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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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Vexovoid - Call of the Starforger
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24/01/2018
( 3390 letture )
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Il thrash metal è tornato prepotentemente in forma da alcuni anni: se le band storiche hanno saputo rilasciare buoni se non ottimi dischi, anche le nuove leve non si sono tirate indietro e sotto questo aspetto anche l'Italia ha saputo partorire alcune band davvero valide al pari di paesi più blasonati per tradizione. Oggi parliamo di un thrash dai forti connotati sia tecnici che ''spaziali'', i capostipiti sono indubbiamente i canadesi Voivod, ma esiste una nuova generazione che ha raccolto a piene mani gli insegnamenti del combo del Quebec a partire dai Vektor, continuando con i Droid e i Black Fast per arrivare finalmente ai nostrani Vexovoid. Il trio toscano dopo l'ep Herald of the Stars del 2014 giunge oggi al debutto sulla lunga distanza: Call Of The Starforger è un album progettato, composto e suonato in maniera impeccabile; registrato presso gli Hell Smell Studio di Roma, vede i nostri riuscire a creare atmosfere sci-fi con una tecnica invidiabile senza perdersi dietro a lunghe cavalcate ultra-tecniche, riuscendo a compattare il tutto con perizia ed ottima qualità. Le partiture di chitarra di Leo Bellavista sono tecniche e complicate al punto giusto senza tralasciare sferzate tipicamente thrash oltre ad assoli di pregevole fattura, il tutto supportato da una sezione ritmica estremamente precisa e di indubbia capacità tecnica.
Omega Virus apre l'album come meglio non si potrebbe, un breve intro ci trasporta immediatamente in tutta la potenza che la band è in grado di esprimere, il riff portante risulta incisivo e veloce con un incipit disarmonico ma spietato, il drumming di Mattia Mornelli supporta i vari passaggi con una tecnica invidiabile dove la rullate imprimono energia e dinamismo, la voce di Danny Brunelli è aggressiva e tagliente e possiamo ritrovarvi rimandi addirittura a Ron Royce dei Coroner; la band sa il fatto suo, non solo a livello tecnico ma anche sotto l'aspetto compositivo, Quantic Rapture ne è un esempio, l'intro di basso crea l'atmosfera giusta per trasportare l'ascoltatore nei meandri claustrofobici del brano, la tessitura armonica del riff è di pregevole fattura ed anche qui troviamo a far capolino le influenze dei Voivod. Il brano si sviluppa da un mid tempo basato sui riff di Leo Bellavista per poi accelerare notevolmente mantenendo un intreccio tecnico di notevole valore come il solo stesso capace di coinvolgere l'ascoltatore nel viaggio proposto dai Vexovoid. Il terzetto offre una notevole varietà armonica, con un sound che risulta personale senza tralasciare le indubbie influenze che la band si porta dietro, qui non si tratta di copiare le band nominate precedentemente ma piuttosto saper cogliere gli aspetti che le caratterizzano facendoli propri, se pensiamo che i Vexovoid. si sono formati soltanto nel 2013 il margine di un ulteriore miglioramento risulta essere enorme. A metà ascolto arriva la monumentale Galaxy's Echoes, un brano che supera gli otto minuti dove la band esprime al massimo tutte le proprie capacità, anche qui è un lungo intro di chitarra arpeggiata che sa costruire l'aspettativa adeguata per l'ingresso del riff iniziale, sostenuto con perizia dalla sezione ritmica. I cambi di tempo e gli stop & go non si contano ma riescono a mantenere unito il brano con una dinamica davvero notevole, giungendo nella parte centrale dopo le incredibili sfuriate thrash che la precedono, ci troviamo proiettati in un limbo, in una zona che i nostri non avevano ancora esplorato a dovere ovvero una parte molto atmosferica dove sono i particolari a darle forza: l'ottimo lavoro di basso che crea profondità mentre la chitarra arpeggiata regala un viaggio sognante tra galassie e stelle cadenti ma quando ci sembra di poter attraversare questi spazi infiniti ecco che il brano riprende vigore, l'impatto è brutale, velocissimo e molto tecnico che ci porta all'assolo assolutamente perfetto; in tutto il brano la voce di Danny Brunelli è di una cattiveria unica. Call Of The Starforger non possiede momenti di stallo compositivo, è un susseguirsi di emozioni spaziali unite alla furia del thrash metal più tecnico senza mai risultare stancante, piuttosto si ha la sensazione di trovarci di fronte ad una dei migliori debutti degli ultimi anni. Sul finire dell'album troviamo Dead Planets Throne, un brano dove i Coroner ed i Voivod sembrano andare a braccetto, l'andamento del riff in leggera disarmonia si completa con l'attitudine oscura del combo svizzero, il brano può apparire lineare ma è tutt'altro che questo con i suoi cambi e le repentine accelerate e la sezione ritmica che da vigore e potenza al tutto. La conclusiva The Starforger è il sigillo di un disco davvero ben congegnato, ancora una volta è il lavoro chitarristico di Leo Bellavista a consegnarci un brano claustrofobico, dove nulla è lasciato al caso ma piuttosto il tutto è condotto in maniera impeccabile; tecnica, velocità, composizione è tutto racchiuso nei sette minuti che scandiscono un tempo siderale, scomponendo le partiture in cellule astrali giungendo alla magnificenza del finale dove ancora una volta i Vexovoid. decidono di trasportare l'ascoltatore in un tempo allargato, la struttura melodica del basso di Danny Brunelli accompagnata dalla semplicità del drumming di Mattia Mornelli sono il valore aggiunto all'arpeggio della chitarra e all'atmosfera creatasi.
I Vexovoid. con questo debutto sulla lunga distanza entrano di diritto tra le migliori uscite del 2017 in ambito thrash metal, dove personalità, una certa dose di sperimentazione e tanta voglia suonare buona musica gli permette di gettare le basi per un futuro ricco di soddisfazioni; una menzione particolare va alla bellissima copertina disegnata da Marco Hasmann.
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Chi ama loro e i vektor si senta i droid dal Canada. Progressive thrash di classe |
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frega cazzo se sono simili ai vektor, sto disco è un fottuto capolavoro |
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Troppo simili ai Vektor ma bravissimi nell'esecuzione dei brani. Sabato 29 li vedrò a Milano. |
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Concordo con d.r.i. ........oltre alla musica potente e ben eseguita , qui è presente anche una voce ascoltabile. |
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Non male dai, anche se nemmeno io sono un fan di questo tipo di thrash tema spaziale ultra tecnico che "va adesso". Rispetto i vektor, a cui somigliano un po' troppo forse, hanno di positivo che non hanno canzoni infinite. |
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10
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Concordo con Tatore, grande tecnica ma poco feeling. Canzoni impossibili da tenere in testa perchè troppo complicate. Rispetto ai Vektor almeno il cantante è sopportabile. |
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E niente, questo tipo di thrash proprio non mi scende |
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Veramente una bella scoperta, mi è piaciuto! Bravi! |
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3
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Ho sentito qualcosa. Bravi , da seguire. Ho visto qualche video del vivo a li in effetti qualche pecca la si sente. Purtroppo in 3 è difficile avere un suono pieno con un genere tipo questo. |
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2
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Questi li seguo dall'ep anche se ultimamente non sto proprio a braccetto col genere. Però loro sono davvero da tenere d'occho....Chiaramente nessun dubbio sulla primaria influenza. |
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1
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Band davvero solida e potente, ho avuto la fortuna di conoscerli e di suonarci assieme, live sono strabilianti! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Omega Virus 2. Infinite Collector 3. Quantic Rapture 4. Waking Mars 5. Galaxy's Echoes 6. Prophet Of The Void 7. Hexaspark Fortress 8. Dead Planets Throne 9. The Starforger
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Line Up
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Danny Brunelli (Voce, Basso) Leo Bellavista (Chitarra) Mattia Mornelli (Batteria)
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RECENSIONI |
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