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Kix - Kix
( 2012 letture )
Se nasci ad Hagerstown, Maryland, e sogni di diventare una grande rock star il problema non è tanto nelle tue reali capacità musicali o nell’appoggio che riuscirai ad ottenere dalla scena locale. Il problema è come fare perché il resto del mondo sappia della tua esistenza. Perché diciamoci la verità, non è che il Maryland sia proprio il centro del mondo anche se fa parte degli Stati Uniti e gli Stati Uniti sono il mercato mondiale più grande per certe sonorità. Nel 1977 non c’è YouTube e non c’è il "popolo della rete" che può decretare il tuo successo anche a distanza, mentre a casa magari i vicini neanche ti salutano o sanno il tuo nome. Nel 1977 l’unica speranza, se non vuoi trasferirti a New York o Los Angeles, è quella di agganciare un grosso tour e spaccare il culo agli headliner per farti notare e ottenere un contratto degno di questo nome. Facile, no? In realtà no, non lo è affatto. Perché da Hagerstown grossi tour non ne passano e anche la capitale, Baltimora, non è certo famosa per essere una grande città del rock. Così gli Shooze e poi i Generators, continuano a suonare e suonare in qualunque occasione, bettola, locale, bar, festa e consolidano il loro repertorio, inizialmente composto solo da cover e poi via via da brani originali adatti a far ballare il pubblico e farlo divertire, sperando nel prossimo ingaggio e infine nel salto di qualità. Passano gli anni e la band trova la sua formazione definitiva dietro al carismatico leader, il vocalist Steve Whiteman e assume il monicker definitivo di Kix, diventando la più famosa cover band del Maryland, finché nel 1981 la major Atlantic decide di credere in questo gruppo assolutamente sconosciuto fuori dai confini patri e dà alle stampe il qui presente debut autointitolato.

La band in questo primo e in realtà ancora piuttosto acerbo album offre il meglio del proprio repertorio da live show, con una freschezza e una ingenuità davvero irresistibili. Si può parlare senz’altro di hard rock, ma se vogliamo, il genere proposto non è che una versione appena più dura del rock’n’roll bubblegum degli anni 50, coniugato da una irruenza e da una irriverenza giovanile quasi punk, che fonde Van Halen e Judas Priest assieme ai Ramones e Cheap Trick. Indubbio che brani dalla struttura così semplice ed adrenalinica, caratterizzati da linee melodiche cantabili e dalla ritmica così danzereccia facessero sfracelli dal vivo. Il gruppo punta tutto sull’impatto e sulla presa epidermica, mettendo in primo piano la timbrica ruvida ma al contempo melodica di Whiteman, perfetto frontman hard rock dalla buona estensione e dall’esplosiva chioma cotonata bionda. Il resto lo fanno i consolidati prudori adolescenziali, le valide alchimie di chitarra, l’insistente base ritmica e i refrain da urlare al cielo. Una formula basilare e tremendamente efficace, quella orchestrata in primis dal bassista Donnie Purnell, autore praticamente di tutti i brani qua contenuti. Sin dall’opener Atomic Bombs, un perfetto incrocio tra Judas Priest e Diamond Head, infatti, il gruppo mette in mostra le proprie capacità, con brani compatti e brevi, muscolari e diretti, da presa immediata, come Heartache, vero e proprio rock’n’roll da American Graffiti o Love at First Sight, Poison e The Itch. Qualche spunto in più la band lo offre in brani come Kix Are for Kids, dall’evidente derivazione AC/DC (chi ha detto Whole Lotta Rosie?), nel quale anche Whiteman gioca a fare il Bon Scott di turno, con buoni risultati peraltro. D’altra parte, come si può resistere a melodie immediate ma davvero divertenti, come quelle di Contrary Mary, the Kid o Yeah Yeah Yeah, vero e proprio inno dal vivo con tanto di pubblico in sottofondo e arringa da parte di Whiteman? La solarità e la voglia di intrattenere sono evidenti e seppure qui non si possa davvero parlare di brani destinati ad essere ricordati nei secoli a venire, l’attitudine della band è sin da subito esplosiva e troverà poi negli album successivi anche una maggior strutturazione.

Il primo passo per i Kix, eroi misconosciuti del Maryland, è un disco piacevole e divertente, assolutamente non da annoverare tra i classici del genere e anzi palesemente influenzato da un’attitudine festaiola che ne certifica il background di band da festa e da pub. Eppure, questa carica genuina ed ingenua ancora traspare a distanza di quasi trentacinque anni e rende l’ascolto di Kix leggero come una passeggiata al sole in piena primavera. Niente di strettamente indispensabile, ma rinunciarci sarebbe un vero peccato. Dopo questo primo sigillo il gruppo si imbarcherà in un lungo tour per consolidare la propria fama di live band e far girare il proprio nome in tutta la East Coast. Il loro cammino era appena iniziato e tante saranno ancora le difficoltà da superare prima di riuscire a raggiungere un certo consenso in tutti gli Stati Uniti e fuori da essi col successo di Blow My Fuse, pur senza mai raggiungere lo status di vere e proprie rock star. Eppure, di band così non ce ne sono mai abbastanza, tanta è l’attitudine e il vero amore per la musica che le anima: poche chiacchiere, pochi isterismi da star, ma tanta tanta sostanza, sudore e sangue. Lunga vita ai Kix!



VOTO RECENSORE
68
VOTO LETTORI
85.66 su 3 voti [ VOTA]
Metal Shock
Martedì 24 Maggio 2016, 9.23.32
4
Questo non mi manca ma il loro capolavoro resta Blow my fuse un album da almeno 85, ma anche il successivo Hot wire non era niente male, da 80
Rob Fleming
Sabato 30 Gennaio 2016, 14.16.11
3
Come cantavano gli Stones? It's only r'n'r but I like it? Ecco, ci siam capiti
Peppe
Lunedì 19 Ottobre 2015, 19.34.00
2
È vero lux, don t close your eyes è un super capolavoro!!
lux chaos
Lunedì 30 Marzo 2015, 11.35.49
1
Bella rece Lizard! Un buon gruppo, scoperto vedendo il video della canzone capolavoro assoluto "Don't Close Your Eyes", contenuta in "Blow my fuse", il loro album che preferisco!!
INFORMAZIONI
1981
Atlantic Records
Hard Rock
Tracklist
1. Atomic Bombs
2. Love at First Sight
3. Heartache
4. Poison
5. The Itch
6. Kix Are for Kids
7. Contrary Mary
8. The Kid
9. Yeah Yeah Yeah
Line Up
Steve Whiteman (Voce, Armonica, Sassofono)
Ronnie Younkins (Chitarra)
Brian Forsythe (Chitarra)
Donnie Purnell (Basso, Tastiera, Cori)
Jimmy Chalfant (Batteria, Percussioni, Cori)
 
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