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Kaleidobolt - This One Simple Trick
03/08/2022
( 1246 letture )
Molto spesso si rimpiange la capacità di quelle band che sapevano andare oltre i generi, creando album che potevano sì appartenere fieramente a una corrente precisa, ma al tempo stesso contenevano elementi di imprevedibilità che li rendevano inafferrabili e mostravano agli altri che la sostanza di cui era composta la band era ben maggiore di quanto si poteva immaginare. Un approccio che col tempo si è andato perdendo e che caratterizzava anche band apparentemente iper-ortodosse come Black Sabbath (con le varie Changes, Laguna Sunrise, Supertzar, per dirne alcune) o Judas Priest. Man mano che il genere si andava standardizzando, invece, si è sempre di più puntato sulla compattezza e in un certo senso sull’aggressività, più che sulla capacità di introdurre elementi nuovi che potessero aprire porte di ispirazioni utili anche in seguito. Un processo naturale, nel quale magari quelle stesse porte diventavano veri e propri sottogeneri, che a loro volta si standardizzavano o si sottoponevano a ulteriori evoluzioni, se feconde. Ma il processo, inevitabilmente, porta verso l’omologazione e pochi sanno sottrarsi a questo percorso e, anzi, lo ricercano ferocemente, quale manifesto d’identità. Una band che di tutto questo ha deciso invece di fregarsene in maniera radicale sono i finlandesi Kaleidobolt, che arrivano al loro quarto album e confezionano con This One Simple Trick una uscita stralunata, coloratissima, divertente e irriverente al tempo stesso.

Inquadrare la proposta del trio, che si è da poco rivoluzionato con l’arrivo di Mårten Gustafsson, è tutt’altro che facile e certo la band non fa nulla per aiutarci. Diremo che la loro proposta si abbevera tanto della psichedelia sessantiana, quanto dell’hard rock e al prog settantiano, fino al proto-metal con derive che richiamano Hawkwind e Motorhead, garage punk, psichedelia californiana e stoner, con influenze tra le più disparate, tra Queens of the Stone Age, Witchcraft, Graveyard, Motorpsycho e i grandi classici. Quello che ne esce fuori, come suggerito dal nome stesso del gruppo, è un caleidoscopio impazzito, paranoide e saturo di colori e atmosfere che, come è facile intuire, si fa molto prima e molto meglio ad ascoltare che a descrivere. Anzi, diremmo a pretendere di descrivere. Sembrerebbe che l’arrivo di Gustafsson abbia contribuito a un’ulteriore ventata di schizofrenia, derivante dallo stile ipervitaminico e in qualche caso praticamente affine al thrash o, almeno, alle consuete velocità di crociera motorheadiane. Un’impressione che ben si può cogliere dall’opener Fantastic Corps, che presenta una prestazione a dir poco travolgente del batterista, lanciato su pista come un recordman, a fronte di un brano palesemente ancorato invece alla psichedelia e al garage rock, con tanto di armonizzazioni westcoastiane e derive cosmiche, in un contrasto di stili divertentissimo e pieno di vita. Ma è solo un episodio di un album strapieno di soluzioni non necessariamente strabilianti o inedite di per sé, ma forte di accostamenti folli e però alla fine molto coerenti, come nel caso del singolo e seconda traccia I Should Be Running, caratterizzato da una strofa leggera e quasi sonnolenta, soffusa e tipicamente vicina ai Queens of the Stone Age, con quell’atmosfera western che poi viene stravolta da un inciso ipervitaminico e carico e un finale tutto basso e batteria, che lancia un delirante assolo. In tanta abbondanza di soluzioni e accostamenti si potrebbe pensare che il rischio vero per il gruppo sia perdere bussola e controllo sul songwriting, tirando fuori brani che risultano poi alla fine meri pretesti per azzardi stilistici fini a se stessi e musicalmente irrilevanti. Ebbene, va reso invece merito ai Kaleidobolt che, seppur con qualche autoindulgenza, hanno saputo costruire dei brani sensati e melodicamente riusciti, che si apprezzano singolarmente e nell’insieme, seppure all’inizio si resti un po’ frastornati. In tal senso, difficile anche consegnare la palma di miglior album, dato che il gusto individuale influenzerà il giudizio. Certo che una Merja-Liisa, con le sue melodie beatlesiane stralunate, i corni e le tastiere, con un approccio che potrebbe ricordare i Bigelf oppure ancora la conclusiva Walk on Grapes, che invece va a lambire il proto-heavy di Captain Beyond e Pentagram, assieme al doom sabbathiano, si fanno apprezzare molto; d’altra parte, la rinnovata cavalcata psichedelica di Weekend Warrior con gli squarci rallentati del refrain o la partenza proto-speed metal di Border Control, con un ancora ottimo lavoro di Gustafsson, la quale poi offre tra le migliori melodie del disco assieme a quelle dell’opener e un refrain esaltante o, ancora, la stralunatissima quanto veemente colata hard rock tinta di prog e psichedelia di Ultraviolent Chimpanzee, con un grandissimo lavoro di basso non sono da meno e confermano in tutto la qualità di un disco riuscito, coraggioso e divertente.

Scegliere la via vecchia e comoda dell’identità di genere, ripetendo cliché all’infinito e aggrappandosi alla coerenza e alla “fede” è un ottimo sistema per evitare di costruire qualcosa che vada oltre il tutto e subito. Richiede coraggio, pazienza e passione, amore per la musica in senso ampio e tanta voglia di rischiare. Perché se prendi ingredienti conosciuti e segui una ricetta scritta da altri, probabilmente il risultato dopo qualche tentativo sarà per forza di cose almeno accettabile. Provare a creare qualcosa di nuovo e diverso, che incontri il gusto degli altri senza per questo assecondarne la pigrizia è altra cosa. I Kaleidobolt non sono dei novelli scopritori di mondi e non propongono certo qualcosa di inedito, lungi da loro. Ma hanno gusto e coraggio e riescono dove molti falliscono, offrendo un disco di cui non si è in grado di predire cosa verrà subito dopo, né dove si andrà a parare, senza per questo apparire avanguardistici o necessariamente folli. Il risultato è This One Simple Trick, un disco ottimo, ben più che piacevole all’ascolto e suonato alla grande. Al quarto tentativo, questi ragazzi finlandesi hanno tirato fuori un signor disco. A voi decidere se dargli fiducia o meno.



VOTO RECENSORE
81
VOTO LETTORI
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INFORMAZIONI
2022
Svart Records
Psychedelic Rock
Tracklist
1. Fantastic Corps
2. I Should Be Running
3. Merja-Liisa
4. Weekend Warrior
5. Border Control
6. Ultraviolent Chimpanzee
7. Walk on Grapes
Line Up
Sampo Kääriäinen (Voce, Chitarra, Tastiera)
Marco Menestrina (Basso, Voce, Tastiera, Percussioni)
Mårten Gustafsson (Batteria)
 
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