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Xasthur - A Gate Through Bloodstained Mirrors
05/11/2022
( 1169 letture )
Un sinistro cancello si spalanca nell’oscurità, circondato da specchi i cui riflessi opachi sono offuscati dal sangue e appena illuminati da lugubri candele: una figura compare sfocata, i contorni appena percepibili nelle tenebre, ma due occhi malefici brillano e ardono come antiche stelle nel cielo notturno, e catturano sguardo e anima, conducendoli attraverso i cancelli alla volta del regno dell’aldilà.
Sono immagini come questa, fugaci come un bagliore e fosche come la notte, quelle evocate da A Gate Through Bloodstained Mirrors, primo (capo)lavoro compiuto a firma Xasthur. Su di un terreno oscuro e appena calcato in passato da realtà come Strid e Forgotten Woods, Malefic erge solitario una magnificente cattedrale sonora di disperazione e misantropia, un monumento a cui di lì a breve in tantissimi avrebbero guardato per dare forma a quello che prenderà il nome di depressive suicidal black metal. Il solitario musicista californiano ha tante idee e precise in testa sin da subito e non si perde granché dietro demo dallo stile in divenire o lavori “introduttivi”: egli manipola la materia black metal in un modo nuovo, servendosi di tempi, accordi, arpeggi e progressioni da cui scaturisce un sound che è già definito, inconfondibile, unico ed originale. La carica malvagia che nel black primigenio si esprimeva attraverso atmosfere rarefatte e furia cieca, qui si trasforma in una ricerca continua di sensazioni di disperazione, in un’evocazione di paesaggi desolati per mezzo di riffs dilatati, ripetuti ipnoticamente, sorretti da una sezione ritmica minimale e da onnipresenti, melancoliche tastiere. E se in questo, come nell’approccio in generale, si potrebbe scorgere facilmente l’influenza dell’arcinota one-man band norvegese, la musica di Xasthur va ben oltre quanto avesse anche solo immaginato Count Grishnack: essa esplora a fondo come mai prima sensazioni di autodistruzione, nichilismo e depressione calandole in una musica quasi eterea, in una dimensione immateriale e senza tempo.
Persino il particolare delle “Montagne innevate” tratto dal dipinto “La giornata buia” di Pieter Bruegel il Vecchio, scelto come artwork del disco, ben trasmette le sensazioni di vuoto, desolazione e malinconia che vengono veicolate dalla musica e dai testi; eppure, un suo fascino, seppur diverso, la conserva anche le copertina delle edizioni successive, con l’immagine di Malefic e di un cappio, ormai simbolo dell’intero movimento DSBM.

Il maelstrom sonoro inseguito da Malefic prende così forma e corpo, riempie lo spettro sonoro pur non avvalendosi certo di una produzione limpida, bensì di una registrazione alquanto raw, quasi da demo, in cui i volumi non sono regolari, i suoni poco definiti e le chitarre dal suono particolarmente lo-fi, sporche e fangose, che in alcuni casi stendono veri e propri tappeti di distorsione per le melodie dei synth, mentre il basso pulsa mesto sullo sfondo.
Fin dall’intro, costruita su due soli accordi, arcani ed ossessionanti e la bellissima prima parte di Moon Shrouded In Misery, ci si rende conto di come Xasthur riesca in una maniera unica ed inavvicinabile a combinare accordi, a tessere melodie tragiche e cariche di dissonanze, a fondere gli strumenti tra loro mentre infuria uno screeching indefinito, indecifrabile, che invade la scena carico di riverbero e odio. Le composizioni, come diverrà canone del genere, sono lunghe e costruite su pochi riff e relative variazioni, ripetuti all’infinito, come a voler far cadere in un’ipnosi. Con Suicide In Dark Serenity si raggiunge uno degli apici del disco: si tratta di una versione più estesa del brano che verrà riproposto qualche anno dopo sull’omonimo EP, un viaggio di oltre 10 minuti nell’oscura serenità che precede l’annichilimento del corpo e dell’anima, messo in musica attraverso una progressione discendente che cattura immediatamente l’ascoltatore, talvolta accompagnata dall’arpeggiare di una chitarra in clean sognante, malinconica, che si alterna con altri riff più veloci, movimentati e ancora una volta, estremamente evocativi. Mentre l’opener manteneva però un carattere abbastanza burrascoso e irruento, e anche il brano successivo si regali una sezione più movimentata nel mezzo, con Dwell Beneath the Woods of Evil si passa invece ad un mid-tempo catartico, dal retrogusto burzumiano. Cursed Be the Memory of Light, altro brano degno di nota, colpisce inizialmente con il suo riff triste e riverberato e il suo up-tempo aggressivo, per poi tornare a momenti cadenzati, in cui la chitarra distorta e pulita intrecciano i loro arpeggi. Qui lo screaming raggiunge un effetto lancinante e quasi inumano che ben si fonde con la natura triste ma battagliera del brano. L’effetto dei synth in Possession of Desolate Magick è quasi straniante, crea un’atmosfera arcana e misteriosa grazie anche alle inquietanti chitarre, mentre con Storms of Red Revenge e A Spell Within the Winds si torna a ritmiche cadenzate e atmosfere plumbee, con lo screaming di Malefic che riemerge nuovamente come il grido lancinante di uno spirito in pena. Summon the End of Time è invece un intermezzo strumentale in cui la tastiera costruisce atmosfere incantate prima di essere raggiunta sul finale anche dalla sezione ritmica, che con un semplice accompagnamento doppia cassa-basso ci conduce verso la title-track, con la sua intro quanto mai onirica e il solito susseguirsi di riff lenti e tristemente melodici e dissonanze. A conclusione troviamo poi il black quasi più classico di Kingdom of Burning Crucifixions, l’arpeggiare struggente e l’aleggiare inquieto dei synth pad della seconda parte di Moon Shrouded In Misery, e infine il tributo definitivo a Burzum con la cover di Black Spell of Destruction / Channeling the Power of Souls Into a New God, con dei particolari inserti di synth, le armonizzazioni del basso e le urla incomprensibili di Malefic che imprimono il marchio Xasthur anche su quest’ultimo brano.

A Gate Through Bloodstained Mirrors è dunque una pietra miliare imprescindibile per l’intero genere DSBM, il cui unico ma tutto sommato non insormontabile difetto sta solo in una produzione forse eccessivamente amatoriale, in cui in particolare la voce prende spesso troppo il sopravvento rispetto alla sezione strumentale. Neo giustificato dalla veste praticamente di demo in cui fu pubblicato originariamente il disco, ma che è stato in parte anche smussato in futuri remaster, a partire da quello uscito nel 2008 per la Hydra Head Records. Questo ha apportato delle modifiche che sono state mantenute anche nelle successive reissue: oltre a modificare profondamente il sound, levigandolo per quanto possibile e a limitare la prepotenza delle vocals, ha completamente eliminato queste ultime dalla maggior parte dei brani, che diventano quindi strumentali, e ha sostituito Summon the End of Times con una cover, per la verità non eccezionale, di Eternal Empire of Majesty Death, dei Mütiilation, altra importante influenza per il progetto americano.
La cattedrale eretta da Malefic rimane ad oggi un monumento intoccabile ed inimitato: per quanto altri, spinti dalla magnificenza dell’opera, abbiano provato a costruire sullo stesso terreno di miseria e disperazione su cui ha proliferato la musica di Xasthur, in pochi e forse solo lo stesso artista, riusciranno ad eguagliarne la potenza espressiva e l’atmosfera al contempo disperata, onirica e malsana.



VOTO RECENSORE
85
VOTO LETTORI
80 su 3 voti [ VOTA]
Transcendence
Giovedì 10 Novembre 2022, 18.50.50
4
@ LUCIO 77: "Contento lui", per l'appunto. Scott Conner, classe 1973, cercava di fare musica già negli anni 90, ma aveva conosciuto tante persone poco serie nel dedicarsi alla musica, al punto che perse la pazienza e fece tutto da solo. Stessa storia che fecero, sempre negli Stati Uniti e intorno allo stesso periodo, Andrew Jay Harris (Judas Iscariot), Jef Stuart Whitehead (Leviathan), Neill Jameson dei Krieg, i cui primi due album furono registrati con degli amici con poco spazio per gli arrangiamenti, Blake Judd dei Nachtmystium (nei primi tempi erano praticamente alla stregua di un progetto solista), e tanti altri sparsi nel globo. Altri due individui che pubblicavano album al limite dell'ascoltabile erano Vidar Våer (Ildjarn), il tizio dietro ai Drowning the Light e soprattutto Russell Menzies degli Striborg, ricordo che quando ascoltavo i suoi primi lavori rimpiangevo la non-produzione di quelli di Xasthur.
LUCIO 77
Giovedì 10 Novembre 2022, 17.37.43
3
Per Transcendence: Ciao, grazie per le delucidazioni.. Boh, magari un ascolto lo darò agli altri Album.. Comunque se il Creatore di questo Progetto ha optato per una Produzione ai limiti della decente resa sonora, contento Lui.. Alla prossima.
Transcendence
Giovedì 10 Novembre 2022, 0.41.37
2
@ LUCIO 77; Questa è una domanda da fare a Scott Conner stesso, anche perché anche Sigils Made of Flesh and Trees fu pubblicato nel 2017 per lo stesso motivo. Non ci sarebbe nulla di male a ri-pubblicare un lavoro in questo formato finché c'è una fanbase disposta ad acquistarlo (e non sarebbe il primo, se gran parte del materiale qui non è stato messo in altre pubblicazioni, e se si considera che il resto della discografia fino al 2010 è prodotta in maniera simile se non in maniera ancora più cruda e approssimativa ma nonostante tutto Nocturnal Poisoning rimane un album storico per il genere intero, questi sono dettagli. Questo non è di certo il lavoro ideale da cui partire per approfondire la discografia, piuttosto consiglierei il debutto citato oppure Telepathic with the Deceased, che è un minimo più accessibile. Se poi non ce la fai proprio, Scott Conner dopo il 2010 ha trasformato Xasthur in un progetto totalmente in acustico Folk/Blues/Gothic, prima con il nome Nocturnal Poisoning e poi ri-usando il moniker precedente, ha anche cominciato a fare concerti assieme ad altri membri. A Misleading Reality, del 2013, è un disco che non ha molto da invidiare rispetto a quanto fatto in precedenza da Scott stesso.
LUCIO 77
Giovedì 10 Novembre 2022, 0.22.12
1
Ho ascoltato questo Album senza prima leggere la Recensione.. Ad un certo punto mi è sorto il dubbio, poi quasi confermato, che fosse tutto strumentale.. Quindi leggendo la Recensione mi è stato tutto più chiaro.. Ciò che non capisco è cosa serva ripubblicare un Lavoro che all'ascolto suona peggio del Demo? Va bene tutto, ma come scrive il Recensore, siamo ai limiti dell'Ascoltabilità.. Poi prendo atto che abbia un'aurea di culto, ma...
INFORMAZIONI
2001
Profane Productions
Black
Tracklist
1. Intro
2. Moon Shrouded In Misery (Part I)
3. Suicide In Dark Serenity
4. Dwell Beneath the Woods of Evil
5. Cursed Be the Memory of Light
6. Possessions of Desolate Magick
7. Storms of Red Revenge
8. A Spell Within the Wind
9. Summon the End of Time
10. A Gate Through Bloodstained Mirrors
11. Kingdom of Burning Crucifixions
12. Moon Shrouded In Misery (Part II)
13. Black Spell of Destruction / Channeling the Power of Souls Into a New God
Line Up
Malefic (Voce, Tutti gli strumenti)
 
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