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27/04/25
THE LUMINEERS
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Brant Bjork - Brant Bjork
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11/04/2020
( 1926 letture )
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Cosa ci si può aspettare da un nuovo album firmato Brant Bjork oggi, nel 2020? Il guru del desert rock californiano non ha ormai bisogno di presentazioni, dal momento che il suo curriculum lo pone tra i padri di tutta quella scena stoner che a cavallo degli anni ’90 ha dominato il panorama rock americano a suon di chitarre ribassate e fuzz furiosi, dapprima dietro le pelli dei seminali Kyuss, dopodiché insieme a Fu Manchu, Mondo Generator e Vista Chino con sempre maggior padronanza dei propri mezzi di polistrumentista e produttore. Ma all’attività instancabile al fianco di gruppi di questo calibro, il nostro ha unito anche un’intensa produzione solista, che ha avuto inizio nel 1999 con l’ormai leggendario Jalamanta. Proprio la riedizione di questo disco, pubblicata lo scorso anno, deve aver smosso qualcosa nel musicista di Palm Desert poiché oggi Brant Bjork ha deciso di comporre il suo nuovo disco dal titolo omonimo completamente in solitaria, occupandosi di tutti gli strumenti e ovviamente della voce, lasciando solamente il compito di registrare e mixare i brani rispettivamente al fido Yosef Sanborn e a John McBain (ex Monster Magnet). Questo non avveniva dal ’99 per l’appunto. Gli otto brani che compongono l’album che porta il suo nome sono quindi dei manifesti quanto mai sinceri ed intimi, forse i più personali che Bjork abbia mai composto.
Fin dal riff d’apertura di Jungle In the Sound ci si ritrova immediatamente catapultati in mezzo al deserto, con una chitarra dal sound scarno e ridotto all’osso, ma altresì polverosa e sonnolenta, come da tradizione stoner. Proprio la chitarra è la protagonista indiscussa di tutto il disco, mentre il basso e la batteria si limitano ad accompagnare pigramente la voce strascicata di Bjork, con un andamento ritmico che prende tanto dal blues quanto dal soul, ma con un suono sporco e vivido, quasi punk sotto certi aspetti. L’album si muove lungo queste coordinate per tutto il suo svolgimento, senza mai alzare il ritmo, ma rimanendo confinato in una dimensione lenta e afosa, che riesce a trasmettere pesantezza senza ricorrere a distorsioni pesanti o rallentamenti estremi. Qualcuno potrebbe definire questi brani classicamente rock e non avrebbe torto: la costruzione dei singoli pezzi è molto lineare e la forma canzone viene quasi sempre rispettata in modo canonico. In Mary (You’re Such a Lady) lo stile vocale adottato si avvicina di molto a quello di King Buzzo dei Melvins, mentre nella seguente Jesus Was a Bluesman sembra di ascoltare uno standard blues dove la chitarra si lascia andare a svisate soliste di gran gusto; proprio gli assoli di chitarra risultano essere sempre ben azzeccati e gustosi, mai inseriti forzatamente. A metà della tracklist spicca la lunga Cleaning Out the Ashtray, che ancora una volta si configura come una jam chitarristica trascinata da un unico riff ripetuto ad libitum che ipnotizza e conduce l’ascoltatore in un trip lisergico da cui è impossibile sfuggire. In chiusura invece si trovano due episodi che cambiano leggermente le coordinate dell’album: Shitkickin' Now alza il ritmo generale e sembra addirittura fare il verso ai primissimi Black Sabbath, soprattutto nella seconda metà del suo svolgimento, mentre Stardust & Diamond Eyes convince grazie al suo controtempo sincopato che si scioglie poi in una sequela di riff più classicamente stoner rock che portano il brano verso la conclusione. Been So Long chiude il disco con un breve momento acustico immerso nella sabbia del deserto.
Brant Bjork è un album che scorre velocemente ed è perfetto per la stagione calda che ci aspetta, sicuramente potersi godere un album come questo durante un viaggio in auto non ha prezzo, ma dovremmo aspettare ancora un po’ di tempo prima di poterci dedicare a questo non scontato piacere. Certamente un musicista più che navigato come Brant Bjork gioca d’esperienza e nel complesso l’album non sorprende mai, ma è anche vero che la qualità non manca affatto, soprattutto per gli amanti delle sonorità stoner rock più classiche e legate agli albori della scena. Heavy Psych Sounds Records, l’ho già detto altre volte, raramente sbaglia un disco e anche stavolta regala ai propri ascoltatori un’opera degna di nota, con cui trascorrere poco meno di quaranta minuti in spensieratezza nelle proprie case, in attesa di poterli trascorrere coi piedi nella sabbia, magari con una birra ghiacciata in mano. Ma state certi che arriverà anche quel momento e la musica di Brant Bjork sarà qui per accompagnarvi.
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5
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Ad un certo punto son davvero iniziati ad uscire dischi tutti uguali, band copia-incolla prive dello "spirito". Dopo molti anni, vale la pena ricordare Kyuss senz'altro, primi Monster Magnet, Sleep, Fu Manchu e i sottovalutatissimi Acrimony, dal Galles. |
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4
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Black me out....sinceramente cosa vuoi che ti dica...una miriade di band che sono una la copia dell' altra...se non la copia dei Black sabbath oppure la copia delle band anni 70 con un impronta più o meno blues nel suono...le band che mi hai citato le conosco benissimo...non dirmi che siano originali o che hanno qualcosa di originale.. come tutto il genere del resto!....alla fine lo stoner e' solo un revival del sound degli anni 70....guarda per esempio i Grand Magus.. tanto per dire una band a caso...sono partiti come band copia stile Black sabbath/ Saint Vitus....per finire con gli ultimi dischi come band epic anni 80....non hanno mai proposto nulla di originale...forse gli unici che salvo in questo genere sono gli OM.Per il resto la roba che ascoltavi 30 anni fa...e quella nuova non cambia nemmeno di una virgola per il 99%. |
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3
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@Diego75 Sul fatto che tutti - meglio dire: quasi tutti - i dischi stoner oggi suonino uguali posso anche essere d'accordo (leggiti le altre mie recensioni su dischi stoner, lo dico praticamente sempre in apertura), ma che sia un genere nato e morto nel 92-93 beh anche no se permetti. Chiaro che quell'annata è stata la più prolifica per il genere, in quel periodo sono nati alcuni dei suoi capostipiti, ma ci sono molte alternative interessanti a mio parere: da fine anni '90 comunque ci sono band come Orange Goblin, Om, Nebula, High On Fire, Dead Meadow, Sword, Red Fang, i nostri Ufomammut... E la lista sarebbe ancora lunga. Tutti gruppi classificabili come stoner e che non mi verrebbe proprio da dire che suonino come i Kyuss, non credi?
Ad ogni modo comunque questo album di Brant Bjork l'hai sentito? Perché di stoner ce n'è invero abbastanza poco, come ho scritto nella recensione.  |
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2
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Mah ....i gusti sono gusti...mah sinceramente i dischi stoner suonano tutti uguali...e' un genere nato e morto nel 1992 ...93. |
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INFORMAZIONI |
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Heavy Psych Sounds Records
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Tracklist
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1. Jungle In the Sound 2. Mary (You're Such a Lady) 3. Jesus Was a Bluesman 4. Cleaning Out the Ashtray 5. Duke of Dynamite 6. Shitkickin' Now 7. Stardust & Diamond Eyes 8. Been So Long
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Line Up
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Brant Bjork (Voce, Tutti gli strumenti)
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RECENSIONI |
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