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27/04/25
THE LUMINEERS
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Devastation - Idolatry (Reissue)
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18/09/2017
( 3332 letture )
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La seconda ristampa della Punishment 18 riguarda il terzo ed ultimo album dei Devastation, successore nel 1991 di Signs of Life di due anni precedente, il quale aveva fatto da ottimo biglietto da visita per il quintetto di Corpus Christi soprattutto tra gli addetti ai lavori. Perso nel corso dell'anno passato il batterista, viene qui presentato il nuovo acquisto David Lonzano che non farà affatto rimpiangere il seppur bravo Louie Carrizales, ma il cambio sullo sgabello non sarà l'unica novità apportata dalla band. Il nuovo album, sebbene si inserisca pienamente in continuum con il passato della band, presenta un approccio più ragionato negli arrangiamenti rispetto al sanguinario predecessore, interamente incentrato sulla furia e la velocità sonora, nel quale sembra che i ragazzi si siano resi conto di come sfruttare al meglio i mezzi a loro disposizione. Ben lungi dall'accantonare l'impetuosità presente in Signs of Life, i Nostri apportano però alla proposta degli accorgimenti, intenti a renderla maggiormente efficace. Ecco infatti che le composizioni, oltre ad essere maggiormente strutturante in lunghezza (con una durata che oscilla tra i 5 e 6 minuti a canzone), riportano arrangiamenti più complessi e ricchi di pathos, alternano più frequentemente momenti cadenzati a discapito delle bordate di velocità indemoniata. Ad esso si denota inoltre un maggiore accostamento agli stilemi death, soprattutto per il più elevato tasso di tecnica, la maggior corposità delle chitarre e della batteria (stavolta beneficiate da una produzione finalmente degna) e la voce di Rodney Dunsmore, ora più aspra e graffiante.
L'apertura, affidata a Deliver the Suffering, è caratterizzata da un'intro atmosferica – che curiosamente ricorda i sinistri preludi di album che sarebbero usciti successivamente tra 1993 e 1998 di band melodic death/black scandinave come Necrophobic, Dawn, Vinterland o Unanimated – sfociante direttamente in un possente riff di chitarra, cadenzato inizialmente e lanciato poi in furibonde impennate di velocità, supportato da una deflagrante batteria e dall'irata voce del cantante. Anche la successiva Freewill gode di un riff iniziale più lineare, salvo poi aumentare i giri e concedersi a qualche assolo nella parte centrale senza però mai effettuare grossi cambi di tempo. Per Forsaken Hatred invece le plettrate e giri di chitarra iniziali, precursori per certi versi di certe suggestioni sviluppate qualche anno dopo dal filone black e death scandinavo, sboccano in ritmiche serrate al cui seguito vi è sempre la batteria sugli scudi, forte nelle repentine variazioni di registro e nell'uso sapiente della doppia cassa, rendendolo forse uno dei pezzi migliori dell'intero lotto. Souls of Sacrifice, altro pezzo dal ritmo più cadenzato, ma sempre incline a concessioni in quanto accelerazioni, risulta invece un pezzo thrash più canonico sebbene suonato comunque con la dovuta perizia. Il nuovo innesto ben si inserisce nella chimica ormai affiatata dei texani, ritagliandosi un suo spazio con gusto e tecnica, ma anche gli altri non sono da meno, osando soluzioni innovative. Stupisce la chitarra classica all'inizio della titletrack, che introduce un pezzo thrash tecnico ben strutturato: i Devastation è come se si fossero accorti che non serve a tutti i costi andare sparati alla velocità della luce per colpire nel segno, riuscendo a fare un pezzo efficace anche a ritmi sostenuti. Arpeggi sinistri rievocanti gli Slayer aprono invece la successiva Legacy of Faith, nel quale il buon Dunsmore si avvicina a un cantato riecheggiante un certo Chuck Schuldiner, sempre accompagnato da cambi di tempo repentini ben congegnati. Con Subconscious si riassapora per un attimo la più classica aria tesa e violenta di cui era tanto pregno l'album precedente, senza però arrivare mai al parossismo e alle velocità dello stesso. In chiusura si ha invece Never Believe, un buon pezzo thrash tirato che nel rallentamento finale si interseca sfumando alla stessa chitarra classica della titletrack, che di essa riprende la stessa drammatica melodia.
Nella ristampa sono aggiunte in veste di tracce bonus quattro caotiche registrazioni live (presumibilmente botoleg, a giudicare dalla qualità audio) tratte dal tour promozionale dell'album del 1991, tour che sancirà la fine dei Devastation scioltisi subito dopo la sua conclusione a seguito di una scarsa promozione da parte della Combat, la stessa etichetta che, ironia della sorte, neanche due anni prima li aveva lanciati grazie all'album precedente. L'insieme di fattori come la scarsa promozione, il calo di interesse nei confronti di un genere come il technical thrash e, non ultimo, constatando come neanche quattro mesi dopo i Metallica davano alle stampe il loro album di maggiore successo, che segnerà uno spartiacque nel modo di concepire il metal in senso lato e il thrash nel particolare, sancendo così la crisi e/o la morte di innumerevoli band thrash, il destino dei Devastation non poteva che essere segnato. A poco o nulla servirà la sporadica reunion tra 2008 e 2009, nel quale una formazione quasi totalmente rimaneggiata riproverà con scarso successo a calcale qualche palco. Pur tuttavia, nonostante esso sia il canto del cigno della band texana considerata la sventurata sorte su di loro abbattutasi, l'album in questione è una piccola gemma grezza, per certi versi anche precursore di certe soluzioni riportate alla ribalta in altri contesti (cfr: la scuola death e black svedese), ricca di momenti alti e invero interessanti. Benché siano in qualche modo arrivati col treno in ritardo per il thrash e in anticipo per quello death, i Devastation possono avere restituita una piccola parte della loro gloria attraverso questa ristampa, che potrà rendere in qualche modo giustizia alla fortuna a loro avversa.
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E Questa band ha fatto un altro capolavoro del genere conosciuta da nessuno |
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Questo album a me è sempre piaciuto un casino! Riff e chorus veramente ispirati e convincenti, stesso discorso per gli assoli, mi piaceva anche la timbrica un po' "becerriana" del vocalist. Un vero peccato che la loro storia si fermi qui, proprio quando avevano imbroccato la strada giusta. Voto 91 |
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@RikBay: ciao grande Rik!! Ascoltato ieri: la parte strumentale e` molto buona, con un grande lavoro dei chitarristi. Solo la voce la trovo un po` anonima, diciamo sui generis. Voto nel complessivo che trovo giusto, una piccola gemma thrash uscita nel momento sbagliato. |
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Ciao @Metal Shock ! I devastation sono un gruppo non molto conosciuto degli eighties, uno dei tanti, ma nel loro 'piccolo' hanno saputo tenere alto il vessillo del thrash metal. C'è anche signs of life in re-issue .... evviva |
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A me manca lo spazio-tempo, e degli Iron un bel chi se ne frega. Questi non li conosco, devo recuierarli! |
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@thrasher, quoto il tuo post #10. La lista di album e cito solo il thrash, che andrebbero ri-stampati è lunghissima, ma forse interesserebbe solo una piccola (piccolissima) percentuale di fruitori, quelli che non si fermano sempre solo ai soliti 'noti'. Peccato, perché ci sono nuggets di valore. (Imho). |
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10
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Più di cento commenti per un futuro doppio Live degli Iron e 9 commenti tra cui tre miei per un classico, a mio parere del thrash ristampato... poi non lamentiamoci se ci propongono sempre la stessa roba visto che l interesse per scoprire o riscoprire queste perle non interessa a nessuno.... |
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9
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Ascoltati oggi sul tubo. Bravi. |
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Comunque anche il primo album dei devastation trovai sempre li... una traccia Live è presente anche su idolatry... meet your maker |
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7
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Ma il negative come giornale e venditra per corrispondenza esiste ancora? Li ho trovato varie chicche tra cui il primo sadist originale |
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6
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Allora ricordo male io, ho la versione Century Media del 1999, adesso ricordo, solo che ho un casino in casa e non ho il cd a portata di mano per controllare. |
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5
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@thrasher, sì le tracce live erano già state pubblicate nella ristampa della Century Media del 1999, che è però uscita dal commercio nel giro di qualche anno. Per la produzione c'è effettivamente Scott Burns, essendo stato registrato negli storici Morrisound di Tampa |
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4
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Album eccezionale e se non sbaglio il produttore e Scott Burns... un thrash veramente potente e fatto bene adoro quest album, canzoni varie pesanti veloci e il cantAto ci sta alla perfezione... band sottovalutatissima... io ho una ristampa presa dal giornale negative una 20 ina di anni fa circa ed erano già presenti le tracce Live |
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3
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All' epoca della pubblicazione lessi delle review molto buone di questo vinile. Forse è arrivata la volta buona per acquistarlo anche a suggello della review di metallized. Comunque di album che necessiterebbero di uns ristampa c'è ne sarebbero moltissimi .... intanto accontentiamoci. (Imho). |
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2
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io ho il vinile originale |
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1
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Voto giusto per questo altro grande disco, fatelo vostro, io ho un cd che secondo me era già stato ristampato, dovrò controllare, ma non ha pezzi live. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Deliver the Suffering 2. Freewill 3. Forsaken Hatred 4. Souls of Sacrifice 5. Idolatry 6. Legacy of Faith 7. Subconscious 8. Never Believe 9. Desolation - Souls of Sacrifice (live) 10. Meet Your Maker (live) 11. Idolatry (live) 12. Subconscious (live)
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Line Up
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Rodney Dunsmore (Voce) Dave Burk (Chitarra) Henry Elizondo (Chitarra) Edward Vasquez (Basso) David Lozano (Batteria)
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RECENSIONI |
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