IN EVIDENZA
Album

Avatarium
Between You, God, the Devil and the Dead
Autoprodotti

Darko (US)
Dethmask 3
CERCA
ULTIMI COMMENTI
FORUM
ARTICOLI
RECENSIONI
NOTIZIE
DISCHI IN USCITA

25/04/25
ART NATION
The Ascendance

25/04/25
BLACK SWORD THUNDER ATTACK
Black Sword Thunder Attack

25/04/25
PROST
Believe Again

25/04/25
VENATOR
Psychodrome

25/04/25
VOLAND
The Grieving Fields

25/04/25
HAEMORRHAGE
Opera Medica

25/04/25
CADAVER
Hymns of Misanthropy

25/04/25
AEONYZHAR
The Profane Era

25/04/25
COSMIC CATHEDRAL
Deep Water

25/04/25
HATE FOREST
Against All Odds

CONCERTI

25/04/25
SWALLOW THE SUN
LEGEND CLUB, VIALE ENRICO FERMI 98 - MILANO

25/04/25
FRONTIERS ROCK FESTIVAL
LIVE CLUB - TREZZO SULL\'ADDA (MI)

25/04/25
DELTA SLEEP
INIT RCCB, VIA DOMENICO CUCCHIARI 28 - ROMA (CASAL BERTONE)

26/04/25
RHAPSODY OF FIRE
AUDITORIUM DI MILANO FONDAZIONE CARIPLO, LARGO GUSTAV MAHLER - MILANO

26/04/25
FRONTIERS ROCK FESTIVAL
LIVE CLUB - TREZZO SULL\'ADDA (MI)

26/04/25
DELTA SLEEP
CORTE DEI MIRACOLI, VIA ROMA 56 - SIENA

26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)

26/04/25
NORTHERN DARKNESS FEST
CENTRALE ROCK PUB, VIA CASCINA CALIFORNIA - ERBA (CO)

27/04/25
HEILUNG
TEATRO ARCIMBOLDI - MILANO

27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO

UNTIL DEATH OVERTAKES ME - Parla Stjin van Cauter
24/11/2007 (4141 letture)
Non a caso la mia recensione d’esordio e presentazione fu proprio dedicata agli UNTIL DEATH OVERTAKES ME progetto principe del mentore d’arte funebre Stjin van Cauter. Stjin, di cui sottolineo l’entusiasmo profuso, ha accettato di farsi una chiacchierata (telematica) con il sottoscritto così da potersi raccontare ai lettori di Metallized.
Il sottofondo, a questo punto, parrebbe scontato…

Giasse: Ciao Stijn, prima di tutto grazie mille per la disponibilità. Vorrei che tu ti presentassi da solo e raccontassi ai lettori di Metallized chi sei e come hai iniziato.
Stijn: Ciao a tutti. Mi piace pensare a me stesso come ad un artista a 360°. Direi che tutto iniziò “ufficialmente” 10/11 anni fa quando acquistai la mia prima chitarra, anche se quello che attualmente produco affonda probabilmente le sue radici in un passato più remoto. Il primo “guitar effect unit” (che uso ancora oggi) ed i primi basso e tastiera (anch’essi ancora in uso) arrivarono appena dopo. Così registrai alcuni pezzi brevi, con un registratore bi-traccia, che consistevano principalmente in parti di chitarra o di tastiera; da lì maturò il tutto. Quando passai a registrare su PC fu facile combinare più strumenti e fu così che iniziai a comporre la prima “vera” canzone, fortemente influenzata dal BLACK, dal GOTHIC e dal DARK METAL così come dalla DARK-WAVE. Ciò che scrivevo cambiava a seconda della musica che ascoltavo (MY DYING BRIDE, PARADISE LOST), fin tanto che non iniziai a sviluppare sonorità più originali; le influenze svanirono del tutto quando mi misi a sperimentare con gli strumenti alla mano. Cercai gente con cui creare una vera band, ma le cose non funzionarono ed alla fine decisi di portare avanti il mio “solo project”. Aldilà di ogni previsione la prima uscita ufficiale targata UDOM (SYMPHONY II - ABSENCE OF LIFE) ebbe un ottimo riscontro da parte della stampa on-line e fu ancora più sorprendente constatare che il materiale prodotto tempo prima, e che avevo finalmente deciso di pubblicare, piacque ad un discreto numero di persone. Fu sicuramente uno stimolo per continuare a comporre nuova musica e cercare nuove sonorità. Il risultato fu un numero piuttosto cospicuo di “solo album” sparsi in vari progetti. Quando iniziai a studiare ingegneria elettronica non ebbi più molto tempo da dedicare alla musica così il tutto rallentò considerevolmente tanto da costringermi a saltare le lezioni per completare, di volta in volta, i pezzi nuovi. Dopo due anni e mezzo smisi del tutto il corso alla Facoltà per dedicarmi interamente alla musica unendomi ai PANTHEIST come “session man” durante un piccolo tour in Europa. Il genere di musica a cui mi sono dedicato non poteva però garantirmi sufficienti guadagni, così un anno dopo tornai a studiare, questa volta nel settore audio-visivo. Finii il corso triennale di cinematografia maturando un forte disgusto per i film e tutto ciò che vi girava intorno; ebbi inoltre la piena sensazione di aver sprecato tre anni della mia vita; in quel periodo sviluppai però un rinnovato interesse per l’arte “visiva” ed iniziai a lavorare su design ed animazione in 3D, così come sulla creazione di suoni dedicati alla cinematografia. Da quel momento passai due anni lavorando occasionalmente nel settore di grafica e stampa, cosa che limitò ancora una volta il tempo che potevo dedicare alla mia musica. Prima o poi darò il via ad una mia attività che spazierà dalla musica al sound-design, dal design 3D all’animazione: recentemente ho iniziato anche a scrivere, ed è difficile dire quanto ciò si sia rivelato positivo.

G: Nella maggior parte dei tuoi lavori, che sono “solo-project”, ti occupi dell’intero concepimento della traccia: in che modo procedi solitamente? Hai una scaletta ben definita oppure la costruzione dei pezzi può variare di volta in volta?
S: Il processo compositivo è sempre diverso di volta in volta: questa è la parte più creativa di tutto il pezzo e non voglio limitarmi né dal punto di vista del tempo impiegato né dal punto di vista delle modalità in cui la canzone viene creata. Con gli anni, e attraverso continue prove ed errori, ho imparato a registrare e mixare meglio la musica: adesso il processo risulta definito e ci sono piccole differenze tra sessioni registrate per progetti diversi, almeno dal punto di vista tecnico. La composizione del pezzo non è sempre uguale, infatti un sacco di cose che esperimento possono suggerirmi ogni volta una nuova idea: a volte basta un’immagine o una frase per iniziare. Non butto giù quasi mai nulla di getto a meno che non creda sia qualcosa di cui mi posso facilmente dimenticare. Lascio che l’idea maturi nella mia testa e quando l’ho definitivamente acquisita ed ho la sensazione di come sarà la canzone inizio a comporla materialmente. Da qui in poi è solo questione di ultimarla, magari aggiungendo alcuni elementi, prima di provvedere alla registrazione.

G: Molte persone (compreso “The Union of Funeral Doom Solo Project” tramite la propria “Declaration”) ritengono che il FUNERAL DOOM non si adatti a band strutturate, bensì a “one man job”. Tu che ne pensi e quali credi possano essere i vantaggi a favore e gli svantaggi contro tale modo di lavorare?
S: Non credo che il FUNERAL DOOM si adatti esclusivamente ai “solo project”, prova ne è il fatto che molte band hanno saputo dare forma a questo tipo di musica in modo molto convincente. Il chiaro vantaggio per i “solo project” sta nel fatto che a volte è più facile comporre qualcosa di molto personale poiché non occorre tener conto degli input creativi che vengono dagli altri membri della band, ed è una cosa che in genere ben si addice al FUNERAL. Del resto, però, quando in una band si crea un buon connubio di idee e stimoli è possibile dar vita ad una composizione più ricca, con spunti maggiori dal punto di vista dell’approccio alle sonorità, semplicemente per il fatto che più persone vi lavorano. Si viene anche a creare un meccanismo di autocritica più efficiente nei confronti della musica che si compone, cosa assai più difficile per chi si trova a dover giudicare da solo la produzione. Grazie all’aiuto del computer ed alla grande quantità di strumenti elettrici a disposizione, è ormai più facile per il singolo autore dare l’impressione di essere una band al completo e ciò fa sì che molte più persone provino a sperimentarsi. Personalmente non credo sia sempre e comunque una cosa positiva, considerato che spesso si percepisce chiaramente la mancanza di “veri” strumenti o quantomeno si fatica a distinguerli da quelli realmente utilizzati.

G: Passiamo alla fase realizzativa: quanti strumenti sei in grado di suonare e con che profondità li conosci?
S: Al primo posto c’è sicuramente la chitarra, che suono ormai da 10/11 anni, anche se non posso dire di essere molto bravo tecnicamente. Ho imparato a suonare provando da solo a tirar fuori qualcosa dallo strumento; lo faccio ancora oggi e mi basta per suonare ciò che mi soddisfa . Questa è la sola cosa che mi interessa. Suono il basso, probabilmente meglio della chitarra se utilizzato in modo convenzionale; anche se mi sforzo in qualcosa di più sperimentale. Possiedo anche una Baritone Guitar (non molto differente da una chitarra standard), mentre la tastiera è un altro strumento che ho iniziato a suonare senza imparare nulla di specifico: provo sempre a vedere come posso sfruttare per gli altri strumenti ciò che ho imparato con la chitarra. Credo di non essere molto bravo nemmeno con la tastiera, dato che non ho molto tempo da dedicare all’esercizio. Nella mia musica sono presenti anche i timpani: in questo caso non seguo nessuna tecnica, lo strumento mi serve solo per il tipo di suono che produce. Per un periodo ho anche usato il violino elettrico, ma ho dovuto abbandonarlo presto poiché è uno strumento che richiede molta pratica e non avendo molto tempo per esercitarmi, anche a causa del lavoro, ho perso agilità nelle dita. A dire la verità mi spiace molto sia andata così. Tempo addietro ho giochicchiato con un contrabbasso e non è andata poi così male nonostante non ne avessi mai suonato uno prima. Non era mio ed in seguito non l’ho più suonato e mai utilizzato nella mia musica. Ora sto pensando di prendermi un basso o un violoncello elettrico…

G: Riconoscerei la tua voce tra centinaia di growl. In che modo la “prepari”?
S: C’è effettivamente una certa preparazione quando devo registrare, ma il fatto che riesca a cantare in un buon growl dipende maggiormente da come mi sento in quel momento. Non so di preciso da cosa dipenda, forse dalle condizioni climatiche e dalla qualità dell’aria. Mi sembra anche che alcuni tipi di liquori aiutino ad ottenere un growl più “umido”, più “sporco”, ma non l’ho sperimentato in modo certo, ho semplicemente notato che hanno degli gli effetti. La maggior parte delle volte tiro fuori quello che riesco in quel momento e devo dire che in genere suona abbastanza bene. Tra gli “strumenti” che uso è sicuramente quello più capriccioso. Hanno una parte nel risultato finale del cantato anche le tecniche di registrazione, così come il microfono ed il settaggio durante le performance dal vivo.

G: Parliamo degli UNTIL DEATH OVERTAKES ME: La gente crede essere il tuo impegno principale, è davvero così?
S: In un certo senso lo è: infatti la maggior parte del tempo passato a lavorare alla mia musica l’ho dedicato agli UDOM. Tendo ad avere una maggiore ispirazione verso composizioni che si adattano meglio agli UDOM che ad altri miei progetti, meno stilisticamente delineati; per questo in linea di massima sembra essere sia più produttivo. Un sacco di miei lavori sono nati da idee originariamente pensate per gli UDOM ma che si sono poi dimostrate essere troppo distanti; da questo punto di vista UDOM può essere considerato il mio progetto principale mentre gli altri sono propriamente lavori secondari.

G: E’ inoltre anche il moniker più conosciuto. Credi che il motivo possa essere ricondotto solamente alla promozione garantita dalle label per PRELUDE TO MONILITH e SIMPHONY III - MONOLITH?
S: Principalmente è dovuto alla promozione che la FIREBOX ha fatto a PRELUDE TO THE MONOLITE. In realtà la cosa non mi ha reso molto felice perché mi sembrava una promozione esagerata che avrebbe ottenuto il solo risultato di far finire il promo su molte ‘zines di vedute piuttosto ristrette che avevo sempre preferito evitare; alla fine, invece, credo che abbia pagato e anche altri miei progetti ne hanno risentito i benefici. Per quanto riguarda SIMPHONY III c’è stata meno attività promozionale, dato che è stato pubblicato da un’etichetta più piccola, ma non importa.

G: Ho letto che il nome deriva da BLACK GOD dei MY DYING BRIDE. È la verità?
S: E’ vero. Sono un fan dei primi MDB e trovo che questa canzone sia qualcosa di davvero speciale. Penso che a tutt’oggi sia una delle canzoni più particolari mai scritte, unica.

G: Rispetto alle prime uscite (SIMPHONY I e II), pur passando attraverso major, il suono sembra essersi profondamente estremizzato, soprattutto in SIMPHONY III. Io individuo la causa nella “rarefazione” delle vocals e nell’utilizzo di guitars sempre più monotòne. Tu che ne pensi? Qual è stato il flusso evolutivo?
S: Penso che la vera differenza sia tra SIMPHONY I e tutti gli altri album: SIMPHONY II e SIMPHONY III, così come PRELUDE TO MONOLITH, hanno, secondo me, molto in comune. Dopo SIMPHONY I c’è stato un evidente cambio di direzione da una musica basata sulla DARK-WAVE e sul DARK-METAL verso delle sonorità più oscure, più lente, più AMBIENT. Questa è per me la vera base di UDOM, se vuoi un prototipo delle sue sonorità. Da lì in poi è tutta una naturale evoluzione: prima c’è stato PRELUDE che introdotto una chitarra con suoni diversi ed era soprattutto meno oscuro ed opprimente. Poi è arrivato SIMPHONY III in cui ho sostituito parte delle atmosfere AMBIENT con suoni più sinfonici. INTERLUDIUM si colloca in mezzo a questi due, e fondamentalmente mostra come suonerebbe UDOM senza vocals e chitarre. Personalmente non credo che questa musica sia così estrema; comunque il sound di UDOM non può essere definito da un unico elemento: è il prodotto dell’unione del suono delle chitarre, dell’ AMBIENT, dell’atmosfera e della composizione dove anche le vocals hanno un ruolo, sebbene di minor rilievo.

G: Affermi che il sound degli UDOM non è così estremo: cos’è dunque per te la musica estrema? Potresti farmi qualche esempio?
S: Sono i progetti che si dimostrano estremi in molti modi; le due forme più importanti sono da un lato l’”idea” che c’è dietro la musica, il modo in cui si traduce nella composizione e come l’intero brano musicale riesce a riprodurla con efficacia. Da un altro lato c’è l’approccio meramente musicale. Per quanto riguarda l’aspetto puramente musicale non so dare nessuna indicazione particolare perché non ho sentito nulla di veramente estremo: molte di quelle che vengono definite “band metal estreme” non sono infatti altro che rumore ed arpeggi di chitarra casuali; questo per me non ha senso. Dal punto di vista dell’“idea”, invece, c’è un sacco di materiale interessante: BLACK GOD, ad esempio. Di recente ho anche trovato una registrazione live piuttosto atipica di SEBASTIAN fatta da STEVE HARLEY e COCKNEY REBEL: il pezzo è suonato così perfettamente che le sensazioni che vi stanno alla base spazzano via letteralmente l’ascoltatore, è quasi devastante.

G: Con THE ETHERAL hai invece sperimentato un sound molto più diretto e cattivo: hai altri progetti su questa strada?
S: Forse ORGANIUM può essere considerato simile a THE ETHEREAL per quanto riguarda la struttura delle canzoni e delle sonorità. BEYOND BLACK VOID anche, in un certo senso. Tutto il resto è strutturato in modo molto più libero. Dal punto di vista sonoro, THE ETHEREAL è probabilmente la cosa più dissonante e dura che abbia mai pubblicato.

G: Tre mesi fa è finalmente stato pubblicato il primo lavoro marcato WIJLEN WIJ. Ho letto che la formazione è nata nel 2003. Con che propositi siete partiti e quali sono quelli odierni?
S: Kostas, Nicolas, Heiko, Lawrence ed io decidemmo di mettere insieme le nostre idee riguardo al FUNERAL DOOM per vedere cosa ne sarebbe uscito. Buttammo giù subito alcune idee per qualche pezzo, ma il progetto si bloccò appena dopo e per un periodo piuttosto lungo non fu possibile trovarsi di nuovo tutti assieme, avendo ognuno altro da fare; così l’unica cosa degna di nota che riuscimmo a fare in quell’occasione fu stabilire il nome del gruppo. Circa un anno più tardi Kostas volle provare a far ripartire il progetto, dato cha aveva già scritto alcuni pezzi. Decidemmo di proseguire solamente lui, io e Lawrence. La maggior parte dei pezzi fu composta da Kostas e Lawrence, che impiegarono parecchio tempo a mettere insieme le varie composizioni. Anch’io avevo un pezzo pronto e così insieme avevamo abbastanza materiale per fare un album. Kostas andò in Inghilterrra, Lawrence era completamente assorbito dalle lezioni ed io non ricordo esattamente cosa stessi facendo allora, ma praticamente non riuscimmo a registrare per un altro anno, forse anche di più. Quando poi trovammo il tempo, la registrazione dell’album fu piuttosto veloce, sebbene Kostas dovesse fare avanti e indietro dall’Inghilterra ed io dovessi suonare anche le parti di Lawrence. Si unì a noi alla batteria Kris degli IN SOMNIS e così la line-up fu completa. Alcuni contatti di Kostas in UK fecero sì che la AESTHETIC DEATH volle pubblicare l’album. Il concetto di base rimase fondamentalmente lo stesso: suonavamo tutti in band FUNERAL DOOM piuttosto diverse le un dalle altre e ci chiedevamo quale sarebbe potuto essere il risultato se avessimo messo insieme le nostre idee.

G: La collaborazione con Kostas Panagiotou (PANTHEIST)è di lunga data. Le tue proposte sembrano apparentemente molto differenti dalle sue: tu molto involuto, minimalista e nichilista, mentre lui molto diretto e sacrale. Come riuscite a colloquiare?
S: Penso che le nostre idee sulla musica in generale e chiaramente sul FUNERAL DOOM abbiamo molto in comune. Non abbiamo mai parlato veramente di come arrivammo a fare la musica che suoniamo poiché per noi è quasi scontato. Kostas ha seguito dei corsi di musica ed ha una profonda conoscenza della classica, mentre io sono un autodidatta che sperimenta, ma il risultato nella sua essenza non è così diverso e le ragioni per cui componiamo questo tipo di musica non sono poi così distanti.

G: Per ora sono riuscito ad ascoltare solo la soundtrack che mi pare un meraviglioso merge tra le tue idee e quelle di Kostas. Parlaci anche delle altre tracce.
S: La maggior parte del lavoro dal punto di vista musicale e concettuale è stato fatto da Kostas e Lawrence. Ritengo che i SOLICIDE di Lawrence ed S2 di UDOM abbiano sonorità molto simili, quindi può sembrare che WIJLEN WIJ contenga molti elementi di UDOM e PANTHEIST, mentre in realtà dovrebbero essere elementi derivati da PANTHEIST e SOLICIDE. Personalmente ho composto solamente un brano, peraltro senza avvalermi di nessun contributo dagli altri membri della band vista la mia tendenza a lavorare solo; alcuni altri pezzi sono stati invece composti da Kostas e Lawrence insieme, sebbene anche loro abbiano nel progetto delle composizioni soliste, se non ricordo male. Ho registrato e mixato l’intero album, ed è questo il mio grande contributo al sound dell’intero lavoro.

G: Approfondiamo meglio il contributo di Lawrence?
S: Fondamentalmente il suo contributo è legato alla costituzione di questa band: ne ha trovato il nome ed ha stabilito quale dovesse essere il tono dei testi per le canzoni. Ha scritto un paio di pezzi con l’aiuto di Kostas; tutto questo agli albori del progetto. Quando iniziammo a registrare e a stabilire quelli che sarebbero stati gli arrangiamenti definitivi, Lawrence era troppo impegnato con la scuola per unirsi a noi, cosicchè Kostas gli subentrò completamente per quanto riguarda questo aspetto; io suonai la chitarra e mi occupai delle vocals aggiuntive.

G: In Belgio esistono molte realtà valide appartenenti al DOOM estremo. Credi ci sia una qualche influenza culturale o è solo il puro caso ad aver determinato ciò?
S: Non ho un’ottima considerazione del Belgio, ma non credo che questo possa influenzare significativamente la scena DOOM METAL. Si tratta solo di problematiche legate al governo e dell’assoluta incompetenza delle persone che vi fanno parte; forse il black metal potrebbe essere considerato il genere più adatto ad esprimere una forma di protesta o di reazione in questo senso. Non vedo molte cause legate ad aspetti culturali che possano spingere le persone a suonare il DOOM, ma potrebbe anche essere che io non me ne renda conto o che non faccia particolarmente caso alla cultura di questo paese. Date le circostanze credo però che effettivamente anche questo possa giocare un qualche ruolo: in genere questi sono i risultati dell’incompetenza del governo che fa di tutto perché le persone comuni debbano soffrire in un modo o nell’altro. Ci si allontana da tutto ciò che comunemente chiamiamo “felicità” spingendo gli sguardi verso il lato più oscuro delle cose. Sebbene molte persone non si rendano nemmeno conto di essere infelici, ciò si traduce inconsciamente in ciò che producono dal punto di vista artistico; ciò potrebbe forse dare più profondità a quei mezzi che meglio si adattano a mostrare la negatività in genere.

G: Se la tua musica non trae ispirazione da particolari condizioni sociali, che tipo di esperienze personali ispirano (o hanno ispirato) la tua ricerca artistica?
S: Non posso dire che la mia musica non subisca nessuna influenza di questo tipo: infatti l’attuale condizione del mondo, il fatto che la società preveda un sistema così nauseante se ci si mette a scavare al suo interno, l’indolenza del genere umano, razza patetica e poco performante, che lo sta guidando velocemente verso la sua stessa distruzione poiché non ha interesse nel migliorarsi, ma semplicemente nel trovare la via d’uscita più facile, beh, tutto questo è stato fonte di ispiazione per alcuni miei lavori come THE ETHEREAL, ORGANIUM e TEAR YOUR SOUL APART, ma mai per UDOM. Raramente argomenti di questo genere si leggono esplicitamente nelle mie liriche: tendo infatti a rifarmi principalmente ad un immaginario astratto. Anche se non si direbbe, mi occupo anche di fiction di argomento astrofisico/ scientifico e questo ha sicuramente avuto un ruolo rilevante nella creazione degli scenari che fanno da sfondo a molte mie composizioni. Oltre a progetti come I DERAM NO MORE, DREAM OF DYING STARS, anche FALL OF THE GREY-WINGED ONE, UDOM, BEYOND BLACK VOID e altri contengono alcuni “elementi cosmici”. Poi c’è quello che ho dentro di me, che è personale per cui non scenderò molto nel dettaglio se non per dire che si tratta di qualsiasi cosa possa venire dai sogni, da storie su cui fantastico, da esperienze ed emozioni che derivano da “visioni” della vita reale.

G: Ascoltando le varie realizzazioni è facile capire che ti piace fare DOOM utilizzando sfumature differenti che fanno apparire le release molto diverse tra loro. Perché non caratterizzare in modo ben preciso la propria musica? Non temi di disperdere le forze senza riuscire a convogliare su di un unico progetto l’interesse del grande pubblico?
S: Ritengo non sia giusto fare una cosa del genere solo per generare più interesse da parte degli ascoltatori e non è quello che mi spinge a comporre. Molte persone ritengono che molti dei miei progetti siano molto simili, tanto che alcuni non hanno motivo di esistere: per me, invece, sono abbastanza differenti da non disdegnare di metterli addirittura al primo posto. Non voglio nemmeno limitarmi dovendo definire in modo preciso ciò che faccio e delineando confini ben definiti, così se mi rendo conto di aver bisogno di un nuovo progetto per esprimere una certa idea che ho in mente, ne inizio uno nuovo.

G: Che sensazioni provi ascoltando la tua musica?
S: Questa è una domanda difficile, perché in genere non analizzo ciò che sento quando ascolto la mia musica: in genere mi porta principalmente a rivivere le sensazioni che avevo in origine e che la musica avrebbe poi dovuto ritrarre. Abbastanza spesso vi scopro cose nuove che non vi ho messo intenzionalmente ed è sempre una bella sensazione. Sicuramente riascoltare la musica che compongo deve attivare qualcosa: è il modo in cui capisco se ho creato qualcosa di buono. Molto dipende anche dall’umore in cui mi trovo: capita che un pezzo sentito in un momento particolare non mi dica nulla, mentre in altre circostanze mi devasta nel modo più assoluto.

G: Quanto ti interessa davvero il successo?
S: Un piccola dose di successo potrebbe generare abbastanza fondi per continuare a fare musica senza dovermi preoccupare del resto. Per ora non sembra possibile, ma vedremo cosa accadrà dato che la musica non è l’unica cosa di cui mi occupo. Non sono più riuscito a dedicare molto tempo al mio lavoro compositivo da quando ho iniziato a lavorare ed è una questione che devo assolutamente risolvere. C’è bisogno di avere delle entrate dai lavori artistici, cosa possibile esclusivamente se si trova riscontro in un pubblico interessato.

G: Hai qualche anticipazione da darci sulle tue prossime “uscite”?
Al momento sto lavorando a parecchi album, alcuni dei quali mi stanno impegnando da anni. Per IN THE MIST, FORBIDDEN FIELDS e I DREAM NO MORE ho in previsione imminenti uscite di tipo AMBIENT. Relativamente a FALL OF THE GREY-WINGED ONE pubblicherò tra poco un nuovo CD drone e sto THE ETHERAL, BEYOND BLACK VOID e potrei anche far uscire qualcosa di nuovo con un nuovo moniker. Per quanto riguarda UDOM ho materiale pronto per tre diverse release. Al momento non so ancora le tempistiche.

G: Ultimamente sono un po’ a corto di novità. Hai nuove uscite nel genere da consigliare a me ed ai lettori… fai pure…
Sono alcuni anni che non seguo le scene musicali. Ascolto occasionalmente cose collegate al FUNERAL DOOM o all’AMBIENT. Mi vengono in mente alcuni album non proprio recenti che si distinguono tra la massa: NOT A GLEAM OF HOPE dei COMATOSE VIGIL e TIDES OF AWAKENING dei TYRANNY. Recentemente ho avuto modo di ascoltare l’unica traccia dei russi QUASAR nello split CD con i LAKE OF DEPRESSION ed i CREPUSCULARIA & SOURCE OF DEEP SHADOWS: molto originale.

G: E’ inutile dire che ti aspetto in Italia. Quante speranze ho?
Ti lascio solo una piccolissima speranza. Sebbene mi sia molto divertito a suonare live con gli UDOM ad oggi non è possibile ricreare una situazione che consenta questo genere di show: dovrei trovare altri musicisti con cui provare, ma non è questo il momento.

G: Grazie mille per il tuo tempo Stijn. Ci risentiamo presto.



Mimi
Lunedì 26 Novembre 2007, 21.04.02
2
Bravo Giasse.
Syd
Lunedì 26 Novembre 2007, 19.12.58
1
Intervista molto bella.
IMMAGINI
Clicca per ingrandire
Stijn van Cauter
RECENSIONI
90
ARTICOLI
24/11/2007
Intervista
UNTIL DEATH OVERTAKES ME
Parla Stjin van Cauter
 
 
[RSS Valido] Creative Commons License [CSS Valido]