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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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Devil You Know - They Bleed Red
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12/03/2016
( 1929 letture )
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Non è un bel titolo, ma forse il disco non sarà terribile, no?
I Devil You Know sono una formazione molto recente, una sorta di supergruppo, tra le cui fila spicca il nome del vocalist ex-Killswitch Engage, Howard Jones. E quando inizia Consume the Damned sembra quasi di ascoltare il vecchio gruppo del cantante in questione: i riff sono interessanti e l’aggressività ci contagia con un incedere graffiante e mastodontico, anche l’assolo rapido e compatto ci riporta ai lidi del metalcore nudo e crudo dei primordi del genere, quello ancora sporco della contaminazione death metal. Peccato per un'insipida parte finale a suon di lenti breakdown, di chiara matrice modernista nell’ambito –core, ma il pezzo esalta e non poco. The Way We Die invece delude, è la pugnalata che non ti aspetti da un uomo che poco prima ti aveva stretto la mano con un largo sorriso stampato in faccia. È un tradimento per chi si aspettava una linea guida estrema e brutale; il ritmo è blando, ma il vero problema è che l’intero pezzo non decolla mai e rimane nel calderone del generico che più generico non si può. I riff sanno di nu-metal e non in senso buono, il cantato è piatto e si trascina stanco tra scream e voce pulita, si salva giusto l’assolo complesso e coinvolgente. I problemi proseguono con Your Last Breath e già il titolo mi fa imprecare pensando al grande sforzo fatto in fase di song-writing per partorire un’idea tanto brillante. Tuttavia in fin dei conti i libri non si giudicano mai dalla copertina, quindi sotto con l’ascolto. Se il rivestimento non è abbastanza il contenuto delle pagine lo è eccome: l’inizio a base di melodie oscure e di grande atmosfera ci fa presagire qualcosa che invece non arriva mai, infatti la strofa è estremamente banale e priva di mordente. L’incipit dark viene spazzato via da richiami quasi hard rock in senso negativo, un death and roll che di death ha ben poco. Non nego invece che il ritornello possa far venire voglia di cantare e saltare sul divano fingendo di avere in mano un microfono, ma metto a freno queste voglie adolescenziali e mi concentro, perché il suo essere orecchiabile non deve distrarmi troppo dal mio compito di recensore obiettivo. Non ho neanche il tempo di risedermi dopo la mia imbarazzante esibizione che mi trovo di fronte ad un altro ritornello, seguito da un assolo brevissimo e dall'ennesima ripetizione del refrain. Questa struttura denota una fase di scrittura raffazzonata e priva di spunti, emerge tutto il lassismo in fase di composizione. È inutile andare avanti pedissequamente con un'analisi traccia per traccia, il filone è quello sottolineato finora, metalcore leggero che incontra ambiti più moderni come il nu-metal ed il death and roll, anche se qualcosa fa ben sperare. Vedasi il drumming forsennato ed esaltante di Stay of Execution, traccia che presenta anche un riff estrapolato da chiare influenze melodeath, purtroppo poco sfruttate nel complesso del disco. Per non parlare dell’inizio scoppiettante di Shattered Silence, veloce e tagliente sulla falsa riga del deathcore tecnico degli As Blood Runs Black oppure delle sfuriate dei poco conosciuti e sottovalutati The Soulless. Il guaio è che i rarissimi episodi interessanti e sorprendenti di questa ultima fatica degli americani si perdono in una massa confusa di ritornelli mielosi e riff copia e incolla, quindi la soglia dell’attenzione crolla subito ed anche gli amanti del metalcore si devono arrendere alla scarsezza di idee e spunti che invade le loro orecchie ben allenate. Il fatto che il gruppo stia cercando di piacere il più possibile è apprezzabile, essere sempre e comunque schierati contro la potentissima logica del mercato rende indigesti alcuni metalheads di vecchio stampo, troppo attaccati all’idea di un genere chiuso da difendere a spada tratta piuttosto che aperto e pronto ad evolversi. La modernità non dev’essere sinonimo di morte per il nostro genere preferito, ma tutto cambia ed anche il pubblico cambia, con necessità e richieste diverse a cui anche la musica deve adattarsi. Questo non significa però che un genere (spesso criticato ingiustamente) come il metalcore debba dare adito ai detrattori di criticare a prescindere le sue derive odierne; diventare più commerciali non significa sempre snaturare le proprie caratteristiche.
Per questo mi permetto di criticare il lavoro in analisi dei Devil You Know. Perché riciclare riff e melodie da altri gruppi, ripetersi e banalizzarsi nelle varie tracce e non avere spunti originali per distinguersi è un problema serio, modernizzare il sound non significa banalizzarne i contenuti. Non metto in dubbio le qualità tecniche dei membri del gruppo, specialmente chitarre e batteria sono perfettamente in sintonia, ma anche le doti tecniche sono poche sfruttate, se non per gli assoli chitarristici, piccola menzione d’onore in questo disco. In definitiva, non consiglio l’acquisto neanche ai fan più sfegatati del genere e specialmente a chi sperava di ritrovare gli elementi sempre piacevoli dei K.S.E., quelli che hanno fatto la storia di questo genere e che di idee ne avevano in abbondanza.
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3
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Io non approvo il 58 alla fine é un gruppo di élite e tutti hanno messo una buona parte di loro stay of execution , master of none sono i pezzi forti del disco seguiti da searching for the sun e let the pain take hold che secondo me sono tante tirate dal canto di Howard il resto posso dire di essere d accordo col recensore pero come Voto un 70-80 ce |
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2
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Poteva essere un grande disco. Le prime 5/6 tracce sono buone poi le idee si confondono, peccato... VOTO 65 |
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1
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Ora che sono stati menzionati, spero che prima o poi questa webzine rispolveri Allegiance degli As blood runs black, perchè quello è veramente un gran disco deathcore, di ben altra caratura rispetto a questa spazzatura.. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Consume the Damned 2. The Way We Die 3. Your Last Breath 4. Stay of Execution 5. Break the Ties 6. Shattered Silence 7. Let the Pain Take Hold 8. Master of None 9. Searching for the Sun 10. How the End Shall Be 11. Broken by the Cold 12. Eye of the Tiger (Survivor cover) 13. I Am Alive (Bonus track) 14. We Live (Bonus track)
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Line Up
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Howard Jones (Voce) Roy-Lev Ari (Chitarra) Francesco Artusato (Chitarra) Ryan Wombacher (Basso) John Sankey (Batteria)
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RECENSIONI |
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