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Todd La Torre - Rejoice in the Suffering
03/03/2021
( 1684 letture )
La pandemia sta picchiando duro sul mondo della musica, mettendo ulteriormente a nudo una situazione già provata dall’avvento dell’era digitale. Negli ultimi anni molti musicisti e molte band si sono ritrovati con introiti nettamente ridotti a causa del calo delle vendite provocato dall’accesso di fatto gratuito al frutto del loro lavoro, affatto compensato dai risicati contributi che provengono loro dalle piattaforme streaming. L’ancora di salvataggio è stata l’andare in tour, vendendo più merchandising possibile: una strada chiusa dalla pandemia, che ha portato all’annullamento sine die di quasi qualunque evento dal vivo. Il risultato, oltre a mettere economicamente in ginocchio un intero settore, è stato l’avere tanti artisti praticamente chiusi in casa. Se da un lato questo è stato ed è tuttora devastante, da un altro punto di vista ha permesso come unica scappatoia a molti di loro di concentrarsi su progetti da studio, che fossero originali o album di cover e, ironicamente, dischi dal vivo. Uno di questi musicisti è Todd La Torre, cantante dei Queensryche. La band di Seattle è stata infatti costretta ad annullare e posticipare il tour dell’ultimo album The Verdict del 2019 e questo ha dato al cantante una finestra temporale inaspettata, da sfruttare per un progetto che già ronzava nella sua testa e che finalmente ha potuto trovare concretizzazione. Assieme al produttore Craig Blackwell che ha suonato tutti gli strumenti, Todd ha quindi dato sfogo alla propria creatività, senza pressioni e senza alcuna aspettativa che soddisfare se stesso.

Il titolo dell’album ci dice già chiaramente quale è lo scopo di questa registrazione: trovare soddisfazione nella sofferenza. Il senso è piuttosto lampante e la realizzazione va altrettanto decisa in tale direzione: Rejoice in the Suffering è infatti un disco cupo e decisamente arrabbiato, molto più aggressivo di quanto realizzato finora dal cantante proveniente dai Crimson Glory. Lo scopo è infatti quello di realizzare qualcosa di diverso da quanto sarebbe potuto andare sotto il monicker Queensryche, allontanandosi da ogni possibile paragone con la sua band principale. L’obbiettivo è senz’altro centrato, anche se le influenze, volente o nolente, fanno capolino più di una volta: Rejoice in the Suffering è un album di US Power Metal moderno e ipervitaminizzato, che dialoga apertamente col thrash moderno e prende spunto tanto dai Judas Priest più aggressivi, quanto dagli stessi Queensryche, ibridati però con Sanctuary, Nevermore e Communic, con qualche spunto che non disdegna aperture prog o derive ancora più estreme, come nel caso della bonus track One by One, che utilizza anche riff di matrice black/death melodico e un cantato filtrato e gutturale decisamente inedito per La Torre. Da par suo, il cantante offre una prestazione assolutamente stellare, sotto ogni punto di vista, richiamando a sua volta il David Wayne dei Metal Church, piuttosto che Tim “Ripper Owens -e il suo Maestro- o Warrel Dane, senza naturalmente dimenticare Geoff Tate, confermandosi come uno dei più dotati della sua generazione: estensione, versatilità, potenza, aggressività e perfino una certa dose di capacità interpretative. Una prova di livello, che vuole rimuovere ogni paragone scomodo con chi lo ha preceduto, nei Crimson Glory come nei Queensryche: La Torre percorre una propria strada e vuole farlo da protagonista. Senza considerare la grande prestazione nel suo ruolo originale di batterista (basti una Critical Cynic, in tal senso), davvero encomiabile e sufficiente di per sé a strappare un applauso per lui. Come detto, il disco è decisamente aggressivo e potente, ma non brucia tutte le sue carte solo su queste coordinate, anche se il trittico iniziale farebbe pensare il contrario, puntando decisamente sull’impatto e sulla altrettanto clamorosa prestazione di Blackwell, che riesce nel difficile compito di calarsi nei panni di un Jeff Loomis e, pur senza raggiungere i suoi livelli di virtuosismo, tirar fuori un signor lavoro, sia come ritmico che come solista. Certo il Loomis dei Nevermore è difficilmente raggiungibile, specie quando si ricorda di saper comporre anche melodie senza confronti, ma Blackwell sa davvero il fatto suo. Il risultato è insomma decisamente superiore alle aspettative e se ci mettiamo che quando i due decidono di regalare qualche momento di respiro e diversa ispirazione sanno tirar fuori una Darkened Majesty, nella quale le classiche melodie alla Queensryche esaltano un brano particolare e ben riuscito o piuttosto due strepitose semiballad come Apology, punta massima dell’album e Crossroads to Insanity, allora è difficile trovare un vero difetto al disco. Come non bastasse, abbiamo poi le vere e proprie mazzate di brani come la tiratissima Vanguards of the Dawn Wall, capace di prendere a schiaffi l’ascoltatore dall’inizio alla fine o la particolare e variegata Vexed, nella quale La Torre si diverte a giocare con un complicato pattern di batteria. Piuttosto, forse, ci si potrebbe chiedere se la formula del picchia duro a diritto regga davvero fino in fondo, con le due bonus track che in effetti sono tra le cose migliori del disco da questo punto di vista, ma rischiano di appesantire un ascolto che sull’intera lunghezza diventa un pochino "abbondante" e l’esperimento "death/black" di One by One che stupisce eccome di primo acchito, ma si segnala poi soprattutto per il bel break centrale dell’assolo.

Volendo per forza trovare un vero difetto, diremo che l’album non sembra regalare vere e proprie perle indimenticabili e, come successo negli album con i Queensryche, non si riesce ad andare oltre un ottimo lavoro, che però non scalfisce a fondo il lato emotivo e non va a toccare corde profonde. Eppure, questo non può e non deve sminuire il lavoro compiuto da La Torre e Blackwell, che senza avere ambizioni di cambiare la Storia, sembrano davvero voler gridare al mondo la propria esistenza e il fatto di non essersi arresi. Diremo anzi che La Torre esce tutt’altro che ridimensionato da questa prova da solista, confermando sia il proprio valore indiscutibile di cantante e musicista, sia la propria personale vena compositiva, che unisce antico e moderno, prog e thrash, quasi a voler dare una svegliata a chi continua a considerarlo solo "il sostituto -magari temporaneo- di Geoff Tate". Qualunque sia il futuro dei Queensryche che lo stesso La Torre continua a considerare come la sua assoluta priorità, Rejoice in Suffering ci dice che questo artista sta tentando davvero di lasciare una propria impronta. Manca il capolavoro vero, ma forse è solo questione di tempo e di trovare la giusta quadratura. Intanto, godiamoci questa sventagliata di energia, che aiuterà anche noi a godere un po’ nella sofferenza di questi mesi.



VOTO RECENSORE
79
VOTO LETTORI
58.14 su 7 voti [ VOTA]
Salvatore
Martedì 21 Dicembre 2021, 21.08.31
7
Ottima recensione ...azzeccatissimi i richiami a un metal più aggressivo e a tempo stesso moderno ...(ma per pieta' ..pero' NON definiamo power/trhash il genere dell album sotto elencato ...che visto le influenze citate pienamente riconoscibili e condivise ...si rifanno sempre e comunque alle forme più canoniche seppur modernizzate) ..😉 Saverio Comellini "Lizard"
Sadwings
Sabato 13 Marzo 2021, 15.21.54
6
Per quello che ho sentito ( ma l 'ho ordinato) mi ha convinto. Ovviamente non innova ma mi sembra un buon lavoro . Con i queensryche non mi fa impazzire perché per me i queensryche erano altro ma in questa veste mi piace di più.
Ezra
Lunedì 8 Marzo 2021, 21.22.15
5
Ma alla fine le recensioni al giorno d' oggi a che servono?
Lizard
Sabato 6 Marzo 2021, 20.15.02
4
Ciao David D., è un disco motlo omogeneo, sia a livello di qualità che di songwriting, particolare che ti siano piaciute due canzoni e non le altre.
David D.
Sabato 6 Marzo 2021, 19.23.54
3
Purtroppo non mi è piaciuto per niente, tranne per la Titletrack e Hellbound & Down.
Vittorio
Venerdì 5 Marzo 2021, 10.43.47
2
Mi sta piacendo.
evil never dies
Mercoledì 3 Marzo 2021, 12.59.52
1
gli darò un ascolto
INFORMAZIONI
2021
Rat Pak Records
Power/Thrash
Tracklist
1. Dogmata
2. Pretenders
3. Hellbound and Down
4. Darkened Majesty
5. Crossroads to Insanity
6. Critical Cynic
7. Rejoice in the Suffering
8. Vexed
9. Vanguards of the Dawn Wall
10. Apology
11. Fractured (Bonus Track)
12. Set It Off (Bonus Track)
13. One by One (Bonus Track)
Line Up
Todd La Torre (Voce, Batteria)
Craig Blackwell (Chitarra, Basso Tastiera)

Musicisti Ospiti
Jordan Ziff (Assolo su traccia 6)
Al Nunn (Tastiera su traccia 13)
 
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