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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Agoraphobic Nosebleed - Honky Reduction
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24/08/2019
( 983 letture )
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Negli anni a cavallo del terzo millennio, una larga parte di sottogeneri e di sub-culture hardcore, punk e metal si affaccendarono per ridefinire i canoni e ri-delinearne i limiti invalicabili: nessuno escluso, nemmeno quella cloaca disperata, parossistica ed inviolabile che qualche alienato delle Midlands britanniche classificò col termine grindcore. Anni, questi, della digitalizzazione delle produzioni, dell'avvento della cosiddetta Loudness War, dell'ascesa al mainstream di parecchie divagazioni groovy, ma anche del gore più marcescente, dei bombardamenti al rumore bianco, del definirsi sempre “post” qualcosa d'altro. Labels statunitensi come Relapse Records, Willowtip e Hydra Head si sono aggiudicate, nei rispettivi cataloghi, nuovi mostri sacri di quella scena, nonché, prima delle concorrenti, la frangia più tecnica, ricercata ed evoluzionistica di tale baraonda: Nasum, Cephalic Carnage (grazie al lavoro da talent scout svolto dalla mai troppo incensata, nostrana, compianta Headfucker Records), Discordance Axis o addirittura The Dillinger Escape Plan hanno avuto un ruolo chiave nel riassetto e nell'irrobustimento del genere, con tutti gli annessi e i connessi, critiche e salamelecchi che ogni buon seguace poteva elargire. Tra le numerose figure chiave di quel fenomeno, un posto di prestigio se l'è scavato l'allora circa venticinquenne Joseph Scott Hull, produttore, fonico, chitarrista di estrazione jazz-fusion, cresciuto a pane, Exodus ed Allan Holdsworth e già session-man apprezzato durante gli ultimi ed improbabili tremiti degli Anal Cunt.
L'arrivo del Millennium Bug non ha minimamente smosso la sete di scienze informatiche del nostro eroe: seguendo il processo dell'eliminare per ingigantire, ha contenuto all'osso l'umanizzazione della line-up, a favore di una drum-machine che diventerà a stretto giro marchio di fabbrica e fonte del sovraccarico di esaltazione dei fans. Nemmeno i puritani né gli ascoltatori più severi ed intransigenti poterono rimanere indifferenti di fronte a tale concentrato di sanguinolento, obeso e screanzato muro di chitarre, voci sovrumane e drumming robotico e rimbombante. Honky Reduction, primo full-lenght degli Agoraphobic Nosebleed anticipato unicamente dall'omonimo demo-Ep di 30 tracce, è una sboccacciata accusa al sistema occidentale e al white thrash degli Stati Uniti centrali: temi quali lo svilimento e l'impoverimento della vita umana, il nichilismo, il sesso, l'inciviltà e l'involuzione, ermeticamente vomitate nelle screams inconfondibili di Jay Randall, con 26 brani in meno di 20 minuti. Ritmi serratissimi, algebrici, senza respiro, in un'unica soluzione di continuità, scevri di ripetizioni e di riprese, inattesi come un proiettile che ti passa da parte a parte, dal songwriting intensissimo e ricco di inventiva.
Nessun brano spicca sugli altri: si gode l'eccellente andirivieni di breaks e controtempi, le transizioni downtempo di gusto sludge moderno e tecnologico, l'amore viscerale per il death e il grind più classico, oltre a qualche gustosa e slabbrata rasoiata old-school in stile Repulsion o D.R.I.. Grindcore rumorosissimo di terzo millennio, che giustamente nobilita il ruolo delle macchine e di tutti gli orpelli tecnologici che riempiono la quotidianità. Un freakshow, ibrido di carne e acciaio, condotto da due menti dissociate ma altamente capaci di intendere e di volere, che confezionano un gioiello che verrà man mano superato solo e soltanto dai suoi stessi successori, sempre più bestiali e competitivi nei nuovi record da abbattere. Un macigno che ha ben superato la maggiore età e che ha ben dettato la timeline futura del genere estremo.
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2
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Il loro disco più debole. I successivi sono migliori |
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1
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Gran bella mazzata, forse quello che preferisco di loro |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Black Ink On Black Paper 2. Polished Turd 3. Filthy Murder Shack 4. The Withering of Skin 5. Empowerment 6. The House of Feasting 7. Die and Get the Fuck Out of the Way 8. Insipid Conversations 9. Vexed 10. Circus Mutt (Three Ring Inferno) 11. Lives Ruined Through Sex 12. Clawhammer and A Ether Rag 13. NYC Always Reminds Me 14. Her Despair Reeks of Alcohol 15. Chump Slap 16. Burned Away In Sleep 17. Grief Is Not Quantifiable 18. Cloved In Twain 19. Torn Apart By Dingos 20. Pagan Territories 21. Hat Full of Shit 22. McWorld 23. Threw His Back Out Sneezing 24. Bones In One Bag (Organs In Another) 25. Acute Awareness 26. Two Shits to the Moon
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Line Up
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Jay Randall (Voce, Effetti) Scott Hull (Chitarra, Programming)
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