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26/04/25
HEAVY LUNGS + LA CRISI + IRMA
BLOOM- MEZZAGO (MB)
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19/08/2023
( 1108 letture )
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Non potevano provenire da nessun’altra città se non da New York gli Unsane; la culla per eccellenza del caos metropolitano ha dato i natali a miriadi di artisti che, in un modo o nell’altro, hanno rappresentato attraverso le proprie creazioni la schizofrenia della Grande Mela, spesso e volentieri utilizzando una componente che è intrinseca alla città stessa: il rumore. Ed è proprio da qui che ha avvio la storia di Chris Spencer, Pete Shore e Charlie Ondras, i quali fanno amicizia al Sarah Lawrence College di Yonkers (NY) e decidono di formare una band durante gli anni di scuola. È il 1988 e la città è in pieno subbuglio creativo: i pionieri della No Wave hanno già sgomberato il campo da tempo e band come Sonic Youth e Swans possono contare su un seguito che inizia ad essere importante. In tutto questo però il sottobosco underground ribolle senza sosta e gruppi “minori” come Cop Shoot Cop e Pussy Galore mietono vittime con le loro sonorità lancinanti, decisamente meno raffinate rispetto a quelle della gioventù sonica, ma al contempo più vicine a quella musica industriale che i cigni di Michael Gira stavano progressivamente abbandonando. Ci penseranno poi i fondamentali Helmet a sparigliare ulteriormente le carte, traghettando il rock più rumoroso ed intransigente alle soglie degli anni ’90.
In questo preciso contesto muovono i primi passi i Lawn-Chair-Blisters, nome che durerà pochissimo e al quale verrà preferito il più immediato e senza fronzoli Unsane. Il sound della band è ben allineato al noise rock newyorkese, ma il trio mostra sin da subito un carattere diverso con canzoni brevi che mantengono una forma tutto sommato tradizionale e una costruzione delle stesse che parte da una solida base rock’n’roll – lo sguardo è rivolto alla scena anni ‘70 di Detroit, con Stooges e MC5 in testa reinterpretati con una consapevolezza post-hardcore – che viene disintegrata solamente grazie ai suoni utilizzati, con la Telecaster di Spencer ipersatura e la batteria di Ondras saldamente ancorata ad un 4/4, che si prende parecchie libertà artistiche. L’elemento utilizzato in maniera più classicamente noise rock è il basso di Shore, perfetto a fungere da “grattugia” ritmica infangato dalle distorsioni. Sarà forse per il momento propizio a suoni del genere, sarà anche per una proposta stilistica peculiare, in pochissimo tempo i tre firmano un contratto con Circuit Records e volano in studio con l’affermatissimo Wharton Tiers (il Re Mida del noise rock di cui abbiamo parlato qui tempo fa) per registrare i brani che avrebbero poi fatto parte del primo album del gruppo: Improvised Munitions. All’ultimo minuto però l’etichetta decide di non pubblicare il frutto di quelle registrazioni che infatti vedranno la luce solamente nel 2021 (!) –e l’attuale formazione degli Unsane ha appena terminato un lungo tour dedicato proprio a queste prime, embrionali canzoni– ma Spencer e i suoi non si perdono d’animo e decidono di buttarsi anima e corpo sull’attività live diventando parte integrante della scena newyorkese di base nel quartiere East Village di Manhattan e dividendo il palco con le realtà musicali più attive della zona. È questione di poco tempo prima la band ritorni in studio in compagnia del solito Tiers, questa volta però a volere un disco è la appena nata Matador Records del chitarrista Chris Lombardi, che aveva esordito con la pubblicazione del primo EP degli H.P. Zinker nel 1989 e aveva spinto nel 1990 i Teenage Fanclub. Nel 1991 invece la neonata label butta sul mercato l’eccezionale compilation New York Eye and Ear Control, un tentativo di rappresentare il nuovo No New York a distanza di tredici anni e con sonorità decisamente più abrasive. Nel disco compaiono nomi di punta del panorama rumorista underground di New York tra cui Cop Shoot Cop, Royal Trux e i nostri Unsane, che partecipano con una scheggia di due minuti e mezzo intitolata Boost. Non è questo il primo singolo della band, che dal 1989 ha pubblicato parecchi brani poi raccolti nella compilation Singles 89-92 (1992) sempre edita da Matador Records. New York Eye and Ear Control esce nel giugno del 1991 e serve come rampa di lancio per preparare il rilascio del primo omonimo album del trio, che esce nel novembre dello stesso anno scatenando sin da subito il panico tra gli addetti ai lavori. Il perché è presto spiegato: la copertina del disco raffigura senza censure un tragico incidente dove un cadavere con la testa decapitata si trova disteso sulle rotaie di una metropolitana. A pensarci bene il suono del rock radicale newyorkese degli anni ’90 non potrebbe essere meglio rappresentato: in questa immagine c’è tutta la violenza e l’intransigenza del noise rock e poi quella metropolitana che di New York è uno dei manifesti assoluti. Ad ogni modo presentarsi con un artwork simile –ottenuto grazie ad un amico dei musicisti che lavorava come investigatore proprio su questo caso– fa capire immediatamente che Spencer, Shore e Ondras non scherzano per niente e infatti la musica del gruppo è quanto di più belligerante si possa immaginare.
I dodici brani che compongono la scaletta dell’album hanno durate mediamente brevi e, come già detto, sono facilmente incasellabili nella forma canzone di scuola rock, eppure il sound del trio riesce ad essere personale e riconoscibile, tanto da diventare presto un marchio di fabbrica: la voce di Chris Spencer è al vetriolo e viene resa ancora più acida e tagliente dai filtri che le vengono applicati in studio, sebbene la produzione del disco rimanga estremamente “elementare” e istintiva”, con praticamente la band che suona in presa diretta e nessuna sovra-incisione. Il basso è leggermente più levigato rispetto alle prime pubblicazioni del gruppo, mentre la batteria si fa ancora più fantasiosa anche se rimane spesso seppellita dagli strumenti a corda, con la chitarra del frontman che ora si prodiga in arpeggi tremolanti e un istante dopo scatena un caos assordante. Fa impressione pensare che il suono degli Unsane sia ottenuto solamente tramite l’azione di tre strumenti perché la resa è gigantesca e ciò è confermato anche dai concerti della band, oggi come allora. Il disco scorre velocemente e offre una panoramica piuttosto omogenea su ciò che è lo stile del trio, ma ci sono parecchi punti salienti che rendono questa miscela di noise rock e post hardcore una piccola pietra miliare: Maggot è uno dei brani migliori e nei suoi tre minuti abbondanti riesce ad incanalare in un unico flusso un basso veloce e prepotentemente post-hardcore con una chitarra pesantissima che sfiora pericolosamente lo sludge metal. È come se gli Helmet (che erano già incredibilmente influenti allora) flirtassero con i Melvins, ma in studio ci fosse il Lou Reed di Metal Machine Music. Ed è solo una delle facce mostrate dal gruppo, che alza l’asticella nella stupenda Exterminator e regala una fanfara di rumorismo puro che si protrae per quasi sei minuti tra lick rubati al rock anni ’70 e feedback assortiti. L’arpeggio iniziale e che ricompare a metà brano diventerà un emblema del songwriting di Chris Spencer, con quell’effetto tremolo che farà la fortuna del futuro singolo Against the Grain (2007), mentre la seconda parte della canzone non è nient’altro che un lento annegare nel rumore, con la batteria di Charlie Ondras che non offre alcun appiglio sicuro. La matrice più hardcore del trio la fa da padrona nella efferata HLL, con Spencer che si sgola su un tappeto di percussioni e fischi a furia di serrati stop’n’go, mentre Action Man –cantata da Ondras– si sposta per un attimo su binari più ironici grazie al timbro sguaiato e bonaccione del batterista, che pare voglia prendere le sembianze di David Thomas dei Pere Ubu, rendendo il tutto più grottesco di quanto già non sia. Tra gli episodi più celebri del disco il podio va senza dubbio a Slag, che è anche il brano meno rumoroso del lotto e più vicino al post hardcore tout court, e subito dopo si piazza Vandal-X, che ne segue a grandi linee le coordinate stilistiche. Di quest’ultimo pezzo esiste anche una cover registrata dai deathster svedesi Entombed, inclusa nell’album omonimo del 1997. Ancora una volta però è da sottolineare come la forza di Unsane stia nella sua omogeneità, che si riflette non tanto attraverso i brani in sé, ma tramite un suono difficile e respingente, volutamente grezzo e poco raffinato, ma che nasconde invece una potenza pronta a deflagrare soprattutto dal vivo.
Il debutto degli Unsane è ritenuto da alcuni il miglior disco della band, eppure i successivi Total Destruction (1993) e soprattutto Scattered, Smothered & Covered (1995) sono lì per offrire una visione radicalmente diversa. Senza dubbio è da questo album che bisogna partire per comprendere la carriera di Chris Spencer, unico membro rimasto nel gruppo e da sempre principale autore e compositore dei brani, e il consiglio è di recuperare anche Improvised Munitions per farsi un’idea ancora più chiara. Unsane è una bomba ad orologeria pronta ad esplodere ed anche se oggi siamo abituati ad efferatezze sonore di ogni genere i dodici brani dell’album impressionano ancora a riascoltarli nel 2023. Tra l’altro la band ha rimasterizzato e ristampato Unsane nel 2022 in maniera fedele all’originale e se non possedete il disco questa è una buona occasione per procurarvelo. Forse Chris Spencer non godrà mai della fama di Thurston Moore o del fascino misterioso di Michael Gira, ma il suo contributo alla causa del noise rock è lampante e i recenti concerti in territorio italiano lo dimostrano: Spencer è ancora un onestissimo operaio del rock, che suona sopra il palco e poi si mescola alle persone sotto il palco (dopo aver smontato), pronto a scambiare due chiacchiere e farsi una foto con chiunque. Anche solo per questo motivo bisogna rendere omaggio agli Unsane, che continuano a portare avanti la propria musica a testa alta senza mai abbassare i volumi delle distorsioni.
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9
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Conosciuti all\'uscita di SS&C mi hanno stregato da subito. Ho consumato la cassetta di questo album. Ruvidi, abrasivi, spietati, potenti... UNSANE! |
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8
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Grande band, e se non erro ho proprio questo disco. Mi piace il loro suono e prima o poi recupererò anche gli altri. |
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In effetti su wiki francese c\'è scritto che NON è il fratello di Jon Spencer. Pensare che mi sembrava di scorgere anche una certa somiglianza. |
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@ Muttley Crude: Non mi risulta che Chris Spencer e Jon Spencer dei The Jon Spencer Blues Explosion (tra l\'altro sciolti definitivamente nel 2016) siano fratelli. A parte una menzione su Scaruffi.com (sito noto per aver diffuso mezze bufale rimaste lì per decenni causa archiviazioni protratte nel tempo), non si trova nient\'altro. |
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@ Muttley Crude: Non mi risulta che Chris Spencer e Jon Spencer dei The Jon Spencer Blues Explosion (tra l\'altro sciolti definitivamente nel 2016) siano fratelli. A parte una menzione su Scaruffi.com (sito noto per aver diffuso mezze bufale rimaste lì per decenni causa archiviazioni protratte nel tempo), non si trova nient\'altro. |
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Muttley Crude, era Tenebre. |
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#2 sarebbe il fratello di Jon Spencer? Non lo sapevo, ma in effetti a leggere i gruppi del giro degli Unsane si capisce che l\'ambiente era quello. Tra l\'altro incuriosito dalla cosa ho letto qualcosa sul gruppo e ho visto che il batterista aveva suonato anche nei primi due EP dei Boss Hog, due dischi che adoro. Questi non posso dire di conoscerli anche se qualcosa ho ascoltato e li ho pure visti dal vivo. Devo recuperare, date le premesse mi piaceranno per forza. |
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2
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Gran album. L\'abc del noise rock più grezzo. Il nome, Unsane, Spencer lo prese dal titolo americano di Profondo Rosso. Ondras, batterista frenetico, poi si suiciderà con una siringa. Verso i 2000 quasi lo uccideranno, Spencer, in Austria. Gente che ha sempre vissuto e tutt\'ora vive a New York in una topaia sotto il livello medio di povertà. Il rovescio della medaglia del trendy e patinato fratello Jon... |
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1
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....fantastico rispolverare questo disco.....ottima band...85...... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Organ Donor 2. Bath 3. Maggot 4. Cracked up 5. Slag 6. Exterminator 7. Vandal-X 8. HLL 9. Aza-2000 10. Cut 11. Action Man 12. White Hand
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Line Up
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Chris Spencer (Voce, Chitarra) Pete Shore (Basso, Cori) Charlie Ondras (Batteria, Voce su tracce 9, 11)
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RECENSIONI |
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