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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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TEXTURES + GUESTS - Circolo Colony, Brescia (BS), 08/04/17
13/04/2017 (1733 letture)
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Non mi voglio dilungare più di tanto nell’introduzione, per quanto l’amarezza sia davvero tanta. Troverete tutte le riflessioni sulla serata nell’ultimo paragrafo, mentre nei primi capitoli si parlerà semplicemente della prestazione delle band che hanno, dalla prima all’ultima, spremuto ogni singola stilla di energia che possedevano per il pubblico presente e che sono state graziate dall’organizzazione del locale e dal fonico che, come sempre, hanno garantito un risultato eccelso ed ineccepibile. Questa scelta di non dilungarsi è stata presa perché la serata è stata, in ogni caso, il successo della musica e della professionalità e sarebbe inutile, oltre che brutto, non concentrarsi principalmente sulle prestazioni delle band. L’amarezza e la vergogna teniamole per la fine, perché non se la meritano né il locale, né le band, ma solo noi. Solo noi, popolo italiano dedito all’ascolto della musica metal che è sempre pronto a discutere su cose senza senso, a litigare sulle band più famose, a darsi contro e ad insultare dietro uno schermo ed a lamentarsi dalla propria postazione da leone da tastiera se un locale è costretto alla chiusura o ad un rimaneggiamento della struttura per motivazioni sacrosante. Invece di alzare le chiappe un sabato sera e andare a spendere una cifra irrisoria per supportare un locale e band che valgono ogni centesimo speso e molto di più. Ma lasciamo ancora una volta, che a parlarci, ad infondere coraggio e sorrisi, sia la musica. Come sempre.
LIES OF NAZCA Poco dopo l’apertura delle porte del Colony ecco salire sul palco i Lies of Nazca, progressive metal band di Vicenza in attività da quattro anni e con all’attivo il debut Aleph del 2014 ed in cantiere il secondo album. La prestazione del quintetto è solida, molto compatta ed in grado di produrre sonorità intricate, melodiche ma anche d’impatto, con alcuni breakdown di grandissimo effetto, grazie anche ad un bilanciamento sonoro che, al Circolo Colony, è sempre perfetto ed è una vera e propria garanzia. Nonostante il locale sia praticamente vuoto, i ragazzi danno tutto quello che hanno da dare, tra ritmiche intricate, qualche sparuto assolo di chitarra, linee di basso davvero interessanti ed una batteria martellante e sempre sugli scudi. La loro mezz’ora di esibizione scorre via rapida, con il frontman Marco Boros che richiede e ottiene il feedback dai pochissimi presenti e che ci offre una prestazione vocale davvero molto buona. Da segnalare anche l’ottimo suono del basso di Elio Bizzotto che riesce sempre ad essere presente ed a supportare il sound, concedendosi qualche linea più d’effetto, quasi solista. L’alchimia tra i cinque ragazzi è ottima e la prestazione è pressoché priva di difetti. Sarà curioso vedere cosa riusciranno a tirare fuori nel loro secondo album. Al momento, non ci rimane da fare altro che promuoverli a pieni voti. Bravissimi!
SOULLINE Un rapido cambio palco ed ecco presentarsi i Soulline, band svizzera con quattro album all’attivo e tour a supporto di Vader, Rotting Christ, Pro-Pain. Attivi sin dal 2000, i cinque ragazzi elvetici sono dediti ad una musica più lineare rispetto ai precedenti Lies of Nazca, che vira maggiormente su un melodic-death d’impatto e che punta tutto sull’aggressività e sul muro sonoro dei riff e degli assoli di chitarra. Anche loro, graziati dal grandioso fonico del Colony, forniscono una prestazione che è pressoché sovrapponibile a quella della versione in studio, confermando la bontà delle qualità tecniche sia delle due chitarre di Lore e Marco, sia della coppia ritmica formata da Miles e Matt sia, soprattutto dalla potente voce di Ghebro, anche lui bravissimo a chiedere ed ottenere il riscontro dai pochi presenti. La mezzora a disposizione della band svizzera viene sfruttata al cento per cento, con una prestazione valida e convincente, con i brani che vengono collegati da intermezzi più elettronici e, a tratti, industrial. Ben rodati ed efficaci, i Soulline si confermano una band solida e di grande impatto che, siamo sicuri, potrà ancora regalarci molto nel futuro del melodic-death metal che conta. Promossi su tutta la linea.
TEXTURES Ed ecco il grande momento. I cinque musicisti salgono sul palco e attaccano con la parte strumentale di Drive, estratta dal loro terzo album Silhouettes del 2008. Basta davvero poco per rendersi conto che i suoni sono spettacolari e che il bilanciamento è praticamente perfetto; giusto il tempo che precede l'ingresso sul palco di Daniël de Jongh e che il pezzo prenda finalmente vita. È un tripudio di tecnica, melodia, perfezione sonora e impatto. La band si dimostra una vera e propria macchina da guerra, rodata al centesimo di secondo come dimostreranno in alcuni stacchi clamorosamente precisi da parte di tutti e sei i musicisti, e non si risparmia minimamente. C’è il tempo di sentire l’accoppiata Regenesis / Storm Warning ed ecco che i presenti provano a farsi sentire, a fare rumore a sufficienza per far percepire il calore alla band. Per quanto sia lampante che il numero dei presenti è vergognosamente basso, Daniel si limita a ironizzare e a parlare con i pochi del pubblico "Ehi, ragazzi. Vi siete comprati uno show privato dei Textures! Voi sarete felici, noi un pochino meno, ma spaccheremo comunque tutto!" e "fatevi sentire come se ci fossero cinquecento persone!" seguiti da una prestazione maiuscola da parte di tutta la band. A vederli suonare sembrano dei ragazzini con l’entusiasmo dei primi concerti, carichi come se si trovassero di fronte a migliaia di persone e senza una minima indecisione, né dispiacere sulle loro espressioni. Ecco cosa si intende, quando si parla di completa ed assoluta professionalità e rispetto per la propria fanbase, anche in queste situazioni dove almeno un po’ di amarezza dovrebbe essere ovvia. Invece i nostri si comportano alla grandissima, con Daniel che presenta il mitico Danny Tunker alla seconda chitarra, sostituto in queste date del tour di Joe Tal il quale è da pochi giorni diventato padre ed ha rinunciato alla prima frangia del tour. Diciamo che scegliere l’ex chitarrista degli Aborted per sostituire un chitarrista a cui è nato un figlio, è una delle scelte casuali più geniali del mondo. Battute a parte, la prestazione di Danny è ineccepibile come quella del resto dei musicisti, come se suonasse con loro da anni. Ogni stacco, ogni cambio di tempo, ogni assolo improvvisato, vengono suonati con una naturalezza disarmante ma, è ovvio: chiunque ha visto il ragazzone biondo suonare negli Spawn of Possession dal vivo (in un live addirittura suonò bendato Lash By Lash senza una sbavatura), è ben consapevole che il bagaglio tecnico di Danny è fin troppo grande, per poter sbagliare qualcosa in una qualsiasi band. La scaletta del concerto ha poi presentato una buona parte di estratti dall’ultimo Phenotype con in mezzo la clamorosa Reaching Home, uno dei singoli della band più azzeccati. Da New Horizons a Illuminate the Trail, passando per Shaping a Single Grain of Sand la prestazione della band è superlativa: non una sbavatura, non un’imprecisione, la voce di Daniel De Jongh non perde un’oncia di potenza e melodia, mai. Addirittura, nel refrain di New Horizons, si prodiga nel pronunciare la parola "bovini" con uno stile di cantato per ogni sillaba, partendo dal growl, passando per le harsh vocals, sino a chiudere con uno scream pazzesco. Non è un’esagerazione quando dico che, probabilmente, è uno dei migliori, se non il miglior cantante che ho avuto modo di vedere dal vivo, almeno in quanto a versatilità, controllo della voce ed interpretazione dei pezzi. Giunge quindi il momento di Awake, il brano più famoso del gruppo olandese, dove di nuovo viene messa in luce tutta la loro bravura tecnica, a partire dal magistrale Stef Broks, sino a giungere al tastierista Uri Dijk. Ed è proprio lui, dopo ancora un paio d’estratti quali Transgression e Singularity, a rimanere solo sul palco a suonare Zman che sfocia quindi in Timeless, ultimo brano tratto da Phenotype della serata. A chiudere un concerto perfetto, Stream of Consciousness e Laments of an Icarus, quindi l’appuntamento della band viene dato al banchetto del merchandising. Ed è proprio lì che riusciamo anche a goderci l’umiltà e la gentilezza di tutti i musicisti, che va ad unirsi all’assoluta professionalità con cui hanno suonato in una situazione chiaramente difficile e, sicuramente, deludente dal punto di vista della partecipazione numerica. Una band di livello assoluto che si meriterebbe almeno un migliaio di spettatori ad ogni data.
SETLIST TEXTURES 1. Drive 2. Regenesis 3. Storm Warning 4. New Horizons 5. Shaping a Single Grain of Sand 6. Reaching Home 7. Illuminate the Trail 8. Awake 9. Transgression 10. Singularity 11. Zman (Uri Dijk Solo) 12. Timeless 13. Stream of Consciousness 14. Laments of an Icarus
CRONACHE DI UNA VERGOGNA TUTTA ITALIANA Prendiamo un sabato sera, solitamente il momento della settimana dedicata ai momenti di festa, dove la maggior parte della gente non può addurre la scusa del lavoro o degli impegni tipicamente infrasettimanali. Aggiungiamoci un costo irrisorio d’ingresso per un bill di tutto rispetto e per una band headliner che è un vero e proprio spettacolo da vedere suonare dal vivo, qualsiasi siano le preferenze di genere musicale. Concludiamo con un locale che, sin dalla sua apertura, ha sempre meritato il totale ed assoluto supporto per la passione, i sacrifici e l’impegno che ha messo in ogni data che è stata organizzata. Per portare band che quasi nessuno, nel nostro paese, avrebbe mai pensato di invitare sul proprio palco. La risposta a tutto questo mix, questa sera, è stata veramente ridicola e vergognosa, senza mezzi termini. Ora, non possiedo il numero ufficiale delle presenze né voglio imporre la mia stima come legge e verità assoluta, ma per quel poco che ho visto quando la mia attenzione non era attirata dagli artisti, la presenza sarà stata di una quarantina di persone. Mettiamo cinquanta? Esageriamo. Forse cinquanta persone. E poi sul web ci si indigna, si diventa uno stuolo di leoni da tastiera che si arrabbiano e vanno a protestare perché i locali chiudono, perché non c’è mai niente da andare a vedere, perché l’Italia viene snobbata dalle band e spesso i tour degli artisti manco ci coinvolgono direttamente. Di fronte a serate del genere, non possiamo che affermare, a malincuore, che ci meritiamo tutto questo. Perché sabato scorso c’è stata un’ulteriore ed assoluta dimostrazione che in Italia, si preferisce al novanta percento battere la propria indignazione su una tastiera mentre i soliti quattro gatti si recano ai concerti dal vivo e supportano la scena. Non ci meritiamo gente come Roby e i ragazzi del Colony che si sono sempre fatti in quattro, otto, a volte anche in sedici per organizzare serate e portare avanti la baracca, per poi ricevere delle risposte del genere. Perché nel momento in cui ci si presenta in una decina di persone al massimo al banchetto del merchandising dopo che ad un concerto avran presenziato per l’appunto una quarantina di persone, c’è solo da vergognarsi. Vergognarsi della scena e di tutto ciò che viene detto, parlato, straparlato e banfato. Le risposte bisogna darle sul campo, ma forse è più semplice accaparrarsi un Vip Ticket dal proprio posto a sedere di fronte ad uno schermo, spendendo dieci volte tanto un normale concerto, piuttosto che alzare le chiappe e andare a scoprire nuove band e/o supportare gruppi meno famosi. Però poi, non lamentiamoci se alcune splendide realtà sono costrette a prendere delle misure diverse. Meno male che la musica e l’assoluta professionalità dei gestori e di tutte le band, sono riuscite a rendere comunque la serata meravigliosa ed indimenticabile. Per il resto, facciamoci tutti quanti un esame di coscienza la prossima volta che ci viene da dire "ma in Italia non viene mai nessuno".
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@Make Metal Great Again: capisco il tuo punto di vista e in un certo senso è anche giusto perchè nessuno deve sentirsi obbligato ad andare a vedere una band di cui può fregarngliene relativamente,a maggior ragione in questi tempi di ristrettezze economiche. Penso però che la conclusione amara dell'articolo di Monky non intendesse l'obbligo morale da parte di tutti a presenziare alla serata in questione,ma fosse riferito in generale a chi fa appunto "il leone da tastiera" lamentandosi di come la situazione in Italia sia pessima ma poi sia uno dei primi a non far nulla per cambiare le cose,così se i locali chiudono perchè non rientrano nelle spese per la gestione e c'è sempre meno musica dal vivo a rimetterci siano sempre i soliti trenta-quaranta gatti che vanno a sentire i concerti e supportare le band...almeno io l'ho interpretato così |
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Monky è anche vero - o almeno io la vedo così - che il metal non è una "missione", nel senso che non è giusto che tutti gli ascoltatori debbano sentirsi in dovere di presenziare, comprare e ascoltare tutto, pena la chiusura del tal locale o lo scioglimento del tal gruppo. L'offerta è troppo ampia e diversificata, l'utenza è troppo scarsa (in Italia lo è sempre stata, anche in proporzione nei tempi "buoni"). Ci sono troppi galli in un pollaio troppo piccolo, e tanti ci rimettono le penne. Colpevolizzare gli altri non è certo la soluzione, al massimo è un tuo sfogo personale perchè ti piace il gruppo. |
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Il discorso fatto dall’autore dell’articolo ha un senso e può essere condiviso se si entra in quella che è la sua ottica di pensiero, ovvero se chi legge si sente in sintonia con quello che è il suo modo di intendere la musica o di prendere parte alla scena. A leggere i commenti di molti utenti (per quello che vale…) pare, però, che a prevalere sia un altro tipo di approccio o di mentalità, al punto che, nel fare la sua analisi, chi ha realizzato questo report sembra dare per scontato alcune cose che evidentemente non lo sono. Probabilmente, il fatto che la gente protesti (cito testualmente) “perché i locali chiudono” o “perché l’Italia viene snobbata dalle band” non è assodato, così come non è detto che gli ascoltatori si possano lamentare “se alcune splendide realtà sono costrette a prendere delle misure diverse”, anzi l’impressione è che ci sia, in molti casi, una totale estraneità rispetto a certe vicende accompagnata nei peggiori casi da un notevole disprezzo nei confronti di tutto ciò che non si conosce o non rientra nei propri canoni musicali. |
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Ho letto del loro scioglimento della band solo poco fa, mi dispiace, era una proposta musicale intricata ed intrigante, però sinceramente non credo sia colpa dell'Italia e degli italiani il loro scioglimento, poi si è vero Francia , Germania e Austria hanno una piu' grande tradizione in questo campo, e soprattutto più esperienza e capacità nell'organizzare e attirare pubblico, ma di band che dalla scandinavia , agli USA, alle europee francesi, tedesche, e austriache comprese, ne è pieno il mondo metallico, sia passate che più recenti, sarà stata una serie di concause che li ha portati a desistere, anche band italiane valide hanno chiuso i battenti soprattutto in passato, e tutto questo scandalizzarsi e lamentarsi non lo sentivo ne sento in giro, non è che i problemi che ha una band di line up, di visione musicale, di ingaggi e soldi, siano per forza sempre colpa dell'Italia che soprattutto ora non gode di prosperità economica ne di redditi pro capite pari ai rancesi e tedeschi, voglio proprio vedere se la crisi si allarga anche a Francia e Germania se riescono a mantenere gli standard e il supoorto costanti, credo proprio di no. |
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Peccato che in Germania, Francia, Austria fanno/facevano dalle 200 alle 400 persone. Ma probabilmente le scene straniere non hanno ancora capito che siamo nel 2017. Ah ma poi chissà come mai QUALSIASI band fa una sola data in Italia (se la fa) e poi ne fa almeno 6-7 in Germania. Poi tu circoscrivi pure il discorso ai Textures, ma se un locale come il Colony che ha organizzato centinaia di concerti, è costretto a riorganizzarsi e ridimensionarsi, non credo sia solo colpa di una serata da 40 persone. Ma va bene, dai. Ce stiamo. |
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@Make Metal Great Again: perfetto. Questo inverno sono stato al Jailbreak qui a Roma a vedere gli Extrema. Ho conosciuto GL Perotti e Tommy. 10€ di biglietto, 5€ di birra e 15€ di t-shirt per vedere poco più della metà della loro esibizione. Sono saliti sul palco all'una meno venti, davanti a 30 persone sì e no. Per il gruppo precedente, che faceva cover dei Rammstein, erano almeno il doppio. Sono scappato perchè mi chiudeva la metro. Ho attraversato tutta Roma coi mezzi per vederli, anche "a metà". Perchè sono stati parte della mia infanzia. Ora, a me piacciono i Textures? No. Perciò non compro i loro dischi, le loro magliette, e non vado ai loro concerti. Troppo banale per essere vero, no? |
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all'autore dell'articolo vorrei dire di ripigliarsi, perchè discorsi simili fanno ridere e puzzano di stantio, siamo nel 2017 bello: se non mi piace Corona (lo scrittore montanaro, non il mafioso) non compro i suoi libri, e amen. Se non mi piace Botero non vado a vedere la sua mostra al Vittoriano, e amen. Se non mi piace Lynch, non guarderò la nuova serie di twin peaks, e amen. Se non mi piacciono i Textures, non li ascolto, non compro dischi e non vado a vederli live. E nessuno può dire nulla. E se attirano quaranta persone amen, vuol dire che sono un gruppo da quaranta persone. Infatti si sono appena sciolti. Stacce. |
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@MH : ... "Band che valgono ogni centesimo speso e anche più"... "Scoprire nuove band e/o supportare gruppi meno famosi"... questo (ed altro) sottointende uno stile di vita, un modo di essere. Magari frequentare certi locali a prescindere da chi suona e se qualcuno suona: eravamo pochi vent'anni fa e ad oggi la situazione non è affatto migliorata. Anzi, mi permetto una provocazione, all'ultimo show milanese dei SOAD c'era tanta gente che non avrei voluto vedere, che non centrava una mazza e non conosceva i Sick Of It All... ricordo Lou Koller..."where the fuck have you been in the last 25 years?!" |
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Sono stato ai Klim1918 pochi giorni fa, sempre lì: 50 persone. Ma me lo aspettavo. Il giorno prima ho visto un concerto MOLTO diverso (ascolto di tutto) di una band che in questo momento è sulla cresta dell'onda nell'ambito indie-rock italiano, i Fast Animals and Slow Kids. 250 persone in un tendone nel veronese. Che vogliamo fa? E' così. Accettarlo è difficile, innanzitutto per me. Ma... |
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Eh già, difatti non abbiamo in database la recensione di quattro loro album e il live report della volta precedente che sono venuti in Italia. |
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"Band che valgono ogni centesimo speso e anche più"... "Scoprire nuove band e/o supportare gruppi meno famosi"..."splendide realtà" Com'è che, se i Textures sono tutto questo, qui c'è UN articolo UNO su di loro (guarda caso, proprio questo report)? |
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Vabbè proprio per djent e simili se la gente non va non è una tragedia  |
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Si vabbeh ma che che palle con sti piagnistei. Non ho mai sentito nessuno lamentarsi per la scarsità di concerti, anzi a dire la verita da qualche anno a sta parte è l'esatto contrario, ce ne sono anche fin troppi e la gente non ha soldi/tempo/voglia per seguirli tutti. Quindi ci sta che qualche data faccia flop, è nell'ordine delle cose, senza stare tanto a piangersi addosso e minacciare di chiudere o cambiare tipologia ogni 2 anni (pratica molto comune all'interno dell'ambiente). |
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Beh se la stessa band viene anche più volte in un anno forse l'affluenza non potrà mai essere alta. |
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io abito in lombardia e non mi lamento da anni. ce ne sono veramente parecchi, a volte la stessa band più volte durante l'anno. alla fine fai una scelta altrimenti finisci in braghe di tela... peccato per l'affluenza così bassa e infatti il Colony cambierà nel prossimo futuro purtroppo... |
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...soprattutto se uno abita in lombardia |
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Semplice, ormai l'offerta di concerti è superiore alla domanda. Più che altro, io non li vedo più tutti questi che si lamentano della mancanza di concerti in Italia. |
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Pendragon a prato con una quarantina di persone nel 2004, virgin steele + riot se ricordo bene nel 1991 (tour di marriage pt.1 sembpre che la memoria non m'inganni) a firenze con 50 biglietti di prevendita, deathss visti con 100 persone al vecchio backdoors negli anni' '90(i toscani quarantenni si ricoderanno), stessa cosa con Di'Anno... symphony x (tour di twilight in olimpus) visti a biella e arena sempre nello stesso posto con massimo 100 persone. Uno dei top, per me, in peggio, sono stati i Royal hunt a Torino nel tour di paradox. Locale strapiccolo.... la band per entrare e uscire dal palco dovette passare tra la "folla" di non piu' di 70/80 persone... |
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Non essendo stato al concerto non parlo delle band ma i texture sono stati a Milano esattamente un anno fa e forse è per quello che c'è stata poca affluenza. |
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Textures gruppo fantastico che vale la davvero la pena vedere (anche se la formazione vecchia era superiore) e che hanno presentato una super scaletta (mancavano old days born anew e swandive e sarebbe stata la setlist perfetta).Come al solito il pubblico italiano piuttosto che godersi un bel concerto dimostra di essere più interessato a mangiarsi una pizza,suonare il mandolino e guardarsi la solita partita di calcio del cazzo.Alcuni anni fa vidi gli Intronaut (anche loro in ambito metal sono uno dei gruppi migliori e più originali usciti negli ultimi 15 anni) in una latrina di circolo arci vicino a parma,con un palco e un'acustica vergognosi, davanti a poche decine di spettatori.Fanculo. |
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@Metal Shock: te pensa che io mi ricordavo addirittura 13 biglietti di prevendita. Comunque non solo metal. A vedere la Maschera di Cera ("uno dei migliori gruppi prog in circolazione" si leggeva ovunque) eravamo io, la mia fidanzata, le fidanzate dei musicisti, un paio di amici loro e forse altre tre persone. E il gruppo suonò come se fosse a un festival |
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Non e` qualcosa di nuovo: gia` 25 anni fa andavo a concerti con quattro gatti. Mi ricordo i Nuclear Assault visti a Torino con venti persone contate, gli Impaled Nazarene con una cinquantina, addirittura i Ramones con non piu` di duecento anime, senza contare i Ministry che fecero saltare la data di Milano per aver venduto solo 69 biglietti (io ero uno di quelli!!!). Inutile, questo paese per il metal e` il terzo mondo!!!!! |
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8 lunglio 2004, Borgaro T.se, 15€, FEAR FACTORY: stessa storia. Il veleno di quella sera non lo dimentico, come non dimentico la professionalità della band che ha spaccato alla grande lo stesso.... ma che vergogna E' sempre stato così, purtroppo. Non conosco il Colony, mai stato, ma credo sia tipo il Live di Trezzo e quella è la dimensione ideale per gustarsi una band, per tanti motivi. Spero non si debbano convertire alla disco o sparire, come capitato ai pochi locali decenti che c'erano in zona Torino/Biella/SanGiorgio |
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Io c'ero e non posso che dar ragione a Monky....una vergogna! In Italia ormai esistono solo metallari da tastiera ( e son 25 anni che vado a concerti, sempre peggio). Grandissimo supporto al mitico Roby, senza di lui ce li sognamo concerti di beyond creation, gorguts ecc. |
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Mah confesso che questi textures li ho sentiti solo nominare e per me il colony è troppo oltre quindi sono uno di quelli che in pratica sono mancati nonostante sia sempre presente sulla zine a parlare di musica Comunque penso che i gruppi in circolazione sono troppi, infiniti, l’audience è sempre la stessa se non meno visto che gli under 35 che seguono il rock e il metal sono infinitamente meno che negli anni 80 e 90, quindi non mi meraviglio della presenza esigua. D’altronde la popolarità dei gruppi spesso segue logiche inspiegabili e quindi ha poco senso sempre lagnarsi degli italiani, specie quando sono gli altri. Io stesso seguo e supporto gruppi nuovi che trovo validi e innovativi e che magari su queste pagine manco vengono recensiti oppure nelle notizie non c’è un commento uno, segno di interesse nullo. Scommetto che se suonassero ci sarebbero 50 persone e magari queste persone non erano a vedere i textures, penso ad esempio agli ucraini Jinier, giusto per rimanere su questo tipo di gruppi. Poi senti ad esempio che a sentire i sonata arctica a bologna , che mica sono i gruppi da pigroni come gli iron maiden o i metallica, qualche anno fa c’era il tutto esaurito, quindi ha poco senso secondo me lamentarsi. |
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Ma, capisco lo sfogo, ma sei sicuro che oltre ai 40/50 intervenuti queste band interessino a qualcun altro? o a qualcuno disposto a stare in giro un giorno e spendere un pò di soldini?Ovvero, se il seguito è minimale anche i concerti non possono che riflettere questa situazione. Poi non mi sembra che sia solo una prerogativa italiana: se hai visto il documentario degli Anvil (Anvil, non so se mi spiego) avrai notato come giravano (e girano) mezza Europa a 50 e passa anni di età per suonare davanti a volte a qualche decina di persone e con il rischio concreto di non essere nemmeno pagati! Aggiungiamoci che l'Italia è "marginale" per numeri in tema Metal e il gioco è fatto. Io al Colony un paio di mesi fa ho visto i Fates Warning (gruppo che a mio avviso meriterebbe ben altra platea) e di gente ce ne era un po' pochina e bene o male potevo aver fatto anche il tuo stesso discorso..ma tanto è ! |
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100% d'accordo Monky, veritiera e amara disamina. Il concerto mi è piaciuto molto, con i Soulline che sono stati una piacevole sorpresa e i Texture che mi hanno preso molto di più che su disco. L'ultima parte della tua disamina non fa una grinza, ma mi sento di aggiungere come il tutto si mostri nelle parole amare del Roby, di cui posso solo immaginare la sua delusione. Ora senza Colony dove vado a rivedermi band come Origin, Gorguts, Beyond Creation ecc...? Peccato cazzo... |
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