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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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23/10/2017
( 2002 letture )
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Dalle misconosciute terre slovacche emergono gli Sharzall, cinque ragazzotti con la passione per il macabro e i travestimenti. Il loro trucco e parrucco è uno stato di indecisione tra l'indecenza alla Clockwork Orange e la blasfemia ispirata al dissacrante chitarrista King Diamond. Un effetto inquietante che il gruppo cerca di raggiungere attraverso travestimenti ed effetti di scarsa qualità, che mancano completamente l'obbiettivo di suggestionarci. A poco serve l'aiuto della tecnologia, perché anche i super filtrati set fotografici, ci mostrano una band dal budget risicato e dalle scarse conoscenze quando si parla di sapersi vendere. Gli Sharzall partono dal basso e iniziano la loro gavetta solo tre anni fa, arrivando a condividere il palco con realtà più esperte, come Blaze Baylay e Broken Rain nei rock club più torbidi e polverosi della Slovacchia.
Le premesse sono dunque tutte in salita, e Black Sun purtroppo non solleva l'immagine debole che il gruppo dà di sé. Lo stile si rifà al gothic metal, contaminato da una verve rockeggiante, uno strato dark e una ricopertura postpunk che si sente lontano chilometri. Il tappeto elettronico, anche questo di bassa qualità, la fa da padrona sbrodolando su tutto. I synth si giocano la scena con una voce che graffia e stride per l'intera durata del cd, il resto è come quasi non ci fosse. Il colpo di grazia -ormai si è capito- lo dà una qualità audio che lascia molto a desiderare: chitarre e basso, nelle loro linee semplici, sono schiacciati sotto montagne sintetiche e il sound ne risulta compromesso in modo irrimediabile. Mentre la batteria fatica a ritagliarsi uno spazio, sentendosi relegata in secondo, terzo, anche quarto piano. Riportare in vita le frequenze basse gioverebbe senza dubbio all'ascoltabilità di Black Sun. La voce di Rony Rage è un suono svuotato e strascicante che non saprei bene definire. Un cantante non maturo e spiacevole da ascoltare, che a momenti sembra mal celare una tecnica imbarazzante. Ma facciamo una rapida carellata di alcuni brani. Su Way To Die il gruppo ha deciso di puntare il suo primo video ufficiale: va ammesso che il pezzo offre un paio di momenti frizzantini, con qualche linea melodica meno peggio e un giro di basso ad incipit, che lo distinguono dagli altri. Questo è quanto. Lo stesso dicasi per Crisis, che grazie all'enfasi aggiunta al ritornello ci mette qualche secondo in più a farsi dimenticare, venendo piazzata dal gruppo tra i suoi pezzi di punta. Per far finta che i brani non siano tutti uguali, includiamo nell’elenco anche Love Is On The Ground: la dedica romantica di Black Sun, la traccia più lenta e poppeggiante del lotto.
Un buco nell'acqua per gli slovacchi, che ci offrono del gothic metal di basso livello. Si dice però che in tutto c'è un lato positivo: la lunghezza totale, al di sotto dei tre quarti d'ora. Il resto è troppo confuso e compresso per venire apprezzato, arrivando a disturbare la pazienza degli ascoltatori coi timpani più resistenti. Ma se si è ubriachi, o pesantemente alterati in altro modo, allora sì, gli Sharzall possono forse andare.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Prologue 2. Hell Quit 3. Picker Man 4. Crisis 5. Way To Die 6. Frontline 7. Love Is On The Ground 8. Death March 9. Black Sun 10. New Day 11. Frozen Touch
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Line Up
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Rony Rage (Voce) Liviticus (Chitarra) Shiny (Synth) Nyg (Basso) D. (Batteria)
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RECENSIONI |
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