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LEGEND CLUB, VIALE ENRICO FERMI 98 - MILANO

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FIRENZE ROCKS - RED HOT CHILI PEPPERS - Day 3 - Visarno Arena, Firenze (FI), 18/6/2022
30/06/2022 (1709 letture)
PREMESSA
Prima di incominciare a scrivere questo live report torniamo indietro di qualche anno: è il 15 dicembre 2019 e sul profilo Instagram dei Red Hot Chili Peppers viene annunciato dal nulla il ritorno del messia; John Frusciante è di nuovo il chitarrista della band, per la terza volta. Terminato il tempo necessario per rendersi conto della notizia i fan italiani iniziano ad andare in visibilio dal momento che per l’edizione 2020 del Firenze Rocks sono previsti come headliner della terza giornata proprio i californiani, che a questo punto suoneranno con il redivivo Frusciante! Ma le conseguenze di questo rientro storico sono tremende e – si scherza – così ci pensano due anni di pandemia a dividere i fan dal loro idolo, il quale riesce anche a registrare e dare alle stampe un nuovo album con i tre ritrovati compagni. Nel frattempo i Peppers ritornano sempre più attivi sulle scene, lo schivo chitarrista ritrova man mano confidenza con il proprio strumento e la data del Firenze Rocks viene confermata il 18 giugno del 2022 come parte integrante del tour mondiale intrapreso dalla band a sostegno del nuovo lavoro Unlimited Love. Il sottoscritto, che da sempre è innamorato di John Frusciante tanto da considerarlo il suo più grande riferimento musicale, prova a cercare qualche biglietto disponibile già nei primi mesi del 2020, ma ovviamente con risultati nulli e lì per lì lascia perdere l’idea di poter vedere per la prima volta il suo eroe dal vivo.
Ma arriviamo dunque sul calare di maggio 2022: quasi per errore, curiosando su eBay, mi capita sott’occhio un’asta relativa a due biglietti proprio per la giornata del 18 giugno e il prezzo è più che invitante. Ne trovo un’altra e un’altra ancora e partecipo, assolutamente senza speranza, a tre aste per provare a trovare un biglietto dell’ultimo minuto. Prevedibilmente due aste raggiungono cifre spropositate e rinuncio, ma l’ultima, totalmente a sorpresa, la vinco. È fatta, non me ne rendo conto, ma è fatta. E via dunque verso la ricerca di un compagno di concerto, data l’indisponibilità della fidanzata, che si conclude esattamente il giorno prima di partire per Firenze.


LA LUNGA ATTESA
Sono un tipo meticoloso e tendo ad arrivare sempre in anticipo, ovunque. Per un evento così grande (il primo a cui abbia mai partecipato) sono partito la mattina presto, deciso ad appostarmi davanti all’ingresso scritto sul mio biglietto per guadagnare la migliore posizione rispetto al pit. L’attesa è lunghissima e inizia alle nove del mattino, con la conoscenza di alcuni ragazzi presenti fin dalla sera prima. Instauriamo i primi rapporti – destinati a sciogliersi una volta entrati nell’area del concerto – e sebbene l’apertura cancelli sia prevista a mezzogiorno i membri della sicurezza iniziano a farci entrare dopo le 13:00. Passati i controlli – sulla cui parzialità ci sarebbe da discutere – entriamo finalmente nell’area verde, che verde non è: è una landa brulla e polverosa quella in cui ci troviamo a piazzare il nostro telo da mare, investiti dalla calura di giugno e pronti a cuocerci per il resto del pomeriggio. Il posto che siamo riusciti ad occupare è poco distante dalle transenne del pit, ma inevitabilmente durante la giornata, senza rendercene conto, indietreggeremo vistosamente, nonostante il nostro stoicismo. Subito ci rendiamo conto che i soldi che avevamo portato con noi per fare incetta al banco del merchandising subiranno ben altra fine: i costi di qualunque cosa all’interno dell’area concerto sono insostenibili e se di mangiare non se ne parla proprio, data la colazione abbondante, di bere non se ne può fare a meno. Birre a 8€ e bottigliette d’acqua senza tappo a 3€ sono da acquistare con i token negli stand dedicati, ma se invece non ci si vuole spostare dalla propria postazione bisogna affidarsi ai ragazzi che passano con i viveri ogni tanto; il problema è che loro i token non li vogliono. Si è tanto parlato di questo problema sui social nei giorni del Firenze Rocks e si continua a farlo ora, ma è davvero inaccettabile ritrovarsi in una situazione simile. Fatti i nostri conti rinunciamo a comprare una t-shirt a 40€ e decidiamo di tenere i contanti per non morire di sete, andando a turno a rifornirci. Nel frattempo il caldo è asfissiante e non bastano i volenterosi uomini della sicurezza ad innaffiarci periodicamente con le pompe d’acqua, se si vuole mantenere il proprio posto si deve soffrire. E, conosciuti nuovi amici, si arriva fortunatamente all’orario di inizio del primo concerto, appena in tempo per distrarci dalla temperatura bollente.


SAVANA FUNK
Lo dico subito, senza mezzi termini: se avessero potuto suonare mezz’ora in più i Savana Funk avrebbero potuto mandare tutti gli altri musicisti previsti in scaletta a casa senza nemmeno esibirsi. Il trio strumentale multietnico di stanza a Bologna si è rivelato una straordinaria sorpresa e a livello tecnico ed esecutivo è risultato perfetto dalla prima all’ultima nota. Capitanata dal chitarrista Aldo Betto la band ha una storia breve – nasce nel 2015 – ma la musica lascia senza parole: i tre si esibiscono in una sorta di entusiasmante mix tra funk, blues, rock, psichedelia e afrobeat, per un set breve ma intenso e tutto da ballare. Una visione musicale ampia e di gran gusto, con la batteria di Youssef Ait Bouazza e il basso di Blake Cory Sawyer Franchetto che mantengono un groove costante sul quale Betto è lasciato libero di improvvisare a proprio piacimento. I brani si trasformano presto in lunghe jam strumentali tutt’altro che dispersive o noiose, ma al contrario coinvolgenti ed entusiasmanti. I nostri poi godono senza dubbio dei suoni migliori di tutta la giornata e riescono ad infiammare la folla accaldata già alle cinque di pomeriggio, missione tutt’altro che semplice. I Savana Funk hanno pubblicato ad oggi quattro album e l’unico consiglio che mi sento di dare è: correte ad ascoltarli subito e poi andate a vedere questi ragazzi dal vivo, il divertimento è assicurato. Che bell’inizio!


REMI WOLF
Le pause tra un concerto e l’altro sono abbastanza estenuanti a dire il vero e la riproposizione ciclica della pubblicità di Live Nation è talmente alienante che anche Orwell impallidirebbe. Comunque arriviamo al set di Remi Wolf, giovanissima cantante che ha rilasciato il suo primo album in studio Juno lo scorso ottobre. Personalmente ho apprezzato il disco al momento dell’uscita e quindi ero curioso di ascoltare la Wolf dal vivo e sentire come il suo electro-pop sarebbe stato portato sul palco. Per l’occasione sono presenti un chitarrista, una bassista, un batterista e ovviamente basi preregistrate per una resa globale che, in linea con la giornata, punta maggiormente sul groove e sul funk e musicalmente risulta molto gradevole. Il problema è Remi stessa, che si esalta anche di fronte ad una platea piuttosto indifferente e offre una prova vocale sbilenca, quasi totalmente urlata e con parecchie stonature sguaiate. Sugli schermi a lato del palco vengono trasmessi perennemente gli stessi filmati, che annoiano presto, e anche se la cantante cerca di fomentare il pubblico raccontando la genesi del suo brano intitolato Anthony Kiedis, gli unici veri applausi arrivano per gli uomini incaricati di spruzzare l’acqua sugli spettatori. È un peccato perché la musica non è male, ma la voce è il vero tassello debole dell’esibizione e non migliora le cose una riproposizione piuttosto fiacca di Crazy dei Gnarls Barkley. Continuerò ad ascoltare Juno, ma sono certo che Remi Wolf abbia avuto giornate migliori di questa.


TEDUA
Eccolo qui il più grande punto interrogativo della giornata: quale sia il ruolo di un rapper come Tedua all’interno di un festival come il Firenze Rocks non sta a noi deciderlo, ma possiamo rimanere dubbiosi riguardo la sua presenza in questo contesto e i dubbi aumentano dopo aver assistito al set del genovese classe ’94. Probabilmente egli stesso è cosciente della sua ambiguità in scaletta e decide di fare all-in mettendo in scena un teatrino esagerato dove si tessono le lodi della trap italiana e si fanno dediche a destra e a manca, recepite sicuramente dai fan dell’artista, ma purtroppo non da chi scrive. Tre brani originali e cover, Tedua trova il tempo di dedicare un brano a “tutte le donne troie presenti nel pubblico”, correggendosi dopo i primi fischi aggiungendo: “troia inteso in modo positivo”. Non commento oltre. Sul finale però si esagera ancora e arrivano sul palco un bassista e un chitarrista pronti a omaggiare i Red Hot Chili Peppers con una vergognosa esecuzione di Pretty Little Ditty, ovviamente nella versione già campionata dai Crazy Town per la loro Butterfly nel 1999. Ci sarebbe ancora altro da dire, ma preferisco chiudere con una riflessione: gli organizzatori del Firenze Rocks ci hanno visto giusto evidentemente perché durante l’esibizione del rapper genovese chiunque cantava le sue canzoni ed erano pochi quelli che, come me, si sentivano pesci fuor d’acqua. Chapeau dunque.


NAS
Si cambia completamente registro con l’arrivo di Nas, che ci regala un corposissimo set di hip-hop old school al quale è impossibile resistere. Il rapper di New York non ha bisogno di presentazioni dal momento che il suo nome è già storia del genere dalla prima metà degli anni ’90, ma con la consueta professionalità il nostro incanta il pubblico di Firenze e fa saltare tutti quanti a ritmo grazie al groove infuocato del batterista che lo accompagna per l’occasione. Sono molti gli estratti da Illmatic, il leggendario album d’esordio del 1994, ma il set spazia lungo tutta la carriera del rapper, che al contrario di Remi Wolf utilizza dei visuals di tutt’altro impatto, i quali descrivono la vita dei ghetti statunitensi e rendono omaggio alle voci storiche dell’hip-hop. Non c’è molto da aggiungere di fronte a un concerto come questo: anche i non appassionati del genere possono prendere appunti ed imparare da Nas, che dimostra un carisma assoluto e capacità tecniche impressionanti. Finalmente un live come si deve, esattamente prima degli headliner.


RED HOT CHILI PEPPERS
Il cambio palco della band principale della serata è un po’ più lungo rispetto ai precedenti, ma gli orari del festival vengono rispettati in maniera piuttosto efficiente; la gente non sta più nella pelle e anche chi è stato seduto tutto il pomeriggio ora si alza in piedi e alle 21:30 circa le quasi 65.000 persone presenti alla Visarno Arena fanno sentire tutta la propria forza ammassandosi a ridosso del pit cercando di guadagnare la migliore posizione possibile. Questo spinge me e il mio amico nelle retrovie, ma il problema reale è che la visuale sul palco mi viene totalmente preclusa e a malincuore riuscirò a vedere il concerto quasi solamente dagli schermi a lato palco. Era da mettere in preventivo per me che sono basso, ma la situazione globale a questo punto è delicata, con lo spazio vitale tra persone che risulta limitatissimo. Stringiamo i denti comunque e, conscio del fatto che la band non suona mai più di un’ora e mezza, sono pronto a godere quanto più possibile. I quattro finalmente entrano in scena e si producono nella prima jam della serata, che introduce la prevedibile Can’t Stop. Tutto emozionante, se non fosse per i volumi completamente sballati: batteria e basso sovrastano tutto quanto, ma incredibilmente il volume generale risulta bassissimo. Per tutto il resto del concerto il problema rimarrà più o meno evidente, con il “karaoke” del pubblico a coprire totalmente la voce di un Anthony Kiedis discretamente intonato e preciso. Solamente nella seconda metà della scaletta la chitarra di Frusciante emergerà maggiormente nel mix regalandoci alcune meraviglie tra cui l’ispiratissimo assolo di Californication e l’unico intermezzo a sorpresa della serata: una cover di What is Soul? dei Funkadelic che ci riporta direttamente ai tempi del live Off The Map (2001). Peccato che le buone notizie siano finite qui; le scalette delle precedenti date del tour avevano rivelato un totale di diciassette brani a serata con almeno un pezzo diverso per ognuna, ma a Firenze non abbiamo la stessa fortuna: i brani totali saranno solamente quindici, con l’eliminazione pesantissima di Under the Bridge sul finale (sembrerebbe per assurdi motivi di tempo) e non sarà presente alcuna novità in termini di brani proposti, tutti già suonati nelle scorse date. Consola giusto il fatto che assisteremo ad almeno quattro gustosissime jam. La scaletta favorisce nettamente l’ultimo disco Unlimited Love con ben cinque estratti, segue Stadium Arcadium con tre brani proposti, poi Californication e By The Way con due brani a testa, limitando alla sola Give It Away il compito di rappresentare il capolavoro Blood Sugar Sex Magik. Capitolo a parte per la sempre gradita – e sempre prevedibile – Nobody Weird Like Me, direttamente dal seminale Mother’s Milk: il pezzo più violento della serata, accolto con tepidità da un pubblico generalista e impegnato maggiormente a riprendere con i propri smartphone il ritornello di Snow ((Hey Oh)). D’altronde è da vent’anni abbondanti che i californiani sono dei colossi del mainstream, quindi il pubblico è quel che è, ma dispiace sempre accorgersi di come la maggior parte dei presenti con cui ho parlato conosca davvero pochissimo la storia, perlomeno discografica, dei peperoncini americani. Tornando al live si può dire con assoluta fermezza che il traino dei Peppers del 2022 sia Flea, un musicista straordinario che ha ancora la carica di un ragazzino e parla continuamente con il pubblico rendendosi protagonista di alcune spassose gag, nonché di molteplici momenti solisti. Quasi per niente loquaci gli altri tre, con anche Kiedis stranamente meno coinvolgente del solito. Chad Smith è inattaccabile su tutta la linea e vederlo suonare è davvero una gioia per gli occhi e per le orecchie, anche se la mia attenzione era tutta rivolta a John Frusciante: il chitarrista ha dato prova di quelle che da sempre sono i suoi punti di forza, ma facendo numerosi passi indietro dal punto di vista dell’ego durante le proprie performance. Il Frusciante di oggi è un musicista che vuole far risaltare i compagni di band stando maggiormente sullo sfondo, anche nei momenti solisti, ma sentirlo suonare ed inventare melodie intime e sofferte è qualcosa di indescrivibile, anche in un contesto quasi invivibile come quello di Firenze. Altro momento topico è l’esecuzione di The Heavy Wing, brano di Unlimited Love cantato da Frusciante sul ritornello, qui accompagnato dal pubblico in maniera timida ma sostenuta. Con la solita By The Way (che ancora fatico a comprendere come brano di chiusura, pensando che nel tour del disco omonimo era posta in apertura) si conclude il concerto e la scena di John che appoggia la testa sulla spalla di Anthony è già leggendaria. Non sono nemmeno le 23:00 ed iniziamo ad uscire faticosamente dalla Visarno Arena con la sensazione di aver vissuto un buon concerto, ma piuttosto statico e senza guizzi, confezionato da una band che non ha assolutamente più nulla da dimostrare, se non la voglia di suonare dal vivo. Quello di Firenze rimane, ad ora, il live meno interessante del tour, bisogna dirlo, e mentre finisco di scrivere queste righe sto ascoltando Sir Psycho Sexy seguita da They’re Red Hot live a Dublino. Avrei dato tutto per un finale simile in Italia e invece…


RED HOT CHILI PEPPERS SETLIST
1. Intro Jam + Can't Stop
2. Dani California
3. Charlie
4. These Are the Ways
5. The Zephyr Song
6. Jam + Aquatic Mouth Dance
7. Snow ((Hey Oh))
8. Nobody Weird Like Me
9. Whatchu Thinkin'
10. Otherside
11. The Heavy Wing
12. Jam + Californication
13. What is Soul (Funkadelic cover) Jam + Black Summer
14. Give It Away + Jam
---Encore---
15. By the Way



CONCLUSIONI
Mentre ci apprestiamo ad uscire dall’area concerto con non poche difficoltà dovute ad una gestione del flusso di persone piuttosto rivedibile, io e il mio compagno d’avventura spendiamo tutti i token rimasti per l’acqua, dal momento che gli addetti al beveraggio non circolano più tra il pubblico da ore ormai e spostarsi per andare a comprarla avrebbe significato perdere irrimediabilmente il proprio posto già precario. E così ragioniamo sulla giornata appena trascorsa, che ha regalato sì emozioni positive, ma anche e soprattutto tante note negative che rendono l’ipotesi di partecipare nuovamente a un evento come il Firenze Rocks decisamente remota. Prezzi esagerati, soluzioni per contrastare il caldo non sufficienti, spazio vitale a tratti completamente assente, controlli eseguiti in maniera parziale e che hanno favorito i più furbi e svantaggiato gli onesti, infine un impianto audio colossale, ma inspiegabilmente sfruttato male per gli headliner. Per non parlare delle cifre spese da praticamente tutte le persone con cui ho parlato per acquistare i biglietti! Io, lo dico chiaramente, sono stato fortunato e ho trovato due biglietti a 100€, che era il budget che mi ero dato; ma la maggior parte dei ragazzi che ho conosciuto non ha speso meno del doppio rispetto a ciò che ho speso io, partendo anche in anticipo nella ricerca dei biglietti. Il culmine rimarrà una ragazza del pit che, per un singolo biglietto, ha speso circa 500€. Follia, pura follia.
Certo, rimane la soddisfazione di aver visto e ascoltato John Frusciante dal vivo dopo ben quindici anni dall’ultima calata italica (quella data ad Udine che in molti ricordano con amarezza, data la durata risicatissima del concerto), ma il bilancio della giornata si conclude complessivamente in negativo purtroppo. Gli stessi problemi appena elencati saranno confermati da moltissimi partecipanti in tutte e quattro le giornate del festival, anche se per quanto riguarda l’audio sembra che nel pit si sia sempre sentito meglio rispetto alle altre zone della Visarno Arena. Aspetto curioso questo, dal momento che per quanto mi riguarda io mi trovavo giusto alle spalle del service e quindi avrei dovuto godere del più ottimale dei suoni. Ad ogni modo possiamo dire di esserci stati ed aver assistito al ritorno dell’unica formazione dei Red Hot Chili Peppers che conta, che sul palco riesce ancora a dare spettacolo, sebbene per ora in modo ancora un po’ arrugginito e talvolta con l’impressione di stare solamente “recitando una parte”. Ora speriamo solo che Frusciante rimanga in formazione fino alla fine dei giorni della band e prepariamoci alle prossime mosse dei californiani, che di sicuro non si fermeranno qui.



Salvatore
Domenica 3 Luglio 2022, 16.34.59
19
Trovo curioso (si fa per dire) che ci siano persone che non sono in grado di accettare il fatto che su svariati argomenti si possano anche avere idee e visioni diverse. Trovo, altresì, curioso poi, che quelle stesse persone abbiano la presunzione di conoscere i propri interlocutori (virtuali), e pensino di poter intavolare una discussione sulla base della proprie deduzioni o fantasie. Trovo, infine, seccante il fatto che si debba distorcere il pensiero altrui, o darne un’interpretazione semplicistica, con il solo scopo di dimostrare la validità della propria tesi. Uno può anche ritenere di avere ragione su un dato argomento, però dovrebbe quantomeno avere la compiacenza di non alterare il senso delle frasi pronunciate dal proprio interlocutore. Esprimere un giudizio negativo su alcune manifestazioni musicali create “apposta per soddisfare le esigenze e i gusti di un pubblico palesemente mainstream” (n. 4) è cosa ben diversa dal dire che in Italia tutti i festival (indistintamente) facciano schifo, mi pare evidente! Eppure, bisogna strumentalizzare… Occorre, altresì, tirare in ballo una cosa, “la scena”, di cui nessuno ha parlato, e di cui tra l’altro ho sempre faticato a comprendere il reale significato (qualcosa, cioè, che andasse al di là della facile retorica). Dimostrare, poi, scarso interesse verso questioni di natura squisitamente economica non significa ignorarne del tutto l’importanza, ma vuol dire semplicemente attribuirgli il giusto rilievo. Per il resto, penso che parlare del ruolo che hanno oggi la musica rock e metal in Italia sia piuttosto difficile, soprattutto se non si tiene conto del fatto che a cambiare nel corso degli anni non sono solo le tendenze musicali (diverse a secondo del periodo storico), ma le società nel loro complesso. Il paese di oggi non è paragonabile a quello di una trentina di anni fa, per cui non so fino a che punto abbia senso tirare in ballo le dinamiche di allora per rapportarle a quelle del presente.
Alberto
Sabato 2 Luglio 2022, 21.03.11
18
Eh vabbe... non c'è peggior sordo di chi non vuol capire. Vai vai... continua a lamentarti di quanto fanno i schifo i festival in Italia, senza andare ai festival. A nessuno, non solo a quelli mainstream. Vedrai come migliora la situazione. Classica postura italiana: ci lamentiamo che manca la scena, ma poi a vedere il gruppo emergente nel locale del cazzo non ci va nessuno, neanche i musicisti delle altre band che chiedono supporto per la propria... ci lamentiamo dei promoter poco attenti ai gusti del pubblico e alle loro esigenze, ma poi schifiamo anche il festival sotto casa. Secondo te al Keep It True non devono far quadrare i conti? Sai quanti locali sono rimasti a Firenze che fanno musica dal vivo? Non dico metal, dico musica dal vivo in generale? Si contano sulle dita di una mano, forse due in estate. E parliamo di Firenze. Secondo te un megafestival come erano l'Arezzo Wave o il Pistoia Blues di venti/trenta anni non avevano ricadute su tutto l'indotto della musica nei dintorni, tra band che iniziavano a suonare perché ispirate dai concerti e locali che offrivano da suonare perché esisteva un pubblico e promoter che prenotavano tour perché vendevano biglietti? Secondo te gente come Neon, Diaframma, Litfiba e poi Malfunk, Negrita e tutta l'ondata metal, da Eldritch a Tossic, Labyrinth, Vision Divine e compagnia suonante sono venuti fuori dalla piena dell'Arno del '66 o perché c'era un sottobosco che si nutriva di questi grandi eventi, anche se non ospitavano quasi mai direttamente gruppi metal? Eh già... ma a fare questi discorsi si fa i ragionieri della musica. Meglio atteggiarsi da duri e puri, dietro a uno schermo, da quelli integerrimi a cui "interessa la musica" e poi non vanno ai concerti. Finché anche i festival, per sopravvivere, sono costretti a trovare chi attira la gente... dovunque li trovino, anche a costo di perdere totalmente l'identità. Ma scusa eh... sto rasentando l'arroganza... tempo perso e sciocco io... avevo detto bene alla prima. Adieu.
Tino
Sabato 2 Luglio 2022, 20.39.18
17
Mah penso che Alberto tu abbia ragione. Tra l'altro oggi nella corsa del sabato mi sono imbattuto in un gruppetto di sedicenni con musica trap a tutto volume, poco fa aperitivo in piazza del paese e in loop i vari Blanco mahmood e altra musica trap pop quindi alla fine della fiera se il pubblico generalista è quello disposto a farsi spennare per vedere i Metallica che tra l'altro ti buttano lì una trapped under ICE (il collegamento lessicale con trap è puramente casuale) che non è propriamente nothing else matters...o magari questi peppers che saranno anche commerciali ma che tra i giovanissimi hanno lo stesso appeal di Orietta Berti , beh insomma è uno specie di miracolo.
Salvatore
Sabato 2 Luglio 2022, 20.12.49
16
Sarà tutto “molto semplice” per te che continui a rigirare la frittata, a parlare di numeri e a portare il discorso sul piano che più ti aggrada… Se parlo di “versione sbiadita ed edulcorata del rock o del metal” (n. 4) mi aspetto poi che l’interlocutore che intende contraddirmi lo faccia mantenendosi nei confini della logica (discutendo appunto di musica); se invece mi si parla di “cifre”, di “numeri”, e della necessità di arrivare ad un “pubblico generalista” (n. 15) significa che il fraintendimento non è per nulla casuale, perché si vuole a tutti i costi esaltare il successo di una manifestazione sulla base di argomenti che sono di natura esclusivamente economica. Già in quel “vedremo quanti spettatori faranno…” (n. 15) c’è tutta la logica che sottende certi discorsi e che mi fa intuire quanto poco peso si dia alla musica… Se uno ha una particolare predilezione per gli incassi e il numero di biglietti venduti può benissimo discuterne con gli addetti ai lavori e con chi si occupa di business, ma non deve pretendere di parlarne con semplici appassionati, con toni, tra l’altro, che rasentano l’arroganza…
Alberto
Venerdì 1 Luglio 2022, 20.13.38
15
Ottima tattica difensiva dire che sono gli altri a fraintendere, omettendo del tutto la seconda parte del tuo discorso, quando invece il tutto è molto semplice: 1) se vuoi certi numeri, devi per forza arrivare a un pubblico generalista. Altrimenti fai come i festival metal estivi che attualmente viaggiano su cifre totalmente diverse (come diceva Tino, 20mila in tre giorni. Qua si parla di 60 per ciascun giorno) e puntano su un pubblico specialista. Vedremo quanti spettatori faranno il Luppolo in Rock o l’Agglutination o il Metal Valley e via discorrendo. 2) di metallari da divano, che si lamentano e si lamentano, ma poi stanno a casa a guardare i video e a commentare di quanto sia serie B il nostro Paese, è pieno il web. Dipende sempre da che parte si vuole stare.
Salvatore
Venerdì 1 Luglio 2022, 19.17.06
14
Mah… capisco che il mio post fosse piuttosto stringato, però non mi pare di aver usato un linguaggio talmente astruso da dover essere frainteso!! Ho detto semplicemente che certi eventi (per me…pour moi) offrono “una versione sbiadita ed edulcorata del rock o del metal” (n. 4), motivo per cui non suscitano il mio interesse. Non si tratta di un pregiudizio, ma di un parere strettamente musicale. Poi che l’evento sia stato un successo strepitoso me ne rallegro, ma da semplice appassionato di musica non mi occupo di questioni economiche, di indotto o dei guadagni degli organizzatori…
Indigo
Venerdì 1 Luglio 2022, 17.12.54
13
@Alex, sapevo quanto ci tenevi a vedere i RHCP e soprattutto il tuo idolo Frusciante, per questo mi dispiace che il concerto non sia stato all'altezza delle tue aspettative vedrai che ci sarà un'altra occasione in cui ammirare i peperoncini, non abbatterti! Per il resto ottimo report, preciso e curato fin nei minimi dettagli: nel bene e nel male, questa giornata te la ricorderai a lungo
Alberto
Venerdì 1 Luglio 2022, 16.12.30
12
Io invece, perdonatemi, continuo a pensare che a parecchi piaccia parlare solo per il gusto di darsi ragione e, ripeto, senza essere stati presenti... e non parlo di Vicarious che dice appunto di essere stato lì. C'erano centinaia di persone ad ascoltare il concerto da fuori dell'ippodromo. Fosse vero quello che scrive il caro amico qua sotto, non sarebbe stato possibile. Poi che nel caso dei RHCP ci siano stati problemi di audio, come dice l'ottimo Alex è pur vero.
GIANLUCA
Venerdì 1 Luglio 2022, 12.32.52
11
Ho l'impressione che a eventi come questo relativamente al fattore audio (che è la cosa più importante visto che stiamo parlando di musica) se stai nel PIT , da come leggo da più parti, hai una migliore resa sonora, gli altri si attaccano alla ceppa..molto molto strano......ma fino ad un certo punto....
Vicarious
Venerdì 1 Luglio 2022, 3.10.41
10
Bill ridicolo, organizzazione degli spazi imbarazzante, trattamento delle persone da bestie da macello e prezzi totalmente fuori mercato per acqua e birra. Considerando che mi obblighi a svuotare lo zaino prima di entrare, logicamente, mi devi dare la possibilità di acquistare il bene di cui mi hai appena privato a cifre quantomeno ragionevoli. Anche perchè l'acqua che porto all'interno non è una bomba a mano ma gradirei berla. E non ero sul divano, quindi parlo da persona che ha presenziato all'evento. Serpentina per uscire dall'area concerto a dir poco illogica con nessuna via di fuga e transenne che ti obbligavano a rimanere schiacciato l'un l'altro (piazza San Carlo non ha insegnato nulla). Da evitare come la peste, sono stato più volte al Download di Madrid e non ho mai avuto questi problemi. In più pullman deviati volutamente verso un parcheggio che distava qualche chilometro in modo da obbligare tutti a fare il biglietto andata/ritorno per la tramvia, con cui hanno spillato ulteriori soldi ai malcapitati, cioè noi. A questo ritmo diventerà come il "Rock in Roma", bill peggiori di anno in anno fino a diventare un festival Trap/Pop
Tino
Giovedì 30 Giugno 2022, 21.17.32
9
Ciao Alberto hai ragione. Mi sono sbagliato quasi 20000 i biglietti venduti per tre giorni comunque visto il genere è stato comunque un ottimo risultato
Alberto
Giovedì 30 Giugno 2022, 21.00.08
8
Ciao Tino: non ho visto i dati ufficiali, ma mi hanno detto che al Castello col pienone ci stanno 9mila persone e ti assicuro che il pienone non si è visto in nessuno dei tre giorni. Giusto il sabato forse per tre quarti… la domenica metà, il venerdì poco di più. Poi se mi hanno dato informazioni errate meglio!!
Tino
Giovedì 30 Giugno 2022, 20.56.38
7
A Verona si parla di 40000 per tre GG quindi un ottimo risultato, per il resto quoto Alberto su tutto
Alberto
Giovedì 30 Giugno 2022, 20.52.36
6
A me sembra come al solito che ci sia chi commenta tanto per confermare il proprio pregiudizio e basta. Poi ai concerti non ci va, che sia Firenze Rocks o altro. Intanto si può dire che sia stato un successo: 60mila persone per tre giorni sono un successo. Enorme. E la formula si è rinforzata, invece di perdersi come era possibile con una pandemia di mezzo. Poi Firenze ha retto… casino, ritardi, qualche problema di traffico e parcheggi. Ma ha retto. Il che vuol dire un indotto della madonna: non c’era un buco in alberghi e ristoranti, locali strapieni… il che è una manna per una città fortemente sbilanciata sul turismo e su un settore devastato dal covid. Infine, sì è un pubblico mainstream. E quindi? Qual è il problema? Puzzano? Cosa vi aspettavate? Sessantamila metallari a vedere NAS e Tedua? Quelli non li hanno visti nemmeno a Verona, anzi… togli pure uno zero alle presenze e hai un’idea. Ma d’altra parte, a voi piace stare sul divano a pontificare. Poi non vi si vede ne al concerto underground ne a quello mainstream. E con questo chiudo. Adieu.
Tino
Giovedì 30 Giugno 2022, 20.50.20
5
Ero fan nei primi anni 90 In scaletta mancano pezzi come suck my.kiss o higher ground, peccato ma comunque ho visto che il festival ha fatto grandi numeri quindi di questi tempi va bene così.
Salvatore
Giovedì 30 Giugno 2022, 20.30.20
4
L’impressione personale è che questa e altre manifestazioni similari che si svolgono sul suolo italico offrano in molti casi una versione sbiadita ed edulcorata del rock o del metal, e rappresentino insomma degli eventi creati apposta per soddisfare le esigenze e i gusti di un pubblico palesemente mainstream. C’è poco da fare… siamo e rimarremo sempre un paese di serie B in termini di concerti ed eventi musicali.
Vitadathrasher
Giovedì 30 Giugno 2022, 18.15.52
3
A parte i biglietti, che uno sceglie di svenarsi quanto vuole, ma chiedetevi se i token sono legali.
Evil never dies
Giovedì 30 Giugno 2022, 15.33.37
2
Bel reportage che mette in evidenza le cose buone e negative della giornata.
Evil never dies
Giovedì 30 Giugno 2022, 15.33.33
1
Bel reportage che mette in evidenza le cose buone e negative della giornata.
IMMAGINI
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Locandina della terza giornata del Firenze Rocks
ARTICOLI
30/06/2022
Live Report
FIRENZE ROCKS - RED HOT CHILI PEPPERS
Day 3 - Visarno Arena, Firenze (FI), 18/6/2022
 
 
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