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Sirius - Aeons of Magick
24/10/2015
( 1408 letture )
"Sirius, (come to me) mighty sothis of the ancients.
Let thy fires be strengthened by the ones inside my skin.
Rekindle flames of crative magick fettered beyond my (veil of) humanity
and torch the myriad galaxies that lurk so deep therein"


Nati a metà anni '90 in una terra ancora restia a farsi conoscere per le proprie inclinazioni al metal (tuttora le formazioni di spicco portoghesi si contano sulle dita di una mano), i Sirius riescono ben presto ad attirare l'attenzione di Samoth, che con la sua Nocturnal Art Productions decide di pubblicare Aeons of Magick (e confermerà il proprio sostegno per il successivo Spectral Transitions), richiamando i lusitani in Norvegia direttamente all'Akkerhaugen Lydstudio, luogo di nascita degli Emperor, per registrare il primo full-length.
Con tutti i punti in comune con la formazione di Ihsahn e soci, l'influenza stilistica del trio imperiale non tarda a farsi sentire, anche se i Sirius provano a più riprese a smarcarsi dalle influenze più evidenti (tra cui i Limbonic Art, passati anch'essi per l'etichetta imperiale) per trovare una propria declinazione della fiamma nera. Il risultato è un black sinfonico pesantemente costruito sul lavoro delle tastiere, che in diverse occasioni si avvicina alle atmosfere siderali ed oniriche che contraddistinguono i padri ispiratori del quartetto di Lisbona, senza però declassarli al ruolo di meri emulatori dei propri idoli.
Aeons of Magick è un disco oscuro ed immediato: dal ritmo spedito e denso di materia musicale, caratterizzato da pochi -se non inesistenti- momenti di vuoto, ricco di atmosfere trascendenti, una traversata a tutta velocità tra gli spazi interstellari, nell'ebrezza di un respiro d'incenso rituale. I testi, molto evocativi e curati nella scelta delle parole, si avvicinano all'immaginario lovecraftiano, richiamando immagini di sospensione nello spazio sconfinato e di passaggio verso dimensioni sconosciute. Un viaggio che, nonostante il taglio solenne delle tastiere e l'uso cospicuo di ottoni, riesce a non assumere la connotazione eccessivamente pomposa (a tratti quasi fantasy) dei colleghi di oltremanica Bal-Sagoth, se non nei passaggi trionfali dell'intermezzo Stargate. La performance dei musicisti, in particolare l'instancabile drummer/tastierista Vukodlack ed il vocalist Gornoth, e la produzione cristallina -ma al contempo genuina- riescono a conferire un'aura di malvagità soprannaturale, come se tra le spire di queste registrazioni albergasse un demone, evocato e scatenato ad ogni riproduzione. Ciò nonostante, a più riprese serpeggia l'impressione che spesso le sei corde siano asservite al ruolo di mere accompagnatrici delle tastiere suonate dal batterista Vukodlack; fortunatamente dopo l'epica spartiacque il binomio costituito da Travellers of the Stellar Ocean e la titletrack riescono a mostrare un riffing delle asce più vicino alle formazioni d'avanguardia, mettendo in mostra un approccio compositivo più ragionato.
Se tra i punti forti di Aeons of Magick ci sono la prorompente immediatezza e la performance strumentale della band, incessantemente sugli scudi per i tre quarti d'ora di running time (ad eccezione delle due strumentali di tastiera), per contro questo lavoro mantiene un ritmo così elevato che alla lunga diventa impegnativo seguire lo sviluppo dei brani senza spezzare l'ascolto. I rari rallentamenti si fanno pertanto apprezzare (come in Ethereal Flames of Chaos e Aeons of Magick), seppure non avrebbe stonato qualche ripresa in più in cui l'architettura sonora si alleggerisce, lavorando anche sulla creazione di spazi minimali in cui è il pathos a reggere il brano.
La strumentale Beyond the Scarlet Horizon, anch'essa costruita sul solo lavoro dei synth, conclude con toni malinconici i tre quarti d'ora in compagnia dei Sirius, lasciando intravedere uno spiraglio di solarità sul concludersi del brano.

In definitiva, Aeons of Magick è un lavoro che, pur appartenendo ad una formazione di seconda fascia, risulta nel complesso ampiamente godibile e caratterizzato da un buon livello qualitativo. Ciò che alla lunga penalizza maggiormente la formazione portoghese in questo debutto è la difficoltà a recidere definitivamente il cordone ombelicale con i propri riferimenti e la volontà costante di riempire le proprie composizioni, che gioverebbero della presenza di qualche momento di respiro in più. Tuttavia, sarà sufficiente attendere un solo anno per vedere una netta maturazione dei Sirius, che li porterà a diventare un nome imprescindibile per tutti gli appassionati del black sinfonico.



VOTO RECENSORE
80
VOTO LETTORI
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Spirit Of The Forest
Giovedì 8 Febbraio 2024, 17.22.55
2
Anche questi,saranno pure bravi,mica dico di no,fà battere il piedino lui,ma con tutte queste tastiere alla star wars,che cosa centra con l\'etichetta black metal che per principio esula da qualsiasi compromesso sonoro? E poi EBM,IBM,progBM...ma è una follia .
kroky78
Lunedì 26 Ottobre 2015, 11.00.38
1
Gioiellino per intenditori, tra i tanti racchiusi nel roster di Samoth. Bello anche il successivo Spectral Transition... meno sinfonico e più industrial.
INFORMAZIONI
2000
Nocturnal Art Productions
Black
Tracklist
1. Sidereal Mirror
2. The Collapsing Spheres of Time
3. Ethereal Flames of Chaos
4. The Stargate
5. Travellers of the Stellar Ocean
6. Aeons of Magick
7. Beyond the Scarlet Horizon
Line Up
Gornoth (Voce)
Draconis (Chitarre)
Barzh (Chitarre)
Vukodlack (Tastiere, Basso, Batteria)
 
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