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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Korova - A Kiss in the Charnel Fields
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02/11/2019
( 1100 letture )
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Anno domini 1995. I pilastri di quello che poi sarà etichettato come metal d’avanguardia come La Masquerade Infernale e Written in Waters sono ancora in fase di gestazione. Ci troviamo in Austria, terra non propriamente famosa per la sua prolificità nell’ambito della musica estrema, ma patria dei Korova (che diventeranno successivamente Korovakill); per chi è familiare con l’opera di Anthony Burgess, la scelta di questo nome potrebbe già dare un’idea riguardo la voglia di sperimentare e la follia avanguardista che pervade ogni secondo di questo A Kiss in the Charnel Fields, un album che irrompe a sorpresa in un panorama in continua mutazione, essendo a tutti gli effetti il primo lavoro ufficiale della band.
Dopo un’intro di poco più di un minuto, le danze si aprono con After the Fruits of Ephemeral Pulchritude: gli elementi sinfonici che fanno da sfondo alle indistinte voci maschili e femminili sfociano ben presto in riff ossessivi e distorti sui quali si erige lo scream tagliente di Christof Niederwieser. Si passa continuamente da uno stile all’altro senza cognizione di causa, tra chitarre affilate che ricordano in alcuni momenti i Nocturnus di The Key e mille voci che tra clean, scream e growl si accavallano l’una all’altra, il tutto mentre le percussioni sembrano impazzite: in poco più di cinque minuti abbiamo attraversato buona parte dei sottogeneri metal che avevano appena iniziato a prendere piede nei primi anni novanta, e non è che l’inizio. La successiva Lachrydeus Mittelgard è vicina -per così dire- al black metal di stampo sinfonico e lascia ampio spazio a intermezzi ariosi che aiutano anche l’ascoltatore a riprendere fiato. Per il resto del disco si prosegue sempre su composizioni in bilico tra il death tecnico e il black sinfonico, sfociando in doom, gothic, passaggi jazzati e sfuriate al limite del grind. Non può mancare anche un ritorno al mondo del rock and roll classico con l’intermezzo Latin Dreams in Turpentine, seguita però immediatamente da Nordsciltim - in The Filth Where all Cull Perambulates Pain, che si rivela essere la traccia più vicina al progressive death in senso stretto, in cui basso e chitarra si inseguono per tutti i cinque minuti del pezzo tra continui cambi di tempo, accelerazioni improvvise e impetuose cavalcate. È la title track ad avere l’onore di chiudere il sipario su questo teatro dell’assurdo: le componenti sinfoniche emergono e sovrastano quasi completamente, per la prima volta, le parti più tecniche, dando vita a un solenne crescendo in continua evoluzione; i richiami black e gothic sono facilmente riconoscibili, ed è difficile non pensare anche solo per un attimo ai Dimmu Borgir.
A Kiss in the Charnel Fields risulta essere un lavoro ambizioso, da parte di una band con le idee molto chiare ma che forse non aveva ancora i mezzi per sfornare il capolavoro definitivo: risulta tutto troppo caotico e spesso disomogeneo, e la produzione non proprio cristallina di certo non aiuta. Manca l’eleganza e il lavoro di cesellatura che contraddistinguerà le opere di band come Arcturus, Ved Buens Ende e Ulver, gruppi davvero in grado di mettere la loro lucida follia in musica e di creare opere che diventeranno capolavori del metal tutto. A Kiss in the Charnel Fields è -semplicemente- pura follia scaraventata di getto su disco e, sebbene non raggiunga il livello dei dischi che seguiranno, rimane una chicca molto interessante per chiunque adori i lavori che non si pongono barriere di genere.
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1
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Gli anni 90...quanta nostalgia. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Intro: Der Weltenbrand / Das Kreuz und der Metzenapfel 2. After the Fruits of Ephemeral Pulchritude 3. Lachrydeus Mittelgard 4. Entlebt in tristem Morgenblut 5. Intro: Im Teich erlischt ein Bächlein 6. Awakening from Perpetual Contemplation 7. Latin Dreams in Turpentine 8. Nordsciltim - In the Filth Where All Cull Perambulates Pain 9. Sálømeh, des Teufels Braut 10. A Kiss in the Charnel Fields
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Line Up
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Christof Niederwieser (Voce, Chitarra, Basso) Georg Razersberger (Chitarra) Michael Kroll (Basso) Moritz Neuner (Batteria)
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RECENSIONI |
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