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Dark Buddha Rising - Mathreyata
18/11/2020
( 1483 letture )
I Dark Buddha Rising sono protagonisti di una evoluzione sostanziale. Un abisso separa Entheomorphosis (per chi scrive, il disco più bello e raffinato della band) dall’oggetto di questa recensione, Mathreyata. Le sensazioni che i cinque di Laitila, Finlandia trasmettono sono le medesime del passato: oggi come ieri, ascoltare la musica dei Dark Buddha Rising è come guardare Enter the Void di Gaspar Noè al rallentatore. Le distorsioni sensoriali suggerite dal regista franco-argentino nel suo massimo capolavoro animano Mathreyata, un album dalle dimensioni nettamente più contenute rispetto a quelli del passato (lontani sono i circa ottanta minuti di Ritual IX e di Dakhmandal) e prossime a quelle dell’ultimo full lenght Inversum, sebbene questo fosse composto di sole due tracce. Con il nuovo lavoro, insomma, i doomster finnici hanno optato per un approccio alla composizione più accessibile rispetto al passato, ferma restando la sostanziale complessità delle quattro nuove canzoni.

Con Mathreyata i Dark Buddha Rising hanno ripreso il proprio cammino da dove lo avevano lasciato due anni prima con l’interessantissimo EP II: quello di uno sludge/doom nel quale l’ascoltatore arranca, come nelle più pericolose sabbie mobili. L’andamento è spesso ipnotico e straniante, come la prima parte di Sunyaga, nella quale il trittico batteria-chitarra-basso volteggiano come incenso nell’aria, infondendola di un profumo pungente ed esot(er)ico, seguendo un ritmo disteso e dinoccolato. Col proseguire del brano, la voce orientaleggiante metamorfosa in un acidissimo scream che ricorda quello di Kristian Karlsson, cantante dei vicini Cult of Luna, mentre le bacchette di Jukka Rämänen trasformano il passo del brano in ritualistico, picchiando sui tom in preda ad un’estasi sciamanica. Il sound speziato e sinuoso, quando non addirittura ai limiti del sensuale, prosegue nella successiva Nagathma, un muro sonoro allucinante, un portentoso assalto acustico che allontana l’ascoltatore dalla realtà fisica in cui si trova immerso. Come prima, la canzone è composta di sezioni ben distinguibili che si arrotolano in strutture cicliche ed ipnotiche: una luce oscura che aiuta a trascendere la carne e la materia, veicolo per divenire puro spirito. Giunta al tramonto, Nagathma fluisce in Uni come il giorno nella notte. Suggestioni atmosferiche oscillano tra l’inquietudine e lo stordimento psicotropo e guidano l’ascoltatore in una nuova fase di questo caleidoscopico rituale. Nuovamente è la batteria a dettare i nostri passi, una danza disarticolata attorno ad un falò dal quale si levano fumi che annebbiano la mente e la liberano dal peso del corpo: ecco che la batteria si abbandona al delirio di chi non ha più controllo dei propri arti e scoppia in un pestaggio delle pelli che ferisce le orecchie dell’ascoltatore. Un dolore necessario per la trascendenza dello spirito. Nuovamente un brano si immette nel successivo e giunge ora il momento della conclusiva Mahatgata III, prosieguo delle due tracce che componevano l’EP del 2018 (Mahatgata e Mahatgata II). È questo il brano più corposo in scaletta, con i suoi quindici minuti di durata, ma anche quello più dinamico. La sua durezza traghetta l’ascoltatore attraverso quella sottilissima intercapedine che separa il Mondo dal Nulla, un viaggio denso e ricco di asperità, onirico ed allucinogeno ma al tempo stesso tremendamente reale: un incubo ad occhi aperti, un turbine emotivo e sonoro che toglie il fiato.

Il tessuto di cui Mahatgata III è composto è ruvido, graffia ed ustiona il cervello con le sue distorsioni e il disumano sovrapporsi di strati noise e drone, lasciandoci con lo spirito sanguinante abbandonato nella prigione del nostro corpo. Ed il desiderio di soffrire ancora.



VOTO RECENSORE
82
VOTO LETTORI
86.66 su 3 voti [ VOTA]
Nemo
Martedì 29 Dicembre 2020, 12.47.06
2
Doom, Drone, Noise, Ambient ritualistico. Il tutto fuso e armonizzato come pochi altri sanno fare. Steso sul divano, in penombra, e vinile che ruota ad un volume sostenuto. La trance che si crea é indescrivibile... Un pezzo da 90!!
Pacino
Giovedì 19 Novembre 2020, 8.09.16
1
Doom lisergico di gran qualità, ottimo lavoro. Voto 85.
INFORMAZIONI
2020
Svart Records
Doom/Sludge
Tracklist
1. Sunyaga
2. Nagathma
3. Uni
4. Mahatgata III
Line Up
Marko Neuman (Voce)
Vesa Ajomo (Voce, Chitarra)
Petri Rämänen (Basso)
Jussi Saarivuori (Tastiere)
Jukka Rämänen (Batteria)
 
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