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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Negazione - Little Dreamer
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21/12/2019
( 2369 letture )
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Se l’eredità lasciata dai Negazione è immensa, non si può dire lo stesso della loro discografia, composta da soli tre album e una manciata di EP e raccolte. Un lascito materiale esiguo quanto sufficiente per issare il gruppo sulla vetta della scena hardcore-punk italiana e globale. Un cammino di successo intrapreso già durante l’intensa carriera del gruppo, che dai centri sociali di mezza Europa è arrivato fino alle 45000 persone del Monsters of Rock del 1991, e che si è consolidato dopo la morte del progetto, divenuto un vero e proprio classico del genere. Eppure, se si esamina la breve opera dei Negazione, ci si accorge che questa sia tutt’altro che monolitica, ma formi anzi un cammino di evoluzione e cambiamento notevoli. Agli estremi di tale percorso, troviamo Lo Spirito Continua e 100%, usciti rispettivamente nel 1986 e nel 1990. Capolavoro assoluto dei Negazione il primo, controverso canto del cigno il secondo.
Tra i due, Little Dreamer. Pubblicato nel 1988, il secondo album dei Negazione è registrato a Eindhoven, Olanda, e prodotto da Theo Van Rock. Si tratta di un album di transizione, e non solo per la sua posizione cronologica. I nove brani del lavoro si scostano in parte da quel formidabile – e probabilmente irripetibile – miscuglio di rabbia, nichilismo, introspezione e poesia che era il debutto, pur stando lontani dalle sonorità più miti e punk rock del successivo. Dal punto di vista della potenza sonora, Little Dreamer si dimostra anzi ancora più duro di Lo Spirito Continua, andando a flirtare con il metal in più punti. Sul piano testuale, la band mantiene quell’intensità emotiva che tanto la contraddistingue, grazie alle liriche mai banali. Un lavoro Negazione al 100% quindi, l’ultimo registrato con la formazione più stabile, ovvero con Fabrizio Fiegl alla batteria. Questi lascerà la band alla vigilia del tour di supporto, dopo un primo abbandono temporaneo nel 1987. Due le principali differenze rispetto al debutto: la maggior parte dei testi di Little Dreamer sono in inglese – solo tre in italiano, e le canzoni abbandonano in parte la velocità, in favore di un sound più solido e roccioso. L’album si apre tuttavia nel segno della continuità, con un brano che sembra smentire quanto appena detto. Ho Pianto è infatti una canzone corrosiva, intrisa di quel mood nero e pessimista, che riprende lo stile nervoso di Lo Spirito Continua. I riff acidi di Tax ritmano un brano ricco di cambi di tempo, che passa agilmente dalle accelerazioni ai momenti cadenzati. Questi ben quattro minuti e mezzo mettono in luce la grande progressione tecnica compiuta dai Quattro, così come la corposa produzione, ampiamente migliorata rispetto al passato. Più lineare e vicina al metal la successiva Don’t Forget, dove si fa notare il potente drumming di Fiegl. La band resta in territori metallici anche con la vorticosa Death is Around, che alterna un riff zanzaroso a delle progressioni complesse dal sapore heavy, che esplodono nel lancinante ritornello. Devastante anche il refrain della title-track, durante il quale la chitarra di Tax sfiora la dissonanza, posta di fianco ad un riff stoppato e sincopato, sul quale Zazzo si cimenta in un’interpretazione espressiva quanto variata. Degno di nota anche il testo, una toccante metafora sull’importanza dei sogni e dell’innocenza (This is about a little child we all got inside, he's helping us to dream and play/Oh baby, please don't cry smile and laugh at things around you/I'll feed you with hope and dreams/I'll give you all my innocence). Love and Blood Will Come si rivela anch’essa parecchio strutturata. Dopo un inizio lento e granitico, il ritmo si alza fino ad una potente cavalcata centrale. Un testo agghiacciante (Children are coming out of their graves, they didn't live enough/ they're coming out to tell you their truth/they're coming out to ask you why) chiude uno dei migliori episodi dell’album. L’inizio di I’ll do it Tonite stupisce per il suo andamento smooth e rilassato. Tempo un minuto e il brano s’invola in una coinvolgente accelerazione centrale, stemperata nel finale che riprende il mood da musica d’ascensore. My Days è un brano punk più standard, mentre con le ultime due canzoni, i Negazione riprendono l’italiano esplorano tutt’altri territori. Il Giorno del Sole si apre con un sorprendente giro di chitarra acustica, che attraversa la totalità del brano, di inclinazione fortemente cantautoriale. Pur non rinunciando alla solita malinconia, le parole di Zazzo si aprono timidamente alla speranza: L'unica nostra forza è la sincerità/il nostro giorno del sole splenderà di energia fin dall'alba/e il tramonto vivrà dei nostri sorrisi/sui volti scavati dal pianto. Benché radicalmente diversa dal resto dell’album, la canzone non è certo meno intensa. Da brividi. Ancora più spiazzante la conclusiva Serenità di un Attimo, una criptica poesia recitata sul sognante tappeto tessuto dalla chitarra acustica. Due episodi che mettono a nudo il cuore dei Negazione, privi della potente armatura abituale, ma che si iscrivono perfettamente nell’economia dell’album, chiudendolo su una nota positiva.
Questi dunque tutti i (numerosi) meriti di Little Dreamer, che soffre di un’unica, grande sfortuna: quella di venire dopo un capolavoro. Bastano i primi ad annullare la seconda? Assolutamente sì. Intendiamoci, Little Dreamer è un album inferiore a Lo Spirito Continua, ma il diretto confronto tra i due ha senso fino a un certo punto, almeno in termini qualitativi, perché si tratta di due lavori fondamentalmente diversi. Al posto di riproporre la stessa ricetta del debutto, i Quattro esplorano altre strade, pur senza rinnegare la loro solida base lirico-sonora. Quello che Little Dreamer perde in intensità e sofferenza, lo guadagna in tecnica e varietà. Non estremamente immediati, i nove brani si rivelano molto ben costruiti e ricchi di spunti interessanti, nobilitati dalle liriche profonde e riflessive. Un album che cresce con gli ascolti e che, a trenta e rotti anni dalla pubblicazione, riesce ancora a regalare forti emozioni.
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17
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Ritorno su questa recensione perché me lo sono riascoltato oggi e.... é il mio preferito dei Negazione punto!
Bella produzione e registrazione e 1000 passi avanti rispetto al precedente classico.
Nonostante nel 2019 dissi che la voce dello Zazzo non mi piaceva beh... non lo penso più.
Amo l\'hardcore Torinese, soprattutto loro per l\'epoca storica e i Woptime per il periodo fine 90 e 2000 |
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16
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Strano mi sia scappata questa rece, ho il vinile dell'epoca, buone idee, bei pezzi, peccato per la voce non sempre azzeccata. Disco che comunque ha fatto la storia di questo genere. |
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15
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..che ricordi...un disco bellissimo.....da parte di una band di punta dell'hc-punk italiano.... |
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14
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HC italiano il meglio a lmondo insieme alla old school americana.
parole e musica e stile di vita di un mondo che non ce piu. Hardcore/thrash tutta la vita..
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C’era anche una ricchissima scena underground che aveva parecchio significato a livello locale in molte cittá italiane. @Gals, vero! |
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...che tempi....le nostre bands hc erano conosciute anche fuori dai confini nazionali....e raccoglievano tanti consensi....in europa e usa.... |
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11
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Erano tempi in cui la gente non era omologata come adesso, tutti uguali figli di veline e tronisti, sopracciglia ribattute e tatuaggi sulle orecchie. C'erano posti dove sentivi grande musica con 3000 lire, ora n0n c'è un cazzo in giro, solo aperitivi e sushibar. Il Movimento Hc italiano e' stato secondo solo a quello americano |
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10
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Ho pianto è da piangere da quanto è evocativa. |
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Ma questa e' storia, come i vostri commenti Quanti ricordi... Bellissima la produzione "corrosiva" e "Ho pianto", sia la musica che il testo... alla fine pur con la vista offuscata dalle lacrime guarda avanti... |
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8
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Gran disco, storicamente però lo spirito continua ha un qualcosa di più. Non posso dare voti a questo tipo di dischi. |
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7
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mitici.. basta. n n serve aggiungere altro!
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@Galilee, si si le bancarelle con i dischi in quei posti lì erano pazzesche e ci trovavi dei dischi Punk HC (e non solo) anche belli importanti anche nei primi 2000... poi l'ambiente di quei posti era di per se assurdo, c'erano degli scoppiati totali e altri che ti esaminavano dalla testa ai piedi e che controllavano con che magliette entravi (stesso discorso con alcune toppe)... Piccolo aneddoto: Una volta in un centro sociale a Milano mi fecero qualche storia con una t shirt degli Exploited perché c'ero sto rumor che avevano delle amicizie di gente di estrema destra e non volevano farmi entrare... assurdo! Mi risparmiai ulteriori rotture di palle proprio grazie a una t shirt dei Raw Power che avevo lasciato in macchina di un amico come ricambio. |
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@Galilee: dove si trova il CANVESE?😂 |
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Io non ero andato a suonare . Era un sabato e i miei non c'erano. Non mi lasciavano ancora uscire la sera. Un mio amico che aveva appena preso la patente mi ha chiese di andare ad un concerto. Ovviamente accettai al volo. Probabilmente fu la mia prima uscita e il mio primo concerto metal. C'erano tre gruppi del cazzo comunque, l'unica cosa veramente fica era la gente e le bancarelle coi vinili. |
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3
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@Galilee, jajaja seppur diversi anni dopo (almeno 12) anch'io ho fatto alcuni concerti in centri sociali / case occupate della mia zona, da dopo metà anni 2000 non so come sia la situazione ma all'inizio di quegli anni era ancora molto diffusa sta cosa dei C.S.O.A.
Comunque questo e il successivo sono i migliori dei Negazione a mani bassi, molto più de lo spirito continua per me! |
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2
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Disco grandioso. Lo comprai nel 89 ad un concerto in un centro occupato in Canvese, provincia di Torino. La piscina occupata. Che ricordi. |
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Premettendo che per me i Raw Power sono il top dell'HC in Italia.... questo disco é validissimo, storico ovviamente. Molto apprezzato anche dai fan dell'HC all'estero soprattutto in Brasile.
Però la voce di Zazzo a me non piace.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Ho Pianto 2. Don’t Forget 3. Love and Blood Will Come 4. I’ll do it Tonite 5. Little Dreamer 6. My Days 7. Death is Around 8. Il Giorno del Sole 9. Serenità di un Attimo
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Line Up
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Guido “Zazzo” Sassola (Voce) Roberto “Tax” Farano (Chitarra) Marco Mathieu (Basso) Fabrizio Fiegl (Batteria)
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