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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Garbo - A Berlino... Va Bene
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11/11/2018
( 2372 letture )
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Prima di affrontare assieme l’album in questione, ovvero A Berlino...Va Bene, di cui la Universal ha fatto uscire nel 2017 la ristampa, è bene contestualizzare un attimo (e brevemente) di che periodo siamo musicalmente parlando. In Italia, negli anni 70, si era sviluppata una forte fase progressive, che per contesti sociali e politici era andata piano piano a scemare verso la fine del decennio. A riguardo di questo argomento, ovvero la nascita, l’apice e la decadenza di questa decade vi sono degli articoli presenti in questo sito che consigliamo caldamente di leggere (STORIA DEL PROG ROCK ITALIANO - # 2 - 1974/1978). C’è inoltre da aggiungere che molti gruppi al termine degli anni 70 si erano incartati su una serie di barocchismi molte volte fini a se stessi (per quanto magari di assoluta qualità in termini compositivi). È evidente dunque il declino di quel determinato periodo e c’era bisogno di qualcosa di nuovo che ne prendesse il testimone.
Paradossalmente parlando la New Wave è un genere in netta contrapposizione con il progressive, dato che prende e semplifica la proposta musicale puntando sull’immediatezza pur essendo un vero e proprio calderone di generi. A Berlino... Va Bene si inserisce in questo contesto di “rivoluzione” e cambiamento prendendo chiaramente spunto dalla scena internazionale (Garbo sarà più volte chiamato il David Bowie italiano). Quest’opera prima si può definire dunque l’album giusto al momento giusto, in quanto catapulta l’artista di fronte ad un successo di notevoli proporzioni (da qui a Sanremo dove vinse il premio della critica il passo era relativamente breve). Musicalmente parlando il disco si presenta come un efficace connubio di pop elettronico, funzionale e al tempo stesso acerbo. Il meglio arriverà a partire dal successivo Scortati (1982), dove Garbo prenderà la formula presente in questo esordio e la migliorerà sotto tutti gli aspetti. Ciò non toglie a Berlino… Va Bene lo status di cult d’epoca e, in seguito, l'album verrà inserito nella classifica dei 100 dischi italiani più belli di sempre secondo Rolling Stone Italia alla posizione numero 55. Si tratta di un lavoro che presenta diverse caratteristiche interessanti, tra cui quella di mantenere l’italiano come lingua principale pur sperimentando con altre lingue come il francese (C’est la Vie) e l’inglese (On the Road), anche se la resa rimane complessivamente un po’ grezza nell’esecuzione.
L’album dunque, attraverso chiare scelte compositive riesce ad essere lo specchio di una generazione inquieta e con tanta voglia di affermarsi. A trentasette anni di distanza ci si chiede cosa rimane? L’impatto forse non sarà lo stesso ma l’indiscusso valore di un esordio (in molti punti acerbo) che ha segnato una generazione attraverso i suoi singoli, quello resta.
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16
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Ma veramente oggi un artista e un disco così sono dimenticati?
Io il vinile non l'ho mai avuto, l'aveva un amico che lo trovò per caso a un mercatino dell'usato di paese in condizioni semi-nuovo negli anni 2000 e pagato pochissimo... mi fece una testa così per famelo ascoltare e alla fine venne fuori che era un bel disco. |
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15
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Disco fondamentale per lo studio del post punk italiano. Il singolo "A Berlino..va bene" ebbe molto successo ristampato in 7" poco tempo fa dalla Contempo in occasione del Record Store Day.
Peccato che scelse la strada di San Remo per cercare il successo...
Disco da scoprire. Voto: 75 |
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Il ritardo italico nel recepire il cambiamento è tradizionalmente atavico. Personaggi come Garbo sono da inquadrare in relazione alla loro importante per la scena nazionale. Sono chiaramente meno importanti se paragonati al mondo. |
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Non conosco questi musicisti che vedo hanno preso molto spazio, in questa sezione di Metallized: Liftiba, Diaframma, CCCP/CSI, Garbo...
Ho però l'impressione che siano molto derivativi dal sound punk/post punk/new wave Inglese. Questo tizio, mi ricorda molto le atmosfere di Vienna degli Ultravox o Spandau Ballet, anche come look. Ce ne faremo una ragione. Au revoir. |
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Non lo conosco, andrò ad ascoltare qualcosa.... a quando Camerini ? |
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Rainbow te lo dico con Garbo... quello che hai scritto riferito a me tu identifica pienamente... 😀 #klostrilibero |
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Il disco non lo conosco, ma Garbo è fondamentale per la scena post punk/new wave italiana degli anni Ottanta. Chi tira in ballo Cotugno solo perché per una volta non si parla di un disco con rutti nel microfono e doppia cassa a manetta è un idiota, punto. |
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Ci sono già i j. E. T., se conosci. |
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Ed i Mattia Bazar dei primi 80 dove li lasciamo? |
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@Alex Cavani lusingato ti abbia messo dell'interesse. Significa che in parte ho fatto bene il mio lavoro 😊 |
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Non conosco il settore infatti, perché troppo impegnato ad ascoltare black e death metal... ahahah era una battuta. |
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5
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Garbo è personaggio fondamentale per definire la musica italiana non commerciale di un certo periodo, specialmente col disco successivo. Si ascolti ad esempio "A Berlino che giorno è". Il paragone con Toto Cotugno è decisamente fuori luogo e denota poca conoscenza del settore Diverso il discorso per Ruggeri, che in linea teorica potrebbe essere recuperato, magari con i Decibel. |
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4
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Ottima scelta quella di recensire un album che credevo dimenticato,un sinto pop eclettico e introspettivo, Garbo ha proseguito su questa strada infischiandosene Delle mode e Delle classifiche.e qui in Italia non è da poco.voto anche 85. |
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3
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Questo disco mi manca totalmente, così come il suo autore. Il che è molto strano pr me . Ma la recensione mi ha spinto all'ascolto, per cui grazie! |
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Direi che siamo pronti per toto Cutugno |
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Anche enrico ruggeri faceva post punk. A quando la recensione? |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. A Berlino… Va bene 2. C’est la Vie 3. Futuro 4. In questo Cielo a Novembre 5. Dans une Nuit Ainsi 6. On the Radio 7. A Milano...Va Bene 8. Anche con Te...Va Bene 9. Lili Marlene 10. Mekong
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Line Up
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Garbo (Voce, Sintetizzatore) Maurizio Gianni (Chitarra) Maurizio Anesa (Basso) Bruno Bergonzi (Batteria, Percussioni) Sergio Franzosi (Tastiera, Pianoforte) Giuseppe Pagani (Sax, Clarino, Basso)
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RECENSIONI |
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