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27/04/25
THE LUMINEERS
UNIPOL FORUM, VIA GIUSEPPE DI VITTORIO 6 - ASSAGO (MI)
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02/05/2020
( 1702 letture )
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Nel 1983, all’età di sedici anni, Gene Hoglan si era guadagnato il posto di tecnico delle luci di Dave Lombardo, il batterista degli Slayer. Pare che l’idea dell’uso della doppia cassa a Dave sia stata consigliata proprio dal suo giovanissimo assistente alla luci. Il batterista degli Slayer, dapprima dubbioso, infine accetta e tutto il resto è storia, tanto che quel sound diventa uno dei marchi di fabbrica della band capitanata da Tom Araya. La vita è strana: un non ancora maggiorenne tecnico delle luci dà un consiglio ad un batterista, certamente noto benché non ancora famoso (lo sarebbe diventato da lì a poco) ed ecco che le cose cambiano. Le strade di Dave e Gene si dividono, pur restando unite dal fatto che entrambi entrano nel gotha del drumming estremo; simili ma diversi, amici ma in competizione. Hoglan con il tempo si meriterà il soprannome di Atomic Clock e darà vita ai Dark Angel, maestri del technical thrash metal californiano. Nel 1988, in poco più di due mesi -da maggio a luglio- presso gli Space Studion di Hollywood, i Dark Angel registrano la terza fatica della loro carriera, quella che prende il nome di Leave Scars. Il mondo metal lo accoglie in modo poco più che tiepido. Il suono del predecessore (Darkness Descends) è troppo fresco e riuscire a non fare paragoni non è facile. Leave Scars vuole ripetere il successo di quello che, ancora oggi, è un album unico; il bis non si realizza e Gene inizia a guardarsi intorno, affascinato dalle collaborazioni con Death e Testament. Leave Scars risente proprio del gigantismo di Hoglan tanto che le chitarre, all’atto del missaggio, quasi scompaiono di fronte alle rullate del drumming, restando impastate e poco nitide. Di solito è il contrario, ma non per i Dark Angel, creatura pienamente nelle mani del fondatore che fa e disfa come meglio crede. Allontana Don Doty e piazza, alla voce, Ron Rinehart. Tecnicamente molto dotato, con una bella voce impostata e dalla timbrica riconoscibile in mezzo a mille. Leave Scars non raggiunge i livelli di Darkness Descends, ma ormai nel mondo, e non più solo negli States, i fan sono diventati tantissimi ed allora la Combat Records coglie la palla al balzo per dare alle stampe una incisione dal vivo, Live Scars.
Registrato durante il concerto tenuto al Country Club di Los Angeles. ci regala poco meno di un’oretta interessante ma nulla più. Le registrazioni live, nella musica estrema, non sono mai state facili e, salvo pochissime eccezioni (per esempio adoro Live at Eindovhen dei Testament), non riescono a dare quella che è l’aria cupa e densa che si respira nei club. Neppure i Dark Angel ci riescono e benché i pezzi suonati siano davvero notevoli (perchè il songwriting è una delle loro caratteristiche uniche), il tentativo di regalare qualcosa di vibrante resta solo nelle rullate sorde di Hoglan e nella voce di Rinehart che coinvolge il pubblico. Si inizia con l’arcinota Leave Scars suonata, se possibile, anche un po’ più veloce rispetto all’originale incisa due anni prima. Il pubblico applaude, fischia e certamente si dimena saziandosi durante l’esecuzione di Burning of Sodom, anche se il climax viene raggiunto con Never to Rise Again, pezzo che tutti conoscono ed il cui ritornello il pubblico urla insieme al frontman. All’epoca di questa registrazione live, i Dark Angel avevano all’attivo tre album in studio. Durante il set suonano i pezzi “forti” recuperati dalla sessioni precedenti e tutto il repertorio è ovviamente portato all’esasperazione con velocità, tecnica e tenacia. Tratto da Darkness Descends viene data in pasto al pubblico del Country Club Death is Certain (Life is Not) e si avverte l’ondeggiare delle teste dei presenti. We Have Arrived è un titolo che dice tutto della storia dei Dark Angel ed è un brano che già aveva deliziato quelli che, nel 1984, erano venuti in possesso della demo, leggendaria, Hell on its Knees. We Have Arrived era la opener di quella demo e, a dispetto del trascorrere degli anni, è ancora un brano fortissimo. Si chiude con I Don’t Care About You, cover dei Fear, suonata rabbiosa e veloce, in perfetto stile punk-thrash.
I Dark Angel, anche loro, annoverano un LP live, ne prendiamo atto, ma continuiamo a preferire le incisioni in studio, luogo per loro (e tanti altri gruppi) adibito alla creazione di eterni capolavori del genere.
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10
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registrazione schifosa e loro non suonano al top, anche se restano sempre dei grandissii.Per mio gusto li trovo in questa fase un po piu calanti di altre band contemporanee.. Visti a Londra e a Brkley e mi parvero slegati e spochissimi sulle chitarre. Vidi invece pochi giorni dopo testament e rimasi annichilito dal suono e dalla precisione. |
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9
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Ho sempre adorato questa band e questo live anche se registrato come fosse un bootleg come piace a me non rende giustizia al gruppo non tanto per i suoni ma per l esecuzione... I chitarristi non riescono a star dietro a gene hoglan che suona a velocità allucinanti. Detto questo si respira tutta l attitudine thrash che la band aveva in quegl anni |
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8
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Ce l'avevo in cassetta ma non mi esaltava molto. Ero anche parecchio giovane e stolto, nonostante non sia mai impazzito per i live. Però bisogna dirlo, la mia cassettino aveva solo 5 pezzi. |
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7
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Live registrato con mezzi di fortuna! Bello il fatto che sia naturale al 100%, ma l'esecuzione non è proprio il top, le chitarre sono un ammasso di casino forse per la velocità troppo elevata dei pezzi durante il concerto. Leave scars secondo me sarebbe un disco stupendo se avesse il suono di Time does not heal, purtroppo non si capisce un cazzo. Comunque band immensa |
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6
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Sono sempre stato abbastanza diviso nel giudicare questo live. Da una parte una scaletta eccellente (con anche Merciless Death sarebbe stata perfetta) eseguita da uno dei gruppi più devastanti dal vivo in quegli anni. Dall’altra una produzione non all’altezza (...e io sono di bocca buona da questo punto di vista) che purtroppo affossa il valore dei brani, tutti pezzi di storia del thrash: in alcuni momenti sembra quasi che sul palco ci siano solo Rinehart e Hoglan (un superlativo Hoglan!). Peccato, un’occasione che poteva forse essere sfruttata meglio, era il momento perfetto per un live che celebrasse la prima fase - quella “fast and furious” - della band (Time Does Not Heal ne apriva - o avrebbe dovuto - aprirne un’altra). Non sono d’accordo sul fatto che Leave Scars sia inferiore a Darkness Descends: per me sono entrambi capolavori (DD è più feroce, LS più tecnico). Leave Scars purtroppo soffre - anch’esso - di una produzione non buona. Live Scars complessivamente per me rimane “solo” un buon live. Voto 78 |
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5
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Posso fare il precisino? Hoglan non ha fondato i DA, è entrato in formazione dopo il primo album, e si è giardato intorno andando a finire in Death e Testament molto dopo lo scioglimento della band, dopo l'uscita di Time Does Not Heal. |
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4
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ho la cassetta originale e non mi va più nessun riproduttore di cassette. Mi ricordo che mi era piaciuto, lo risentirò sul tubo. |
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3
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Ron rinehart tecnicamente dotato? |
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2
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Che live ragazzi... I Dark Angel in quegli anni erano sinonimo di una furia tremenda e una classe tecnica fuori dal comune, quasi quasi me lo risento! 83. |
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1
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...disco strepitoso....da avere! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Leave Scars 2. The Burning of Sodom 3. Never to Rise Again 4. Death is Certain (Life is Not) 5. The Promise of Agony 6. We Have Arrived 7. I Don’t Care About You
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Line Up
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Ron Rinehart (Voce) Eric Meyer (Chitarra) Brett Eriksen (Chitarra) Mike Gonzalez (Basso) Gene Hoglan (Batteria)
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RECENSIONI |
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