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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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Thoughtcrimes - Altered Pasts
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30/09/2022
( 1105 letture )
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Lo Psicoreato è qualunque elaborazione di pensiero, anche inconscio o involontario, contrario al pensiero unico sotto il regime totalitario elaborato da Orwell nel suo 1984. Esso necessita di una inquisitoria psicopolizia che tutto vede e tutto sa. “Lo psicoreato non porta alla morte: è la morte”. Dal cosiddetto delitto di pensiero trae ispirazione il moniker del progetto Thoughtcrimes, band nata per divertimento nel 2008 dall’idea di Billy Rymer (ex batterista dei Dillinger Escape Plan >), con il chitarrista Bryan Sallivan nella composizione del pezzo Misery’s A Muse. Coadiuvati dal cantante Rick Pepa, dal secondo chitarrista Russ Savarese e dal bassista Cody Hosza, pubblicano nel 2019 Tap Night, aggressivo EP di quattro tracce scritto in una sola settimana ed il 26 agosto 2022 hanno invece debuttato con Altered Pasts, via Pure Noise Records, LP prodotto da Mike Watts (già produttore di Glassjaw, Hopesfall, The Dear Hunter) ai VuDu Studios di Long Island.
La band propone un chaotic-noise-hardcore caustico, frenetico e introspettivo, laddove l’aggettivo caotico è una semplificazione basata sull’apparente primo impatto. Alcuni potrebbero poi, per la presenza strutturale di Rymer, riservare preconcetti col timore di ritrovarsi catapultati in una riproposizione pretenziosa del progetto mathcore di riferimento ispirato al criminale John Dillinger. Altered Pasts, invece, fa viaggiare su diversi piani percettivi, risultando audace ma senza compromessi dalla primissima nota. Riff hardcore spinti e graffianti danzano tra eruzioni mathcore e tensioni alt-metal, sensazioni heavy post-punk si alternano a interludi elettro-noise sperimentali ben implementati tra raffiche stridenti e urla dissacranti che strizzano l’occhio al grind. Un disco che dà un senso al caos, nella accezione più anarchica e quindi autoregolatrice del termine e lo incanala in una visione futurista della realtà, distopica e rarefatta, in cui l’aria è appesantita da uno stato oppressivo e senza via d’uscita. Sprona, però, a guardarsi dentro, istiga al risveglio da un tepore sociale irrimediabilmente profondo ed alla rivolta contro un sistema che appiattisce le menti, azzera il pensiero critico e omologa indistintamente ai fini del controllo delle emozioni e delle libertà personali.
La traccia iniziale mette immediatamente il timbro distopico a questo lavoro, nel suo essere diretto e sperimentale. La luce del faro è un riferimento simbolico che si riproporrà nelle liriche nel corso della mezz’ora di viaggio, che volerà via in un baleno. Già Platone aveva elaborato il mito della caverna come allegoria di un mondo in cui gli uomini sono prigionieri e schiavi dell’ignoranza. Il sistema carcerario del Panopticon, inventato da Jeremy Bentham nel 1791, voleva esserne l’attuazione penitenziaria per eccellenza. Un sistema di controllo perfetto che ispirò l’occhio del Grande Fratello Orwelliano. Il filosofo francese Michel Foucault, che studiò lo sviluppo delle prigioni, vide in questo archetipo un modello ideale nella sua funzione e, di conseguenza, un paradigma della moderna società capitalistica. Una raffica brutale si abbatte immediatamente come un tremendo schianto. Cavalcate violente ed esplosioni viscerali si alternano, incastrate in dinamiche accurate e assolutamente azzeccate che infondono pesantezza e profondità, in cui spiccano le innegabili capacità di Rymer di elevare il livello ritmico rendendolo assolutamente furioso e l’egregio e strutturale basso di Hosza, mai nascosto e capace, anzi, di supportare il groove nei momenti giusti. La follia delle chitarre, adornate da slide picking e riff snervanti con episodi martellanti, pervade pezzi come Mirror Glue e Keyhole Romances, calmati solo da brevi interludi noise che danno un parziale respiro in un vortice che, come un buco nero, ingloba i detriti circostanti. La voce di Pepa è versatile nei suoi scream prepotenti e ringhiosi, che sfociano talvolta nell’high witch e diventa, viceversa, suadente e catartica nei clean con un richiamo a Chino Moreno, ma è solo un accostamento di riferimento perché la capacità intenzionale, tecnica e interpretativa sono assolutamente peculiari della sua personalità, sia nelle situazioni più urlate che nei flussi di coscienza più melodici. Talento e carisma da vendere. La parte intimista e decadente della band emerge in New Infinities, dove un’intenzione doom diventa psichedelica nella seconda strofa grazie ad archi e sottotraccia elettronici e, ancora, nel brano conclusivo, Lunar Waves, che offre emozioni contrastanti: nell’arrangiamento iniziale ci sente come in Gravity, astronauti fluttuanti nel vuoto, in un lento e inesorabile allontanamento dal pianeta ed è poi compito della linea vocale quello di riportare l’ascoltatore con i piedi piantati a terra, in catartica contemplazione dell’universo, per porsi questioni sull’esistenza di mondi paralleli e nuovi infiniti. Se The Drowning Man è l’episodio in assoluto meno accessibile, se non per gli intenditori del genere, la già spiccata impronta mathcore assume la sua massima espressione nell’acida e lievemente sludgy Dare I Say e nelle ansiogene Deathbed Confessions e Coscience On Tilt in cui si accenna l’influenza “Dillinger”. L’elettronoise ha regalato il nome al disco con la parentesi industrial trip hop a metà disco mentre la traccia più particolare, che potrebbe sembrare una voce fuori dal coro, ma che in realtà con la sua atmosfera riesce ad essere coerente è Hai un accendino: un parlato, in cui il poeta Michael Clarity legge una sua poesia scritta appositamente per la band trovandosi bloccato in Vietnam all’inizio della pandemia, cita un estemporaneo “Buonasera Buonasera, Hai un accendino” il cui senso poetico risulta di difficile interpretazione.
Altered Pasts è un album primordiale che sbalordisce nella sua sacralità schizofrenica e riflessiva. Un rollercoaster, rilassante e terrificante, nei suoi rallentamenti e nelle sue accelerazioni, oscuro ma mai disilluso, si sviluppa in evoluzioni dinamiche e strutturate, forte del suo status di debut album poiché libero da schemi prestabiliti, diktat discografici o aspettative da soddisfare. Si percepisce la libertà artistica nella loro follia espressiva ed è palese quanto la band si diverta proponendo una miscela esplosiva e monolitica della loro visione del mondo attuale, inesorabilmente in declino. I Thoughcrimes non fanno di certo musica per cuori deboli. Non sono un ascolto semplice, per chiunque. Necessitano di un approfondimento per stupire e lo meritano. Se invece amate band quali Converge, Norma Jean o The Chariot è un ascolto imprescindibile e, magari, un serio candidato per essere uno dei migliori dischi undergound dell’anno.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Panopticon 2. Mirror Glue 3. Keyhole Romance 4. New Infinities 5. Altered Pasts 6. Dare I Say 7. Hai Un Accendino 8. Coscience On Tilt 9. The Drowning Man 10. Deathbed confessions 11. Lunar Waves
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Line Up
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Rick Pepa (Voce) Russ Savarese (Chitarra) Brian Sallivan (Chitarra) Cody Hosza (Basso) Billy Rymer (batteria)
Musicisti ospiti: Michael Clarity (voce su traccia 7)
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RECENSIONI |
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