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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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10/05/2022
( 787 letture )
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Si era parlato degli Astral Tomb in un numero della nostra rubrica Bones, e lo avevamo fatto con toni positivi. Quel demo, che nella sua estetica così primordiale risultava piuttosto interessante, dava l'idea di un gruppo che avesse molte idee da sviluppare ma che bene o male fosse sulla buona strada per iniziare a dare una forma più concreta e chiara al tutto. Ecco quindi che il debutto arriva per la sempre attenta Blood Harvest: Soulgazer.
Il primo impatto potrebbe lasciare un po' d'incertezza: un album death metal con una copertina simile? Sì, diciamo che il trio ha, come prevedibile, decisore di espandere la tematica cosmica andando così ad inserirsi in quell'enorme schiera di gruppi che esplorano i meandri più nascosti della galassia. La copertina, che di certo esce dai canoni del genere e dalla concezione più semplice di "bello", è in qualche modo adatta a descrivere quanto si sente nei trentasei minuti di durata. Michael Schrock, Adrian McClair e Zach Johnson dimostrano di avere tante idee, anche chiare potremmo dire, accompagnate però da alcuni "ma" di non poco conto. L'approccio caratterizzato innanzitutto da una produzione volutamente scarna e che avvicina il tutto ad una demo è rimasta e difficilmente i tre se ne libereranno; di fatti è parte del loro modo di concepire il genere e su questo possiamo affermare come la scelta sia piuttosto azzeccata, specie quando ci s'imbatte nei riff o in altre particolari scelte di chitarra. La prima traccia, Trascendental Visions, è di fatto un "aggiornamento" della versione sentita in precedenza, arricchita di passaggi, arrangiamenti e soprattutto quasi lunga il doppio. Si tratta infatti di quasi tredici minuti in cui il gruppo mostra dove voglia andare, ovvero su di un death metal fatto di riff stoppati, che si prende magari lunghe "pause" dai ritmi doom e cerchi di rendere imprevedibile l'ascolto con accelerazioni accompagnate da chitarre difficili da seguire; da subito si nota una certa creatività, un tocco se vogliamo "personale" di approcciarsi al death metal e possiamo intuire quali siano le intenzioni dei tre. Ancora di più, e sicuramente potremmo prenderlo come il brano che maggiormente ci fa capire a cosa punti il gruppo, è Inertia (Crashing Through the Doorways of Eternity). È il momento in cui tutto sembra collassare, sgrelotarsi sotto le confusionarie chitarre di Schrock e McClair che non sembrano seguire una linea precisa ma più che altro improvvisare una serie di riff abbozzati e rumori trascinati, ad esclusione del momento in cui uno psichedelico arpeggio diventa protagonista nella seconda parte. Qualcosa che si può sentire già dall'inizio del lavoro ma che qui raggiunge l'apice, ed è particolare perché la parte ritmica sembra invece dettare dei tempi ben precisi. Situazioni che contribuiscono a rendere più concreta l'atmosfera spaziale e piuttosto non canonica del disco, esaltata anche da trovate come Be Here Now... e dal sovrapporsi di chitarra ritmica e solista che quando svolgono un lavoro più classico si lasciano apprezzare per la loro immediatezza. Ed è sull'immediatezza che si potrebbe fare un discorso e notare i punti deboli: troppo spesso infatti, la sensazione è quella di ascoltare dei riff incollati tra loro in modo un po' troppo approssimativo, con stacchi netti, confusionari. Non si ha la sensazione di star ascoltando qualcosa di totalmente omogeneo, ed è evidente che i tre debbano ancora dare una forma più precisa ad uno stile che ha sicuramente del potenziale. Si può parlare anche di un bel tocco di originalità, specie se si sente un pezzo come la finale Ascending Pillar of Light, carico d'atmosfera e con le chitarre che per quanto folli suonano certamente più inquadrate.
Non parliamo affatto di un brutto disco, anzi, la stranezza d'approccio e di visione rendono Soulgazer un disco da provare e soprattutto capire. Al tempo stesso però, appare ancora come un disco più d'intenzioni, di studio, da cui il gruppo deve cercare di dare uniformità alle tante e curiose idee nonostante tutto offrono già una certa personalità. Li seguiremo con grande attenzione, potrebbero stupire.
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Come coi Golgothan Remains, condivido abbastanza. In generale mi sembrano un po' pompati e questa cosa del death metal "cosmico" alla Blood Incantation comincia a stancare. La cosa che gioca più a favore degli Astral Tomb rispetto ad altri gruppi secondo me è che sono giovanissimi, se non sbaglio il leader ha 19 anni o giù di lì. Però sì, sembra quasi che le loro idee non siano ancora completamente sviluppate |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Transcendental Visions 2. Be Here Now... 3. Inertia (Crashing Through the Doorways of Eternity) 4. Traversing the Wandering Star 5. Ascending a Pillar of Light
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Line Up
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Michael Schrock (Voce, Chitarra) Adrian McClair (Chitarra, Batteria) Zach Johnson (Batteria)
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RECENSIONI |
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