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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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Incrypt - Thrashing Extinction
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11/03/2022
( 806 letture )
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Dall’Australia tornano a farsi sentire gli Incrypt, la cui ultima sortita, Eyes Upon This World, era datata 2017. Li avevamo lasciati in cinque, li ritroviamo in quattro. La circostanza, come vedremo, ha avuto degli effetti e neppure così blandi. A mollare è stato il chitarrista ritmico Jake Seller che era nella line-up sino a poco prima dell’incisione di questo nuovo Thrashing Extinction che esce per la WormHoleDeath, etichetta della provincia di Parma attivissima in tema di musica estrema e non solo. La proposta musicale degli Australiani è semplice e diretta: thrash metal con ampie aperture melodiche di rimando allo stile anni ’80. Di quel periodo i thrasharoli non si libereranno mai e senza volersi imbattere in noiose dissertazioni su fatto che questo sia un bene o un male, ci limitiamo a prendere atto di quello che è un mantra che ritorna ogni volta che si ascolta qualcosa come il lavoro del quale adesso trattiamo. Il thrash degli anni ’80 resta una pietra di paragone imprescindibile. Benché violentato, corrotto, dimenticato e sporcato, il genere “picchiaduro” in cantina non ci va mai.
Gente come gli Incrypt sono qui a ricordarcelo, semmai ce ne fosse bisogno; nonostante questo ultimo lavoro non sia poi così esaltante tanto che, a nostro avviso, è un passo indietro rispetto al precedente Eyes Upon This World che aveva un piglio diverso, più dinamico e aggressivo. Il titolo e la copertina necessitano di un momento di approfondimento. Non perché siano di particolare pregio (la cover è meno che basica e il titolo dell’album è banalotto), ma perché forse ci fanno ricordare che la musica che amiamo è in grado di resuscitare i morti per davvero; che noi metallari proveniamo da un pianeta diverso da questo sul quale viviamo (siamo ancora sotto schiaffo dello Sturm und Drang) e che, in ultimo, se ci sarà l’estinzione del genere umano (cosa che non è lontana dall’accadere con buona prece dei filosofi che tratteggiano in astratto dell’immortalità dell’anima), chi ama la chitarra distorta avrà a buon diritto un posto tra i privilegiati, quelli che saranno schermati proprio grazie all’energia dell’onda sonora di una Gibson o di una Fender. Ed allora, immersi nella fedele cuffia Sony, Skulking è una intro con accenti da film horror i cui effetti sono prodotti dalle corde della chitarra e dai tasti del pianoforte. Il rombo prova a farsi sentire con la traccia numero due, la title track. È un thrash classico. Diretto e poco incline alla volontà di approfondire terreni inesplorati. L’estinzione del thrash, a detta loro, sembra imminente. Pertanto, gli Incrypt si atteggiano a voler essere l’ultimo baluardo prima che accada l’irreparabile. L’inizio di Ultimate Downunder Attack è pirotecnico. Il drumming serrato fa da eco alle tematiche trattate che sono sempre le medesime: siamo sotto attacco, il genere thrash sta per scomparire. Il loro è una sorta di concept album incentrato sulla necessità di salvare, se possibile, questo genere musicale. Eppure a noi sembra che questa musica goda di ottima salute e comunque la medicina è ben lontana dall’essere quello che stiamo qui ascoltando.
Apprezziamo il lavoro dietro le pelli di Byron Vali, ma la chitarra di Damien Bevan resta sempre monocorde. Forse aver perso il secondo chitarrista ha realmente fatto scalare di marcia perché i suoni presenti in Eyes Upon This World erano più complessi ed evoluti. Merita un capitolo a parte la voce di Mars Vali che, spigolosa com’è, prova a farsi apprezzare per quello che è il genere proposto. Il limite è la difficoltà nel modularsi diversamente, come nel caso di Pushed Beyond Breaking, dove prova ad essere ancora più graffiata ma senza centrare il bersaglio. Dai bassifondi giungono le prime note di Open this Pit, per la verità sempre un po' troppo simili a quelle ascoltate in tutti i brani di questo Thrashing Extinction che, giunti alla traccia numero cinque, presenta il grande limite della ripetitività. Per i ragazzi australiani il genere thrash va salvato perché è a rischio estinzione (noi pensiamo l’esatto contrario), ma vanno trovate delle alternative. Sospettiamo che gli Incrypt non possano essere la via per reggere le sorti del panorama musicale estremo. Il discorso non cambia molto quando ci imbattiamo in Extermination (il cui pregio magari è di essere abbastanza cazzuta nel momento del refrain) ed in Point Evolution che, ascoltata un paio di volte, resta fumosa nella memoria. In giro di band come gli Incrypt ce ne sono migliaia, quindi -a ben vedere- il grido di allarme in tema di estinzione del thrash non ha molto senso. Specialmente se ti atteggi ad essere un crociato della fede, armato però in modo un po' semplicistico con un album composto di undici pezzi tutti praticamente identici e nei quali non si fa mai cenno ad un cambio di ritmica, mai una virata più estrema o più creativa. Tutto dannatamente identico. Stars of the Southern Land ambisce a voler essere una anthem. Almeno così sembrava al primo ascolto, ma poi tutto torna ad una dimensione più basica quando ti scontri con la rima “land-hand” che bombarda in maniera sterile per oltre quattro minuti.
Non segna il passo neppure Ghost Hour Chimes (fredda), al pari di Chaotic Freedom Remains (che prova a disegnare una geometria nuova, riducendosi però a fare il verso a sè stessa). Si chiude con Declaration, identica a tutto il resto. Songwriting etereo ed esecuzione assai poco esaltante. Una trama già vista, un suono già sentito. Non ce ne vogliano gli Incrypt ma se la conservazione del thrash passa dalle note del loro ultimo lavoro, non ci resta che piangere. Per fortuna non è così, il thrash gode di ottima salute. Magari, tempo fa, ha preso un raffreddore ed ha avuto la febbre alta. Di casa non usciva per paura di una ricaduta. Adesso è sano come un pesce di colore argento metallo.
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1
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Mah... lontanissimo dall'essere un capolavoro ma io l'ho gradito abbastanza. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Skulking 2. Thrashing Extinction 3. Ultimate Downunder Attack 4. Pushed Beyond Breaking 5. Open this Pit 6. Extermination 7. Point Evolution 8. Stars of the Southern Land 9. Ghost Hour Chimes 10. Chaotic Freedom Remains 11. Declaration
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Line Up
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Mars Vali (Voce) Damien Bevan (Chitarra) Adam Fox (Basso) Byron Vali (Batteria)
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RECENSIONI |
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