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27/04/25
HEILUNG
TEATRO DEGLI ARCIMBOLDI - MILANO
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03/07/2022
( 1122 letture )
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Le idee sono chiare, da subito. I primi giri del basso ed il vortice creato dal riff non lascia spazio ad interpretazioni diverse. I Chemicide ribadiscono, in questo nuovo album, di aver cementato il loro amore per il thrash europeo, con maggiore consapevolezza rispetto ai lavori precedenti, quelli nei quali comunque già si avvertiva che la terra era buona e che il frutto sarebbe stato succoso. Due nomi storici tuonano al di sopra degli altri, quello dei Kreator e quello dei Tankard. Dei primi ne posseggono la pesantezza; degli altri la rapidità di esecuzione. Common Sense è un lavoro che si muove sulla strada del ritorno agli anni ’80. Fatto di tanti ottimi richiami, la band del Costa Rica regala mezz’ora intensa, mai banale, affatto scontata.
I primi due brani, Self Destruct e Lunar Eternity, sono una coppia di gioielli. Rapidi, efficaci, vorticosi. L’ascolto è caratterizzato da riff azzeccati e da cambi di tempo calibrati. Quando ti viene voglia di alzare il volume, il gioco è fatto. O devi rivolgerti ad Amplifon (speriamo proprio di no), oppure il piacere auricolare ti pervade al punto tale da necessitare di una dose massiva della musica che i Chemicide sanno regalare con tanta passione. Sentimento che trasuda in ogni secondo di questa nuova fatica, la band segna un altro gol con il pezzo che dà il nome all’album. La title-track è tecnica, carnosa, paurosamente coinvolgente. Sembra di ascoltare i Destruction dei tempi migliori. La solidità della composizione è granitica tanto che anche quando c’è tempo per sfoderare le doti tecniche, la band sa farlo senza incorrere in banalità et similia. Meno riuscita, a nostro avviso, è Barred Existence il cui limite sta nell’attorcigliarsi su sé stessa senza mai trovare un acuto. Un missile sparato ad altezza d’uomo, questo è False Democracy. Il thrash qui si fa ultra speed, proprio come eravamo abituati ad ascoltare al tempo a fine anni ottanta. Le corde del basso scolpiscono toni chiassosi, la voce perfetta di Frankie fa il resto. Tra il 2011, data del loro esordio con l’EP Radioactive Annihilator, ed il 2015 (parliamo di Episode of Insanity), sono incorsi anni di silenzio. Quattro anni in cui forse si era pensato di smettere. Periodo in cui i nostri avranno immaginato che forse era meglio tornare a fare il cassiere al supermercato o il dentista. Ed invece, superate le crisi esistenziali, i Chemicide sono rimasti tra noi, pronti a creare il panico come durante l’esecuzione di Color Blind, altro pezzo da annoverare tra quelli di grande pregio. Strike as One è un classico thrash teutonico, caciarone e sparato a velocità siderale. La centralità della batteria suonata da Luis Fer è palese. Le pelli vengono strattonate e poi battute con forza per consentire ai suoni di uscire blasfemi. Strike as One è un pezzo credibile al di sopra della media; è un punto assai alto di questo intero lavoro e se vi piace fare gli ascolti random, iniziate proprio da questo. Il basso disperato di Jorge si fa acuto, teso come un arco di legno nell’atto di scagliare un dardo. Lo seguono i suoi sodali; la voce di Frankie è forsennata, carica di pathos al punto da essere un vortice nel quale cadere ondeggiando la testa. Non dispiace la seguente Disposable, anzi. È anche questo un pezzo che dimostra, se mai ce ne fosse ancora bisogno, lo stato di grazia della band che si avvale di una produzione tutt’altro che basica. In cuffia i suoni sono secchi, mai pastosi. Il finale arriva con It’s an Action, traccia dal sapore chiaramente Tankard. Cruda, acida, ipnotica.
Common Sense è un album che il thrasher deve avere, ascoltare, lodare. Le cose buone, i Chemicide, le avevano iniziate a fare già nel precedente Inequality (ne hanno venduto 3000 copie), tuttavia lì c’erano ancora della asperità da ripulire ed una produzione non propriamente perfetta. In questo ultimo lavoro, forse anche grazie ad un paio di cambi nella line-up, viene fuori il meglio delle idee già ascoltate; questa volta però nella piena consapevolezza di aver sfornato brani, pressoché tutti, di alto livello.
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4
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Grande band. Niente di originale ma vanno bene così. |
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3
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Ohhh finalmente un pò di new wave. Gran discone |
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2
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Niente male, sfuggono ad una certa ripetitività di fondo che affligge il genere. 75/100. |
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1
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Riascoltato proprio oggi. Piacevole dischetto. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Self Destruct 2. Lunar Eternity 3. Common Sense 4. Barred Existence 5. False Democracy 6. Color Blind 7. Strike as One 8. Disposable 9. It’s an Action
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Line Up
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Frankie (Voce e Chitarra) Sebastian (Chitarra) Jorge (Basso) Luis Fer (Batteria)
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RECENSIONI |
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