Quanto è stato difficile documentarsi? Immagino che durante la scrittura ti sia trovato a dover aggiornare continuamente i capitoli. Rino: Documentarsi è stato abbastanza complicato: la stragrande maggioranza delle informazioni le ho recuperate traducendo centinaia e centinaia di vecchie interviste sul web, mentre altre le ho prese dalle vecchie riviste degli anni novanta appartenenti a mio fratello Alfredo, un vero e proprio archivio di informazioni che sono fortunato ad avere in casa! La revisione dei capitoli è stato un processo altrettanto faticoso, sia per rimettere le cose nel giusto ordine cronologico sia quando si è trattato di dover riportare con completezza gli avvenimenti più complessi come i tour interrotti, il viavai di musicisti o le cause legali relative allo sciacallaggio sul materiale inedito dei Control Denied. Insomma, i capitoli sono stati rivisti innumerevoli volte perché Chuck era un perfezionista assoluto e non ci saremmo mai potuti permettere la più piccola inesattezza, non sarebbe stato giusto nei confronti della sua memoria.
Diego: Ora una domanda spinosa: per molti artisti morti giovani o in circostanze tragiche si sviluppa una certa idolatria postuma che porta una fama superiore (anche solo per sentito dire) a quella che si aveva da vivi. Io credo che anche per Chuck sia successo così, non che non sia meritata, ma è anche per questo che ci ritroviamo iniziative discusse come il Death To All Tour o le ristampe stracolme di extra della Relapse. Te che idea ti sei fatto? Rino: Allora, premetto dicendo che Chuck aveva una discreta fama 'di culto' già da vivo, da quello che sono riuscito a capire dai documenti dell'epoca. Sì, a volte è facile idolatrare a dismisura artisti o personaggi storici solo dopo la morte, ma credo che la fama postuma di cui gode ora Chuck sia strameritata: era un musicista ed un compositore molto più sorprendente di tanti altri che, pur essendo ancora vivi, godono di una fama superiore a quella di Chuck stesso. Credo che il discorso sia inverso: non è sbagliato idolatrare questi personaggi dopo la morte, ma è grave non accorgersi della loro grandezza finchè sono in vita! Mi vengono in mente altri come Cliff Burton o Freddie Mercury: a volte non ci rendiamo conto di quello che abbiamo, della possibilità di ammirare dal vivo, su un palco, dei veri campioni della musica che più ci piace. Ci si fa il sangue amaro a criticare Tizio o Caio per poi venerarli quando passano a miglior vita, invece di apprezzare la loro arte in un contesto di contemporaneità. Purtroppo il music business tende a cavalcare l'onda e sfruttare questa tendenza della gente: è da qui che nascono le iniziative di cui parli, oltre che dal desiderio (più genuino) dei fan di poter rivivere almeno in parte un pezzo di storia. Pertanto, in sintesi, trovo giusto idolatrare un musicista, in questo caso Chuck, ma non 'solo' perché é morto: di lui avrei avuto la stessa identica ammirazione anche vedendolo in azione dal vivo (così come ho la stessa ammirazione per altri artisti tuttora viventi!), mentre trovo ingiuste le iniziative di sciacallaggio come quella del tour commemorativo, peraltro organizzato da Eric Greif che più volte aveva avuto modo di essere allontanato da Chuck.
Diego: Leggendo l'inizio del libro non ho potuto fare a meno di notare un certo parallelo tra la storia di Chuck e quella di Cliff Burton: stessa passione per la musica, stessa abnegazione per lo strumento, stessa voglia di arrivare senza però rinunciare ai propri ideali. Inoltre ho notato delle storie familiari simili, dato che entrambi sono stati segnati dalla morte del fratello più grande e per entrambi i genitori non hanno mai fatto mancare il proprio supporto, assecondando la loro passione ma dandogli anche un limite temporale per raggiungere determinati obiettivi. È una cosa che hai notato anche te? Rino: Sì, certo, è una cosa che fa quasi impressione se ci pensi! Tra le similitudini ovviamente c'è anche quella della morte prematura, purtroppo: sembra quasi un segno del destino, come se si trattasse di un copione sceneggiato a regola d'arte. La più grande paura di era la morte stessa e più volte egli ha parlato del terrore di morire lontano da casa, in tour, portando proprio l'esempio di Cliff Burton: il finale è stato diverso, per quanto ugualmente tragico, ma è inquietante anche il fatto che sia stato un tumore al cervello a portarcelo via, proprio lui che per tutta la carriera ha sempre difeso l'importanza del 'pensiero individuale', del 'possedere la propria mente', mettendo l'introspezione, la riflessione e quindi il cervello stesso al centro dei suoi testi e della sua opera.
Diego: Prima o dopo la pubblicazione del libro hai provato a contattare Eric Greif, la famiglia Schuldiner o qualche ex-membro dei Death? Rino: Molto prima che il libro prendesse forma mandai una mail alla madre di Schuldiner, rivolgendole alcune domande; purtroppo non ho mai ricevuto risposta. Per il resto no, non ho contattato nessuno, anche perché tutto sommato nelle vecchie interviste ho trovato tutte le risposte alle domande che avrei rivolto ai personaggi di turno. Certo, ci sarebbe stata la possibilità di chiedere loro un ricordo 'postumo', ma forse saremmo sfociati in una serie di sviolinate dal sapore malinconico ma di poco contenuto. Come si diceva prima, magari oggi è facile farsi influenzare dalla scomparsa del musicista e fornire dichiarazioni piuttosto banali sul quanto fosse bravo con la chitarra o simpatico come ragazzo; trovo più interessanti e credibili le dichiarazioni rilasciate quando Chuck era ancora vivo, anche se comunque non mancano commenti e citazioni risalenti già al periodo post-2001.
Diego: Giochiamo un po': immaginandolo vivo oggi, come lo vedresti nel mercato musicale di ora? Considerando che i Death all'epoca non vedevano tantissimo, col file sharing e le nuove tecnologie le vendite non sarebbero migliorate di certo. Credi che si sarebbe rifugiato nella totale autoproduzione, anche per sfuggire dalla morsa delle odiate label? Rino: Chuck odiava Internet a morte e si sarebbe schierato coi Metallica, ad esempio, sul caso Napster. Avrebbe trovato deprimenti i social network e l'imperare delle relazioni virtuali, per non parlare poi del file sharing contro cui avrebbe fatto delle autentiche crociate! Mi sembra quasi di immaginare le sue interviste al vetriolo sull'argomento! Forse non si sarebbe buttato sull'autoproduzione, questo non lo credo, però sarebbe andato avanti con un senso di amaro in bocca, cercando di comprendere la realtà pur senza condividerla. Alla fine con la stessa Nuclear Blast qualche compromesso lo aveva raggiunto (gli era stato chiesto un disco dei Death mentre lui voleva dedicarsi solo ai Control Denied, ma accettò comunque di pubblicare the Sound Of Perseverance sotto il moniker Death), segno che quindi riteneva necessario e fondamentale l'ausilio di una label per la promozione della propria musica. Penso che avrebbe messo di nuovo in standby i Death, ripescandoli di tanto in tanto ma sempre con meno frequenza, dedicandosi maggiormente ai Control Denied. Per cui me lo immagino con qualche capello grigio, qualche ruga ed un prog-metal sempre più melodico, elaborato ma via via meno aggressivo.
Diego: Ok, a te l'ultima parola per i lettori. Rino: Beh, che dire, i nostri lettori più assidui conoscono bene la passione con cui scrivo e l'amore che nutro nei confronti della musica di Chuck, per cui spero vivamente che molti di loro comprino il libro e riportino sulle nostre pagine le proprie osservazioni in merito! Alcuni lo hanno già fatto e sono davvero felice del riscontro avuto in questi primi mesi. Inoltre penso che la storia di Chuck e la sua filosofia di vita, le riflessioni contenute nei suoi testi e le vicende della sua esistenza siano interessanti anche per chi non mastica troppo death metal: il libro è quindi rivolto non solo agli appassionati del genere, ma a chiunque voglia leggere una 'storia da raccontare', senza troppi linguaggi tecnici o riferimenti comprensibili solo dal deathster incallito. Tra l'altro mi preme ricordare una volta di più che parte dei proventi vengono donati alla FIEO (Fondazione Istituto Europeo di Oncologia) per contribuire alla ricerca sul cancro, un'iniziativa sempre nobile che i ragazzi di Tsunami hanno voluto portare avanti. Un saluto a tutti i lettori e a risentirci, ovviamente sulle colonne di Metallized!
::: ::: ::: RIFERIMENTI ESSENZIALI ::: ::: ::: TITOLO: Death By Metal – La Storia di Chuck Schuldiner e dei Death AUTORE: Rino Gissi CASA EDITRICE: Tsunami Edizioni COLLANA: I Cicloni ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2013 NUMERO PAGINE: 220 PREZZO: 20 euro
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Magnifico lavoro ! Mi sono piaciuti molto le brevi traduzioni e le spiegazioni del messaggio di ogni canzone. Grazie Rino sei un grande ! |
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Appena posso lo comprero' assolutamente..azzo cè troppi libri che devo prendere...quello di Paul Stanley e di Alice cooper(era da tempo che aspettavo una bio del vecchio zio Vincent furner) |
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Mi son fatto prestare il libro da un amico e l'ho letto, da grande fan di Schuldiner. Mi è piaciuto così tanto che andrò presto a comprarlo per leggerlo di nuovo. Complimenti all'autore! |
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Grazie ancora degli ulteriori complimenti: a tutti i lettori e colleghi che hanno acquistato e apprezzato il mio lavoro!  |
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Complimentissimi a Rino..se li merita tutti!!! |
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Complimenti all' autore per il lavoro svolto. Una figura che io accomuno inconsciamente a Chuck è Criss Oliva. |
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Penso di essere stato uno dei primi ad acquistare il libro che giudico valido ed esaustivo. I complimenti a Rino gliel'ho fatti già' da tempo, peccato per la grafica, ma non è' colpa sua. |
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Bravo Rino, come ho sempre detto non sono amante del death e derivati, ma trovo che mostrare al pubblico la vita di un personaggio che è leggenda, sia doveroso. Non amo la sua musica, ma riconosco l'intelligenza e la qualità. Sul discorso di idolatrare artisti morti, trovo sia esagerato in questo caso (cosi come Burton e molti altri): stiamo parlando di un artista, una persona amata dai fans (per fortuna) sopratutto da vivo, e dopo la sua morte è stato onorato come meritava. La grandezza, e le emozioni che un artista ci regala, molte volte ci arrivano solo dopo che non c'è più, e rimpiangi di non averlo visto da vivo, o seguito in modo più attaccato prima che se ne andasse. PS: discorso complesso da riportare per iscritto, mia opinione! |
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Ottima intervista per un ottimo libro. Ho gia detto tutto sul forum ma ribadisco il complimenti a The Thrasher. |
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Complimenti vivissimi a The thrasher x il libro, a Er Trucido x l'articolo e a Chuck x la sua musica! |
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Se non sbaglio l'ho comprato al Giunti, il libro l'ho letto tutto d'un fiato perchè era interessantissimo! |
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Grazie a tutti per i complimenti, ragazzi, a Diego per la bella recensione e alla redazione per aver voluto parlare del mio libro!  |
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complimenti! onore a te e chuck! |
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Ce l'ho (preso, perso e ricomprato) ed é un lavoro davvero notevole! Zeppo di informazioni, é molto completo e allo stesso tempo godibile. Onore a Chuck e onore a Rino!  |
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Mi pare che avevo già scritto a Rino per dirgli che avevo apprezzato un sacco questo libro. In ogni caso rinnovo i complimenti per il lavoro di Rino, ben dettagliato e ben scritto, e che soprattutto ci fornisce un ritratto vero di Chuck; una persona schietta che è sempre andata avanti con le sue idee e non ha mai mollato! Quest'opera era doverosa nei confronti di Chuck, necessaria per far conoscere a più gente possibile, non solo il genio musicale, ma anche la sua persona. |
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