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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Lords of Black - Alchemy of Souls Pt. I
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14/12/2020
( 1583 letture )
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La notizia del ritorno del figliol prodigo Ronnie Romero alla corte di Tony Hernando & soci ha fatto sfregare le mani in vista dell’uscita di questo atteso Alchemy of Souls Pt. I non soltanto ai fan della compagine spagnola bensì a tutta la folta schiera di estimatori del fenomeno cileno, ansiosi di riascoltarlo al microfono con la band che lo ha reso grande offrendogli una visibilità più che scintillante (macché, abbagliante!) nell’affollata vetrina che espone le ugole dei più talentuosi vocalist contemporanei. Proprio grazie alla militanza con i Lords of Black, infatti, questo strepitoso artista, ormai fra i più apprezzati della scena metal, ha potuto coronare il sogno di suonare per un gruppo che, come ha rivelato lui stesso, già ambiva a rappresentare da ragazzino, quando cioè bastava imbracciare una scopa a mo’ di microfono dinanzi lo specchio per vestire i panni di un altro Ronnie, un certo Dio di nome e di fatto, il cui solo nominarlo invano equivarrebbe a bestemmiare in casi normali (figuriamoci a tentare un accostamento) ma che invece scomodiamo volentieri se a mantenere vivo il nome dei Rainbow assieme a Ritchie Blackmore ci ha pensato (visto il momentaneo stop dell’attività della band a causa della pandemia) il ragazzo prodigio capace di rievocare così abilmente il graffio indimenticabile di uno dei frontman più importanti di tutti i tempi. Premesse doverose a parte il ritorno inatteso di Ronnie Romero al nido, laddove tutto ebbe inizio, ingolosito dall’abile tentazione architettata da Hernando ‘’reo’’ di aver fatto ascoltare al Nostro il materiale sul quale stava lavorando e che è stato poi registrato in Alchemy of Souls Pt. I, ha aumentato significativamente l’attesa spasmodica per la release e ci si è chiesti sin da subito se il nuovo lavoro dei Lords of Black, finora impeccabili, fosse all’altezza della fama della band che anno dopo anno, grazie al ragionato ed esplosivo connubio di metal, hard rock, power ed un pizzico di prog, ha saputo ingraziarsi una fetta sempre più ampia di pubblico avvezzo alle sonorità più disparate e finalmente messo d’accordo all’unisono. Non ci resta che verificare se le aspettative entusiastiche della vigilia siano state ripagate da una prestazione degna della crescente fama legata ad un nome non più di nicchia, complice anche l’ottima sponsorizzazione ad opera della nostrana Frontiers Records, sempre più regina fra le labels del cosiddetto ‘’melodic metal’’ che ha curato la pubblicazione del lavoro.
Alchemy of Souls Pt. I, per il quale già si chiacchiera un sequel spoilerato proprio dalla numerazione posta a fine dell’enigmatico e suggestivo titolo, può essere suddiviso in maniera intuitiva in due parti, la prima più strizzante l’occhio all’heavy metal melodico, la seconda contraddistinta da pezzi dalla struttura armonica più complessa e tendente al prog. Proprio le canzoni appartenenti a ciò che in passato non avremmo faticato a definire come Lato A sono quelle che risultano maggiormente convincenti e non solo per l’ovvia immediatezza che gli accorgimenti della band in fase compositiva hanno provveduto ad assicurare ma semplicemente perché hanno le carte in regola per imprimersi sempre più a fondo nella memoria dell’ascoltatore e con fluidità, ascolto dopo ascolto, definendosi senza troppi giri di parole come le vere eredità in lascito al disco. Non sarà complesso constatare, una volta ascoltato l’intero full length, che le prime quattro tracce sovrastano le altre per incisività e potenza. Dying to Live Again, eletta come singolo, ha dalla sua semplicemente il riff giusto per risvegliare l’istinto irrefrenabile dell’headbanging svergognato e selvaggio insito in ognuno e si fa forte di un impianto ritmico da paura con il martellare roccioso di basso e batteria fino al ritornello solenne che vede un Ronnie Romero sugli scudi sin dalle prime battute. Non è da meno Into the Black, sebbene qui la progressione si faccia meno impetuosa e più ponderata: il metal tuttavia permea della sua aura oscura le venature del brano pulsando vivido tanto nelle pennate decise dei power chords di Hernando quanto nelle linee di basso di Dani Criado. Deliverence Los dapprima rompe gli indugi con un veloce e corposo incipit che mette sotto ai riflettori la batteria di Nunez e poi costruisce la propria identità assumendo i connotati di un pezzo tipicamente power che sfoggia armi vincenti quali velocità e tecnica. Sacrifice rappresenta, almeno per chi scrive, la canzone più riuscita del disco: la band si esalta nel confezionare il pezzo perfetto, impossibile trovargli anche un solo difetto. Il refrain eccellente scatena tutta la potenza sconfinata del timbro di Ronnie Romero che lacera le barriere del suono avvalendosi del portentoso artiglio celato nelle sue corde vocali mentre Hernando e compagni, indenni dalla furia devastatrice di cotanta furiosa maestria, soffiano ossigeno sull’incendio che probabilmente sarete costretti a domare se vorrete sparare il pezzo a tutto volume da un qualsivoglia altoparlante. Arrivati a questo punto ci si aspetterebbe di tessere le lodi a brani altrettanto esaltanti vista l’adrenalina sovraprodotta dopo una progressione del genere ma la successiva Brightest Star abbassa drasticamente i valori incontrollati dell’ormone nel sangue finora immagazzinati, configurandosi come un intermezzo fiacco, quasi svogliato, come se la band avesse improvvisamente smesso di viaggiare in Ferrari e si fosse spostata in un’utilitaria. A risollevare un pochino l’asticella, ma neppure troppo visto che ha il difetto di apparire come già sentita svariate altre volte, ci prova Closer to Your Fall, almeno fino all’ottimo avvio di Shadows Kill Twice che pone pianoforte e chitarra in apertura lasciando pregustare una ballad intensa e avvolgente. La canzone, in realtà, si orienta verso il cosiddetto power prog e preferisce incupire l’atmosfera finendo ben presto per regalare pochi sprazzi e molti sbadigli, salvo risollevarsi nel bell’assolo finale di Hernando che cesella le note nel tentativo di raggiungere il cuore di chi ascolta. Il maggior rimprovero che ci sentiamo di rivolgere a questo Lato B è forse quello di non riuscire mai del tutto a rafforzare quanto viene piuttosto frettolosamente perseguito. La scelta di optare per una maggiore varietà stilistica, infatti, il più delle volte appare stantia, fine a sé stessa e quando la band smarrisce la bussola, persino Romero perde lo smalto in balia dello smarrimento generale. La sontuosa Alchemy of Souls rimette insieme parzialmente i pezzi persi lungo il cammino e prova a riassumere gli stilemi cari ai LOB e che hanno di fatto caratterizzato il gruppo sin dagli esordi: escluso l’intro quasi flamenco, il quartetto iberico ritrova lucidità e sforna un pezzo ambizioso e debitore di tutte le influenze fin qui evocate. La titletrack merita ben più di un ascolto per essere assimilata data la complessità armonica e per niente scontata ma un minutaggio leggermente inferiore avrebbe giovato la fruibilità e forse regalato maggiore nitidezza ai singoli elementi in gioco. Chiude la struggente ballad acustica You Came To Me interamente al piano e restituisce finalmente una grandissima interpretazione di Ronnie Romero che a tratti fa commuovere e tocca nel profondo vista la rara drammaticità che la sua voce riesce a raggiungere se lasciata libera di scatenare il potenziale illimitato a disposizione al cento per cento.
Alchemy of Souls Pt. I se da una parte conferma tutte le certezze consolidate quando si pensa alla musica degli spagnoli, dall’altra svela un lato inedito e sembra far incappare i LOB in sentieri farraginosi ai quali non ci avevano abituato. Magari il rientro improvviso di Ronnie Romero in formazione, impegnatissimo in tanti altri progetti prima della lieta notizia, ha in qualche modo scombussolato gli equilibri e la coesione del gruppo registrati fino al precedente Icons of the New Days. Restiamo comunque ottimisti in vista di un probabile ritorno in studio per la Pt. II che, visto l’inaspettato calo che nostro malgrado ci siamo visti costretti a sottolineare, saprà certamente riconfermare a pieno titolo il valore di una delle band più promettenti del panorama heavy internazionale
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6
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sicuramente inferiore ai suoi due fantastici predecessori. Cmq piacevole , avrei dato giusto un pochino di più.. un 7 pieno! |
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5
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Dovrò ascoltarmelo...mi ha spiazzato la recensione ed il voto...mi sarei aspettato un super disco ed invece sembra di no.......è normale che sia ancora piu' curioso??? Ahahhaha |
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4
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Perfettamente d'accordo, purtroppo.
Piatto e banale |
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3
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@Altered: piacere sempre mio quando leggo le tue recensioni, che sia d'accordo o meno (come in questo caso). Ovviamente i gusti non si discutono, magari in futuro saremo in sintonia su qualche altro disco. Un saluto e buona serata. |
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2
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@Shock: Ciao Shock, lieto di leggerti, come sempre!
Avevo delle aspettative immense per questo lavoro, il ritorno di Ronnie alla ''base'' lasciava pregustare un disco sublime, accattivante dall'inizio alla fine che avrei consumato fino allo stremo ma purtroppo non sono mai riuscito ad entusiasmarmi, salvo per la prima parte.
Dai Lords of Black mi sarei aspettato qualcosa di infinitamente superiore a quanto riscontrato in Alchemy la cui seconda parte, a mio modestissimo parere, è piatta, senza scintille, assolutamente scollegata dall'intro pazzesco ed è per questo che ho faticato ad assegnargli un voto superiore.
Naturalmente de gustibus non disputandum est!
Un saluto e a presto per le prossime recensioni! \m/ |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Dying To Live Again 2. Into The Black 3. Deliverance Lost 4. Sacrifice 5. Brightest Star 6. Closer To Your Fall 7. Shadows Kill Twice 8. Disease In Disguise 9. Tides Of Blood 10. Alchemy Of Souls 11. You Came To Me (Piano version)
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Line Up
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Ronnie Romero (Voce) Tony Hernando (Chitarre) Dani Criado (Basso) Jo Nunez (Batteria)
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RECENSIONI |
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