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Udo Dirkschneider - My Way
24/05/2022
( 1536 letture )
Settant’anni appena compiuti e una carriera che -è il caso di dirlo– non ha davvero bisogno di presentazioni. Dieci lustri circa trascorsi calcando ogni possibile palco in ogni Continente, dall’esordio con gli Accept fino a oggi, il Sig. Dirkschneider è sempre restato fedele a se stesso e alla sua concezione di heavy metal. Completamente disinteressato sia all’alternarsi delle mode che delle modalità di fruizione degli album. Niente droghe, niente eccessi. Solo musica, dedizione e voglia di divertirsi senza dare confidenza alcuna a quanto scritto sulla carta d’identità. Con questi trascorsi e la sua esperienza, il buon Udo può anche permettersi di affrontare serenamente e in maniera credibile un capitolo musicale che spesso ha fatto fare brutte figure ai loro autori, artisti metal o meno che fossero: quello dell’album di cover.

Il sommario dell’opera è quindi composto da quindici titoli pescati tra quelli che hanno influenzato il gusto e la carriera del tedesco. Alcuni prevedibili, altri meno scontati e un paio piuttosto sorprendenti. Specialmente per la storia che ne accompagna almeno uno. Diciamolo subito: tranne un paio di momenti meno riusciti (o quantomeno che non colpiscono più di tanto), le versioni proposte da Udo colgono il massimo risultato possibile con un’operazione del genere. Quello di divertire restando plausibili e di proporre alcune canzoni da scoprire per i più giovani, portandoli magari ad approfondire gli artisti che le hanno scritte. Metallizzandole il giusto, al fine di creare una scaletta coerente quando le versioni "base" erano scariche da questo punto di vista, ma rispettandole invece a sufficienza quando si trattava di classici arcinoti. In ogni caso, rendendole tutte made in Dirkschneider . Scorrendo i titoli troviamo allora dei punti fermi dell’hard rock-glam/heavy Metal come Alex Harvey, Uriah Heep, Rainbow, The Sweet, Motörhead, Led Zeppelin, The Scorpions, AC/DC, Judas Priest e Queen (per i titoli dei singoli brani vi rimando alle note tecniche a margine della recensione), accanto a nomi altrettanto importanti, ma di derivazione prettamente rock e non solo, facilmente accostabili ai nostri gusti come quelli di Crazy World Of Arthur Brown, Billy Squier, Frankie Miller e Rolling Stones. Le canzoni spesso sono interpretate in modo più spiritoso rispetto alle incisioni originali a prescindere da quanto possano piacere le interpretazioni del tedesco (We Will Rock You dei Queen, per esempio), mentre certe scelte risultano almeno parzialmente inattese e per questo decisamente più sfiziose. Mi riferisco alle canzoni di Tina Turner, Wolfsheim e Frank Sinatra. Detto che ogni brano è logicamente cantato nel classico Udo-style, che talvolta ne cambia il senso almeno in parte, i tre pezzi potenzialmente fuori contesto sono da analizzare leggermente più a fondo. Per quanto riguarda They Call It Nutbush, dopo aver rilevato che funziona perfettamente anche in versione più elettricamente cazzuta, apprendiamo come non solo Udo sia stato grande fan di Ike e Tina Turner, ma come la canzone, pur non venendo mai registrata, sia stata a lungo un insospettabile pilastro del repertorio degli Accept in sala prove. Kein Zurück della band electropop/darkwave dei Wolfsheim, consente invece a Dirkschneider di affrontare il cantato in tedesco per la prima volta in carriera -fatto abbastanza singolare, vista la sua età- e di farlo con un testo molto sentito. Per quanto riguarda My Way di Sinatra, è ancora più che altro il testo a essere importante in quanto vero manifesto dell’album, mentre per il cantato Udo ha avuto il buon gusto e la furbizia di fare semplicemente il massimo che gli era possibile, senza cercare di imitare Frank.

Alla fine abbiamo qualcosa di veramente ben riuscito (They Call It Nutbush), qualcos’altro che funziona a prescindere in quanto brano così immediato e giusto che sarebbe stato davvero difficile rovinarlo (T.N.T. come altro esempio) e qualcos’altro ancora di “udizzato” senza badare troppo all’originale (We Will Rock You), ma sempre col divertimento e la voglia di omaggiare in modo personale la propria storia e quella del rock e dintorni. Si tratta di un disco imperdibile? Affatto; ma di sicuro nemmeno voleva esserlo. È almeno riuscito perfettamente dall’inizio alla fine? Nemmeno. Però funziona lo stesso e come abbiamo già detto, diverte. My Way è un modo leggero per capire da dove viene un cantante tuttora amatissimo e magari per avere la scusa per tornare su materiale messo da tempo su uno scaffale, ma meritevole e sempre coinvolgente. O ancora per scoprire qualcosa che si è lasciato indietro, non necessariamente metal. Non sarà tantissimo, ma tutto considerato è più di quanto ci si potesse attendere.
Bravo Udo.



VOTO RECENSORE
76
VOTO LETTORI
40.77 su 9 voti [ VOTA]
Sonny73
Sabato 28 Maggio 2022, 14.39.05
1
Se ascoltato senza pretese è un album divertente e godibile.
INFORMAZIONI
2022
Atomic Fire Records
Heavy
Tracklist
1. Faith Healer (Alex Harvey)
2. Fire (Crazy World Of Arthur Brown)
3. Sympathy (Uriah Heep)
4. They Call It Nutbush (Tina Turner)
5. Man On The Silver Mountain (Rainbow)
6. Hell Raiser (The Sweet)
7. No Class (Motörhead)
8. Rock And Roll (Led Zeppelin)
9. The Stroke (Billy Squier)
10. Paint It Black (The Rolling Stones - Edit Version)
11. He’s A Woman, She’s A Man (The Scorpions)
12. T.N.T. (AC/DC)
13. Jealousy (Frankie Miller)
14. Hell Bent For Leather (Judas Priest)
15. We Will Rock You (Queen)
16. Kein Zurück (Wolfsheim)
17. My Way (Frank Sinatra)
Line Up
Udo Dirkschneider (Voce)
Peter Koobs (Chitarra)
Stefan Kaufmann (Chitarra)
Dee Dammers (Chitarra)
Andrey Smirnov (Chitarra)
Peter Baltes (Basso)
Sven Dirkschneider (Batteria)

Musicisti Ospiti
Dieter Kuhlmann (Trombone)
Jens Buschenlange (Tromba)
Tommy Schneller (Sassofono)
Mathias “Don“ Dieth (Chitarra traccia 3)
Harrison Young (Organo tracce 3 e 5)
 
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