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26/04/25
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Huanastone - Third Stone from the Sun
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15/09/2020
( 708 letture )
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Dopo ben otto anni dalla formazione e diversi lavori, giungono nella nostrana Argonauta Records gli Huanastone, quartetto dal sound tipicamente stoner che strizza l’occhio in particolar modo al comparto melodico e al blues. Gli svedesi (originari di Malmö) pongono particolare attenzione alla ricerca di un suono pieno ma non eccessivamente aggressivo, prediligendo distorsioni tipicamente fuzz e vintage che sporcano il sound di una componente tipicamente anni settanta. Third Stone from the Sun si riferisce al passato anche tramite il titolo scelto per l’album, tratto da un’omonima canzone di Jimi Hendrix contenuta in Are You Experienced (1967). Il leggendario chitarrista scelse a sua volta il nome in un tributo alla sua passione per la fantascienza, alludendo alla terra come "la terza pietra dal sole" in riferimento alla sua posizione nel sistema solare. La canzone originale era uno strumentale con violenti innesti psichedelici, tuttavia non vi aspettate niente di simile dagli Huanastone, visto l’apporto psichedelico nettamente basso.
La partenza del disco è ottima e Viva Los Muertos non si risparmia niente, riff granitici e travolgenti ci accompagnano per tutto il brano, intervallando sezioni più cupe e lente, con altre decisamente più travolgenti come sul finale. Quello che veramente colpisce nella maniera più netta e immediata è la somiglianza del timbro vocale di Tobias Gonzales con un giovaneMikael Akerfeldt degli Opeth (ovviamente in riferimento alla sola voce in clean,visto che il frontman degli Huanastone non approccia il mondo del growl). La sensazione iniziale è quindi quella di sentire il noto gruppo prog death degli esordi, riadattarsi in salsa stoner/blues. Strane sensazioni a parte, il lavoro alle chitarre fin dai primi momenti è ottimo, tanto nella parte ritmica quanto in quella solista di retaggio chiaramente rock anni settanta. Bad Blood, tra sei corde e un giro di basso di buona fattura, prosegue sulla scia stilistica tracciata dal brano precedente, presentando un pezzo abbastanza immediato e di semplice ascolto, ma decisamente efficace. Tramite Oliver Pt. 1 le sensazioni cambiano anche grazie all’arpeggio di chitarra acustica che funge da lunga introduzione per la seconda parte. Il mood si fa più serio e teso, ma Oliver Pt.2 offre di tanto in tanto -soprattutto nel ritornello- delle aperture melodiche molto gradevoli. Il problema di questo brano risiede in delle influenze molto marcate (come ad esempio i Queens of the Stone Age) e in un’aura di già sentito piuttosto predominante. Il livello del disco si rialza con la titletrack, che poco ha a vedere con l’originale composizione di Hendrix. Su Third Stone from the Sun la band svedese si sposta su lidi più cupi e lenti, grazie anche a una progressione epica e introspettiva. Le distorsioni sono misurate con attenzione e il break di batteria a metà brano fa il suo sporco lavoro, permettendo alla band di approcciare nuovamente la canzone con un ponte alternativo e che offre uno spunto di varietà abbastanza buono. La seguente Carnivore è un altro dei migliori pezzi del lotto, in cui Tobias Gonzales posa i versi del proprio cantato in maniera decisamente sapiente e raffinata su una bella base musicale. Gli Huanastone continuano a fare delle soluzioni semplici la loro forza, grazie ad un sound abbastanza caratteristico,ma non di certo pretenzioso. She’s Always è un brano che gode di un’ottima idea ritmica della chitarra, tanto melodica quanto catchy. Il pezzo, nonostante le coordinate leggermente più commerciali, gode di un ottimo break verso il quarto minuto, aiutato da un solo di chitarra ululante e graffiante. Neverending poco aggiunge e poco toglie a questo Third Stone from the Sun. Il brano risulta non del tutto incisivo, puntando su sonorità già sentite durante il disco e che profumano vagamente di filler. Peccato per il finale emotivamente più intenso, ma che da solo non basta a salvare la canzone. Ci avviciniamo dunque alla conclusione tramite Le Petit Mort, canzone decisamente più vicina al filone doom/stoner. Un mid tempo lento e cupo -di chiaro retaggio heavy e sabbathiano- accompagna tutta la composizione, mettendo in particolar risalto la sezione ritmica costituita dal duo Larsson / Hansson.
La produzione del disco è sufficiente, ma tutt’altro che scevra di imperfezioni. Vi è molta sporcizia di fondo nelle registrazioni che viene a galla soprattutto nelle parti di sola chitarra (come ad esempio l’apertura acustica di Oliver Pt. 1). Questa imprecisione non guasta l’ascolto e in certi frangenti si integra anche con il sound anni settanta proposto dalla band svedese, tuttavia sentire i ronzii di fondo della chitarra nella titletrack -così come in altre parti del disco- non è del tutto piacevole. Se si vuole eccellere in questo genere, la produzione è uno scoglio importante da scavalcare. Third Stone from the Sun è un disco relativamente semplice e poco pretenzioso, ma con un carattere piuttosto spiccato e delle composizioni che funzionano. L’alto tasso di riascoltabilità e uno stile non esageratamente aggressivo o psichedelico ne fanno inoltre un disco solido e adatto a diverse occasioni e decisamente papabile anche per chi è meno avvezzo al genere.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Viva Los Muertos 2. Bad Blood 3. Oliver Pt. 1 4. Oliver Pt. 2 5. Third Stone from the Sun 6. Carnivore 7. She's Always 8.Neverending 9. Le Petit Mort
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Line Up
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Tobias Gonzales (Voce, Chitarra) Carl Lambertus Olofsson (Chitarra) Filip Larsson (Basso) Victor Hansson (Batteria)
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RECENSIONI |
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