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The Mars Volta - The Mars Volta
23/02/2023
( 2179 letture )
Il ritorno di una band o musicista è sempre un momento delicato nella carriera di un artista, un momento in cui il fattore x è dato, senza ombra di dubbio, dalla summa di tutte le idee messe concretamente in gioco più la pletora di aspettative dei fan che ne godranno. Di coloro, insomma, che per mesi o anni sono rimasti a digiuno e che più che mai attendono il ritorno del loro piatto preferito sulla tavola.

I The Mars Volta, con il loro ritorno, partivano sicuramente avvantaggiati per via della loro natura squisitamente anarchica. Con una formula così bizzarra e dinamica come la loro è sempre facile giustificare le varie scelte compositive con il semplice termine “sperimentazione”. Altrettanto facile, però, è la possibilità che un ritorno come questo avvenuto nel 2022 -e che porta il titolo della band, responsabilità di un certo peso- si ponga subdolamente sotto tale etichetta cercando di nascondere una mancanza di idee e brio molto più evidenti di un possibile “sperimentiamo con musica più semplice”. A farla breve, The Mars Volta è un disco che della sofisticatezza scardinata e scardinante di un De-Loused in the Comatorium o di un Amputechture ha poco o nulla, risultando anzi il suo esatto opposto in termini di originalità. E qui non si frappone un classico e sdolcinato intento nostalgico di voler trovare nel nuovo ciò che ormai fa parte del vecchio, ma la volontà di ritrovare un minimo di quella ricercatezza nelle partiture che costituiva la quintessenza delle release precedenti, quasi interamente sparita a favore di trovate immediate, altamente leggibili e poco esplorabili attraverso ripetuti ascolti.

Entrando nel merito, seppur il tutto venga aperto dalla piacevolissima Blacklight Shine con i suoi giri caraibici, poco ci si mette a far approcciare l’ascoltatore con la banalità di una Shore Story, sorretta da groove elementari e alla base di ogni singola canzone passata in radio negli ultimi trent’anni. Storia similare per una Palm Full of Crux, improntata interamente a una dolcezza strumentale e vocalica di quelle create artificiosamente tramite un ermetismo e suprematismo compositivo da mettere in crisi persino la filosofia del “less is more”. E così per molti altri pezzi. Attenzione, non si cada in errore di associare la semplicità alla banalità, così come l’assenza di virtuosismo alla povertà artistica, ma sono diversi i momenti in cui l’ascoltatore più navigato penserà immediatamente di essere dinanzi a una versione pesantemente edulcorata dei veri The Mars Volta, di quel progetto in cui oggi, Bixler-Zavala e Rodríguez-López, gettano trovate appena amabili al fine di giustificare un ritorno privo di quel tocco di follia che contraddistingueva il progetto. Se con i dischi passati ci si trovava dinanzi a una decostruzione spesso incomprensibile o addirittura blasfema della musica -quasi nello stile di uno Otomo Yoshihide, seppur in generi completamente diversi-, con quest’ultima release ciò che rimane sono solo sporadici spunti degni di nota comunque piuttosto addolciti e rammolliti nella loro esposizione. Si potrebbe (giustamente) contestare un giudizio di questo tipo sottolineando come l’audacia non sia -e non deve essere- sinonimo di qualità, ma è necessario sottolinearne un suo contrario: la banalità. Aggravante soprattutto se proposta da chi ha dimostrato di saper comporre ottima musica anche quando ci si crogiolava in trovate ben più convenzionali. Perché anche se considerato come lavoro di mera musica sperimentale o persino di puro pop rockeggiante, questo omonimo dei The Mars Volta è un disco che non esce fuori da una generale piacevolezza, risultando incapace di proporre una qualsivoglia sfida a chi lo ascolta e finendo così per obnubilare ciò che di buono intercorre durante l’ascolto. Da citare sono proprio la divertentissima Qué Dios Te Maldiga Mí Corazón; la sfaccettata e polifonica Flash Burns from Flashbacks con giri cacofonici, poliritmie e controtempi sofisticati; la conclusiva The Requisition, con sapori jazz sapientemente uniti a note più classicamente rock. Ma a parte tutti questi sprazzi artistici -consci che i momenti distinti non si possono chiaramente riassumere in un paio di brani- il disco nella sua interezza si mostra comunque come un insieme di scelte trite e ritrite. Impossibile non notare che anche un brano accattivante come la funky “Equus 3” mostri dopo poche battute la sua natura più necrotica, puntando su melodie alla Muse e, più genericamente, a un rock commerciale incapace di far uscire la grinta di quegli stessi musicisti che negli anni passati hanno dimostrato di saper dividere con carisma l’opinione di critica e pubblico.

Invece, con questa release, i The Mars Volta decidono di farsi cullare dalla corrente ricoprendo l’offerta del disco con una pellicola forzatamente “post”; forse per dissuadere da questa dura verità, o magari per far anche ricadere la colpa sull’ascoltatore che “non capisce l’arte”. Ma quando l’arte si fa povera, si realizza in pochi elementi e messi insieme come hanno fatto in migliaia di persone in precedenza, quando l’estro viene schiacciato dalla volontà di far sentire intelligente l’ascoltatore solo perché quest’ultimo passerà diverse ore a rintracciare dettagli invisibili per sentirsi realizzato nell’aver colto il segreto ultimo della musica tra due colpi di rullante, il tutto non può che farsi grottesco: un gioco di autoreferenzialità che perde di vista la luna, fermandosi al dito che la punta. Perché sì, la sperimentazione musicale della band ha lasciato il posto a una sperimentazione quasi “sociale”, per così dire. Un voler sfidare gli ascoltatori alla ricerca dell’ago nel pagliaio. Ma in questo pagliaio, purtroppo, di aghi ce ne sono decisamente pochi e la delusione più cocente arriva proprio quando ci si rende conto di tale verità. Se dunque può essere disonorevole che una formula così dissacrante si sia macchiata di conformità compositiva, è di sicuro maggiormente doloroso ammettere che The Mars Volta risulti un disco dimenticabile anche se immaginato come parto di band ben più convenzionali e “catchy”.



VOTO RECENSORE
56
VOTO LETTORI
78.42 su 7 voti [ VOTA]
Rani
Martedì 21 Marzo 2023, 11.01.40
10
Un disco che mi ha sorpreso molto, neppure mi aspettavo un nuovo disco loro. Per scorre che è una bellezza, divertente e con melodie azzeccatissime (se anche fossero melodie \'pop\', qual è il problema? È vietato?) Non sarà Frances the mute ma disco validissimo a mio modesto avviso.
Testamatta ride
Domenica 5 Marzo 2023, 15.15.21
9
Skull: e aggiungerei che, piaccia o non piaccia, alla fine questo è anche un album coraggioso sotto certi aspetti. In fondo loro sono sempre stati una band libera, e l\'album, bene o male, è coerente con questo tipo di approccio.
SkullBeneathTheSkin
Domenica 5 Marzo 2023, 14.30.11
8
Nelle mia sconfinata ignoranza, comunque, qui la parola pop è usata a sproposito. Imho, sarà quel che volete, duro no di certo, ma il pop è altra cosa.
Testamatta ride
Domenica 5 Marzo 2023, 11.45.56
7
Rodriguez Lopez aveva preannunciato un album pop distante dai precedenti. Quindi da questo punto di vista si era già preparati e non hanno motivo di esistere le critiche in tal senso. Il punto è che, trattandosi dei Mars Volta, non si tratta comunque di pop in senso stretto o come viene inteso universalmente. Nei meandri del disco si capisce che è un album diverso, alla fine né pop né Mars Volta classici (ammesso che si siano mai potuti definire tali). O se preferite potremmo dire: il pop secondo i Mars Volta. Io dico che è stato, ed è, un ascolto davvero piacevole; certo mancano le sfuriate chilometriche psichedeliche e tutto il resto, ma all\'interno del disco ci sono dei veri gioiellini. E a conti fatti, pertanto e al di là di tutti i giudizi, a mio parere occorre riconoscer loro l\'onore delle armi: grandissimi che continuano a fregarsene di tutto come hanno sempre fatto e che a 10 anni di distanza se ne escono con un album come questo che, piaccia o non piaccia, è quantomeno divisivo. Stima, rispetto e album promosso.
SkullBeneathTheSkin
Venerdì 3 Marzo 2023, 11.21.58
6
Devo dire che pensavo peggio: non è male, ma occorre essere nel giusto stato d\'animo, altrimenti risulta molto noioso. Senza stare a cercare cosa c\'è o cosa non c\'è, voglio dire... non è banale così come non è illuminato: la verità sta nel mezzo, direi anche come giudizio reda/lettori.
fasanez
Mercoledì 1 Marzo 2023, 11.15.17
5
Anch\'io vado controcorrente e mi accodo al commento precedente. Album che di certo è leggero, quasi pop, come dichiarato dalla stessa band ma che ha degli aspetti inconfondibili, come sound e ricerca della melodia e di tempi non banali e immediati che per adesso me lo fanno piacere e non poco. 85 sicuramente destinato a salire. Si può discutere sul fatto che poteva uscire a nome Rodriguez/Zavala, magari.
vascomistaisulcazzo
Martedì 28 Febbraio 2023, 11.05.59
4
Può non piacere, a primo ascolto sono rimasto quasi secco ma con il tempo è cresciuto, sorpresa dell\'anno forse album dell\'anno per me. Sono elementi da sempre presenti nella loro discografia e sono stati meticolosamente ampliati a lavoro intero non solo filler di cervellotiche composizioni, a patto che resti episodio isolato per me capolavoro.
Stefano
Sabato 25 Febbraio 2023, 19.55.00
3
Unica cosa e in accordo con la recensione mi sembra di ricordare che non si tratti e non si possa parlare più di prog (rock), ma di un pop (rock) danzereccio e in alcuni passaggi dalla natura asfittica e quindi addirittura pesante, difficilmente digeribile. Pure va detto con altri momenti più carini e leggeri, quindi nel complesso per me appena o anche non sufficiente.
Ishtar
Giovedì 23 Febbraio 2023, 20.33.35
2
Ho cambiato idea molte volte su quest\'album ...inizialmente non mi prendeva.Anzi , ad essere sincera , non mi piaceva proprio. Poi ascoltandolo a ripetizione ho avuto come un\'illuminazione Lo reputo un buon album davvero godibile per me è un 7,5 pieno . Alla fine è entrato di diritto nella mia top 20 annuale.
Gabriele
Giovedì 23 Febbraio 2023, 19.43.58
1
Un disco che oserei definire offensivo. Vedergli prendere un punto in più di Octahedron (osservazione futile, ne convengo, altri tempi, altra penna, solo numeretti... però mi è saltato all\'occhio) fa ancora più male
INFORMAZIONI
2022
Clouds Hill
Prog Rock
Tracklist
1. Blacklight Shine
2. Graveyard Love
3. Shore Story
4. Blank Condolences
5. Vigil
6. Qué Dios Te Maldiga Mí Corazón
7. Cerulea
8. Flash Burns from Flashbacks
9. Palm Full of Crux
10. No Case Gain
11. Tourmaline
12. Equus 3
13. Collapsible Shoulders
14. The Requisition
Line Up
Cedric Bixler-Zavala (Voce)
Omar Rodríguez-López (Chitarra)
 
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