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22/03/25
THE MEFFS
ASTRO CLUB - FONTANAFREDDA (PN)
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BEDSORE - Sogni come Desideri
07/03/2025 (520 letture)
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Forti di una combinazione che associa il death metal al prog italiano anni '70, i nostrani Bedsore si sono fatti notare con il nuovo album Dreaming the Strife for Love, pubblicato lo scorso anno dalla 20 Buck Spin e ben accolto dalla critica. Abbiamo raggiunto la band per parlare del concept del disco incentrato sul romanzo Hypnerotomachia Poliphili e di come si possa creare un album che unisce sensazioni oniriche e aggressive trattando temi quali l'amore e il sogno.
Pez: Ciao ragazzi e benvenuti su Metallized! Innanzitutto vi ringrazio per la disponibilità e vi chiedo subito una breve presentazione per chi non vi conoscesse. Bedsore: Ciao a tutti voi e grazie per l’invito! Bedsore nasce con l’intento di esplorare il confine tra realtà e sogno, fondendo elementi progressivi, psichedelici e cinematici con il mondo sonoro dell’estremo. Il nostro è un approccio musicale fortemente concettuale e contaminato, e spesso si colloca a metà tra un’arte e l’altra, visto che ogni cosa si compenetra in questi campi. Siamo attivi dal 2018 e il nostro primo album, Hypnagogic Hallucinations, è stato il primo passo di questo percorso, un’opera dichiaratamente ispirata al mondo delle allucinazioni e dell’onirismo oscuro. Con il nuovo disco, Dreaming the Strife for Love, abbiamo voluto spingerci ancora oltre, cercando di raccontare una storia in cui ciascuno di noi può riconoscersi: un racconto tra amore, sogno e trascendenza.
Pez: Siete tornati dopo quattro anni dal debutto Hypnagogic Hallucinations, ma prima di chiedervi di più sulla vostra ultima release vi chiedo: siete soddisfatti del risultato ottenuto col vostro primo album? Bedsore: Assolutamente sì! E non solo in termini di riscontro da parte del pubblico e della critica, ma anche per quello che ha rappresentato per noi. Hypnagogic Hallucinations è stato il frutto di un’urgenza espressiva: un album nato in maniera spontanea, viscerale, senza troppi calcoli, anzi decisamente nessuno. Guardandolo oggi ci sono chiaramente delle acerbità e delle soluzioni che con il tempo abbiamo finito per notare e annotare, ma questa sua spontaneità ne ha indubbiamente rappresentato anche la forza; con il senno di poi ci rendiamo conto che era il disco giusto per il momento giusto. La sua natura diretta ci ha permesso di farci conoscere nella scena metal, senza però tradire quella vocazione onirica e sperimentale che è da sempre nel nostro DNA.
Pez: Sicuramente quattro anni di distanza, benché intervallati con lo split realizzato insieme ai Mortal Incarnation, sono tanti; come mai tutto questo tempo? Bedsore: La gestazione di Dreaming the Strife for Love è stata molto lunga e complessa. Fin dall’inizio sapevamo di voler realizzare un’opera ambiziosa, che fosse sia un concept album ma anche un’esperienza immersiva a tutto tondo, a cavallo tra musica e narrativa. Per questo, ogni aspetto di questo lavoro – dalla composizione all’arrangiamento, dalla produzione alla scelta degli strumenti – è stato curato nei minimi dettagli, senza fretta e senza scadenze imposte. Il concept stesso dell’album ha richiesto un lavoro di ricerca notevole: l’Hypnerotomachia Poliphili, il romanzo allegorico del Rinascimento italiano da cui sono tratti gli elementi centrali del lavoro, è un’opera stratificata e per niente immediata: per trasporne le atmosfere in musica abbiamo dovuto studiare, sperimentare e trovare il giusto equilibrio tra evocazione delle immagini, prima, e reinterpretazione secondo il nostro concept, poi. Non si tratta di una semplice traduzione dal libro al pentagramma, ma di un lavoro a sè stante con una propria anima e con dentro la nostra: raccontando la storia di Polifilo, protagonista del romanzo, abbiamo raccontato, in fondo, quella di tutti noi.
Pez: Parliamo di Dreaming the Strife for Love, sicuramente un titolo molto affascinante. Come siete arrivati a questa scelta? Esiste un concept che lega i brani del disco? Bedsore: Il titolo è la sintesi perfetta del viaggio che raccontiamo: il sogno, la lotta e l’amore come elementi imprescindibili di un cammino iniziatico, eternamente legati fra loro da un senso di ricerca continua che alimenta l’animo umano. Le radici di questo album non sono così recenti: ci siamo ispirati all’Hypnerotomachia Poliphili – che narra il viaggio allegorico di Polifilo alla ricerca della sua amata Polia, attraverso visioni surreali, simboli esoterici e prove da superare – grazie alla suggestione di Timo Ketola, mentre ancora lavoravamo alla copertina di Hypnagogic Hallucinations (2020). Al di là della narrazione storica, il cuore dell’opera è un’esperienza universale: il desiderio di trascendere la propria condizione umana e raggiungere qualcosa di superiore – quello che Robert Pirsig definirebbe in una parola “qualità” – accomuna ogni passo di questo concept album. Ogni brano del nostro lavoro rappresenta una tappa ed un tassello imprescindibile per gli altri, con elementi che richiamano l’immaginario del romanzo – obelischi, cavalli alati, statue colossali, draghi e ninfe – ma che si fondono con le nostre visioni dell’anima, narrando dei nostri conflitti interiori; queste immagini archaie (e archetipiche) rimangono stupefacentemente attuali, seppur a distanza di più di cinquecento anni, e questo ci ha affascinato, come fosse parte di una coscienza collettiva che ci lega al nostro passato antico. Anche la musica rispecchia questo legame, la strumentazione ne richiama le atmosfere con momenti di grande sospensione onirica.
Pez: . Ho apprezzato tantissimo la scelta del cantato in italiano: la nostra lingua è molto musicale, ma non avete temuto che questa scelta vi avrebbe “limitato” a livello internazionale? Bedsore: Sicuramente è stata una scelta coraggiosa, ma per noi inevitabile. L’italiano ci ha permesso di lavorare su sfumature di significato e suggestioni che l’inglese non avrebbe reso allo stesso modo, e considerando il legame con l’Hypnerotomachia Poliphili, ci sembrava la scelta più naturale.
Ovviamente ci siamo posti il problema della fruibilità dell’album fuori dai nostri confini, anche per questo i titoli dei nostri brani restano in inglese. Ma crediamo che la forza della musica stia anche nel saper trasmettere emozioni al di là delle parole: starà poi gli ascoltatori più curiosi addentrarsi nel concept approfondendo anche i testi, o direttamente l’Hypnerotomachia. Esattamente come l'ascensione del protagonista lungo il suo viaggio, anche questa musica richiedere un certo sforzo intellettuale da parte di chi la fruisce, imponendo di essere letta su vari livelli e tempi. Comunque, molte band del passato hanno dimostrato che in fondo la lingua può essere una risorsa più che un limite: basti pensare ai grandi gruppi che si sono addirittura posti con un attitudine cosmopolita, come gli Area International Popular Group.
Pez: Così come la scelta dell'italiano, ho trovato molto interessante la copertina realizzata da Denis Forkas Kostromitin. Come è nato il rapporto con l'artista? Bedsore: Denis Forkas Kostromitin è un artista che ammiriamo da anni, per la sua capacità di fondere estetica esoterica e narrazione simbolica. La sua arte ha una profondità quasi mistica, e ci sembrava perfetta per rappresentare visivamente il concept del nostro album, dopo Timo.
Il primo contatto pero è avvenuto quasi per caso: mentre ci approcciavamo allo studio del testo ci siamo imbattuti in due illustrazioni di Forkas già edite, ma che sembravano fatte apposta per il nostro scopo; coglievano l’essenza del disco in modo strabiliante per non essere state commissionate, e ci sembravano uscite direttamente dalle pagine dell’Hypnerotomachia, sebbene mantenendo un’identità chiara. La sua sensibilità artistica è stata determinante per dare un ulteriore livello di lettura all’album, e crediamo che la copertina sia una parte fondamentale dell’esperienza complessiva di Dreaming the Strife for Love.
Pez: Come sono nati i brani del disco? Avete provato nuovi metodi di composizione oppure avete lavorato come nel debutto? Bedsore: Rispetto a Hypnagogic Hallucinations, il processo di scrittura di Dreaming the Strife for Love è stato molto più stratificato e meditato. Se nel debutto i pezzi nascevano quasi istintivamente, seguendo una logica più spontanea e viscerale, questa volta abbiamo voluto costruire ogni brano con un’attenzione quasi architettonica, come se ogni sezione fosse una pietra di un edificio più grande. Il paragone è molto calzante considerando anche quanto l'Hypnerotomachia sia legata all’architettura.
Tuttavia, la composizione di questo album non è stata difficoltosa o forzata: ci siamo concentrati su una ricerca a livello tematico che potesse dare unitarietà e al contempo creare un fil rouge tra le tracce, ma allo stesso tempo abbiamo cercato di rendere centrale l'elemento timbrico alla base della costruzione compositiva. Non ci siamo limitati agli strumenti tipici del genere metal, ma abbiamo introdotto timbri originali (organi, fiati, strumenti acustici, persino una spinetta) che hanno ampliato la gamma sonora e dato maggiore profondità alle atmosfere. Alcune sezioni sono addirittura nate in fase di improvvisazione timbrica proprio a partire da questi strumenti – la digressione centrale di A Colossuss.. basata sulle ance sintetiche del Farfisa Compact o la “goccia” che accompagna la lunga jam di Fountains of Venus – poi raffinate in studio fino a trovare la loro forma definitiva. È stato un processo lungo, ma necessario per ottenere il risultato che volevamo.
Pez: In Dreaming the Strife for Love ho sentito molto più prog settantiano nostrano che death, questo grazie anche a strumenti come gli organi o synth. Quello che voglio chiedervi, per pura curiosità, è: pensate che in un futuro potrebbe esserci un disco totalmente prog? Avete mai pensato anche al contrario, ovvero un disco totalmente death? Bedsore: Non ci poniamo mai limiti stilistici a priori. È vero che in questo disco l’anima prog è molto più presente, ed è altrettanto vero che la scena prog italiana degli anni ’70 è stata una grande influenza per noi ed era nostro intento omaggiarla, ma anche sentirci stessi portavoci di quella eredità. Detto questo, un disco totalmente prog potrebbe essere un’opzione affascinante, così come un ritorno a un sound più estremo e diretto ma non sapremmo dirlo a priori. Certamente abbiamo trovato alcune chiavi del nostro linguaggio ma in fondo quello che ci interessa davvero è che ogni album abbia una sua coerenza interna e racconti qualcosa di autentico. Finché ci sarà questa esigenza espressiva, il nostro sound potrà evolversi in qualunque direzione.
Pez: La firma con la 20 Buck Spin è sicuramente un’ottima opportunità per farvi conoscere; come siete entrati in contatto con loro? Vi hanno dato pieno supporto e libertà per la realizzazione del disco? Bedsore: Quando ai tempi di Hypnagogic Hallucinations abbiamo inviato il nostro materiale a 20 Buck Spin, non ci aspettavamo una risposta così immediata e soprattutto entusiasta. Dave Adelson (20 Buck Spin) ha colto da subito il potenziale della band e ci ha dato piena fiducia in ogni fase, permettendoci di lavorare in totale libertà creativa.
Con Dreaming the Strife for Love il rapporto con la 20BS si è consolidato ulteriormente, essendo già al terzo lavoro insieme: entrambe le parti sapevano che stavamo realizzando qualcosa di ambizioso, ed il supporto della label è stato fondamentale, ma mai invadente o pressante in alcun modo. Questo è un aspetto cruciale per chi vuole fare musica come noi, perché significa poter realizzare un album esattamente come lo immaginiamo, senza compromessi. In fondo crediamo che sia la cosa più importante nel rapporto fra label e band.
Pez: Qual è il prossimo passo per i Bedsore? Avete già in mente qualche idea per una futura pubblicazione? Bedsore: Sebbene stiano già maturando nuove idee, la fucina è ufficialmente ferma e al momento ci stiamo focalizzando sulla dimensione live. Vogliamo portare Dreaming the Strife for Love sul palco nella maniera più fedele possibile, e stiamo lavorando per integrare alcuni degli elementi sonori dell’album nelle nostre performance dal vivo. Il recente release show a Roma insieme ai Fulci ha già visto un assaggio di questo, con una formazione estesa che sul palco ha visto una chitarra ed una postazione synth aggiuntiva.
Per quanto riguarda il futuro, abbiamo già delle idee come dicevamo, ma non vogliamo forzare nulla. Ci piacerebbe confrontarci con la composizione di qualche colonna sonora, sia per il nostro legame con il mondo del cinema che con la tradizione di compositori italiani come Morricone o Rota. Per adesso comunque niente anticipazioni. Sicuramente continueremo a spingerci oltre i confini del nostro sound, mantenendo vivo il nostro approccio visionario e narrativo.
Pez: Ringraziandovi ancora per la disponibilità, vi lascio queste righe per salutare i nostri lettori. Bedsore: Grazie a voi per questa bella chiacchierata e per l’attenzione dedicata al nostro lavoro! Un saluto a tutti i lettori di Metallized: speriamo che Dreaming the Strife for Love possa accompagnarvi in un viaggio interiore realmente vivo, e che possiate trovarvi dentro qualcosa di vostro. Ci vediamo presto sotto il palco!
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4
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Concordo con Gabriele, il cantato non è granchè, parecchio disturbante e va a inficiare negativamente il variegato tappeto sonoro che mettono in scena i nostri. |
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3
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D\'accordo con Gabriele. |
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2
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Un grande disco, veramente.
Avrei però amato qualche sprazzo di cantato pulito, alla lunga a me questa impostazione sempre urlata stanca, specialmente quando inserita su un tappeto sonoro così ricco. |
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