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27/04/25
THE LUMINEERS
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Scald - Will of the Gods Is Great Power (Reissue)
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27/09/2021
( 1958 letture )
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Ci sono album che hanno una gestione travagliata fin da prima della pubblicazione, che rischiano addirittura di non vedere mai la luce; non fosse per la volontà caparbia ed incrollabile di chi li ha composti e suonati alcuni dischi non sarebbero mai venuti al mondo, privandoci di gemme a volte anche molto grezze, ma che forse grazie anche alla genesi tumultuosa ci entrano nel cuore e là rimangono, incastonate per tutta la nostra esistenza. Non necessariamente questi album divengono pietre miliari del genere, dei classici; tuttavia, creano attorno a sé un’aura quasi leggendaria di segreti svelati e condivisi tra pochi estimatori, per lo meno in principio, per poi ingrossare progressivamente nel tempo le schiere dei fan, divenendo nell’arco degli anni, a volte dei decenni, un vero e autentico cult del genere. Will of the Gods Is Great Power rientra prepotentemente nel novero di questa categoria, potendo contare sullo status conclamato di disco maledetto e sfortunato per antonomasia. Gli Scald, autori del succitato album, traggono il proprio nome dagli Scaldi, poeti, spesso itineranti e nel tempo pure consiglieri delle corti vichinghe, figure rispettate ed amate proprio per l’abilità di diffondere poemi e saghe popolari e tramandare il ricordo di eroi e nobili nel tempo. La band si forma a Yaroslavl, in Russia, negli anni Novanta, terra all’epoca non certo fertile e nota per la musica heavy tradizionale. Tuttavia, dopo anni di gavetta e cambi di formazione, i cinque musicisti trovano modo di conquistare il tanto agognato contratto discografico che permette loro di incidere professionalmente Will of the Gods Is Great Power, merito non poco della caparbietà del leader Agyl. Nonostante un ambiente avverso a questa tipologia di musica ed un equipaggiamento abissalmente inferiore a quelli degli studios occidentali, per i nostri protagonisti la strada sembra finalmente in discesa dopo anni di dura gavetta. L’album viene stampato (solamente in cassetta) ed è pronto per la distribuzione, quando il 6 settembre 1997, a solo ventiquattro anni, lo stesso Agyl, carismatico cantante e fondatore della band, viene a mancare in un incidente ferroviario. Un mese dopo Will of the Gods Is Great Power approda nei negozi specializzati. Di comune accordo, i rimanenti quattro membri della band decidono di sciogliere gli Scald, proprio mentre il loro esordio comincia il suo lungo cammino verso la leggenda. Il consenso unanime dei fan russi, le recensioni entusiastiche e il passaparola contribuiscono ad una lenta affermazione degli Scald presso gli estimatori del doom e del metal più classico, varcando i confini della madre Russia per giungere in Europa prima e negli Stati Uniti poi. La richiesta è incessante e ciclicamente negli anni Will of the Gods Is Great Power viene ristampato e, ad ogni pubblicazione, la fiamma si ravviva, sempre più calda e luminosa. Flash forward ad oggi quando l’etichetta tedesca High Roller Records (sue le recenti riedizioni dei Warlord) in tandem con Soulfood Music Distribution, pubblica quella che dovrebbe essere l’edizione definitiva del leggendario album. In collaborazione con gli storici membri della band che nel frattempo si sono riuniti per proporre Will of the Gods Is Great Power dal vivo ai festival estivi, l’album rivede la luce ora sia in formato vinile che doppio CD, potendo contare su una rinnovata copertina e un suono rimasterizzato o per lo meno ripulito e meglio bilanciato nei volumi. L’album consta di solo sei lunghi brani, due addirittura oltre gli undici minuti e pur risultando a tutti gli effetti un disco epic doom, incorpora nel suo sound influenze e stili classici anche molto diversi tra di loro, incurante di rispettare i dettami di un solo genere. Night Sky e Eternal Stone, canzoni più compatte poste in apertura, sono un corposo antipasto di quanto si degusterà nei brani più articolati: ritmi rallentati e cadenzati, riff portanti su cui si innestano i fraseggi e gli assoli delle chitarre di Harald e Kerry e la voce del compianto Agyl a conferire un afflato epico e maestoso ad ogni composizione. Sarebbe un biglietto da visita già di per sé più che valido, ma è nelle due suite centrali, Ragnaradi Eve e Sepulchral Bonfire, che gli Scald ingranano le marce alte e danno la polvere a tanti illustri colleghi. Delicati arpeggi che richiamano i primi Manowar (di cui il singer Agyl era assoluto fan) introducono l’ascoltatore nei meandri di catacombe ed antiche rovine dove si sprigiona una forza evocativa in grado di rapire l’attenzione e scatenare la fantasia. E’ vero che i maestri del genere, nella fattispecie i Candlemass del periodo Nightfall e i Solitude Aeternus, hanno per primi tracciato questi polverosi sentieri, ma gli Scald, forti di una personalità artistica dirompente, non si accontentano di imitare, ma contribuiscono a rinnovare e ad interpretare questi stilemi. Al doom roccioso coniugano le armonie epiche di band come Warlord e Manowar dove le armonizzazioni tra voce e chitarra predominano, ma nella struttura dei brani, negli effetti in sottofondo e in generale nell’atmosfera creata, oscura e glaciale, mettono in scena brani imparentati pure con i Bathory del periodo vichingo, quelli di Hammerheart e Twilight of the Gods. Nelle successive A Tumulus e In the Open Sea, prevalentemente negli intrecci di chitarra, non è raro sentire echi di Judas Priest e dei primissimi Saxon, senza però che la sezione ritmica guidata dal basso di Velingor e la batteria di Ottar acceleri mai oltre i mid tempo; specialmente nella conclusiva In the Open Sea la struttura dilatata contribuisce non poco a ricreare le suggestioni marinaresche del titolo. Mancherebbe un ultimo ingrediente per rendere Will of the Gods Is Great Power un album unico nel suo genere e la voce stentorea del compianto Agyl è il perfetto completamento alla parte strumentale, dove l’alchimia creatasi contribuisce a tramutare la materia non raffinata in oro puro. Potente e greve sulle note basse, alla Rob Halford per intenderci, esplode improvvisa, con piena padronanza, in acuti altissimi e prolungati dove non è casuale sentire l’impronta di Eric Adams, ma nei quali aleggia pure lo spettro di un altro singer che ci ha lasciati, lo straordinario Midnight.
Nonostante una produzione rozza e poco rifinita, quasi da band black metal, i cinque musicisti realizzano un piccolo miracolo in un tempo e in una zona geografica decisamente poco favorevoli al genere. Un plauso all’etichetta High Roller Records che dona nuova luce e risalto ad un oscuro classico dell’epic doom (interessante pure il secondo CD ricco di b-sides ed inediti) collocandolo a pieno diritto tra i primi della classe. Alla fine dell’ascolto di Will of the Gods Is Great Power le emozioni si mescolano in un cocktail agrodolce, dove all’appagamento del viaggio appena concluso lascia spazio il rimpianto di quello che gli Scald sarebbero potuti divenire, non fosse il destino (amara ironia per una band doom) intervenuto a recidere così prematuramente un artista così ricco di talento e di speranza.
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3
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Album granitico.
Night sky tra i brani doom più evocativi di sempre. |
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2
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Gli Scald assieme agli Aspid sono il migliore gruppo russo di sempre. Grandissimo album |
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1
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Disco da Non perdere, immenso.
Da molti anni nella mia playlist doom & co. Ed è lì per restarci. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Night Sky 2. Eternal Stone 3. Ragnaradi Eve 4. Sepulchral Bonfire 5. A Tumulus 6. In the Open Sea
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Line Up
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Agyl (Voce) Harald (Chitarra) Kerry (Chitarra, Tastiera) Velingor (Basso) Ottar (Batteria)
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RECENSIONI |
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