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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Cultural Warfare - Warmaggedon
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02/12/2018
( 1232 letture )
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Gli anni 80 sono stati un paradiso, per chi come noi ama il metal nella sua accezione meno sofisticata (nella forma magari ma non nei contenuti) e più d’impatto, ovvero il thrash metal. Fa quindi dispiacere che nel decennio successivo questo genere abbia incontrato una certa difficoltà a sopravvivere a favore di contaminazioni non proprio riuscite. Eppure dal 2000 in poi c’è stata una sorta di revival. Band date per morte ( i Destruction ad esempio) sono tornate più agguerrite che mai e chi ha sperimentato è spesso tornato sui propri passi con un bagaglio musicale e culturale più completo rispetto a prima (la dimostrazione che non tutti i mali vengono per nuocere). Ad oggi il thrash metal sia nostrano che internazionale sta godendo di ottima salute. Per l’Italia è doveroso citare gli Ultra Violence (tra le tante realtà degne di nomina sia chiaro) mentre per quanto riguarda il panorama internazionale i Cultural Warfare sono una realtà veramente interessante. Proveniente dalla terra d’origine del thrash, ovvero la Bay Area, la band capitanata da Jacques Serrano ci propone un thrash elaborato, vario ed energico che affonda a piene mani negli anni 80 (e non solo).
Quello che salta subito all’orecchio sentendo la titletrack è la produzione in grado di dare vita ad ogni suono e al tempo stesso riesce a ricreare quell’atmosfera cupa e ferrea cui miravano i nostri. Una cosa non da poco se ci pensiamo, riuscire a portare i colori e le atmosfere in note. Questo genere di operazioni, andando oltre il thrash, sono riusciti a ricrearle ad esempio i Children of Bodom con le loro copertine monocromatiche. Se uno ascolta Downfall proveniente da Hatebreeder l’assocerà chiaramente al colore verde dell’album. Tornando a noi, Warmaggedon prosegue attraverso rimandi più o meno velati ad importanti realtà internazionali come i Nevermore. La prestazione (notevole) di Jacques Serrano in Two Spirits evoca quelle atmosfere tanto care al compianto Warrel Dane, dotate di un oscura ma piacevole malinconia. Altre band cui è possibile sentire le influenze sono gli Overkill e i Testament. I primi sia per quanto riguarda il cantato energico (in G.O.D ad esempio) che per quanto riguarda le costruzioni delle tracce con l’alternanza di fasi più tritaossa ad altre più melodiche e piacevoli (senza abbandonare però il gusto per il pathos sonoro. Per quanto riguarda i Testament lo si sente in tracce come Shadow Priest, tecniche il giusto ma perfette nella loro durata e dinamicità.
Croce e delizia di questo album sono però le stesse tracce che prese singolarmente risultano essere tutte di ottima fattura ma tendenzialmente peccano di una certa prolissità, specialmente nella fase centrale e se giudicate nel complessivo. Con questo non vogliamo di certo sminuire il lavoro fatto dai Cultural Warfare, che con solo due EP alle spalle (rispettivamente Ratten Krieg del 2012 e Future Kill del 2017) riescono a donarci un primo full lenght di elevatissima fattura che rientra di diritto tra le migliori uscite in campo thrash di quest’anno. E non è poco, per una band al loro debutto ufficiale.
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2
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Si @metal shock , come ho scritto una struttura più snella avrebbe sicuramente giovato. Ma a mio avviso non va ad intaccare troppo quello che è un un ottimo lavoro |
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1
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Ascoltato questa mattina: è un discreto lavoro, alcuni pezzi ti prendono più di altri, ma ha il difetto di avere brani che se fossero più snelli renderebbero di più, a volte ho faticato ad arrivare alla fine senza uno sbadiglio. Diciamo che un 6,5/7 è un giusto voto, nella speranza che facciano meglio. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Warmaggedon 2. Divided We Crawl 3. G.O.D 4. Eyes of the Land 5. Two Spirits 6. Politkill 7. Scars Left Cold 8. Punished 9. Witches Prayer 10. Shadow Priest 11. Blood Machines 12. New Beggining
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Line Up
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Jacques Serrano (Voce) Billy Garoutte (Chitarra) Pete Aguillar (Basso) Kevin Doughty (Batteria)
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RECENSIONI |
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