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The Limit - Caveman Logic
17/04/2021
( 1416 letture )
Credo che siano stati in molti a fregarsi le mani all’annuncio della line-up dei The Limit, supergruppo nato in seno alla sempre ottima Svart Records, che ancora una volta non si smentisce presentando un prodotto sulla carta irresistibile. Infatti la band nasce dalle menti di Bobby Liebling, storico frontman dei Pentagram, e Jimmy Recca, bassista passato tra le fila degli Stooges per un solo anno, nel 1971. Ai due fondatori si sono uniti poi il chitarrista Sonny Vincent, membro dei newyorkesi Testors – gruppo punk della primissima ora in attività dal 1975 – e collaboratore abituale di Sterling Morrison e Moe Tucker tra gli altri, infine Hugo Conim e João Pedro Ventura, provenienti dalla doom band portoghese Dawnrider.
Non finisce qui però, perché alla formazione così composta si sono via via aggiunti ospiti di riguardo; nello specifico infatti Fabian Dee Dammers degli U.D.O., Paul Simmons dei Bevis Frond e Nils Finkeisen dei Die Krupps hanno contribuito con le loro chitarre e i loro stili nettamente diversi in un paio di brani del disco.
Con queste premesse era lecito aspettarsi di tutto, ma sarebbe stato facile anche prevedere un buco nell’acqua, data la partecipazione di musicisti così diversi fra loro. Invece il quintetto fa tutto bene, andando a parare proprio laddove i leader riescono a muoversi meglio: Caveman Logic infatti non è altro che un concentrato di garage rock sanguigno e viscerale, autentico fino al midollo, imbastardito da ritmiche e riff proto-punk e suoni al limite del doom primigenio. È necessario specificare il fatto che il gruppo si muova sempre a cavallo tra gli stili, poiché l’intento dell’album è quello di catapultare l’ascoltatore nei primi anni ’70, tra New York e Detroit, quando gli Stooges mettevano a ferro e fuoco l’America intera e locali come il CBGB settavano le direttive per il nuovo sound che avrebbe fatto a pezzi l’utopia prog rock. I riferimenti chiaramente non sono casuali, ma l’entusiasmo che si percepisce brano dopo brano e il divertimento che riesce a trasmettere la band fanno sì che sia davvero possibile compiere un salto indietro nel tempo per rivivere quei magici anni in cui ogni cambiamento e ogni innovazione artistica sembrava poter trovare il giusto sfogo. La produzione dello stesso Sonny Vincent è poi significativa da questo punto di vista e riesce a suonare estremamente vintage senza sacrificare la chiarezza e la limpidezza dei singoli strumenti.

Fin dal primo brano Over Rover si riesce ad apprezzare l’amalgama tra doom e punk, grazie ad un riff introduttivo esplicitamente sabbathiano che lascia subito il posto alla veloce strofa guidata da uno sfrontatissimo Liebling. La continua alternanza tra parti lente e parti veloci rende il pezzo godibile e convincente nei suoi tre minuti scarsi, mentre il carisma di Vincent e Recca fa il resto. Pochi ingredienti, personalità a non finire e tutta l’esperienza della vecchia guardia; non serve altro per comporre dell’ottimo rock. E questo sembra proprio essere l’imperativo che guida tutto l’album, il quale scorre senza mai un calo. D’altra parte non c’è un brano che svetta nettamente sugli altri, ma tanti buoni episodi rocciosi e compatti.
These Days è uno dei momenti migliori, grazie ad un arrangiamento semplice ed arioso, graziato da ottimi interventi chitarristici e assoli virtuosi a cura di Hugo Conim. La voce di Liebling è coadiuvata da cori irresistibili e l’armonizzazione finale puramente NWOBHM renderà impossibile non riascoltare subito il brano dall’inizio.
Si prosegue con le ritmiche psychobilly di Human vs Nature, terreno fertile per lo stile compositivo di Sonny Vincent (non a caso negli anni d’oro del punk americano i suoi Testors suonarono spesso in compagnia dei Cramps), che è solo un divertissement a confronto di Fleeting Thoughts, il pezzo più lungo del disco, dove si toccano lidi heavy rock sui quali Liebling non delude.
Esiste solo un termine invece per definire la titletrack: arroganza. Chiariamoci, in questo caso il termine non è usato in maniera dispregiativa, tutt’altro; si percepisce come i musicisti sappiano esattamente dove mettere le mani e la sicurezza con cui i cinque (!) chitarristi sciorinano riff e assoli lascia sconcertati. L’influenza più ingombrante in questo caso è quella di Alice Cooper e non mancano analogie con il sound che proprio il cantante di Detroit sta proponendo da qualche anno a questa parte. In breve questo è un altro brano da ascoltare a ripetizione, sono pochi i dubbi a riguardo.
Come già detto poco fa, la scaletta non ha cali e la band procede spedita verso la conclusione dell’album senza mai rallentare. When Life Gets Scorched è un altro momento saliente, dove l’irruenza dei Misfits si unisce ad una vena epic metal dall’impatto enfatico ed esaltante. Difficile riuscire a immaginare questa bizzarra fusione e ancora più complesso descriverla a parole, ma ad un solo ascolto sarà chiaro di cosa stiamo parlando. Ancora una volta non stiamo parlando di sonorità innovative o rivisitate in chissà quale maniera, tutt’altro; ma il modo in cui i The Limit riescono a proporre la loro musica è convincente sotto tutti gli aspetti, poco importa che sia materiale sperimentale o già ampiamente conosciuto. Quando però si riesce a rivitalizzare il rock senza suonare stantii allora ecco che i complimenti raddoppiano.
Rock’n’roll senza compromessi è ciò che contraddistingue la divertentissima Kitty Gone, mentre è un blues dalle atmosfere western che precede la chiusura del disco, affidata a Enough’s Enough: feedback e squarci noise concludono un viaggio dove è ancora il blues a fare da colonna portante. Liebling canta come un frontman consumato quale egli è, mentre la band imbastisce un continuo crescendo pronto a sciogliersi su un ritornello tanto prevedibile quanto azzeccato. Non si potrebbe terminare in maniera migliore, questa è la verità.

Caveman Logic è un album che qualunque appassionato di rock potrà amare facilmente perché gli elementi fondamentali del genere non mancano e le capacità di comporre brani efficaci sono presenti e ribadite ad ogni riff; sicuramente i suoni che si possono apprezzare su questo disco sono quelli di un’epoca svanita e irripetibile, ma ancora ben radicata nelle mani e nei cuori di chi ha contribuito a crearla e a renderla unica. Non si può poi negare che manchi sincerità tra i dodici pezzi in scaletta e basta davvero pochissimo per rendersene conto.
In conclusione una frase banale, ma esplicativa: è grazie a dischi come questi se il rock continua a sopravvivere nella sua forma più primitiva e autentica e per questo motivo l’ascolto di Caveman Logic non solo è fortemente consigliato, ma quasi obbligatorio per ritemprare lo spirito e i timpani. Vedremo dunque se i The Limit proseguiranno nel loro cammino o resteranno solo un esperimento di breve durata; in ogni caso con questo primo prodotto discografico noi non possiamo che definirci più che soddisfatti!



VOTO RECENSORE
82
VOTO LETTORI
79 su 5 voti [ VOTA]
Lizard
Domenica 18 Aprile 2021, 21.15.34
1
Curiosità a mille per questo progetto. Spero di riuscire ad ascoltarlo come si deve.
INFORMAZIONI
2021
Svart Records
Heavy Rock
Tracklist
1. Over Rover
2. Black Sea
3. These Days
4. Human vs Nature
5. Fleeting Thoughts
6. Caveman Logic
7. Sir Lancelot
8. Life's Last Night
9. When Life Gets Scorched
10. Kitty Gone
11. Death Of My Soul
12. Enough's Enough
Line Up
Bobby Liebling (Voce)
Sonny Vincent (Voce, Chitarra)
Hugo Conim (Chitarra)
Jimmy Recca (Basso)
João Pedro Ventura (Batteria)

Musicisti Ospiti:
Fabian Dee Dammers (Chitarra su tracce 2 e 6)
Paul Simmons (Chitarra su tracce 2 e 6)
Nils Finkeisen (Chitarra su traccia 6)
 
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