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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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THE HAUNTED - Ferite
26/08/2014 (2041 letture)
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Parlare di swedish death metal e non citare i The Haunted risulta sciocco, perché anche se non hanno mai avuto un ruolo da protagonisti, loro hanno contribuito molto alla scena, con dischi di ottima fattura. Il gruppo ha da sempre avuto due cantanti, uno melodico ed uno più virile e brutale. Ecco che ai nostri microfoni Marco Aro spiega i motivi del suo comeback, del cambio di stile e di un album che merita di essere scoperto, perché dietro molte sfuriate in salsa di doppio pedale nasconde molte cicatrici, una storia difficile e tanta passione.
Ad Astra: Ciao Marco, benvenuto su Metallized.it; è un piacere sentirti, come stai? Marco:Aspetta un attimo che mi metto comodo: sai, sono in vacanza e sto facendo un passeggiata nell’arcipelago qui a Stoccolma. Penso di stare bene, anzi, molto bene (Ride, N.d.R.)
Ad Astra:Che bei posti! Sono innamorato della Svezia ma Stoccolma mi manca da visitare, purtroppo. Veniamo a noi, Marco, iniziamo a parlare del nuovo album, Exit Wounds, dalla superficie: cosa puoi dirmi riguardo alla cover e al titolo scelto? Marco: Certamente, che dirti riguardo a Exit Wounds? Arriva tutto da una grande amicizia di tre persone che suonano in una band e tutto quello che sta alle spalle. Volevamo mostrare alla gente che anche noi abbiamo grandi ferite alle spalle e siamo tornati ancora più forti e la cosa principale è che siamo ancora uniti.
Ad Astra:Hai detto bene, è come se foste rinati dalle ceneri dopo tutti questi anni, un po’ come una fenice. Marco:Proprio così, come una fenice, il voler rinascere è stato il sentimento che ci ha accompagnato lungo il percorso di composizione. Volevamo tornare indietro da dove veniamo tutti, riprendere le radici che ci appartengono.
Ad Astra: Mi sembra giusto quello che dici, anche perché la band è tornata, e tu sei ritornato dopo oltre dieci anni, un po’ come tornare a casa giusto? Marco:Certo, proprio come tornare a casa dopo un lungo viaggio. Siamo una grande famiglia e anche se in passato ci sono stati rancori, arrabbiature e dispiaceri, oggi tutto è scivolato via, abbiamo un ottimo rapporto adesso.
Ad Astra:Anche perché infinite sono le motivazioni che portano questa o quella persona a lasciare una band, non c’è niente di strano. Marco:I motivi del perché qualcuno che non sia io lascia la band dovresti chiederlo a lui di persona (riferendosi al Peter Dolving N.d.R.), non sono grandi problemi per me! Quello che so per certo è che erano stanchi di questa vita avendolo fatto per così lungo tempo. Dopo che continui a fare la stessa vita inizi a stancarti, e se nella musica inizi a stancarti non diventa più né divertente né soddisfacente farlo. Quando Jensen ha deciso di riformare la band parlarono molto di chi sarebbe potuto essere il sostituto, ed insieme ad Adrian han deciso di richiamarmi, di più non so.
Ad Astra:Quindi hanno deciso loro di richiamarti anche perché sei il perfetto “nuovo cantante”. Marco: Lo so, lo so (Ride N.d.R.). Jensen mi ha chiamato mentre stavo guidando in macchina e mi disse “Ehi Marco, come va? Come non va?” e le solite chiacchiere tra amici. Dopo di che: “Sai già quello che ti sto per chiedere” e io “Non me lo chiedere nemmeno”-“Sì invece che te lo devo chiedere, vuoi tornare le gruppo?”.
Ad Astra: E li hai iniziato a un po' a tremare, non sapevi che pensare magari. Marco: Ho fermato un attimo il tutto, ho dovuto prima parlarne con la mia famiglia, avevano anche paura per questa telefonata ma un po’ se l’aspettavano. Alla fine è andato tutto per il meglio parlandone e richiamai Jensen e gli dissi che ci stavo, mi disse subito “Perfetto Marco, è arrivato il momento di metterci al lavoro, sono contento!”
Ad Astra:Quindi alla fine la tua famiglia è stata contenta della decisione di tornare in pianta stabile. Marco:Sai anche tu come sono le donne, in fin dei conti basta che gli porti a casa i soldi e va tutto bene (Ride N.d.R.).
Ad Astra:Perfetto, perfetto, si capisco benissimo quello che mi stai dicendo. Ma andiamo avanti, ad oggi quali sono le differenze più grandi che riusciamo a trovare tra il nuovo The Haunted e l’ultimo dei The Resistance? Li ho entrambi e sento che ci sono molte cose in comune, non sono così distanti anche se in fondo appartengono a mondi distanti. Marco:Sai, quando me lo chiedono faccio un paragone: hai mai visto Ultimate Fighting (una disciplina di arti marziali miste con sede negli Stati Uniti N.d.R.)?
Ad Astra:Sì in passato mi è capitato di vederlo, ho capito cosa dici. Marco:Perfetto, dunque Exit Wounds è un po’ come un atleta di Ultimate Fighting dove ogni pungolo e ogni mossa sono direzionati con precisione dove si vuole seguendo un tecnica ben studiata e preparata. L’ultimo The Resistance invece è un po’ come un lottatore da strada dove in base a chi hai di fronte tutto può succedere, devi essere più selvaggio.
Ad Astra:Ottimo, calza alla perfezione, infatti Scars lo sento più old school. Marco:Proprio così, sia io che Jesper volevamo riportare in vita la sensazione di vecchio, il caro vecchio death metal di scuola svedese. Un ritorno alle origini dove ti ritrovavi in faccia solo un cazzotto e niente più.
Ad Astra:Infatti ogni volta che ascolto Scars è un po' un monolite che ti cade dritto in testa e ti seppellisce. Marco:Grazie (ride N.d.R.) è proprio così che deve funzionare, ti deve annientare.
Ad Astra:Tornando invece a parlare di Exit Wounds, lo sto ascoltando da circa un settimana e ad essere onesto all’inizio non mi aveva esaltato, ero alquanto deluso, mentre ora, ascolto dopo ascolto, cresce e inizia a piacermi sempre di più. Come se aveste puntato più sui muscoli stile Made Me Do It, era una volontà anche degli altri ragazzi? Marco:Ti ringrazio, è così che deve essere preso, anche se all’inizio non convince riprovaci, succede come a te. Ad ogni modo lo stile che ci eravamo prefissati era proprio basato su quell’album, e anche i ragazzi avevano voglia di fare qualcosa distante da The Dead Eye e gli ultimi album.
Ad Astra:Avrei una domanda nello specifico. Il titolo è all’interno di una canzone, di Psychonaut, ha un significato particolare? Marco: Sì… (qualche secondo di silenzio N.d.R.) Se parliamo proprio di Psychonaut è una canzone molto particolare, è molto personale e riguarda la mia disfunzionale storia d’amore con le droghe. Ho avuto tre amori nella mia vita: la musica, la famiglia e le droghe, quest’ultimo è quello che mi ha distrutto in passato ed è stato anche il motivo per cui decisi all’epoca di lasciare il gruppo. Una volta ritornato in gioco avevo bisogno di portarlo alla luce, di raccontarlo, ed ecco che è nata quella canzone.
Ad Astra:Non pensavo di andare così nel profondo, anzi non ne avevo idea. Mi viene da pensare comunque che sia un po’ come un cerchio che prende la canzone, il titolo e la copertina. Marco: Nessun problema, non te ne avrei parlato se no, ad ogni modo vedi, siamo tutti peccatori verso noi stessi, e io mi ci metto in prima persona, a conti fatti riguarda solamente me e le droghe.
Ad Astra:Beh mi sembra di capire che ora sia tutto a posto ad ogni modo, che tu stia bene e che possiamo lasciarci questo capitolo alle spalle. Marco:Sì certamente, sono oramai pulito dal 2003, l’anno in cui ho lasciato il gruppo. Da allora non ho più toccato nulla.
Ad Astra:Dai, andiamo avanti Marco, non rimaniamo nel passato. Riesci a raccontarmi qualcosa in merito alla collaborazione con Chuck Billy? (è ospite all’interno della canzone Trend Killer N.d.R.) Marco:Certo (Ride con gusto N.d.R.), tutto è iniziato anni addietro quando ci incontrammo durante delle date live e diventammo amici. Eravamo in una data a San Francisco e iniziammo a parlarne, poi dopo tutto quello che è successo non se ne fece nulla. Mentre stavamo registrando mi chiamò Jensen e mi chiese se avrei voluto fare quella canzone insieme a Chuck. Rimasi senza parole, perché lui è il motivo per cui ho iniziato a cantare, è il cantante per me. Prima mi ha fatto sentire la canzone senza voci e rimasi impietrito, dovetti fermare la macchina dalla potenza, dopo due settimana arrivarono anche le voci di Chuck e in macchina mi dovetti di nuovo fermare ma questa volta ridevo. Ridevo di soddisfazione, è folle come prestazione, non riuscivo a crederci perché avevo una canzone dove cantavo con il mio eroe. Se ci metti poi anche i testi ancora mi sembra strano.
Ad Astra:Che bello deve essere! Comprendo cosa mi dici, e mi sembra anche di capire che sei un fan dei Testament. Marco:Certo che lo sono, lo sono sempre stato e li adoro.
Ad Astra:Diventa ancora più speciale dato il nome in questione: Chuck non è solito fare apparizioni e guest. Marco:Sì infatti è così, ma è stato fin troppo semplice perché è bastato chiederglielo e lui ha detto sì. Al massimo avrebbe rifiutato, ma alla fine è venuto fuori spettacolare, non posso chiedere di più. Mi ricordo che appena ascoltai la canzone senza partiture vocali non riuscivo a capire, non sembra per niente una canzone dei The Haunted. Dopo però Jensen ha scritto i testi, me li ha mandati e una volta finita di registrare mi sono detto “Cosa? Ma è pazzesco tutto questo!” Non ha nulla di speciale se ci badi, ma è tutto fatto in modo da buttare giù qualsiasi cosa ci sia di fronte.
Ad Astra:In effetti, a pensarci, in un’epoca dove tutto deve essere sempre più ricercato e chirurgicamente registrato per molti, spesso e volentieri si ha necessità di dischi come questo dove la semplicità e la schiettezza la fanno da padrone. Marco:Giusto, è proprio così che deve essere. Sincero e dritto in faccia, a volte serve.
Ad Astra:E la scena svedese come la vedi, se paragonata ad un decennio fa o anche meno, come la vedi cambiata? Marco: (Ci pensa un po’ N.d.R.) Vedo la scena svedese inginocchiarsi a quella statunitense, se penso a realtà più grandi. Nelle altre realtà credo ci sia ancora la volontà di mantenere tutto come “fatto in casa”. Qui ancora c’è musica speciale che non cera di imitare questo o quello fortunatamente, anche se spero sempre possa essere meglio! (Ride N.d.R).
Ad Astra:Sai, qualche anno fa andai a vedere un concerto dei Kylesa a Göteborg e la proprietaria mi chiese come fossi riuscito a raggiungere il luogo e sapere del concerto. Rimasi un po’ spiazzato, ma mi confermi anche tu che c’è la volontà di mantenere tutto chiuso, non fare uscire notizie o realtà simili all’estero? Marco: Sì, è tutto vero, succede in Svezia dentro molti club o discoteche dove si eseguono concerti. Se consideri che poche persone sanno dell'evento, la cosa è ancora più speciale. Ci sono band molto "rare" infatti che non vogliono altro che queste serate, altre invece che si chiedono perché devono farlo, non vogliono suonare in club di questo tipo perché non vengono pagati. La differenza tra i due è che uno la fa per passione l’altro per soldi, come i The Haunted in fin dei conti. Noi non facciamo tutto questo per soldi, abbiamo tutti dei lavori e delle vite con delle famiglie, ci troviamo poi i fine settimana a suonare insieme la nostra musica.
Ad Astra:Come dovrebbe essere da sempre l’essenza del suonare metal: il gusto di riunirsi e di suonare musica che piace con passione. Marco:Dovrebbe essere così, per me è così. Lo fai solo se ti fa piacere, solo se ti diverti, se no non ha senso.
Ad Astra:Allora come mai secondo te ci sono ancora dei ragazzi giovani che creano band sperando di diventare delle rock star senza curarsi della passione che dovrebbe stare dietro tutto? Marco:La realtà, Andrea, è che non ci sono più soldi nel metal. Se immagini band come i Bring Me the Horizon sono una su mille, casi rarissimi che riescono a far soldi. Non ci sono soldi nel metal e questo bisogna ricordarlo sempre, guarda le vecchie band che pensano al ritorno e bla bla bla… perché capiscono che solo loro riescono a ricavare soldi. Sono stronzate, lasciamo il passato dove deve stare, per favore! E andare a dire durante una intervista che sei stato pagato 100.000 euro per uno show non ti mette in buona luce. I promoter non ti vogliono pagare e i soldi lì fuori non ci sono. Sono tornato anche perché questo lo sappiamo tutti e sappiamo che oltre al lavoro questo rimarrà solo una passione, nulla più.
Ad Astra:Quindi alla fine ci si ritrova con ragazzi che fanno musica svendendosi pur di fare carriera. Per diventare dei V.I.P. arrivi a proporre musica di bassa qualità. Marco: Ma hai ragione, è così, solo che non riesci a spiegarglielo, ecco perché ho deciso di smetterla con questi sogni. Ho avuto la possibilità per un periodo di vivere attraverso la musica, me lo sono goduto, ma adesso basta, metto i piedi a terra e penso alla mia famiglia, devo essere sicuro che i miei figli possano mangiare. Come farei se no?
Ad Astra:Capisco benissimo e condivido, ma avrei un’ultima domanda a riguardo. Mi stai dicendo che le grandi band in Svezia, come possono essere ad esempio Dark Tranquillity o In Flames, non sono ben viste all’interno del paese proprio per i motivi che abbiamo appena detto, quello di voler prendere sempre più fan, a dispetto di quella che è la cultura che mi raccontavi prima? Marco:Piacciono in giro quelle band, ma credo che oggigiorno gli In Flames siano vittime di loro stessi perché sono cresciuti così tanto da non poter fare nient’altro se non quello che la gente si aspetta. Non potrebbero più fare uno show spaccaossa come in passato, non possono nemmeno permetterselo, non potrebbero nemmeno andare a suonare in un club che glielo consenta eventualmente, dato il pubblico che li segue.
Ad Astra: Capisco, ma credo che se vuoi puoi, non ci sono scusanti. Marco:Hanno fatto troppi soldi per tornare indietro, sono vittime della loro musica perché devono rispettare un formato preciso e i loro concerti sono esattamente ciò che la gente oggi si aspetta da loro. Non possono suonare più death perché oggi non lo sono e non possono suonare ancora più leggero per lo stesso motivo, è un circolo vizioso.
Ad Astra: Aspetta un momento, giusto per avere un po' di luce a riguardo, mi stai facendo capire che sono forzati a fare quello che fanno. Marco: Ehm… non so se ho la dose giusta di luce che ti serve per farti chiarezza (Ride N.d.R.). Sai, sono comunque amici e ci conosciamo tutti, so di per certo che loro vorrebbero tornare a fare qualcosa di più piccolo e intimo. In Flames per le gente significa grande show, Dark Tranquillity pure, la gente attende un grande show.
Ad Astra:Li ho visti entrambi diverse volte ma anche se sul momento ci si diverte e tutto il resto, una volta tornato a casa non mi sono emozionato, non mi hanno lasciato molto. Marco:Sono cose che succedono, magari non è la tua musica quella, magari lo era una volta.
Ad Astra:Già penso sia così, forse hai ragione. Siamo arrivati verso la fine Marco, e il mio tempo sta finendo: volevo chiederti del classico tour in merito all’uscita del disco e quando lo farete. Cosa mi sai dire a riguardo? Marco: Sì, andremo in tour: tra qualche settimana faremo un tour della Scandinavia ma per il resto questa estate faremo solo festival. Sono convinto che una volta uscito il disco la gente inizierà a parlarne e sarà questione di tempo per fare molte altre date.
Ad Astra:Sono sicuro che qualsiasi show sarà come un pugno e magari succederà come a me che all’inizio ero scontento e adesso lo sento crescere giorno dopo giorno. Marco: Così deve essere un disco, sono convinto che sarà così per molti, è la maniera migliore per entrarci dentro.
Ad Astra:Speriamo bene, posso solo ringraziarti dell’intervista, sono molto contento di aver avuto questa possibilità, a presto Marco. Marco: Ciao Andrea, a presto.
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Bellissima intervista. Exit wounds è un gran bell'album. |
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grande Marco Aro ,stracontento di rivederlo all'opera in 2 mega bands The Resistance e i The Haunted . |
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Diciamo anche che non te le manda a dire.. In maniera gentile ed educata ti fa capire molto del suo pensiero... E di tanti altri.... |
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Bellissima intervista, anch'io come Trucido sono molto felice del suo rientro, sarà più "monotematico" e meno versatile di Dolving, ma a me Aro piace di brutto! Schietto e onesto |
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Ottima intervista e belle risposte di Aro, sono contento del suo ritorno.  |
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