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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Sijjin - Sumerian Promises
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12/11/2021
( 969 letture )
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Annunciata la loro fine nel 2018, i Necros Christos pubblicavano per l’occasione Domedon Doxodemon, imponente triplo CD che sembrava quasi chiudere ogni discorso musicale intorno ai membri. Non è stato così, perché il leader del gruppo, Malte Gericke (noto come Mors Dalos Ra e il batterista Iván Hernández formano i Sijjin, a cui si unisce il chitarrista Ekaitz Garmendia (Legen Beltza, Extinction). Un progetto che non nasce per seguire quanto fatto in precedenza ma che prende un’altra strada, mettendo dunque da parte tutta la ricerca sonora e l’ambizione che avevano caratterizzato le fantastiche uscite del gruppo.
Non proprio tutto è stato dimenticato o messo da parte, a partire dal nome scelto e da alcune “fisse” musicali e non che restano: con sijjin (arabo: سِجِّين) ci si riferisce ad un posto/una prigione situata nel punto più basso dell’inferno islamico, ma non solo, perché i testi si rifanno naturalmente alla mitologia sumerica. Di quello che erano i Necros Christos resta quindi pochissima roba, e diciamo pure che il nuovo progetto dei due prende da quell’esperienza gli aspetti più violenti, i riff sempre precisi, la capacità di creare canzoni trascinanti e coinvolgenti grazie alla voce (immutata) e un’oscurità generale che è sempre coerente con la proposta. Siamo su coordinate death metal che hanno come punti di riferimento i Morbid Angel di Altars of Madness, il death/thrash infernale dei Possessed e se vogliamo il death/black degli Angelcorpse, con quindi ritmi generalmente sostenuti e che non disdegnano ulteriori accelerazioni sostenute da riff serrati e qualche blast beat. Ci sono, ovviamente, stacchi in cui si respira e che danno alle chitarre la possibilità di lanciarsi in assoli ispirati e di scuola heavy; quando si rallenta torna qualche riferimento alla passata esperienza (Dagger of a Thousand Deaths) e le atmosfere si fanno particolarmente cupe, ma è tutto un modo per creare trame vocali ancora una volta memorabili, divertenti verrebbe da dire, e ripartire lanciandosi in assalti frontali. Si hanno quindi delle vere e proprie mine, semplici nelle strutture ma che trasformano il disco in uno di quei lavori che si lascia riascoltare con enorme piacere. Ottima ad esempio Those Who Wait to Enter, con un contrasto di tempi e il growl che sembra trasformarsi in qualcosa di più demoniaco sulle parole
«Entwine All time At the cosmic center Exist Those who wait to enter»
Ritroviamo anche Angel of the Eastern Gate, titletrack dell’EP pubblicato lo scorso anno e che invitiamo a recuperare, ma è l’unica canzone riproposta, perché per il resto abbiamo solo materiale nuovo. Di qualità, certo, ma più semplice, immediato e che con il passare dei minuti non offre grandi variazioni muovendosi su coordinate prestabilite. Un limite che comunque regala belle canzoni come quelle citate ma anche Darkness on Saqqara o Daemon Blessex. Molto apprezzabile la produzione e l’idea di registrare i brani in presa diretta, scelta che ripaga sicuramente e dona al lavoro l’atmosfera oscura di cui si parlava qualche riga sopra.
Meno ambizioso, maestoso e ricercato, il nuovo percorso dei due ex-Necros Christos è comunque di qualità e mostra un gruppo che sembra ancora in grado di realizzare dischi degni di nota. Parliamo ovviamente di un lavoro più semplice, limitato, e che scende a compromessi, ma sarà interessante vedere se decideranno di evolvere la proposta o no.
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5
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Ma sì, chiaro che si tratta di suggestioni, lungi da me voler fare il saccente anche perché non ho le basi per farlo. Però dato che un occhio ai temi e ai testi ce lo do sempre (forse anche perché non so suonare ) questa cosa dei sumeri mescolati agli egizi mi aveva incuriosito. @trascendence, beh, però almeno la Cleopatra Records ci ha messo un simbolo egizio (anche se magari metterci un naso, che Cleopatra aveva "importante", sarebbe stato più simpatico) |
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4
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@No Fun: ma credo sia semplicemente per il fatto che si tratti di uno dei temi che affascinano Gericke, e che come fanno altri gruppi, viene accostato ad altri non tanto per qualche coerenza storica ma più per suggestioni legate alla musica  |
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3
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se è come dici tu, "mancanza di conoscenza" è appunto un motivo indicibile e inconfessabile ma non lo so, non sono così convinto, non bisogna mica essere Indiana Jones per controllare un attimo sul web, e appunto, magari è proprio il web, il problema (sumeri, egizi, atlantide... tutti insieme appassionatamente) |
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2
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Nessuna curiosità, semplicemente mancanza di conoscenza delle culture altrui, basti pensare ai testi dei Nile che trattano pure di mitologia greca e babilonese nel marasma, oppure alla label Cleopatra Records che ha come logo... l'occhio di Osiride. |
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1
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Continua la mia curiosità. Dopo essermi chiesto perché la Sumerian Records abbia come simbolo la sfinge egizia di Giza, mi chiedo perché in un disco chiamato Sumerian Promises ci sia una canzone che parla di Saqqara, che è in Egitto. Hanno confuso la piramide a gradoni con una ziggurat? O c'è un motivo preciso, misterioso, indicibile, inconfessabile? |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Daemon Blessex 2. Dagger of a Thousand Deaths 3. Those Who Wait to Enter 4. Sumerian Promises 5. Angel of the Eastern Gate 6. Hunting the Lizard 7. Unchain the Ghost 8. Darkness on Saqqara 9. White Mantras Bleed from Black Magic 10. Outer Chambers of Entity 11. Condemned by Primal Contact
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Line Up
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Malte Gericke (Voce, Basso) Ekaitz Garmendia (Chitarra) Iván Hernández (Batteria)
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RECENSIONI |
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