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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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19/03/2023
( 1320 letture )
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La storia degli Slowdive non finisce bene. È infatti su di un consapevole suicidio commerciale che le vicende del gruppo britannico si infrangono, nel 1995. Dopo aver contribuito a gettare le basi dello shoegaze con due autentici capolavori, il Quintetto di Reading dà alle stampe Pygmalion, osticissimo lavoro minimalista e sperimentale. Ciofeca o sommità poco importa; in piena tempesta britpop, il clima non è favorevole all’ossessiva ed introspettiva pochezza contenuta nei solchi della raccolta. L’album viene snobbato da critica e pubblico. Una settimana dopo la pubblicazione, la Creation, tutta indaffarata sulla promozione degli Oasis, scarica il gruppo, già orfano di due membri poco convinti da questa svolta anticommerciale. Gli Slowdive non superano l’anno. I superstiti Neil Halstead, Rachel Goswell e Ian McCutcheon formano i Mojave 3, progetto dedito a un indie-rock acustico e delicato, appena animato da qualche tenue rimando al passato. Altri esperimenti più o meno personali, riusciti o solisti seguiranno negli anni. La pagina degli Slowdive sembra però definitivamente voltata, fugace meteora che ha cambiato il volto del rock alternativo in soli sei anni di attività. Fino al 2014 quando, di punto in bianco, viene annunciato che la band si riforma per un tour mondiale, seguito nell’autunno dello stesso anno da una tournée americana. All’inizio del 2017, anticipato dal singolo Star Roving, ecco pubblicato il nuovo, omonimo disco, dopo 22 anni di silenzio.
Due decenni sono tanti, specialmente quando si ha a che fare con un gruppo di culto. I tempi cambiano, le mode e il contesto musicale pure, e il rischio di diventare un’amara caricatura di sé stessi è sempre dietro l’angolo. L’operazione è delicata. Per fortuna, i neoriformati Slowdive -forti per di più della formazione originale- non cadono nell’errore di voler a tutti costi ricreare il passato. Intendiamoci, gli otto brani che compongono Slowdive recano indubbiamente il marchio della band. Le atmosfere sospese, le melodie eteree dei poetici arrangiamenti ammantano le nuove composizioni di un’aurea fuligginosa e nostalgica. Ma allo stesso tempo, l’approccio si fa più misurato, essenziale. Le maree di chitarra, quelle alluvioni di feedback vero marchio di fabbrica dello shoegaze, si fanno più modeste. Si veda a tal proposito la succitata Star Roving, incalzante nenia bagnata dai riverberi, ma tutto sommato snella. Anche Everyone Knows, seppur più esuberante nella subitanea esplosione degli strumenti, resta lontana dagli sbrodolamenti elettrici delle origini. Accompagnata dalla leggiadra voce di Rachel Goswell, la canzone ondeggia elegante, dimostrando, all’immagine di tutti gli altri episodi, che i britannici sono ancora capaci di plasmare melodie trascinanti e indovinate. Parallelamente, la musica degli Slowdive diventa a tratti più solida, quasi rocciosa. La sezione ritmica si impone con maggior chiarezza. Ciò è particolarmente evidente nell’altro singolo Sugar for the Pill, dove basso e batteria danno quadratura alla fuggevole melodia, sulla quale volteggia la voce delicata, ma piacevolmente segnata dagli anni, di Neil Halstead. Don't Know Why, up-tempo distaccato e sognante, mostra una grinta inaspettata prima di dissolversi nella consueta nuvola elettrica tessuta dai musicisti, nella quale bagna anche l’iniziale Slomo, forse la canzone più passatista della raccolta, ponte ideale tra il vecchio e il nuovo. No Longer Making Time riprende una composizione essenziale, basata su pochi, ben selezionati ingredienti, alternando sapientemente pieni e vuoti in uno dei picchi emozionali del disco. Che si chiude con due episodi più ambiziosi, Go Get it e Falling Ashes. Caliginosa e plastica la prima, evocatrice di ampi spazi, più astratta la seconda. Basata su un tappeto di poche note di piano ripetute all’infinito, quest’ultima si dipana in un mantra delicato ed ossessivo, sul quale si alternano le voci dei due leader, in un intreccio sospeso tra l’ambient e il progressive.
Il quarto capitolo degli Slowdive è dunque soprattutto una raccolta di brani estremamente curati e godibili. Mantenendo alcuni tratti del passato, la band riesce a comporre un prodotto contemporaneo, con una sua ragion d’essere slegata dal periodo storico che ne ha visto la nascita. Ed è proprio forse il passare degli anni a lasciare la traccia più importante su Slowdive: i nuovi brani suonano sì sognanti, ma meno ingenui e fanciulleschi (aggettivi qui intesi in senso strettamente positivo) rispetto agli esordi, più maturi proprio nel senso di creati da persone con 25 anni di vita in più sulle spalle. Se il nome sulla copertina quindi non sfigura, è anche vero che un confronto diretto con i primi (due) album lascia il tempo che trova, per i motivi evocati più in alto. Sicuramente meno rivoluzionario e significativo dei predecessori, il disco si rivela non meno riuscito e coinvolgente.
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3
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Veramente una grandissima band e un grandissimo sound! Sempre piacevole ascoltarli soprattutto in determinate condizioni di umore e meteo. |
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questa band ha raccolto veramente poco , se non niente , di ciò che ha creato . Effettivamente è diventata di culto con l\'arrivo dei 2000 , prima di allora furono massacrati da pubblico e ( soptratutto ) critica che tanto per cambiare non ci capì un cazzo . Commenti tipo \" preferisco morire che ascoltare gli slowdive\" , oppure \" li odio più di Hitler\" sono stati scagliati in maniera francamente oscena . Oggi sono tornati con un album onesto ben lontano da quel capolavoro di Just for a Day , ma comunque godibile . Sopratutto sono tornati a calcare il palco dove li attendono tanti , tantissimi fans di ogni età pronti a perdersi in un oceano di sogni shoegaze . |
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questa band ha raccolto veramente poco , se non niente , di ciò che ha creato . Effettivamente è diventata di culto con l\'arrivo dei 2000 , prima di allora furono massacrati da pubblico e ( soptratutto ) critica che tanto per cambiare non ci capì un cazzo . Commenti tipo \" preferisco morire che ascoltare gli slowdive\" , oppure \" li odio più di Hitler\" sono stati scagliati in maniera francamente oscena . Oggi sono tornati con un album onesto ben lontano da quel capolavoro di Just for a Day , ma comunque godibile . Sopratutto sono tornati a calcare il palco dove li attendono tanti , tantissimi fans di ogni età pronti a perdersi in un oceano di sogni shoegaze . |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Slomo 2. Star Roving 3. Don't Know Why 4. Sugar for the Pill 5. Everyone Knows 6. No Longer Making Time 7. Go Get It 8. Falling Ashes
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Line Up
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Neil Halstead (Voce, Chitarra, Tastiera) Rachel Goswell (Voce) Christian Savill (Chitarra) Nick Chaplin (Basso) Simon Scott (Batteria)
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RECENSIONI |
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