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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Vallenfyre - Fear Those Who Fear Him
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02/07/2017
( 3336 letture )
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Riguardo le sorti dei Vallenfyre nessuno (tanto meno loro stessi) si aspettava che un tale progetto, partorito per dar sfogo a tutta la disperazione scaturita dalla morte del padre del suo fondatore (Greg Mackintosh), andasse progressivamente a consolidarsi come una delle migliori realtà degli ultimi anni nell'ambito del death metal più marcio e primordiale. Dopo la pubblicazione dell'ottimo Splinters l'attenzione nei confronti del (all'epoca) quartetto ha subito un crescendo di interesse e -di certo- alla propulsione di questo esito hanno contribuito le costanti e convincenti apparizioni dal vivo, attraverso cui i Nostri hanno potuto rettificare tutta la genuinità e la purezza della loro proposta. La proiezione nella dimensione live ha tra l'altro contribuito pesantemente al processo di scrittura e produzione di questo terzo lavoro; Greg Mackintosh si è infatti reso immediatamente conto che i pezzi di Splinters in questa sede acquisivano una connotazione più essenziale, caotica e perfettamente in accordo con la concezione primaria del death metal, scatenando in lui una sorta di “ispirazione all'inverso”. La confluenza di questa attitudine priva di compromessi in Fear Those Who Fear Him ha come compendio un'unica parola nel descrivere il risultato di tale processo: mazzata!
L'amalgama delle frequenze si rivela volutamente torbida, limacciosa, grezza e sulfurea, generando l'atmosfera ideale per consentire ai pezzi di investire l'ascoltatore come una nube piroclastica. L'ispirazione dell'ascia dei Paradise Lost in questo capitolo ritorna a galoppare su livelli eccelsi , non esistono schemi e/o filler, qui è di casa solo la voglia di far seriamente del male ed in questa contingenza il death metal costituisce la base, pur non limitandosi ad essere elargito come tale; ad esso infatti si affiancano tutte le influenze che probabilmente hanno contribuito a forgiare il musicista inglese negli anni della sua giovinezza, ovvero doom, grind, crust e hardcore, costituendo un connubio tanto selvaggio nelle apparenze quanto annichilente nel risultato, circoscrivendo l'intero lavoro in un'imprevedibilità che lascia piacevolmente spiazzati.
Quaranta minuti scarsi suddivisi in dodici tracce vibranti di acredine e distruzione senza nemmeno un segno di cedimento, questo può essere un riassunto riguardo ciò che ci aspetta addentrandoci in Fear Those Who Fear Him. A parte l'iniziale Born to Decay che, dopo i primi secondi in cui Mackintosh recita insistentemente Temi coloro che lo temono (ci vorrebbe un po' per spiegare il senso di questa frase, lascio alla vostra curiosità questo approfondimento), offre uno spunto strumentale in mid tempo giusto per introdurre la successiva Messiah, possiamo suddividere idealmente il disco proprio in base ai vari “ascendenti” con cui i Vallenfyre ibridano il loro death metal. Così se l'appena citata Messiah si rivela la prima legnata sporcata di grind e hardcore novantiano, Soldier of Christ ricalca in parte il suo stile presentando dei trascinanti frangenti in d-beat, mentre Temple of Rats si erge come monumentale chiusura del lavoro dividendosi fra momenti di tensione ed altri in cui esplode tutta la rabbia di un riffing molesto, supportato a dovere dagli efficaci pattern in skank beat del giovane (nonché validissimo rimpiazzo di Adrian Erlandsson) Waltteri Väyrynen. Degeneration sposta invece l'ago della bussola in direzione del death svedese, con particolari riferimenti agli Entombed; ovviamente in questo ambito la classe cristallina in sede compositiva del terzetto crea una netta linea di confine tra influenza e plagio, dimostrandoci ancora una volta che è tuttora possibile riproporre in tutta freschezza e -soprattutto- con veemenza delle soluzioni stilistiche impiegate circa trent'anni fa. Passiamo ora al nocciolo duro dell'album ossia quei tre episodi che esaltano in maggior misura la componente doom; stiamo parlando di An Apathetic Grave, The Merciless Tide e Cursed from the Womb. Senza voler sminuire gli altri brani qui ci troviamo ai vertici assoluti del platter e la motivazione ci si manifesta nella maniera più ovvia visto il sig. Mackintosh è a tutti gli effetti un rinomato maestro nel plasmare la materia più lenta e mortifera del metal. Oltre ad un riffing dall'incedere schiacciante e le atmosfere claustrofobiche occorre mettere in evidenza la potenza del cantato del chitarrista inglese, che mai come in questi episodi si rivela esemplare nel completare il senso di sgomento e vuoto scaturito dall'incedere dei minuti. Al contrario Nihilist, Kill All Your Masters, Dead World Breathes vengono seminate proprio a smorzare, tra l'altro nella loro brevissima durata temporale, la puzza di marcio esalata con grandinate di cieca violenza grindcore. In ultimo, non per certo per il suo valore, distinguiamo Amongst the Filth, traccia che più di tutte si basa, soprattutto in un primo frangente, su un groove di matrice chiaramente death, esplodendo poi in una seconda sezione in cui i ritmi accelerano e soprattutto annientano.
In relazione a quanto detto le conclusioni si fanno dunque chiare e concise, i Vallenfyre hanno sfornato un ennesimo ottimo disco, che mette in evidenza un'ulteriore crescita non solo nelle idee riversate nel songwriting ma nella loro precisa contestualizzazione in termini di produzione. Proprio in questi giorni Mackintosh ha dichiarato che non ci sarà un seguito a questo album, ciò che ci auguriamo è di avere almeno l'occasione di vedere questa realtà all'opera in sede live per proporci quanto di buono hanno partorito con Fear Those Who Fear Him. In caso di esito negativo possiamo sempre e comunque consolarci con questo gran disco che altro non è che un bello schiaffone in faccia... A mau prea aggiungerebbero da qualche parte in Sardegna...
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14
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Band che non ho mai cagato troppo. Oggi ho ascoltato i loro 3 album. Ovviamente preferisco le parti più tirate, comunque non erano male. Ho letto che si sono sciolti. |
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13
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Lisa mi fà piacere ti sia piaciuto, Mackintosh ormai sono anni che non sbaglia un riff..ne qui ..nei sui PL. \m/ |
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Gran bel disco..cavolo che meraviglia! Avevi ragione Doom..uno dei migliori album death dell'anno, non mi posso lamentele in questo 2017..Anche per me è 85. |
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11
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Concordo con il recensore quando dice che i brani prettamente doom siano i migliori del disco: An Apathetic Grave e gli altri sono davvero eccellenti. Al contrario brani più veloci e grind non mi piacciono molto, troppo grezzi e poco incisivi dal punto di vista atmosferico. In totale 70/100 |
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10
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Ma qui sotto... Stiamo scherzando? Sono venuti a infestare anche qui? Anyway... Per me grand disco, a livello di sound preferisco anche io il precedente, ma le parti doomegianti sono sempre malatissime e claustrofobiche, poi il tutto ha quell'urgenza punk che me lo fa proprio assaporare di gusto! The Merciless Tide l'avrò ascoltate decine di volte appena preso il disco! |
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9
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una discreta botta, forse il precedente era meglio, ma di poco...voto 78 |
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8
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Micidiale, forse anche un pelo sopra ai due precedenti...voto giusto. |
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7
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E' da un bel pò che ho messo i Vallenfyre in lista di attesa ma al momento sto ascoltando altro. |
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6
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....ragazzi...sarò un vecchiaccio merdo..ma a me sto disco non piace...ci sto lavorando...lo ascolto di continuo in macchina...niente.. |
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5
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Disco death metal dell'anno. |
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Hai ragione Doom, non mi posso permettere questi sbagli..sono imperdonabile ahahah rimedio!! |
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@Lisa, molto ma molto male.. Rimedia subito tutti e tre gli album e capirai di quanto grave è stato ignorarli! Ti basti sapere che è il gruppo in cui Gregor dei Paradise Lost insieme ad altri poco rassicuranti ceffi della vecchia scena Death Metal sfoga ( o sfogava) tutta la loro rabbia death-doom-grind.  |
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2
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Non li conosco, giuro! Sarà il caso di rimediare secondo me... |
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Album bomba. Voto giusto. Anche qui mi ripeto e ne sono felice, 3 album 3 bombe. Gregor sempre in palla. Una vera goduria per chi ama questi suoni. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Born to Decay 2. Messiah 3. Degeneration 4. An Apathetic Grave 5. Nihilist 6. Amongst the Filth 7. Kill All Your Masters 8. The Merciless Tide 9. Dead World Breathes 10. Soldier of Christ 11. Cursed from the Womb 12. Temple of Rats
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Line Up
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Gregor Mackintosh (Voce, Chitarra) Hamish Hamilton Glencross (Chitarra, Basso) Waltteri Väyrynen (Batteria)
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RECENSIONI |
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