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Eccomi ritornato e subito parto con le mie consuete provocazioni che, in questo caso, a mio modestissimo parere, nonostante una dose smodata di egocentrismo tipico dell’artista novecentesco quale ritengo un giorno di essere ricordato postumo, meritano una desueta attenzione letteraria e musicale. Baustelle. Questo baudeleriano nomignolo dal sapore vagamente dadà, cela al suo interno tre simpatici istrioni rock capaci di tessere le trame di un disco sopraffino, avanguardista, commerciale e vagamente parrocchiale. Nascosti dietro al loro poncho da Clint Eastwood, i tre Baustelle, fini conoscitori filosofico-letterari, per quanto se ne attinge dai testi vagamente poetici, coadiuvati da altrettanto bravi musicisti e da un’intera orchestra di fiati, compongono delle orecchiabilissime canzoni, nel senso più positivamente vibrante del termine. Se da un lato attingono a piene mani dallo stile e dall’immagine di molti gruppi italiani ed esteri degli anni Sessanta, i warholianamente sedicenti avanguardisti di cui trattiamo in questa sede, fanno da trade union tra il frastuono più atroce dei Velvet Underground e il sanremese calore melodico degli Equipe 84’, condendo il tutto con pepe, sale e un’intrepida colazione psichedelica che vede nella tazza di Alan le languide chitarrine dei Count Five, i cori dei Mama’s and Pappas, e i canti californiani parrocchianamente italianizzati. “Colombo” è una dura e ironica presa di posizione contro i massimi sistemi inventati dall’Occidente. Tale brano, musicalmente vicino ai più sferzanti e anfetaminici Sixties, lascia intravedere la dolce passione (e i Baustelle possono contattarmi per contraddirmi) di chi ha scritto il testo, per una certa letteratura americana. Emergono la Hollywood di Bukowsky e le polverose strade di Kerouak. E’ un inno alla commessa sfruttata, al capo intransigente e assetato di denaro, al crollo del mito dello yuppi vincente. Purtroppo devo constatare che sia il capitalismo, sia il marxismo, hanno definitivamente fallito. Ora sta a qualche mente illuminata farsi avanti e proporre qualcosa di nuovo. Ahimè, credo che siam arrivati al capolinea e che l’umanità ritornerà ad uno stadio primitivo. Gianbattista Vico aveva drammaticamente ragione? Non lo so, ma di sicuro, se dovessi vivere nelle caverne, almeno vorrei portare con me questo disco iperuranicamente vivo e lo stereo. D’altra parte un gruppo italiano che cita Baudelaire dedicandogli una canzone sul giardinaggio dei fiori del male, non può che avere il mio più sentito plauso. Allora non c’è solo Gigi D’Alessio. Quanti neuroni sprecati in questo piccolo condensato di incredibile lirismo e creativo intellettualismo. “Il liberismo ha i giorni contati” è una mesta presa di coscienza della fine degli ideali sessantottini. Il resto è new wave à la Japan, sperimentalismo alla Eno, visoni allucinate à la Warhol, cannibalismo, ufologia e decadentismo in salsa d’annunziana. Se siete dei puri col capello è il disco che fa per voi. Amen.
p.s. Se Baudelaire fosse stato una rock star avrebbe di sicuro imbracciato una Fender Jaguar Two Color Sunburst! E così Sia!
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Colombo parla della serie Tv col tenente. Ci sono i rimandi a tantissimi episodi (lo dice un fan della serie). W i Baustelle |
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Che enorme masturbazione mentale sto disco....da spararsi in un ginocchio a metà album. Baudelaire si rivolta nella tomba! |
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madonna santa, ma come scrive questo recensore? |
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beh sys secondo me nn sono affato gli unici, se vogliamo parlare di indi rock ( a parte le vecchie glorie come afterhours e marlene kuntz) io aggiungere il teatro degli orrori, davvero grandi |
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Quel "vagamente parrocchiali" sembra una citazione in codice in realtà è azzeccatissima Bravo il recensore ma bravissimi i Baustellle, l'unica band italiana contemporanea degna di nota. |
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Decisamente un ottimo album. Supporto Totale ai Baustelle. |
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Non sono assolutamente demenziali, possono sembrarlo a chi non le ascolta con la dovuta attenzione... |
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sono andata al concerto sembrava di stare all'interno di una casa di cura per pazzi si la musica e' anche carina ma sono canzoni demenziali come si fa a dare il premio tenco a voi? no comment |
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un disco straordinario...complimenti |
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Santo cielo, ma almeno scrivili giusti i nomi della gente! E poi che cosa c'entra con Baudelaire un monicker che in TEDESCO vuol dire "cantiere"? Andiamo... Concordo con chi ha già castigato il tono pretenzioso assolutamente al di sopra delle possibilità... P.s. Il "liberismo" è una dottrina economica, non ha niente a che vedere con il '68, baby |
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Concordo, disco gradevole. Molta bella anche la canzone dedicata ad Alfredino. |
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il liberismo.. non è una presa di coscienza del fallimento degli ideali del 68 ma come dice il titolo, di quelli capitalisti; o il tuo commento è superficiale o fazioso oppure sei semplicemnete ignorante |
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La copertina dovrebbe essere l'occhio della cantante... almeno sembra. |
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Che bello! li andrò a vedere dal vivo sicuramente |
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Talvolta invece stare zitti è una dote, a parte che non puoi sapere se hai davanti qualcuno che sente a destra o a sinistra o invece magari è una persona in possesso di una preparazione di alto livello, la cifra stilistica scelta compete solo allo scrittore. Si può anche criticare con maggior rispetto per chi si sbatte solo per la gloria e non per soldi. |
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per non parlare dell'incipit della recensione!!! ILLEGGIBILE!!!!!DOZZINALE CON LUOGHI COMUNI A GO-GO!! i riferimenti culturali poi...roba senticchiata x caso a destra e a sinistra e sbattuta lì x attirare l'attenzione di chi è meno informato. perdonatemi, ma di fronte a cotanta SUPERFICIALITA' mi imbarazzo. e non riesco a stare zitta! :O |
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si può descrivere qualcosa usando parole semplici. evitando di essere logorroici e ridondanti. consiglierei al critico di essere più arguto. e, cosa impossibile, più intelligente. |
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gradevole disco. sgradevole copertina. |
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Mi piacciono le provocazioni |
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A parte i dovuti complimenti per la recensione questo album è davvero interessante, me lo comprerò sicuramente perchè di quel poco (ma neanche così poco) che ho sentito finora dei Baustelle mi è piaciuto tutto |
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Senza contare la citazione di Maurizio Cattelan! |
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