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27/04/25
THE LUMINEERS
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SPELLBLAST + FUROR GALLICO - Live Keller, Curno (BG), 23/04/2010
26/04/2010 (8733 letture)
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Il mio interesse per gli Spellblast nasce in una giornata d'agosto quando, beatamente in panciolle, ricevo una e-mail di Luca Arzuffi -all'epoca axeman dei Folkstone- che mi chiede disponibilità a pubblicare una notizia riguardante il suo progetto originario. Senza nemmeno pensarci (e dimostrando un'imperdonabile ignoranza), rispondo che Metallized è una testata libera che si occupa tanto delle grandi quanto delle piccole realtà e che dunque non ci sarebbero stati problemi. Così è: Luca mi manda il citato aggiornamento che viene subito pubblicato dal collega Nicola Strangis "Khaine". Consultando il testo della news per un controllo di massima, scopro che il nostro database richiama un lavoro della band datato 2007: Horns Of Silence. Ne leggo i tratti caratteristici dalla recensione e comprendo di essere stato affrettato nella risposta a Luca. Gli Spellblast non sono una semplice realtà underground: hanno all'attivo due lavori, concerti in tutta Italia, la partecipazione ad un festival importante (Bloodstock ‘06) in cui hanno diviso la scena con Primal Fear, Brainstorm e My Dying Bride ed infine un terzo CD in lavorazione. Altro che “piccola realtà”!
8 mesi dopo sono qui a raccontarvi il risultato dell’ultima fatica, Battlecry, presentata in anteprima al Live Keller di Curno. L'atmosfera pare subito distesa, nonostante l’importanza della situazione: arrivo infatti accolto da strette di mano e saluti in un clima perfetto per una festa, quale la serata deve essere. Scorgo i ragazzi, reduci dalle ultime regolazioni, saluto e mi allontano qualche minuto con Genocide, autore di molte liriche e manager della band. Mi ringrazia per essere presente e mi invita a cenare assieme a loro, cosa che prontamente accetto. Si mangia, si beve e ci si raccontano vicendevoli esperienze; al tavolo c’è anche Fabio Lione, attesissimo special guest della serata, che intrattiene grazie alla parlantina sciolta e sagace. Il pub bergamasco va via via riempiendosi anche a conferma dell’eccezionale politica dei due giovani gestori che non prevede costi aggiuntivi per l’ingresso: al Keller la musica live, peraltro di ottimo livello (quest’anno vi hanno suonato, tra gli altri, Celestia, Imago Mortis, Methadras, Thunderstorm) è sempre gratis!
Confesso di essere molto curioso poiché, avendo già avuto occasione di vedere la band all'opera in una session privata di cui vi lascio subito testimonianza, voglio comprendere quanto questi guerrieri dalla faccia pulita risentano della tensione del momento e sappiano essere efficaci in sede live. Prima di continuare nella lettura ascoltatevi History Of A Siege: Slaughter, 8° traccia di Battlecry, registrata in presa diretta durante le prove tenutesi a Lecco, domenica 18 aprile.
STUDIO SESSION
FUROR GALLICO
Ad aprire questa serata promozionale, gli amici Furor Gallico. Due settimane di distanza dal concerto con gli Haggard me li mostrano simili ma non uguali. Quel clima di velato timore che avevo percepito a Trezzo d'Adda scompare completamente e, pur costretti ad un gomito a gomito sul piccolo diamante della sala concerti, i monzesi regalano 40 minuti genuini ed adrenalinici. Il dinamismo del loro folk metal fa si che il tempo a loro disposizione voli, ma anche che si sia immediatamente catapultati in una condizione di naturale godibilità. Peccato per il bilanciamento dell’arpa di Becky, praticamente afona perché coperta dagli strumenti elettrici e dalla batteria, mentre di ottimo livello le restituzioni dei fiati di Merogaisus e del violino di Laura. Complessivamente il sound è comunque buono, cosa che mi permette di apprezzare il lavoro di Mac al basso, ben sposato con ritmica quadrata di Simo, e l’eccezionale prova canora di Pagan che, sostenuto nei backing vocalism da Ste e Merogaisus (insieme o alternatamente), si dimostra singer capace ed estremamente flessibile, tanto dal lato timbrico quanto da quello scenografico; distruttivo il deep-growling avvicendato con facilità all’acido screaming ed al meno invidiabile clean, unico registro in cui mi sento di consigliare un esercizio più assiduo. Lui e Merogaisus sono inoltre mattatori nati del palcoscenico: meritano il pubblico caldo del Keller e -perché no- qualche altra occasione di spicco a supporto di gruppi importanti del settore.
La setilist è la medesima di 10 giorni fa: le stranote Cathubodva, The Gods Have Returned, La Caccia Morta e Medhelan non si discutono (con una preferenza personale e “autoctona” per quest’ultima), ma anche le più recenti Ancient Rites e soprattutto Banshee iniziano a girarmi con soddisfazione nella testa.
Tra la gente ho notato molto apprezzamento ed ascoltato “interessanti” paragoni (Eluveitie) che proiettano di diritto i Furor Gallico in quell’interessantissima scena folk lombarda che non è più solo “nascente”. Pagan ha annunciato il debutto discografico a stretto giro. Aspetto fiducioso questa importantissima tappa ed intanto faccio i complimenti.
Sempre meglio!
SPELLBLAST
Il tempo utilizzato dalla crew per liberare il campo dalla strumentazione dei monzesi e mettere in bella vista la meravigliosa Ludwig a doppia cassa di Edo Sala, mi consente di recuperare un ragionevole refrigerio grazie ad una rossa spinata. L’atmosfera è bollente e tanti ragazzi, più o meno giovani, si dispongono frontepalco in febbrile attesa. È incredibile vedere con quanto affetto il pubblico bergamasco si stia avvicinando al ritorno on-stage degli Spellblast, a lungo bloccati da reciprochi impegni e dalla composizione/registrazione del nuovo full-lenght, di cui si sta per festeggiare l’uscita. Molti, è pur vero, sono attratti dalla presenza di Fabio Lione, ma altrettanti intonano, a ridosso dell’overture dello spettacolo, l’epica intro di Goblins’ Song a testimonianza del grande apprezzamento di cui i nostri godono tra le valli e pianure lombarde.
La salita sul palco è fulminea e ricca di decisione: gli Spellblast sono in evidente astinenza da palco e la foga con cui si attaccano i jack e si attivano le pedaliere è premonitrice dell’intensità interpretativa che sarà degli stessi durante l’esibizione. Si parte con Cold Wind Of Death ed è subito Battlecry: il violino di Marta Baldi, in primissimo piano, è campionato dato che la formazione si presenta con il solo “quintetto base” e privata del tastierista Ivan Gelpi che, non più nella band, fa bella mostra tra i fan più sfegatati in un continuo e sfrenato headbanging. L’impatto sonoro, guidato dalla Dean Cadillac di Luca -in maggiore risalto rispetto alla 6 corde dell’alter ego Claudio- e dalla violenza ragionata delle percussioni di Edo Sala -drummer dalle risorse impensabili- è mostruoso. Riguardo a quest’ultimo, dal promozionale di Battlecry, mi ero già reso conto di essere alle prese con un batterista di grande capacità anche se, considerando il risalto conferitogli dalla produzione e l’impressionante uniformità dei propri rintocchi, mi ero altresì convinto di un brillante aiuto da parte della consolle. L’ora abbondante di questo live bergamasco (in aggiunta alla session privata di cui vi parlavo) ha smontato totalmente questo mio pregiudizio: Edo non ha bisogno di trigger e diavolerie simili (mi è stato in effetti confermato che durante le registrazioni non è stato fatto uso di elettronica “correttiva”) dato che il suo senso ritmico e la sensibilità di gambe e braccia sono in grado di produrre un tappeto ultraregolare negli up-tempos ed, al contrario, di colorare con dinamiche e sfumature personali i momenti più emozionali dello spettacolo (stupendo l’accompagno con mazze e piatti in Forever). Stento a trattenere l’entusiasmo dell’aver assistito ad una prova fantastica, soprattutto se abbinata a quella dell’efficace Xavier Rota, bassista risoluto e mai eccessivo nelle proprie andature, nonostante possieda una tecnica tale da consentirgli giri più torniti ma probabilmente non contestualizzati all’autorevolezza espressiva degli Spellblast. Su Luca Arzuffi non ho invece più bisogno di esprimermi, avendolo sott’occhio da anni: regolare, fantasioso, fedelissimo in sede live, rappresenta una delle migliori realtà chitarristiche della zona; deve migliorare in alcuni aspetti specialistici e ne è consapevole, ragion per cui -sono certo- raggiungerà i risultati traguardati. Con il quasi omonimo Claudio Arsuffi forma una coppia ben assortita; parafrasando Battlecry: abile di fioretto e dunque “hero” l’uno, spietato con la mannaia e dunque “slaughter” l’altro.
Ma torniamo al concerto. Jonathan Spagnuolo parte un po’ freddino ed il suo vocalism acuto presenta qualche spigolatura nelle note alte di Cold Wind Of Death; con In The Name Of Odin tutto si assesta ed anche il guitarism di Claudio si fa finalmente chiaro e distinguibile. Le due asce sono ora ben amalgamate tra loro ed assolutamente coordinate anche quando Luca delizia con i tanti assoli (spesso in tapping), presenti nei brani; queste prassi allontanano (e di molto) gli Spellblast dal manierismo folk-style dell’ultim’ora, piacevole ma oramai poco originale: il loro approccio mischia melodia folkish, tecnica power e potenza heavy metal, elementi che si fondono con accortezza e che scatenano gli “ormoni” di buona parte dei presenti.
All’interno della buia e stracolma sala, si notano due tipologie separate di spettatori: coloro che, da integerrimi supporters, sono venuti per scoprire il successore di Horns Of Silence (e che inneggiano ad ogni respiro di Jonathan) e coloro che, incuriositi dal passaparola, si sono trovati al cospetto di una band che, con lo scorrere del tempo a propria disposizione, coinvolge e raccoglie beneplaciti. Inutile confermare che i titoli conosciuti (da Ray Of Time e Horns Of Silence) raccolgono maggiore partecipazione, anche se noto una crescente curiosità al passaggio dei nuovi. Su tutti, per la loro godibilità, sono apprezzati Soldiers’ Angels e le due History Of A Siege, Heroes e Slaughter, cantate in duetto con Fabio Lione. Prima dell’entrata del toscano frontman di Rhapsody Of Fire e Vision Divine, Jonathan si esibisce nella performance acustica della bella e struggente Forever, lento storico degli Stratovarius che allunga l’agonia “sentimentale” inaugurata con l’helloweniana e sognante Glory To The Gem, traghettando così lo spettacolo verso il suo momento clou. Lione resta sul palco per 4 brani, sfoggiando una potenza vocale impressionante: le doppie voci di History Of A Siege: Heroes danno i brividi, non meno della fedelissima riproduzione di Swords In The Wind dei Manowar di cui tutti conoscono a menadito il ritornello. Non sono un fan dei Manowar, lo sapete tutti, ma confesso di essermi emozionato nel vedere la passione tormentosa con cui Claudio pizzicava le corde della sua Les Paul. Saper suonare non è solo una mera questione di tecnica: serve convinzione, partecipazione… cuore, insomma.
Lo show riprende a volare con le rapidissime ed aggressive Lost In The Forest ed History Of A Siege: Slaughter, prima di concedere il dovuto tributo alla richiestissima Gobins’ Song. Tra battimani e urla di approvazione gli Spellblast, quasi imbarazzati da tanta devozione, terminano con la violentissima Battlecry.
La serata è stata piacevole e, ringraziando tutti -dalla proprietà del locale al singolo musicista- me ne torno carico e soddisfatto verso la mia Milano. Come ho raccontato agli amici non presenti (che si sono persi un gran bel concerto) mi sono sentito ringiovanito di 20 anni, quando ancora non ero “raffreddato” dall’attività di critico super-partes e mi “scapicollavo” per le schitarrate di Slayer, Testament, Megadeth e, non di meno, Helloween e Gamma Ray.
Prima di lasciarvi con la testimonianza del mio primo incontro ufficiale con gli Spellblast -una lunga e completa intervista con i membri della band- vorrei soffermarmi su una riflessione. La Lombardia sta sfornando prodotti e formazioni di alto livello in ambito folk metal come nessun’altra zona d’Italia: si sta insomma confermando una scena, una corrente e -perché no- una "tradizione". Senza rifare i soliti nomi, c'è chi è noto, chi lo diverrà presto; chi suona per divertimento, chi per lavoro; chi mi piace, chi meno. È dunque giunta la grande occasione per far grande, una volta per tutte, il nostro teatro musicale.
Avanti senza paura.
Vi lascio alla chiacchierata con gli Spellblast e con un urlo di battaglia (Battlecry), saluto tutti.
PARTE 1
PARTE 2
PARTE 3
Servizio fotografico a cura di Davide Cirrincione.
SETLIST FUROR GALLICO
Venti Di Imbolc
Ancient Rites
Cathubodva
The Gods Have Returned
Curmisagios
Miracolous Child
La Caccia Morta
Medhelan
Banshee
SETLIST SPELLBLAST
Cold Wind Of Death
In The name Of Odin
Ragnarock (Dream Of The End)
Soldiers’ Angels
Command Charge
Path On The Sea
Glory To The Gem
Forever (Stratovarius Cover)
History Of A Siege: Heroes
Swords In The Wind (Manowar Cover)
Lost In The Forest
History Of A Siege: Slaughter
Goblins’ Song
Battlecry
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Ehi il video delle prove l'avete girato nella stessa sala dove provo anch'io! Magari qualche giorno mi capiterà di incrociarli! |
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Grandi SpellBlast e grandissima serata al Keller - di cui leggo davvero un ottimo report - !!! Spero di poterli sentire nuovamente dal vivo molto, molto prestooooo! |
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grande gruppo! bella intervista!! ps. certo che noi bergamaschi abbiamo una cadenza che fa paura... )) |
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Berlla l'intervista, da modo di conoscere i "nostri". |
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Grandissima serata! I Furor migliorano ogni volta che li vedo! Non vedo l' ora di ascoltare il debut! |
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