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Ronni Le Tekrø - Bigfoot TV
07/03/2023
( 171 letture )
Adoro Ronni Le Tekrø da sempre, uno dei miei chitarristi preferiti da una vita. Il suo lavoro fantastico con una band che ho amato alla follia come i norvegesi TNT, lo ha reso influente e famoso per il suo tocco unico e i suoi soli fantasiosi, tecnici e sperimentali. Poi la band madre, dopo tante vicissitudini, si è fermata anni orsono, brutta botta la morte del platinato singer (ex Shy) l’inglese Tony Mills, anche se chi ama profondamente il combo nordico ritiene il periodo con l’immenso Tony Harnell praticamente unico, irripetibile e semplicemente da estasi. L’ultimo album della navicella madre è datato 2018, ma il precedente distava ben 7 anni, quindi parcheggiata la band, il nostro non si è perduto d’animo e ha dato alle stampe alcuni album solisti senza vincoli o stereotipi, distanziandosi da un certo hard/class metal di ottima fattura, per suonare ciò che più gli aggrada con la sua band fatta di sei elementi, lui compreso. Quindi su questo platter si spazia dal rock al prog, ad accenti jazz, stilettate blues e qualche reminiscenza dei bei tempi, mettendo semplicemente in un disco ciò che vuole e lo ispira, tutto però legato dal suo inimitabile virtuosismo chitarristico, che fa sempre tanta libidine. Come ha spiegato lo stesso musicista con un’arguta allegoria: Bigfoot TV è un viaggio che ritrae i miei pensieri interiori riguardo alla vita così com’è e alle cose strane che mi sono successe nel corso degli anni. È una metafora del consumo inutile di serie TV, misteri che non saranno mai risolti o che non avranno una conclusione. Così è stata anche la mia vita, quindi ho raccontato le mie storie personali e ho creato il mio canale televisivo con questo album. Il messaggio? La musica è uno strumento per creare l’armonia del mondo mentre cerchiamo le risposte.
Arguta e interessante come dissertazione, e devo dire che chi ascolta musica senza paraorecchie, in questo 9 tracks album, troverà molteplici spunti e piacevolezze. Chi non sa andare oltre e vuole solamente asce in fiamme, ampli a manetta e batteria in 4/4, farà meglio a non scendere nemmeno mezzo passo per approdare su questi lidi.

Copertina sinceramente brutta e poco significativa, poi parte il classico sound tipico nella timbrica del nostro. La voce del singer è terrosa, drammatica; il ritornello è american hard rock proveniente da Mercurio, la ritmica è compressa, satura, il doppio solo di Ronni è super nella sua semplicità, ma con immenso gusto, sposato al feeling esplosivo, che si fonde ad una tastiera pronta a deragliare; insomma Life on Long Island è un brano di ottima qualità. Demons si scioglie in un arpeggio delicato e acustico, la voce di Leif Knashaug è docile e singhiozzante fino a quando non entra un classico riff spacca giganti, trasformando il pezzo in chiaroscuri che mettono nostalgia per l’illuminato richiamo al gruppo originario; solo guitar straripante e fantastico. Moving Like a Cat è una traccia davvero strana e tutta da leggere: l’intonazione del singer è a metà tra il profondo e il canzonatorio, disseminata su un tappeto acustico e un ritornello darkeggiante, condito da cori squillanti e accenti nella strofa; l’assolo della sei corde è ricco di note stralunate, filate, e un talk box che va dritto come un fuso. The Black Rose è un rock oscuro e lunare che mischia il David Bowie dei primordi e certe espressioni Pink Floyd-iane, con tanto di orchestrazioni suggestive e una sei corde pronta a deflagrare sul finale del pezzo. A Handful of Time lecca ampie atmosfere celtiche, unendole a reminiscenze dei TNT più nordici e una strofa quasi “beatlesiana” fissata su punteggiatura chitarristica da marcetta, ma tremendamente affascinante; il breve solo deraglia e trascina via tutto. A New Day in the Morning è un blues rivisitato con una sei corde piangente che ricorda alcune creazioni del grandissimo Gary Moore, con una tastiera che ritaglia contrappunti; solismo morbido che provoca brividi. U.F.O. riparte da matrici hard rock con un riff dissonante per dissolversi, quasi subito, in una song d’atmosfera con coralità soavi, intermezzi tastieristici e lunghi dialoghi della chitarra in forma smagliante: una vera suite nel termine più esaustivo del termine; composizione veramente molto bizzarra ma di grande fascino. Not Today è un up tempo hard, risultando la traccia con meno peculiarità; infine Eyes of the Woods tira il tendone di fine spettacolo, regalandoci un’altra perla di straniti climi da respirare sino in fondo: una song molto attinente a certi percorsi “floydiani”, sia a livello vocale che di saliscendi strumentali e atmosferici.

Ci si può sforzare quanto si vuole ma chi intende incasellare a tutti costi un disco, troverà svariati problemi con questo Bigfoot TV. La nuova produzione del grande Ronni Le Tekrø appare semplicemente un album costruito su spiriti affastellati, espressioni musicali, pensieri correnti e stati d'animo in cammino; un viaggio compositivo che rifiuta di essere classificato ed etichettato, una mente creativa, una vena compositiva aperta, rende l’artista tale. Una raccolta di canzoni che sondano le radici del rock da diverse direzionalità, rendendo il prodotto multiforme ma legato alla scrittura qualitativa, poliforme e sempre sorprendente, di un grande chitarrista e strumentista. Ronni For Ever!



VOTO RECENSORE
76
VOTO LETTORI
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INFORMAZIONI
2022
TBC Records
Rock
Tracklist
1. Life on Long Island
2. Demons
3. Moving Like a Cat
4. The Black Rose
5. A Handful of Time
6. A New Day in the Morning
7. U.F.O.
8. Not Today
9. Eyes of the Woods
Line Up
Leif Knashaug (Voce)
Ronni Le Tekrø (Chitarre)
Jon Johannessen (Chitarra)
Markus O. Klyve (Tastiere)
Ove Husemoen (Basso)
Henrik Fossum (Batteria, percussioni)
 
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