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AGNOSTIC FRONT + CHARGER + SPIRIT WORLD + LAST HOPE - Circolo Magnolia, Milano (MI), 24/10/2022
06/11/2022 (667 letture)
Vero e proprio minifestival hardcore quello che si è svolto alle porte di Milano presso il Circolo Magnolia e qual miglior band poteva capitanare simil evento se non una della portata degli Agnostic Front? Forti di una discografia che annovera alcuni tra i classici del genere, i cinque ceffi, capitanati dallo storico duo Vinnie Stigma/Roger Miret, sono apparsi in gran spolvero. Ad accompagnarli un ottimo cocktail di complessi per una serata a tema tra le più elettrizzanti dell’anno, il tutto nella cornice, oramai invernale ma sempre d’eccezione del Circolo Magnolia, che spicca nuovamente per organizzazione, cordialità e clima accogliente, tuffiamoci nel resoconto!

LAST HOPE
Veterani della scena bulgara, il quintetto gode di buon seguito e propone un hardcore con venature metal di stampo canonico. Non eccessivamente vivaci sul palco, con la sol eccezione del cantante, sciorinano una scaletta densa di ritmiche stoppate che insistono su mid-tempo che raramente impennano verso territori speed. Possiedono un’artiglieria di tutto rispetto consistente in chitarre Gibson Flying V ed SG, bianche entrambe, un Fender Jazz in finitura natural il tutto rifinito da amplificazione valvolare Peavey 6505/5150 ed Ampeg per il basso. Molto precisi ed incisivi, hanno rappresentato un ottimo antipasto culminato col pezzo finale ove finalmente si apprezza una decisa accelerata. V’è da rilevare, a essere pignoli, che il singer dimostra un inglese non esattamente impeccabile. Ciò nonostante, a conti fatti, è stata un’esibizione onesta a culmine d’una mezz’ora dilettevole.

SPIRIT WORLD
Curiosità avvolgeva l’esibizione della band statunitense, presentata dagli organizzatori come connubio tra country e metal. Effettivamente salgono sul palco agghindati da perfetti cowboy pronti alla monta del toro, ma ciò non dovrà trarre in inganno poiché non ci sarà alcun elemento country nel loro act. Armati di due Ltd (un curioso modello telecaster ed una Gary Holt signature) e basso Ibanez, propongono un metalcore con diversi rimandi agli Slayer tanto che uno dei due axeman fa ampio abuso di leva vibrato e armonici naturali che ricordano a tratti l’intro di Hell Awaits. Purtroppo, più va avanti lo show più prende forma la convinzione che quello dell’abbigliamento rappresenti un mero espediente per distogliere l’attenzione da una proposta musicale scialba e imbarazzante quanto a mancanza di originalità, il classico “né carne né pesce” che perde di sostanziale interesse dopo soli 10 minuti, tanto che di colpo l’area fumatori si riempirà di spettatori per nulla coinvolti.
Pollice in basso.

CHARGER
Finalmente si torna su livelli di magnificenza e non poteva essere diversamente attesa la presenza di Matt Freeman (ex Operation Ivy e Rancid), uno dei migliori bassisti punk/hardcore in circolazione, che propone la sua nuova “creatura”. Oltre Freeman, la formazione a trio annovera un altro veterano della scena, Jason Willer, che si presenta con una sgargiante doppia cassa, tanto per mettere le cose in chiaro! Il chitarrista Andrew McGee si affida all’accoppiata Les Paul/Marshall mentre Freeman non sgarra, e si avvale del marchio Fender in toto, sia per il quattro corde che la sezione testata/cassa. Come detto, fin dall’inizio i tre risultano micidiali, si alternano le parti vocali allorquando a più riprese echeggiano influenze alla Black Flag. Diretti e senza fronzoli, la matrice punk è ben radicata ed a tratti riporta a un ideale collage tra Exploited e Motorhead/Chrome Division.
Innanzi a un pubblico insolitamente statico (ma rappresenterà la classica calma prima della bufera), il terzetto porta avanti una scaletta lavica senza soluzione di continuità fin quando Freeman nel fare la conta degli ultra cinquantenni in sala, li ringrazia per la partecipazione e supporto. Set insolitamente corto per dei co-headliner, anche per loro circa mezz’ora, un vero peccato alla luce di quanto espresso. Speriamo vivamente di rivederli in un contesto di maggior respiro.

AGNOSTIC FRONT
Ed eccoci finalmente giunti al main event.
Per inquadrare l’importanza storica di questa band, un tempo, quando disquisivi di hardcore sulle riviste di settore o tra semplici aficionados, quello degli Agnostic Front era uno dei cinque nomi che sovvenivano quasi in automatico.
Lesto cambio della strumentazione, la batteria viene sostituita con una più “sobria” a singola grancassa fin quando parte l’intro a firma del maestro Morricone. Vinnie Stigma è il primo a salire sul palco, segue il resto della ciurma ed ecco sganciata la prima bomba, AF Stomp tratta dall’ultimo Get Loud! del 2019. Effetto dirompente che, come prevedibile, scatena il parapiglia più sfrenato. Finalmente il pogo si attiva e si aprono le danze a quello che sarà un hardcore show coi fiocchi per mano di una formazione che tutt’ora ha pochi rivali per il globo. Non si hanno letteralmente parole innanzi a cotanta energia mentre Stigma, col suo carisma, pose, piroette ad aspetto alla Robert De Niro di Taxi Driver risulta il vero mattatore della serata. Rotea in aria la chitarra come fosse una clava e nonostante le 66 primavere non si farà neppure mancare uno stage diving a metà concerto, cui seguirà Miret, calato direttamente in mezzo al circle pit per cantare un paio di strofe. Ma è con Victim in Pain che l’atmosfera si surriscalda oltremodo: il tripudio raggiunge il più alto apice, merito di musicisti dalla vitalità e vigore senza pari. Qualche frase in italiano da parte di Stigma, tra cui spicca un forte e chiaro “vaffanculo” sicché Jason Willer ed un infante salgono sul palco per dar vita ad una curiosissima jam cui il pubblico risponde con rinnovato entusiasmo. Stigma/Miret sono i veri protagonisti nonché autorevoli portavoce di una scena della quale, fin dagli albori, rappresentano una delle punte di diamante. Perfettamente sincronizzati, sono una corazzata programmata per polverizzare ogni cosa gli si pari di fronte. Gran finale, che vede salire sul palco uno dei chitarristi degli Spirit World e rendere omaggio ad uno dei gruppi punk per eccellenza, i Ramones, con l’inno a titolo di Blitzkrieg Bop. Certo, forse una maggior durata non avrebbe guastato (l’esibizione è durata si e no un ‘ora) ma l’intensità dello show ha certamente compensato, appagando appieno i partecipanti, senza contare che trovandoci di lunedì… forse è stato bene così!

SETLIST AGNOSTIC FRONT
1. AF Stomp
2. The Eliminator
3. Dead to Me
4. A Mi Manera
5. My Life My Way
6. Old New York
7. Urban Decay
8. For My Family
9. Friend or Foe
10. Victim in Pain
11. Peace
12. Crucified (Iron Cross cover)
13. Pauly the Dog
14. Power
15. Gotta Go
16. I Remember
17. Police State
18. Addiction
19. Blitzkrieg Bop (Ramones cover)



patrick
Giovedì 10 Novembre 2022, 15.59.06
3
son sempre schiaffoni con gli AF osceni i primi due
Elluis
Mercoledì 9 Novembre 2022, 21.41.37
2
Purtroppo a questo giro me li sono persi, ma sono molto contento che gli AF siano rimasti quelli di sempre... alla prossima non voglio mancare! @Rasta Back, da sempre gli show degli Agnostic, e in generale tutti i concerti delle band NYHC durano circa 1 ora, gli unici che forse tirano un pò di più sono i Sick Of It All che fanno una decina di minuti in più. In tempi più recenti i The Casualties a Magenta (MI) hanno fatto circa 1h e 20, ma con un lungo intervallo tra lo show e il bis (poi era il compleanno del chitarrista Kolatis, percui è finita come è finita, con brindisi sul palco e cazzeggi vari...)
DaveHC
Mercoledì 9 Novembre 2022, 18.51.26
1
Beh è stato davvero un gran concerto e gli Agnostic Front non deludono mai, nonostante le numerose primavere, i vari usi ed abusi di sostanze e soprattutto le recenti problematiche di salute di Miret xmche per fortuna sembrano risolte. Sulla durata dello show credo che x loro sia umanamente impossibile reggere più di un'ora a questa intensità. E apprezzo che preferiscano qualità a quantità. Gruppi di supporto piuttosto insulsi i primi due, anche se i bulgari li ho trovati quantomeno più convinti e convincenti, molto buoni i Charger che non conoscevo e che hanno portato un po' di classico HC vecchia scuola che non guasta mai... Gran concerto in ogni caso!
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