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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Nokturnal Mortum - Verity
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15/06/2017
( 5571 letture )
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Sono tornati. Ecco, dopo otto lunghi anni di attesa, il nuovo full-length degli ucraini Nokturnal Mortum. Negli anni, Varggoth e soci hanno costantemente fatto evolvere il proprio sound scrivendo album sempre diversi ed unici, capaci di stupire, ma anche di far discutere non poco, soprattutto a causa dell’orientamento politico della band. Voglio però rassicurare i più intransigenti a riguardo: il frontman, oltre ad aver cambiato il logo del gruppo, abbandonando le croci rovesciate, ha anche comunicato nel 2014 che non parlerà più in modo esplicito di politica come in passato, occupandosi invece di tematiche legate al paganesimo ad alla tradizione ucraina. Chi ha sempre seguito la formazione in questione sa bene che il sound proposto ha avuto origine da un black prima sinfonico, poi molto grezzo e immediato ed infine colmo di influenze folk per poi iniziare a sperimentare, inizialmente in modo molto vago, con Weltanschauung, e in un secondo momento in modo molto radicale, anche attraverso influenze prog e voci pulite, con The Voice of Steel, il qualche è riuscito a stupire il pubblico presentando un lavoro solido e ben costruito come non mai. Quindi la domanda sorge spontanea: l’ultima opera di casa Nokturnal Mortum, come mai suonerà? La risposta non è facile, ma se proprio dobbiamo fare i pignoli, pagan è la parola che ritengo sia più corretta. Ma attenzione, diciamolo fin da subito, senza fronzoli o giri di parole: i nostri hanno messo in piedi un album pagan che farà scuola e che è destinato a diventare una pietra miliare, per molteplici aspetti che andremo ad analizzare assieme in queste righe.
Prima di addentrarci in essa, però è doveroso creare una sorta di cornice all’opera. Dando una occhiata alla line-up, subito ci si accorge -non troppo a sorpresa- di come essa sia cambiata in larga parte dei suoi elementi fondanti, salvo per Varggoth, il quale negli anni ha di frequente cambiato i musicisti al suo fianco, alla ricerca del meglio. E ora quel meglio sembra averlo trovato, in quanto tutti gli artisti presenti, compresi quelli ospiti, si dimostrano veramente capaci su tutti i fronti. Passando alla componente “materiale” della release, troviamo una edizione digibook con all’interno ben cinquantasei pagine di booklet, che includono i testi, sia in lingua originale che con la traduzione in inglese, e bellissimi disegni sempre a cura di Sir Gorgoroth, il quale riesce a racchiudere attraverso le sue illustrazioni ad olio tutto ciò che questo Verity vuole comunicare. La bellissima cover invece è opera del famoso Necrolord, disegnatore di molte copertine di band celebri fra cui Bathory, Dissection ed Ensiferum. Terminiamo questa presentazione dicendo che anche questo full-length ha visto la luce sotto la connazionale Oriana Music nella quale i nostri militano fin dai tempi di To the Gates of Blasphemous Fire.
Prima di parlare dei singoli brani, c’è da far presente che i nostri ne scrivono la bellezza di dodici -inclusi intro ed outro- di varia lunghezza, fra cui alcuni abbastanza corti per gli standard a cui il gruppo ci ha abituato, e al contempo senza mai andare tanto oltre i nove minuti, per un totale di un’ora e un quarto di ascolto. Un ascolto che, oltre ad essere dunque piuttosto lungo, risulta molto complesso e per nulla immediato, tanto da richiedere svariate ripetizioni per essere compreso anche solo in parte, ma non risultando mai noioso, ripetitivo o statico, grazie alla varietà dei contenuti del platter, all'interno del quale nessun pezzo assomiglia ad un altro ed ognuno di essi presenta un qualcosa che lo rende unico. Tracciando un profilo generale della produzione, ci troviamo di fronte un Varggoth che ha compreso al meglio le proprie grandi capacità alla voce e abbandona quasi del tutto il feroce scream degli album precedenti, a favore di un corposo harsh, alternato ad una trascinante voce pulita, il tutto affiancato spesso da potenti ed energici cori da brivido. Non sono solo i cori ad essere più presenti: infatti questa release lascia davvero tanto spazio agli strumenti folk, fra cui soplika, armonica a bocca e bandura, ma anche strumenti più “sinfonici”, come ad esempio violino e violoncello. Tutti questi si uniscono alla perfezione con la strumentazione tipica del metal, con la quale vanno a formare un suggestivo intreccio onnipresente e non sporadico come in passato. Venendo alle sei corde, i nostri riprendono quella vena vagamente prog di The Voice of Steel senza mai tralasciare riff corposi, trascinanti ed evocativi. Ciò che spicca però di più riguardo alle chitarre è la componente solista: più volte le nostre orecchie sono ammaliate dall’intreccio delle note degli assoli, anche in questa occasione molto più presenti e spesso tendenti all’heavy. Terminiamo dicendo che forse il basso fa fatica, in tutto questo mare di strumenti, a ritagliarsi i suoi spazi, ma d’altro canto è Bairoth dietro le pelli a dettare i tempi alla perfezione, passando da blast beat a momenti più rallentati. Ogni cosa va bene dov’è e il tutto va a creare un sound sublime, ineguagliabile, emozionante e trascinante. Detto francamente, descrivere con precisione ogni brano è infattibile per diversi motivi, primo su tutto perché le parole sminuirebbero la loro bellezza e trovarne per descrivere le pure emozioni che si provano è davvero difficile, ma anche perché i brani sono tanti e molto vari tanto che richiederebbero una lunga descrizione in quanto di ognuno di essi si potrebbe parlare per tempo indeterminato. Ovviamente una breve presentazione di alcuni di essi non ce la toglie nessuno. L’intro I'll Meet You in Ancient Darkness ci riporta indietro nel tempo con quel corno da battaglia presente anche in diverse release precedenti, quasi a simbolo che per quanto si possa cambiare, le tradizioni non devono essere mai dimenticate o rinnegate. Nonostante questo, già si sente che l’aria è diversa e subito si ha la conferma di ciò con Molfa che fin dai primi secondi ci ammalia con il suo bellissimo violinoin grading di convinced I che ci troviamo davanti ad un qualcosa mai sentito prima, che i nostri hanno deciso di plasmare ancora di più la loro musica e che ce l’hanno fatta un’altra volta. La traccia prosegue violenta e feroce per poi rallentare con un bellissimo assolo, che assiste alla ripresa di ritmiche furiose prima della successiva With Chort in My Bosom, caratterizzata da chitarre rocciose perfettamente fuse con la batteria e dove troviamo alle tastiere il nostro Selvans Haruspex. Song of the Snowstorm e Wolfish Berries si rivelano più oscure e mistiche e vi troviamo egregi lavori alle chitarre, mentre Wild Weregild presenta una pausa tutta folk che ci riporta indietro nel tempo e due bellissimi assoli che strizzano l’occhiolino all’heavy. Poi è il turno di Lyre, cover dei Komu Vnyz, che si rivela energica, ben costruita e con un ritornello molto trascinante che non stanca mai. Questa canzone, inoltre, venne presentata prima delle altre per raccogliere fondi per il bassista dei Komu Vnyz, Sergiy Stepanenko, il quale ha dovuto coprire le spese per un urgente trapianto di reni. Il capolavoro lo si trova però alla fine: Night of the Gods, infatti, regala emozioni come poche, grazie ad un bellissimo ritornello e ad una fusione perfetta di tutti gli strumenti, andando a racchiudere tutti il meglio dell’album. Inoltre, verso la fine, troviamo il solenne violoncello che fa semplicemente rabbrividire. Ascoltare per credere. Where Do the Wreaths Float Down the River? chiude in modo semplice, ripetitivo e oscuro questa magnifica opera d’arte dalla quale si esce diversi e più che soddisfatti.
I Nokturnal Mortum confezionano quindi l’ennesima opera capace di riempire di orgoglio il metal ucraino, in quanto Verity rimarrà nella storia facendo scuola viste le sue peculiarità. Durante l’ascolto si ha la sensazione di essere parte integrante di un lungo rituale nel quale il nostro spirito pagano, puro ed intoccato da finte religioni riprende vita in un mondo in cui spesso lo spiritualismo è raro o ancora peggio viene visto in chiave negativa. Quel mondo in cui le emozioni vengono prima scritte su un social e poi -forse- vissute davvero. Quel folle mondo che ci ha fatto dimenticare che l’uomo prima di tutto è un animale ed essendo tale non può sottrarsi alla natura, sovrana assoluta. Album come questi ci riallacciano alla natura incontaminata, lasciandoci incantati con tutta la loro bellezza. Album dai quali non ci si può distaccare nonostante durata e complessità e caratterizzati da una bellezza inimitabile o comunque di rarità assoluta e che solo band che hanno avuto il coraggio di evolversi sempre di più arrivando a plasmare un sound innovativo e personale, senza mia dimenticare il proprio passato, riescono a confezionare. Ecco, Nokturnal Mortum sono una di queste band.
Non credo ci siano altre parole per descrivere cosa si prova ad ascoltare questa monumentale opera giunta dalla vicina Ucraina, anzi forse ne ho usate anche troppe. Un lungo viaggio senza tempo unico nel suo genere di cui ho provato a descrivere, non senza difficoltà, quello che ho provato nel compierlo e che mi auguro che anche il lettore le riesca a provare. In caso contrario, me lo si voglia perdonare, io ci ho provato.
Night, I’m on my way, I’m on my way I will carry away all evil into the abyss…
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...un bel disco....apprezzabile sia dal punto di vista musicale ...la ricerca di creare qualcosa di unico....sia per aver abbandonato gli aspetti piu' discutibili....finalmente spazio alla musica.....davvero gradevole.... |
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ObscureSolstice ebbe a dire: "Albertini torna nelle figurine Panini" 🤣 |
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Albertini torna nelle figurine Panini |
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Quanto cazzo è borioso il buon Giaxomo, ai limiti della sopportazione. |
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Slavonic folklore, non pensavo che Giaxomo se ne interessasse. Come non immaginavo che i Nokturnal Mortum avrebbero mai succlassato o raggiunto quel fenomenale lavoro pagano dal nome: The voice of Steele. Si è increduli per la bellezza e l'accuratezza di questo disco |
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non ci sono parole pietra miliare |
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Lasciato volontariamente riposare sullo scaffale per un paio di mesi dopo altrettanti mesi di ascolti ininterrotti e niente...rimane lo stesso immacolato capolavoro che avevo scoperto a maggio. Top 3 regá, del 2017, e monumento del folk / black, una commistione di sonorità (e strumenti), fantasia compositiva e perizia tecnica da far invidia a tanti gruppi prog. Ciliegina sulla torta: la lingua adoperata, melodica e arcaica come poche (per me più raffinata del russo). Accantonate i pregiudizi politici che aleggiano attorno a questa band geniale. Purtroppo nessuno nasce perfetto...95 "andante", richiede molti, molti, molti ascolti per essere apprezzato a fondo, lo ammetto. |
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@Cerberus: è stato duro anche per me ammetterlo, visti 2 volte live a Bologna, maglia di Varjoina kulijemme del tour del 2011 portata per diversi anni, mi manca l'ultimo orginale per completare la loro discografia, amo ogni singola nota di loro sin da Suden uni (uno degli album che più ho ascoltato in vita mia, insieme a quel capolavoro che è Kivenkataja, proprio per la loro "fruibilità" rispetto ai loro album più "monolitici"), quindi sì, mi ritengo un loro grosso fan(boy) ...però...quest'anno è uscito questo "Istina" che ha cambiato le carte in tavola grazie all'amalgama di diversi elementi che con il pagan / folk c'entrano, o meglio c'entravano, poco niente. Vedi i vari riff e gli assoli a dir poco orgasmici, senza nulla togliere agli strumenti "slavi". In sintesi lo vedo più innovativo rispetto all'ultimo dei Moonsorrow che è comunque un lavoro riuscitissimo. Spero che ora la mia posizione sia più chiara e comprensibile  |
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@Giaxomo "i Moonsorrow surclassati" è una ferita nel cuore, ma paragonato a Jumalten Aika forse hai ragione. Qui ci sento di più di The voice of steel, mentre i miei beniamini finnici si sono fermati, purtroppo lo devo ammettere. Già al primo ascolto confermo l'89 del recensore e il dulcimer qui è un'orgasmo |
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confermo i giudizi positivi, ottimo. Voto 92 |
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Non per tirare l'acqua al "mio" mulino però se si guarda alla classifica dei migliori 10 album dell'anno di Metallized, raramente si vedono album sotto il 90 e questo rischierebbe di essere escluso. Idem per quello dei PoS. Sbaglio? |
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89 è poco, così come 88 per The Voice Of Steel. Il bellissimo libretto ha i testi tradotti in inglese. |
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@Lemmy: sì, è un concept, e in calce aggiungo "coltissimo". Diciamo che qui non si parla più di tanto di mitologia "tout-court", bensì è un continuo elogio pittoresco sulla "Kraina moja" senza alcuna accezione nazionalistica / ariana et similia. Lo definirei semplicemente "patriottisimo dotto". (nel caso ti interessasse avere una panoramica sul Pantheon slavo leggiti il falso storico chiamato "Il canto della schiera di Igor' ", semplicemente favoloso e brevissimo, 50 pagine se non ricordo male) |
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10
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Azz 89, di loro ho solo Goat horns ed era molto valido, poi li ho trascurati, letta la recensione e l'entusiasmo di Giaxomo lo devo sentire a tutti i costi. @ Giaxomo, sono moto curioso, ma è un concept album?, e in sostanza che tipo di trama mitologica si dipana in questo lavoro, se puo dirmi a grandi linee di che miti tratta questo lavoro, poi con calma me lo ascolto. |
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9
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Premessa fatta da uno studente di russo e polacco: è il disco dell'anno, per forza di cose. Premessa fatta da un non-conoscitore di cultura, lingua, letteratura, folk/folc-lore (sì, sono giusti entrambi i sostantivi) slavo orientale, ma ascoltatore di musica metal: è il disco dell'anno, per forza di cose. Premessa fatta da un ascoltatore di "buona" (si fa per dire) musica, che predilige, sia chiaro, un epico e sontuoso scream: è sicuamente fra i primi 5 dischi dell'anno. Detto ciò, ci tengo a fare i miei più sentiti complimenti ad Andrea per il coraggio di recensire questo (capo)lavoro. Coraggio? Coraggio, sì. Coraggio ad affrontare l'opinione dell'italiano medio che esula pedissequamente dal commentare limitandosi al contenuto musicale / culturale. E qui ne abbiamo a fiumi, a iosa. Perché? Perché la "questione ucraina" è un argomento trattato e ritrattato, studiato e ristudiato e tematica scottante oggigiorno. Ma appunto, non sono qui per far politica / propaganda, bensì per parlare di musica e cultura in senso lato. È un album che sento "mio" perché con il prossimo capitolo concluderò la mia tesina, per ironia della sorte, proprio sul folklore di matrice slava orientale / occidentale. Il Pantheon mitologico slavo / lituano meriterebbe discussioni lunghissime ma non è questa la sede, ma vi posso garantire che quest'opera, per vastità musicale / strumentale e testuale, data la scarsa reperibilità di fonti scritte, anche in lingua originale, potrebbe essere tranquillamente studiata come testo "sull'identità nazionale". Superfluo sarebbe commentare le singoli canzoni, va ascoltata e assimilata in toto. Mi spiace dirlo ma i Moonsorrow sono stati surclassati, e alla grande. 100. Se avete qualche curiosità al riguardo, non fatevi problemi a chiedere, proverò a rispondere  |
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7
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Sinceramente non avevo mai approfindito la band, per via delle polemiche. Ma che disco hanno fatto? Sembra un capoalvoro. |
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6
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Ancora con la storia dell'orientamento politico? Siete ridicoli... |
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5
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89 accidenti...cose grosse. Non pensavo, cioè immaginavo l'alta qualità ma non in questo modo |
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4
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Mio da un po'. Poco da dire, dopo l'apice di The voice of Steel ancora un album bellissimo ( non lo raggiunge, ma comunque e' diverso..) per un gruppo ormai gigante. Mi spiace solo che di Black in pratica ve ne e' rimasto pochissimo, ma tant'è. 8,5 pieno e piu. |
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3
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Mai considerati, sostanzialmente a causa dell'orientamento politico, ho scoperto l'album grazie alla copertina meravigliosa il giorno in cui la band lo ha messo disponibile in rete su yt. Che dire? Come primo ascolto dato a questo gruppo il disco in questione lo ritengo monumentale, una cornucopia di suoni tra i più disparati, con un'omogeneità di fondo che rende il disco nel complesso un unico flusso di note e colori che rapiscono dall'inizio alla fine. Capolavoro vero. |
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2
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sono andato a cercare il disco invogliato da questa recensione.. canzoni di una bellezza che toglie il fiato, da brividi.. |
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Bella recensione, il voto 89 non mi sorprende conoscendo di cosa sono capaci di fare..non vedo l'ora di sentirlo, ovviamente è in ordine da giorni! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. I'll Meet You in Ancient Darkness (Intro) 2. Molfa 3. With Chort in My Bosom 4. Spruce Elder 5. Song of the Snowstorm 6. Wolfish Berries 7. In the Boat with Fools 8. Wild Weregild 9. Lyre 10. Black Honey 11. Night of the Gods 12. Where Do the Wreaths Float Down the River? (Outro)
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Line Up
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Knjaz Varggoth (Voce, Chitarra,Tastiera) Jurgis (Chitarra, Voce) Hyozt (Tastiera) Rutnar (Basso, Voce) Bairoth (Batteria)
Musicisti Ospiti Alafern (Violino) Ivan Kozakevych (Sopilka, Armonica a bocca, Bukkehorn) Nadiya Melnyk (Bandura) Mikhailo Kuzhba (Dulcimer) Selvans Haruspex (Tastiere in traccia 3) W. Angel (Voce in traccia 11) Victoria Kravets (Violoncello in traccia 11)
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RECENSIONI |
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