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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Spite Extreme Wing - Non Dvcor, Dvco
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12/12/2020
( 2307 letture )
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Pinnacolo forse assoluto del black metal italiano, insidiato sull'olimpo della nera fiamma nostrana solo da una manciata di altri dischi storici, Non Dvcor, Dvco, debutto degli Spite Extreme Wing, è un disco le cui indiscusse qualità furono immediatamente riconosciute dai più e che non ha dovuto attendere per la sua consacrazione a disco di culto nell'underground.
Uno dei fattori che saltano subito all'attenzione quando si analizza un album come Non Dvcor, Dvco è che non si presenta affatto come il primo, istintivo vagito di una creatura dal potenziale in divenire, bensì già come un lavoro musicalmente e concettualmente ben ideato, figlio di una elaborazione personale ad opera soprattutto del mastermind Argento. Infatti, come ogni grande disco, anche e soprattutto in questo particolare genere, non nasce solo dall'intenzione di fare musica, ma di farla seguendo uno spirito preciso, che finisce per animare l'opera e renderla unitaria in musica, parole e immagini che da esse scaturiscono. Nel caso dell'opera prima degli Spite Extreme Wing al black ortodosso appena solcato da venature punkeggianti, che pure saranno più marcate in uscite successive della band, si unisce un concept ottimamente costruito e senza dubbio affascinante, imperniato sull'idea di un disprezzo (lo “spite” nel monicker del gruppo, appunto) per la vuotezza della contemporaneità a cui non reagire però con sterile nichilismo, ma da combattere attraverso l'affermazione del proprio Io. Le ispirazioni principali dietro questa precisa visione del mondo, e di conseguenza dell'espressione artistica, di Argento e della sua band ci sono in primis le letture di Julius Evola, Gabriele D'Annunzio e Nietzsche, come del resto testimonia a chiare lettere il ricco booklet, anch'esso curato con attenzione, in cui addirittura campeggia una foto dello stesso Evola, insieme ad alcuni suoi passi collegati con i brani che evidentemente ne hanno ispirato il concept lirico, oltre ad i testi ben accompagnati da immagini dal sapore militaresco e dipinti famosi come “Il viandante sul mare di nebbia”. La rivolta anti-moderna di Non Dvocr, Dvco si sostanzia poi nella scelta dell'italiano nella stesura dei testi, per sfruttarne le potenzialità metriche spesso colpevolmente ignorate dalle band connazionali, peraltro con la predilezione per un riuscitissimo stile mediamente alto e volutamente poetico; e, infine, nella scelta sui generis, ma ancora una volta azzeccata, di registrare il disco in una vecchia struttura, probabilmente ottocentesca, chiamata Forte Geremia, in cui l'acustica particolare e a volte imprevedibile della pietra di cui è composta crea un sound fantastico nella sua imperfezione, molto pieno e ricco di riverberi in contrasto tanto con la “plasticosa” pulizia sonora tanto in voga in certi ambienti metal quanto con la ronzante esilità di molte uscite black. Alla musica, poi, è affidato il compito di trasmettere il valore intrinseco che ogni piccolo elemento che compone quest'opera porta con sé, e tale onere si concretizza in quasi tre quarti d'ora di black metal intenso e senza compromessi, in cui l'ascoltatore è costantemente stimolato dal susseguirsi di riff e ritmiche incessanti su cui Argento vomita con rabbia i suoi versi. Pur essendo un disco grandioso dal primo all'ultimo minuto, riuscito financo nelle strumentali, Decadenza, costruita su un arpeggio triste e riflessivo della chitarra a cui si aggiungono il languire del basso distorto e le note delicate di un pianoforte, e Il sole di notte e la rivolta, l'epica e istintiva traccia di chiusura, gli highlights assoluti si trovano in particolare nella splendida titletrack, inno all'impresa fiumana ispirato dalla dannunziana “Canzone del Carnaro”, costruita su riff semplici e distruttivi e su un ritornello che coinvolge fin dal primo ascolto e dal bellissimo testo di cui riporto solo una strofa, tra le più significative, ma che vale la pena di leggere per intero come tutti.
Tutto fu ambito E tutto fu tentato Ah, perché non è infinito Come il desiderio il potere umano?
Ed altrettanta bellezza si nasconde in brani come In su la vetta, lunga cavalcata in cui la maestosità dei paesaggi dalle vette dei monti si fa allegoria dell'inerpicato percorso per il raggiungimento di sé o Disperazione – Il ciclo si chiude, ipnotica e alienante nel suo incedere costante e cadenzato.
Insomma, Non Dvcor, Dvco, oltre a rappresentare probabilmente il miglior lavoro della band è un grandissimo disco del black metal più classico e tradizionalista e indubbiamente una pietra miliare del metal estremo made in Italy, la cui storia pure comincia molto prima della nascita del combo ligure, e comunque apprezzatissimo da tanti appassionati in tutto il mondo. Se ancora non lo conoscete, fatelo vostro: è un dovere per ogni buon metallaro, ma per noi, community metal italica, sarebbe addirittura un sacrilegio dimenticarlo. E in fondo noi, con i nostri rispolverati, siamo qui anche per evitare che questo avvenga.
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11
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ascoltato per mera curiositá, di preciso cosa dovrebbe piacere? una porcheria bella e buona |
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10
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P.S. il brano Decadenza vanta la presenza della leggenda di un fantasma, sotto forma di una interferenza non richiesta, presente nella traccia, ma potrebbe essere dovuta alle potenti apparecchiature di una nave di passaggio. Ognuno vede quello che vuole. |
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9
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Recensione entusiasta. Non sono un cultore del genere ma non posso che concordare. I riff ipnotici e il sound rozzo ma efficace, ha un non so che di mistico. Come mistico è il luogo in cui è stato registrato. Il forte in questione, risalente ai napoleonici, è sito in posizione estremamente dominante sul golfo ligure, e si trovava nel medesimo stato in cui i soldati lo abbandonarono. Purtroppo in seguito venne fatto oggetto di un orribile quanto inutile restauro. Aggiungerò che il RIGEL in questione è lo stesso membro fondatore di DETESTOR e ANTROPOFAGUS e al momento è impegnato nell'interessante progetto DOWHANASH, che sembra quasi una fusione dei primi con questo, e sono pronto a scommettere che faranno parlare nell'ambiente (se pur di nicchia), come del resto tutti i suoi precedenti progetti. Per quanto riguarda ARGENTO, l'ho conosciuto di persona, tramite Rigel; era ancora ragazzetto ma mi è parso un bravo guaglione. Ha senza dubbio un talento naturale, oltre a credere in quello che fa. La sua proposta è estremamente genuina, ed è x me un buon biglietto da visita. |
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8
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Grande Argento! Band immensa! E quanto ci manca.Credo che il capolavoro sia Vltra. |
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7
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Non conoscevo il Gruppo ma ho voluto ascoltare l'Album spinto dalla Recensione e dai Commenti contrastanti.. Fondamentalmente mi è piaciuto nonostante la Zanzarosità.. Però era stato specificato della presenza dei Reverberi, quindi.. Il Pezzo Strumentale, avulso dal contesto, poteva essere tralasciato.. Fa effetto sentire cantare in Italiano.. Comunque 45 minuti non sprecati.. |
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6
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Disco e band sopravvalutati oltre ogni limite, c'è sempre stato molto di meglio in giro, ma proprio tanto. |
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5
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Mai piaciuti, insieme a quasi tutte le bands nate in quegli anni guardando al "mito" della seconda ondata in Norvegia. |
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2
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Per me la band metal migliore d'Italia. Non hanno mai sbagliato un colpo. argento un grandissimo artista. Mi piacerebbe facesse ancora qualcosa con questo nome. Band immensa. |
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1
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FINALMENTE! Un orgoglio per mia città, nonché il mio gruppo italiano preferito. Rimasi esterrefatto nello scoprire che il batterista Rigel è il tabaccaio dove andavo sempre da bambino. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. A chi l'ignoto? 2. Non Dvcor, Dvco 3. In su la vetta 4. La torre del silenzio 5. Decadenza 6. Disperazione – Il ciclo si chiude 7. Il sole di notte e la rivolta
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Line Up
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Argento (Voce, Chitarra) Azoth (Basso, Tastiera) Rigel Ettore Berlingeri (Batteria)
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RECENSIONI |
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