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26/04/25
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LUCCA SUMMER FESTIVAL - QUEENS OF THE STONE AGE + RIVAL SONS - Piazza Napoleone, Lucca, 23/06/2018
28/06/2018 (1751 letture)
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PREMESSA Il Lucca Summer Festival è un evento che si tiene nella cittadina toscana dal 1998. Nel corso degli anni ha ospitato ripetutamente artisti del calibro di Bob Dylan, Neil Young, Elton John, Mark Knopfler e nel 2017, per la prima volta e nell'unica data italiana del loro tour, addirittura i Rolling Stones! Sabato 23 giugno è iniziata la ventesima edizione del festival: un'apertura col botto per questa stagione estiva visto che sul palco di Piazza Napoleone si sono esibiti i Queens of the Stone Age, forti della loro ultima pubblicazione Villains, ritenuta dal sottoscritto la migliore in ambito hard/alternative rock dello scorso anno. C'era perciò molta attesa per l'esibizione dal vivo dei brani contenuti nell'ultimo disco.
INTRODUZIONE; RIVAL SONS Parto nel tardo pomeriggio con la mia vissuta automobile. La poveretta fa il suo dovere ed in un paio d'ore mi ritrovo nel parcheggio fuori dalle mura di Lucca. In realtà fra controlli scrupolosi e giretti a piedi completamente a vuoto alla ricerca dell'ingresso per accedere all'area concerto (due passi pur sempre piacevoli data la bellezza della città rinascimentale), ebbene fra una cosa e l'altra arrivo in piazza attorno alle 20:30. Il primo gruppo della giornata sono i CRX. Ammetto di non averli mai sentiti nominare, inoltre me li perdo clamorosamente poiché la loro performance è agli sgoccioli e appena entrato preferisco rifocillarmi di panino al prosciutto e birra. Mi ascolto però volentieri i Rival Sons: i ragazzi, nel poco tempo assegnatogli, indubbiamente divertono la platea con la loro proposta hard rock settantiana. Personalmente non mi esalta quel modo di suonare la chitarra elettrica col barré fisso, poiché pone l'errore al minimo e la resa al massimo ma tant'è. In compenso i nostri hanno Jay Buchanan, singer dalla canna pazzesca che non si risparmia affatto nei live. Se potessi dargli un consiglio spassionato gli direi di non dare sempre il 100% durante le performances dal vivo poiché rischia di arrivare ai 50 senza voce. In ogni caso è finalmente il momento degli headliner.
QUEENS OF THE STONE AGE I tecnici montano una scenografia scarna ma di gran presa: dei paletti pieghevoli (il materiale è gomma?), i quali si illuminano con colori differenti a seconda della canzone. I QOTSA fanno il loro ingresso intorno alle 22 ottimizzando da subito ciò che gli sta attorno. Le luci "flashanti", i fumi soffusi anch'essi colorati, la penombra e soprattutto l'attacco affidato alla pachidermica Keep Your Eyes Peeled confezionano un'apertura psichedelica e sognante alquanto interessante. Le immediate tracks che seguiranno porteranno il concerto ad un livello veramente alto, soprattutto in termini adrenalinici, tanto da rendere difficile sostenere una prosecuzione all'altezza sulla seconda parte del live, ma di questo parleremo dopo. Così Sick, Sick, Sick apre le danze o meglio il pogo irragionato dei presenti. L'esecuzione è impeccabile con i tre chitarristi sul palco a creare una commistione di suoni potenti, mentre alla sezione ritmica in questo frangente è affidato il semplice ma importante compito di mantenere i ritmi elevatissimi. Feet Don't Fail Me è il primo brano estratto da Villains e va detto che la lunga intro rende perfettamente pure in sede live, inoltre risulta ancora più pompata rispetto alla versione studio soggetta all'abile mano del producer Mark Ronson. Segue un altro pezzo chiave dell'ultimo lavoro come The Way You Used to Do, il quale non placa certamente gli animi degli accorsi. Dopodiché si raggiunge la vetta della serata con un uno-due distruttivo e abbastanza inaspettato. Con You Think I Ain't Worth a Dollar, But I Feel Like a Millionaire Lucca diviene per qualche minuto desertica riempiendosi di piccoli granelli di sabbia provenienti da quel capolavoro stoner che risponde al nome di Songs for the Deaf, al quale ne segue un altro. No One Knows è infatti a distanza di anni la song più conosciuta della band di Palm Desert e non fa prigionieri col suo basso rombante, il solo centrale e un Josh Homme veramente incontenibile sul finale. Da segnalare che l'ex Kyuss fa uso della scenografia in più di un'occasione approfittando della flessibilità dei succitati paletti per colpirli, per appoggiarvisi e talvolta persino per suonare la chitarra! Di qui in avanti il concerto torna su binari consoni alle aspettative di questo tour, piuttosto che all'avvio così arrembante e per certi versi sorprendente; perciò ritroviamo i QOTSA più sperimentali, alternative dei tempi recenti con bei brani estratti da ...Like Clockwork: My God Is the Sun, Smooth Sailing e I Sat by the Ocean ed ovviamente altre canzoni trascinanti di Villains: The Evil Has Landed e la simpaticissima Head Like a Haunted House. Nel mezzo c'è spazio addirittura per un brano di Rated R, realizzato nel 2000 con Mark Lanegan, cioè In the Fade. Per quanto mi riguarda c'era grande curiosità nell'ascoltare l'esecuzione di uno dei miei brani preferiti dell'ultimo album, ovverosia Domesticated Animals che puntualmente arriva. Ebbene mi ha parzialmente deluso poiché in sede live non arriva tutta la sua arguzia musicale sul piano della struttura compositiva e nemmeno la potenza insita nel testo. Nel frattempo lo sciupafemmine Josh fa incetta di reggiseni lanciati dalle ragazze delle prime file e cerca di flirtare col gentil sesso attraverso un utilizzo della lingua italiana stentato ma efficace per l'approccio.... O meglio il frontman ha imparato soltanto i vocaboli per richiedere rapporti sessuali e ne fa sfoggio orgoglioso, peraltro dopo essersi buttato giù un qualche beverone magico (birra mista a gin lemon o qualcosa di simile) inizia a mostrare un po' di sano narcisismo esigendo le fotocamere puntate esclusivamente su di lui, definendosi come l'attrazione della serata. Sta di fatto che uscirà da questi siparietti abbastanza esaltato, così prima dell'encore ci spara in faccia una spassionata versione di If I Had a Tail, dove assume movenze femminili divertenti, per poi ripiombiare nel trambusto con Little Sister ed una magica versione di Go with the Flow. Grandissimi applausi accompagnano l'uscita di scena dei ragazzi ed altrettanti seguono il gradito ritorno. Homme è su di giri così, dopo averci ringraziato a più riprese, esegue una lunga Make it Wit Chu dove fraternizza col pubblico ed infine ci manda a letto con la favolosa A Song for the Dead. Sul finale cult, strumentale e forsennato, il leader carismatico dei QOTSA non ragiona più: sale prima con un piede sulla grancassa della batteria, poi con l'altro su un tom ed infine molla delicatamente la chitarra su di esso piazzando volts e distorsioni a profusione nelle nostre povere orecchie, sennonché scendendo si storge leggermente la caviglia. Ringrazia tutti e zoppicando esce assieme al resto della band.
SETLIST QUEENS OF THE STONE AGE 1. Keep Your Eyes Peeled 2. Sick, Sick, Sick 3. Feet Don't Fail Me 4. The Way You Used to Do 5. You Think I Ain't Worth a Dollar, but I Feel Like a Millionaire 6. No One Knows 7. The Evil Has Landed 8. In the Fade 9. My God Is the Sun 10. Smooth Sailing 11. I Sat by the Ocean 12. Head Like a Haunted House 13. Domesticated Animals 14. If I Had a Tail 15. Little Sister 16. Go With the Flow ---- ENCORE ---- 17. Make It Wit Chu 18. A Song for the Dead
CONCLUSIONI Felice come un bambino esco dalla piazza facendo mente locale. In linea generale è stato un buonissimo concerto, amplificato dalla prova esemplare dei musicisti coinvolti: su tutti un irreprensibile Troy Van Leeuwen, come al solito estremamente professionale; un egregio Michael Shuman al basso, al quale negli ultimi anni è stato affidato il compito di mantenere le redini dell'intero comparto ritmico e soprattutto un Josh Homme praticamente perfetto dietro al microfono, il quale ha trovato il giusto equilibrio fra serietà e cazzeggio. Soprattutto ci ha risparmiato episodi spiacevoli come quelli di qualche mese fa in occasione degli Almoust Acoustic Christmas di Los Angeles, dove il frontman aveva dato di matto colpendo una fotografa con un calcio e autoinfliggendosi delle ferite al volto. Insomma nulla di tutto ciò! Il "santone" dello stoner ha offerto uno spettacolo di livello, peraltro come spesso accade ai concerti dei Queens of the Stone Age la setlist ci ha stupito: se il live fosse rimasto sui livelli iniziali staremmo qui a parlare del concerto dell'anno, ma ovviamente sarebbe stato difficile reggere fisicamente 1h 40'' all'insegna del movimento. I brani del passato recente del gruppo peraltro sono di altissimo livello, seppur alcuni rimandati in sede live. In ultima analisi un apprezzamento va fatto alle dimensioni del palco: finalmente un concerto dove si vede (e si sente) bene anche da posizioni decentrate, grazie alla grandezza del palcoscenico il quale occupava in larghezza quasi tutta l'area concerto. Un'ottima intuizione vista anche la presenza di una statua nel cuore di Piazza Napoleone.
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grandissmi e graditissmo il ritorno su i palcoscenico italiano , io è da il 2006 che nn li rivedo , nuova la formazione e veramente bravissimi theodore e il bassista , essendo un maniaco deli loro pezzi sperimentali e ritmici ho patito la mancanza di jam lunghe e strane , ma la loro bravura è proprio quella di saper maneggiare tutto con gran estro ed energia......sicche è stata una serata di godimento totale |
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