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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Ved Buens Ende - Written in Waters
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( 5286 letture )
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SCRITTO SULL'ACQUA
This grave contains all that was mortal of a young English poet who on his death-bed in the bitterness of his heart at the malicious power of his enemies desired these words to be engraved on his tombstone "Here lies one whose name was writ in water" Feb 24, 1821
Così recita l'epitaffio del poeta romantico inglese John Keats. La vita umana, così come la fama che gli artisti possono ottenere durante il suo corso, è caduca, sfuggente, e permane per un solo, irreplicabile momento prima di essere trasportata via dalla corrente del'esistenza. Pánta rêi, dunque, tutto scorre, ed in effetti questo concetto di opposizione titanistica all'immoto calza come una seconda pelle a Written in Waters, primo (e ultimo, se non consideriamo i "successori spirituali" Virus) album dei norvegesi Ved Buens Ende. Classe 1995, Written in Waters viene concepito e rilasciato quando il black metal stava pienamente raggiungendo una propria identità, ben distinta da quella del "cugino" death metal, prima dell'avvento della seconda ondata di questo genere musicale che, ispirato dai capisaldi norvegesi, era pronto ad esplodere con piena consapevolezza artistica in tutta Europa e non solo. Tuttavia, i Ved Buens Ende hanno poco a che fare con questo, poiché non contribuirono a rifinire la definizione di black in quanto tale; ciò che invece fecero fu istituire, con una potenza creativa e visionaria senza pari, ciò che oggi chiamiamo avantgarde black metal. Deathspell Omega, Blut aus Nord, Dodecahedron, Oranssi Pazuzu, Dødheimsgard, ma anche indiscussi capisaldi come Arcturus o In the Woods... prendono, chi più chi meno, qualcosa dalla peculiarità psicotropa e visionaria di Written in Waters, un album che mise da parte le convenzioni conservando solo delle imprecise fondamenta per costruire un castello in grado di sfidare logica e leggi fisiche al quale molti avrebbero, in seguito, aggiunto un po' del loro. Il bello di questo capolavoro, comunque, è che non è un semplice punto di partenza, bensì un punto di partenza e di arrivo insieme: non troviamo embrioni di idee, o genialità in divenire, ma solo surreali chimere pienamente compiute. Il genio e l'intuizione, quindi, si sposano con delle abilità che paiono già affinate in un inscindibile connubio che consacra Written in Waters come pietra miliare nella sua interezza.
LA MUSICA DI COLORO CHE CANTAVANO PER I CIGNI Sulle esili basi black metal (tremolo picking, blast beat e voce in scream, tutti elementi usati comunque con molta più moderazione di quanto si potrebbe pensare) la struttura imbastita deve tanto, tantissimo al jazz, tanto nel drumming quanto nel suono di chitarra elettrica (pulito e distorto) e soprattutto nella scelta dei riff, i quali giocano con accordi estremamente inconsueti, dissonanze e disarmonie al limite dello psichedelico. Non manca neanche qualche accenno di pseudo-post rock in certe occasioni. La mutevolezza degli stili va di pari passo con i continui cambiamenti di tonalità e tempo, in uno scorrere continuo mai uguale a se stesso. Tecnicamente parlando, la preparazione di spessore dei musicisti si concretizza in un tessuto strumentale ricco e complesso: come detto, i riff sono terribilmente dissonanti, dall'atmosfera irreale, tanto che nelle partiture più tipicamente black metal l'ascoltatore ricava un senso di pace e sollievo per il ritorno, almeno parziale, ad una consuetudine (Remembrance of Things Past è forse il caso più notevole, in grado tuttavia di attaccare la psiche con un'outro quasi noise e fortemente destabilizzante). Ciò è dovuto anche alla scelta vocale assai peculiare, che al classico scream preferisce molto spesso un cantato pulito dal tono teatrale, imperniato anche qui su (dis)armonizzazioni destabilizzanti (I Sang for the Swans ne è fin da subito un esempio). Il ruolo del basso è anch'esso atipico per il genere, laddove il quattro corde diventa uno strumento pressoché totalmente indipendente, difficilmente inquadrabile come puramente ritmico (Coiled in Wings). L'elemento più tecnicamente notevole è la batteria molto jazz oriented sia nel suono che nella scelta dei pattern erratici ed imprevedibili, coronati da un sublime gioco di piatti che conferisce una serie di accenti spesso criptici, che conferiscono ulteriore personalità a sezioni già di per sé enigmatiche (Carrier of Wounds). Particolarmente fuori dal coro risulta essere Autumn Leaves, una sorta di ballad priva di qualsiasi tipo di distorsione che vede la partecipazione di Lill Kathrine Stensrud, con la sua splendida voce. Per quanto l'atmosfera rimanga alquanto surreale, il brano è dotato di una sua dolcezza eterea: immaginatevi di passeggiare, soli e silenziosi, lungo il paesaggio dipinto dall'artwork, e avrete un'idea del tipo di viaggio che questo brano vi farà compiere. Qualche parola va spesa anche sull'outro To Swarm Deserted Away: innanzitutto l'imprecisione della tracklist, giacché le canzoni numero otto e nove sono in realtà entrambe accorpate in Remembrance of Things Past, mentre quella che ascoltiamo sotto il nome di To Swarm Deserted Away è in verità una outro senza nome. Trattasi di una melodia quasi folk di fisarmonica accompagnata dalla voce e da un pianoforte, il tutto sempre dissonante e filtrato, come proveniente da una radio d'epoca. Senza dubbio un piccolo, ennesimo colpo di genio, che accompagna l'ascoltatore in dolcezza verso l'uscita di questo folle mondo... o magari verso l'entrata, per esplorarlo ancora una volta...
SCOLPITO NEL MARMO Alcuni critici sostengono che l'arte debba essere basata sulla dicotomia noto/ignoto, ovvero che un'opera d'arte debba contenere una giusta commistione di elementi conosciuti, per i quali il pubblico possa provare una sensazione di familiarità, ed innovativi, che la differenzino dalla massa e la rendano dotata di una propria identità estetica. In Written in Waters, questo rapporto è fortemente sbilanciato verso l'ignoto, l'astruso, lo sconosciuto. Come conseguenza, l'album non ha mai goduto di un successo di pubblico particolarmente ampio, tuttavia la storia ha provato che le innovazioni di quest'opera hanno plasmato un'intera, folle corrente, ed è giusto che la critica possa tributare ai Ved Buens Ende il giusto riconoscimento in virtù della sua qualità ed influenza; perché, a dispetto del nome, Written in Waters è tutto fuorché caduco e dimenticabile. Scritto nell'acqua, o scolpito nel marmo?
All your better deeds shall be in water writ, but this in Marble. Beaumont and Fletcher - Philaster, or Love Lies a-Bleeding
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13
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In questo album vi è musica estrema...vera musica estrema...la vera arte è quella che spiazza e manda in confusione...quello che non fa più il black metal da oltre vent'anni. |
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12
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Album geniale. Unico, anche solo rimanendo in ambito avantgarde, per il suo voler essere cervellotico e ostico... in modo programmatico! È come se le dissonanze dei Voivod più allucinati incontrassero i My Dying Bride più depressi... il tutto rivisitato in ottica black! Tre grandi musicisti: mai il basso è stato così in rilievo in un album di metal estremo; Carl-Michael Eide strepitoso. Chi ama le cose estreme non può non provare i Ved Buens Ende almeno una volta nella vita! Voto 90 |
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11
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uno dei migliori album di avantguarde metal.fantastici! |
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10
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Il meglio che il "genere" avantgarde abbia da offrire a mio avviso (se non il metal in toto), superiore - almeno per me - persino a La Masquerade e Into the Pandemonium. Unica pecca, come già detto, è il tempo di assimilazione: credo di aver impiegato meno tempo per digerire il Fas dei Deathspell che questo, il che è tutto dire. Un must per chi ama certe sonorità o per chiunque si definisca amante della musica pe(n)sante. Scolpito veramente nel marmo, come dice il recensore. |
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9
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Written in waters (1995) è, assieme a La Masquerade Infernale (Arcturus, 1997) e pochissimi altri (Solefald) frai i pochi, grandi capolavori dell’avantgarde black metal. Talento, estro, personalità e intensità scorrono a fiumi in questi solchi senza tempo. Disco fondamentale e irripetibile, nel quale sogni lucidi, meditazioni ed esplorazioni interiori dall’elevata componente simbolica e surreale trovano naturale sviluppo, come un flusso di coscienza eternamente oltre l'ordinarietà del dato di realtà quotidiano... |
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8
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Vero che non è immediatissimo come dice giustamente Enry, splendido disco ma quando appunto la molla "scatta" nel verso giusto. Ad ogni modo disco da conoscere tassativamente se si è amanti di certe sonorità... Personalmente preferisco altri nel genere, però questo è senz'altro un disco importantissimo anche solo raportato alla data di uscita. I momenti migliori, se proprio bisogna scegliere, per me sono "I Sang For The Swans" e "Remembrance Of Things Past". Voto mio: 89/90 |
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7
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Preso appena uscito come quasi tutto quello che usciva su Misanthropy, i primi ascolti non sono stati semplici dopo è arrivata la scintilla e da lì in poi è stato amore eterno, due anni dopo comprai anche la ristampa del demo Those Who Caress the Pale, tassativo anche questo. |
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6
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un pilastro del metal anni 90 . |
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5
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Ottima rece, bravo Fede! Il disco non si commenta neanche, arte con la a maiuscola. |
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4
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Ennesimo capolavoro partorito un popolo geniale.. oggigiorno il loro spirito rivive nei Virus |
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3
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Da ascoltare con molta calma, ci vuole tempo per assimilarlo, ma poi non se ne fa più a meno!!! |
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2
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Epico gentile ed intramontabile. Musica senza tempo...scolpito nelle memorie di molti |
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Un pezzo di storia del avantgarde...anche se quando usci non era etichettato cosi😁...Rimane davvero una piccola gemma ancora oggi penso poco compresa e considerata...Giusto rispolverarla per farla conoscere ai piu giovani. Al pari del debutto sempre di quel periodo dei cugini Fleurety... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. I Sang for the Swans 2. You, That May Wither 3. It's Magic 4. Den Saakaldte 5. Carrier of Wounds 6. Coiled in Wings 7. Autumn Leaves 8. Remembrance of Things Past 9. To Swarm Deserted Away
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Line Up
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Vicotnik (Chitarre, Voce) Skoll (Basso, Tastiere) Carl-Michael Eide (Batteria, Voce)
Musicisti Ospiti: Lill Kathrine Stensrud (Voce)
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RECENSIONI |
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