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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Mortalicum - Eyes of the Demon
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16/01/2016
( 965 letture )
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Puntuali e stakanovisti, tornano gli svedesi Mortalicum, con la loro bella copertina luciferina ed il cuore che trasuda di puro metallo del destino. Ed eccoci qui, a dieci anni dalla fondazione della band ad opera del bassista Patrick Backlund, a parlarvi della loro quarta fatica in studio che prende il nome di Eyes of the Demon la quale, in cinque anni di attività vera e propria come trio, contorna una tabella di marcia di tutto rispetto. Sin dal titolo, dalle tracce e dai testi, appare piuttosto evidente di come l’idea di base su cui si sono stabilizzati i Mortalicum, sia un vero e proprio tributo alle sonorità heavy/doom nate negli anni settanta e culminate con l’inizio degli anni novanta, prendendo ad esempio band seminali quali Black Sabbath, Electric Wizard, Candlemass e Cathedral, pur senza disdegnare tempi più rapidi, facendo pendere in alcuni frangenti l’ago della bilancia verso l’heavy metal, rendendo il disco fruibile da una frangia più estesa di ascoltatori.
King of the Sun attacca con un riff heavy, sporcato dal sound polveroso di chitarra e basso, tipico delle sfumature doom anni settanta. Il lavoro dietro le ritmiche è piuttosto canonico, senza variare più di tanto come impone il genere, mentre la voce squillante pare un po’ più fuori luogo, come se Henrik Hogl avesse voluto trovare un compromesso tra le vocals tipiche dell’heavy metal e quelle più introspettive e particolari alla Ozzy Osbourne. La title-track si sposta maggiormente sul doom, regalandoci probabilmente il riff più bello ed azzeccato dell’intera registrazione e componendo il brano migliore del lotto. Trascinante, cadenzato e compatto, il trio suona bene anche sui cambi di tempo, dimostrando un’esperienza ed un affiatamento piuttosto importante. Oltre ai solismi del frotman, un elemento interessante e valido della registrazione sono gli inserti fretless di Patrick Backlund, mai troppo invasivi ma validi ed efficaci per il perfezionamento del brano. Iron Star pesca a piene mani dal repertorio Black Sabbath, andando a rifarsi alla celeberrima Iron Man, calcando un po’ troppo la mano sull’assenza di originalità ed inficiando così il risultato finale. Purtroppo, proseguendo nell’ascolto, si possono evidenziare numerosi alti e bassi, in un andamento sinusale che non giova alla valutazione conclusiva: Beneath the Oak si districa in un doom di buon effetto, mentre la successiva Lost Art of Living scade di nuovo in quel sentore di “fotocopia” che rende il brano molto meno efficace e, alla lunga, noioso. I Mortalicum dimostrano di avere qualche cartuccia in più da sparare quando i bpm aumentano, come in The Dream Goes Ever On dove gli strumenti a corde sciorinano riff massicci e cadenzati, sul drumming preciso, anche se canonico, di Andreas Haggstrom. Room of No Light sembra di nuovo un tributo ai Black Sabbath degli esordi, mentre la successiva The Distant Brave ricade nell’heavy metal con addirittura alcuni rimandi a Black Label Society ed affini. A concludere l’album vi è un’altra traccia di buon livello, forse la migliore insieme alla title-track: Onward in Time sfrutta ancora una produzione appropriata per mettere in luce gli strumenti a corde in un classico ibrido di heavy/doom, con qualche spunto interessante a livello solista. Nulla di eccelso, ma una traccia che permette alla band di rosicchiare un paio di punti in più in una valutazione canonica come la proposta registrata.
Il disco in questione ci consegna un trio affiatato, che lavora con la solidità tipica delle band con anni ed esperienza alle spalle, ma non è sicuramente l’album della rivalsa o il capolavoro che riesce a far spiccare un gruppo underground in mezzo alle realtà paritarie del genere. Se siete appassionati di quel rock sporco, ruvido e macchiato di doom che, a tratti, scivola nell’heavy metal più oscuro e cupo, allora Eyes of the Demon merita almeno un ascolto. Se invece vi aspettate di trovare freschezza compositiva, un album che riesce a catturarvi dall’inizio alla fine pur non innovando niente, allora dovrete rivolgere la vostra attenzione altrove. Tanto per capirci, le band seminali succitate non vengono sfiorate in nessun punto dell’album, lasciando i Mortalicum a vegetare nella mediocrità di una valutazione poco più che sufficiente, chiara conseguenza di un ibrido confusionario che non ha ancora trovato la propria identità.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. King of the Sun 2. Eyes of the Demon 3. Iron Star 4. Beneath the Oak 5. Mars 6. Lost Art of Living 7. The Dream Goes Ever On 8. Room of No Light 9. The Distant Brave 10. Onward in Time
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Line Up
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Henrik Hogl (Voce, Chitarra) Patrick Backlund (Basso) Andreas Haggstrom (Batteria)
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RECENSIONI |
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