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Rebellion - Wyrd Biš Ful Aręd - The History of the Saxons
18/10/2015
( 1988 letture )
Barocchi nel loro essere grezzi, cafonissimi nel loro onestissimo tentativo di "acculturare" gli ascoltatori; arroganti, massicci, poetici, pacchiani: i Rebellion sono tutto questo, e molto di pił, e molto di meno.

The History of the Saxons, come intuibile dal titolo e come gią puntualizzato da altri, č una vera e propria lezione di storia musicata. Il concept č ricostruito minuziosamente (con l'aggiunta non disprezzabile della consueta pompa e delle dovute esagerazioni): la storia dei Sassoni č raccontata dalle origini epiche agli sviluppi centromedievali (con la commistione con il popolo carolingio e la fondazione del Ducato di Sassonia). I Rebellion si avvalgono pure di inserti recitati (God of Mercy); queste parti drammatizzate e teatrali, messe in scena in modo poco convinto e pressapochista, sono forse la cosa peggiore di The History of the Saxons. Per il resto il disco, pur senza essere un capolavoro, č indubbiamente solido. Impossibile non esaltarsi sulla scia della combinazione lyrics tamarrissime-voce rancida ed evocativa del singer Seifert. The History of the Saxons, da un punto di vista prettamente musicale, propone una commistione tra l'epic-heavy classico e il dark-power norreno dei Grave Digger (band d'origine del mastermind Tomi Göttlich). Chitarroni grossi, enormi, brutali; basso vibrante e al galoppo; batteria grassa e detonante; della voce fradicia e sgranata del singer abbiamo gią detto. I cinque tedeschi hanno personalitą in abbondanza. Il problema, per una band dotata di stile e di nobilissime origini come i Rebellion, non puņ che risiedere nell'eccessiva fiducia nei propri mezzi, che porta a voler strafare (vedi inserti teatrali) o ad accontentarsi invece, in altre occasioni, delle soluzioni pił semplici e scontate. Essendo i Rebellion un nome tutt'altro che marginale e di basso profilo, sarebbe lecito aspettarsi pił coraggio e originalitą. Il disco, invece, procede spedito e quadrato sui binari di un'estrema linearitą compositiva (mid-tempos tutti molto simili tra loro, con ritornelloni da pugni battuti sul petto esaltati dai vibrati alla carta velina di Seifert). Manca, insomma, la killer-track, o il pezzo in grado di mettere in mostra le nuances pił trasversali e appassionate dei Rebellion, i quali si adagiano, invece, su quanto un certo tipo di pubblico potrebbe pretendere da loro (e tale pubblico rimarrą sicuramente soddisfatto dalle sonoritą dell'album), senza perņ tentare di allargare, di dilatare e di movimentare la propria proposta. Il risultato č un disco con una tracklist che si assesta in blocco su un livello compositivo e interpretativo medio-alto, ma che rischia di arrivare presto a noia e di assomigliare a sé stesso – oltre che ai milioni di lavori comparabili presenti sul mercato – in modo spossante. I requisiti fondamentali per giungere appagati e incolumi alla conclusione della tracklist – con in pił un sorriso soddisfatto derivato dall'accumulo di troppa epicitą in un colpo solo – sono due: essere superappassionati di storia e di epica ed esserlo altrettanto del power germanico pił sporco. In caso contrario, lo skip di 3 o 4 tracce, gią dal secondo passaggio, pare cosa inevitabile. The History of the Saxons č il classico disco che a qualcuno sembrerą un capolavoro dalla prima nota del primo ascolto e ad altri una ciofeca insostenibile dal concept alla fine. Due delle canzoni che convincono di pił sono l'opener e la traccia di chiusura: la roboante Irminsul e la nera e malinconica Wyrd Biš Ful Aręd (che presenta, finalmente, qualche contaminazione nella peculiarissima direzione del nu metal); toglierne due o tre in mezzo, diciamolo fuori dai denti, avrebbe reso il prodotto finale pił commestibile. Ma i Rebellion hanno deciso di essere duri e puri fino in fondo; e questo, da un certo punto di vista, gli fa pure onore.

The History of the Saxons č un disco curato, appassionato, a tratti esaltante. Ma le avventure dei Sassoni, si sa, non sono roba per tutti. Se sono roba per voi, tuttavia, avete trovato il vostro disco dell'anno. In caso contrario, se la storia non č nelle vostre corde, cambiate materia.



VOTO RECENSORE
70
VOTO LETTORI
79.5 su 4 voti [ VOTA]
INFORMAZIONI
2015
Massacre Records
Heavy/Power
Tracklist
1. Irminsul
2. God of Mercy
3. Sahsnotas
4. Take to the Sea
5. Hengist
6. Runes of Victory
7. Slave Religion
8. The Fall of Irminsul
9. Hail Donar
10. Blood Court
11. The Killing Goes On
12. Wyrd Biš Ful Aręd
Line Up
Michael Seifert (Voce)
Oliver Geibig (Chitarra)
Stephan Karut (Chitarra)
Tomi Göttlich (Basso)
Timo Schneider (Batteria)
 
RECENSIONI
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