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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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14/08/2019
( 1333 letture )
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I Meloco sono una band composta da cinque giovanissimi ragazzi tedeschi, che con questo Roots vogliono proporre al pubblico una miscela di metal moderno estremamente contaminato, materiale – per intenderci – capace di far svenire qualunque amante delle sonorità più classiche del genere. Leggere sul sito ufficiale dei Meloco che le ispirazioni principali del gruppo corrispondono a nomi come Asking Alexandria, Bring Me The Horizon, Fall Out Boy, Linkin Park e Panic! At The Disco dovrebbe già far immaginare le coordinate stilistiche dei cinque tedeschi, ma vediamo di parlarne un po’ meglio: i Meloco nel 2019 festeggiano infatti dieci anni di attività, testimonianza del fatto che non si tratta di novellini; la band ha alle spalle un Ep ed un Lp, promossi grazie a decine di date in Germania, ma anche in Austria, Polonia e Russia. Inoltre ha avuto l’opportunità di suonare il proprio inno nazionale all’interno dell’Arena Nürnberger Versicherung di Norimberga in onore della squadra di hockey Nürnberger Ice Tigers davanti ad 8000 persone. Come ultimo dato rilevante è da segnalare la varietà di band con cui i Meloco hanno condiviso palchi e tour, nella quale spiccano nomi come Emil Bulls, Lacrimas Profundere e Grave Digger. Appurato quindi che non parliamo di sprovveduti, passiamo ad analizzare il contenuto di Roots, album che si presenta fin da subito come estremamente sfaccettato, almeno nelle intenzioni della band. Dietro la facile ed ingannevole definizione di “alternative metal” infatti ci sono molte più influenze, che prescindono decisamente dal genere di riferimento per andare ad inoltrarsi nei meandri del pop più radiofonico e dell’elettronica più danzereccia, con derive trap ed hip hop. Non ci sarebbe nulla di male in tutto questo e le band citate ad inizio articolo sono qui a confermarlo, ma il problema sorge quando alla base delle composizioni mancano il giusto slancio e la fantasia per riuscire ad amalgamare al meglio i diversi ingredienti della ricetta dei Meloco. Perché se è vero che i singoli membri del gruppo offrono prestazioni più che dignitose, con una menzione speciale per il versatile cantante Tom Weinhold, capace di passare da un convincente growl ad un clean cristallino perfetto per qualunque brano pop rock, a soffrire è il songwriting, che si rivela prevedibile e in molti casi banale. La produzione perfetta e bombastica infine non fa altro che alimentare queste sgradevoli sensazioni.
Il disco non parte così male a dire il vero, perché Knockout e la seguente Social Cannibal sono brani ben costruiti, sebbene abbastanza scontati, che mescolano chitarre metalcore rubate agli ultimi Bring Me The Horizon con ritornelli corali dal piglio facile e breakdown pensati già per una futura resa live. Il secondo brano in particolare mette in risalto l’elettronica e le strofe rappate, con un mood generale scanzonato e strafottente che ricorda molto da vicino lo stile dei connazionali Eskimo Callboy. E per certi versi funziona bene. Dopo di che l’album inizia a vacillare progressivamente verso soluzioni sempre più radiofoniche e pop che però non convincono fino in fondo, principalmente per l’alto tasso di prevedibilità che le contraddistingue. Proprio questo è il più grande difetto di Roots: la prevedibilità con cui scorre il disco brano dopo brano, che azzera il divertimento e la spensieratezza che un “party album” come questo dovrebbero trasmettere. I Meloco si ispirano tanto agli act del più moderno metalcore, quanto ai maestri del nu metal, ma il proprio sound non possiede il tiro dei primi e non è malsano come quello dei secondi. Paradossalmente il meglio la band riesce a darlo nei brani che lasciano completamente da parte il metal e il singolo Insomniac ne è la lampante dimostrazione: un brano electro-pop patinato scorrevole e di una semplicità disarmante, dove spicca la voce dell’ospite BB Thomaz, una delle sette candidate a rappresentare la Germania all’Eurovision Song Contest del 2019; una scelta che ancora una volta da un’indicazione chiara riguardo le intenzioni dei Meloco. Non a caso il gruppo è stato di recente nominato “The Best Band of Franconia” dagli ascoltatori della stazione radio berlinese Star FM e presumibilmente il proprio percorso tenderà a vertere sempre più verso questa direzione in futuro. E forse sarebbe anche meglio per i giovani tedeschi, dato che il resto del disco continua poi a proseguire sui binari di un metal moderno e melodico che non regala alcuna sorpresa. Fortunatamente in chiusura arriva Believe, un altro buon brano pop senza chitarre, ma affidato alla carismatica voce di Theresa Blank, vecchia conoscenza della band – presente anche come ospite nell’Ep del 2012 ‘Til Lambs Become Lions – e autrice di una prova delicata ed emozionale, scalfita solo dagli interventi rappati di Weinhold, banali e prevedibili come nella peggior tradizione anni ’90.
I Meloco avranno sicuramente successo in patria e non solo e la loro musica avrà certamente un bacino di aficionados ampio e consolidato; fatto sta che la proposta della band risulta, alla fine dell’ascolto del disco, spompata e decisamente poco originale, laddove invece si presenta come variegata e capace di stupire in quanto ad eterogeneità e contaminazioni. Un vero peccato perché la qualità messa in campo dai singoli musicisti non è poca, ma è sprecata al servizio di un songwriting banale e paradossalmente già “vecchio”. Il consiglio per i Meloco è quello di concentrarsi maggiormente sulla componente più elettronica e pop della propria proposta, tralasciando il metal. E per tutti voi che cercate un buon “party album” per accendere i festini estivi di questo agosto: lasciate perdere Roots e rivolgetevi altrove.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Knockout 2. Social Cannibal 3. Wonderland 4. Meilenweit 5. Out Of The Void 6. Into The Light 7. Lost But Never Forgotten 8. Insomniac 9. One 10. Let Me Violate You 11. Roots 12. Believe 13. Back To The Roots 14. A Tiger From The Start (Bonus Track)
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Line Up
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Tom Weinhold (Voce) Alexander Woschnitza (Chitarra) Simon Kurreck (Chitarra) Ralph Maurer (Basso) Michael Schill (Batteria)
Musicisti Ospiti: BB Thomaz (Voce) Theresa Blank (Voce)
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