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Daužuz - Vom schwarzen Schmied
25/11/2021
( 1101 letture )
Attivi dal 2016, i tedeschi Daužuz sono giunti al quarto disco dopo aver creato un black metal fatto di un registro classico, diretto, scarno e senza esagerati fronzoli. Antiche e vibranti prospettive di immaginari medievali fanno da contorno alle storie narrate di Vom schwarzen Schmied, un disco dal fascino arcaico, dalle sembianze demoniache, e che č una sorta di saga fatta di otto passaggi tramutate in tracce davvero oscure e bucoliche esaltate da quella che ad oggi č la migliore registrazione ed il miglior mixaggio finora elaborato, tutto mirato ad una perfezione quasi convulsa.

La totalitą strumentale proposta dalla band č netta e precisa, oscura al punto giusto e con una vocalitą dalle note liriche disperate e disparate. Questo nuovo lavoro č in assoluto il pił epico e melodioso della band dove i passaggi sonori sono repentini e soprattutto violenti e rozzi. La dualitą dei Daužuz č immensa e come sempre ben amalgamata, generando puntualmente esperienze mistiche e lunghi viaggi in lande sperdute attraverso arpeggi acustici ed eccellenti songwriting, un acciaio tedesco classico che si contorna di un’affascinante e medievale bellezza. L’ordine naturale, pagano e primordiale dei del progetto č libero, non ha una complessa disposizione lirica o strumentale, ha solo uno splendore innato per sonoritą antiche sospese tra Graveland per epicitą ed Empyrium per le atmosfere nebbiose. Daužuz miscela il sinfonico e il folk ad uno scream demoniaco dando vita ad un black metal dai toni primitivi. La morte riflessa nel nome della band ha spesso sospirati momenti di decadenti poemi, un metallo nero autentico pregno di spiritualitą. I nostri minatori del black metal narrano oggi in un nuovo capitolo le gesta del fabbro nero protagonista di questa medievale saga che ci trasporta in storie antiche e i paesaggi incontaminati con un sound di che porta il peso del lavoro forzato e della sopravvivenza umana di quei tempi, un suono classico nero con atmosfere quasi incantate fatte da intermezzi magici e momenti corali. L’impatto macabro č immediato con Der Bergschmied I: Mein Berg e Der Bergschmied II: Der Eid con una metrica abbastanza precisa in cui urla e sfuriate di un’indomata ferocia e incessanti cambi di tempo danno una forte linearitą a queste prime due tracce ricche di sfumature continue con un pianoforte leggiadro e chitarre acustiche senza imperfezioni. Piccola tregua acustica e ritualistica con Der Bergschmied III: Desperatio, ma seguono le furie di Der Bergschmied IV: Zauberwerk e Der Bergschmied V: Sagenlieder, le tracce pił complete e dirette del disco fatte di riff e blast beats ossessivi, un sound old school ed uno scream tagliente. Gli intermezzi folk dalle trame fantasy di Der Bergschmied VI: Cognitio annunciano la fine con due disperate e marziali tracce, Der Bergschmied VII: Der Frevel e Der Bergschmied VIII: Sargdecke, dove il livello tecnico e compositivo della band č ben chiaro ed evidente. Le continue mutazioni del disco fanno da caposaldo dell’inventiva e del concept della band, le sfumature strumentali ben inserite invece colorano e danno una forma logica ai cinquantasette minuti di questi otto passaggi medievali. La parola chiave del disco č ‘’drammaticitą’’, che viene esposta e suonata attraverso ritmi e fasi diverse, esasperate in alcuni punti e quasi soavi nelle parti intermedie con immancabili gli attimi di forsennati arpeggi e martellante batteria che in una contrapposizione accurata a particolari strumenti diventa una magica opera.

Le abilitą creative dei Daužuz sono strutturate al meglio e sono multiforme, le ardue imprese del fabbro nero e la costruzione delle tracce hanno forti analogie e tutto si interseca in elaborati studi e ricerche specifiche che donano alle canzoni spazi armonici ed un senso di dimensione molto ampio. Questo possente equilibrio tra leggenda mineraria e disprezzo per l’umanitą partorisce un disco dal tema black abbastanza originale incentrato sui suoni antichi di vecchie cantare ed epopee dal gusto naturale e semplice ma dai forti conflitti esistenti a quei tempi.



VOTO RECENSORE
80
VOTO LETTORI
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Spirit Of The Forest
Venerdģ 8 Marzo 2024, 19.18.41
1
Affascinante e di pregio nell\'approccio ruvido e atmosferico. Molto belle le parti pił sospese e acustiche,ma l\'eccessiva durata e la componente sinfonica totalmente superflua vanno a frustrarne la resa complessiva,limitando sensibilmente ciņ che di buono emerge.
INFORMAZIONI
2021
Amor Fati Productions
Black
Tracklist
1. Der Bergschmied I: Mein Berg
2. Der Bergschmied II: Der Eid
3. Der Bergschmied III: Desperatio
4. Der Bergschmied IV: Zauberwerk
5. Der Bergschmied V: Sagenlieder
6. Der Bergschmied VI: Cognitio
7. Der Bergschmied VII: Der Frevel
8. Der Bergschmied VIII: Sargdeckel
Line Up
Syderyth G. (Voce, Chitarra acustica, Tastiere)
Aragonyth S. (Tutti gli strumenti)

Musicisti ospiti:
Alaun (Narratore)
 
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